Chiesa Cristiana Evangelica Finocchio (Roma)
Parola di Dio
e
testimoni di geova
Tivoli,
luglio 1993
2^
edizione : Roma, gennaio – giugno 2004
La posizione della Torre di Guardia
La posizione della Torre di Guardia
La Trinità è biblica, logica e ragionevole
La posizione della Torre di Guardia
Gesù è YHWH dell’Antico Testamento
Altri brani cristologici discussi
Il Millennio, il Regno di Dio e i 144.000
I capi e le “profezie” della Torre di Guardia
La giustificazione e la nuova nascita
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A chi di voi non è mai capitato di ricevere una visita oppure di avere una discussione con un “testimone di geova” su qualche argomento biblico? A chi non è mai successo di notare per strada uomini e donne ben vestiti che, sempre in coppia, cercano di vendere libretti della “Torre di Guardia”[1] ?
Siamo convinti che la capillare diffusione delle “Sale del Regno dei Testimoni di Geova” e la loro febbrile attività di proselitismo, rendano molto comuni tali esperienze. Per questa ragione riteniamo necessario che, come cristiani nati di nuovo, affrontiamo biblicamente le dottrine e le questioni che caratterizzano questo gruppo religioso.
In questo studio desideriamo fornire elementi conoscitivi tratti dalla Parola di Dio, che possano risultare utili per aiutare tutti i cristiani a difendersi dagli attacchi spirituali portati avanti da questo movimento[2]. Il taglio di lettura sarà soprattutto quello dell’esegesi di testi della Scrittura, in particolar modo sotto il profilo grammaticale: siamo convinti, infatti, che la Bibbia sia la Parola di Dio e che essa sia il metro per misurare ogni dottrina ed ogni teoria, al fine di valutarne l’origine umana o divina.
D’altro canto, desideriamo anche maturare un profondo amore
ed una vera compassione per le anime che sono preda di quest’organizzazione con
scopo di lucro, allo scopo di imparare a pregare seriamente per loro e di farci
usare dal Signore Gesù per la conversione al vero Dio di molte di queste anime
preziose. E’ bene ricordare, a tal proposito, che ciascun “testimone di geova”
(tdg) è una creatura amata da Dio, per
Al fine di concretizzare una più efficace testimonianza cristiana nei confronti dei tdg, elenchiamo qui di seguito alcuni consigli preliminari, che valgono anche come introduzione allo studio che ci siamo prefissi di svolgere:
1. Si tratta di una battaglia spirituale : non pensiamo di combatterla con i nostri soli sforzi! Viviamola in preghiera, prepariamoci in ginocchio affinché molti tdg siano strappati dal regno delle tenebre!
2.
Non ci soffermiamo coi tdg se non abbiamo
niente da dire loro : a volte siamo davvero impreparati e questo studio
vuol essere un contributo per colmare eventuali lacune.
3. Se avremo degli incontri con dei tdg, mostriamoci gentili e cortesi con loro (hanno tanto bisogno di conoscere l’amore di Dio) ma pure fermi e decisi (hanno tanto bisogno di conoscere la verità di Dio)!
4. All’inizio di ogni incontro, e magari anche nel bel mezzo di essi, chiediamo ai tdg di pregare insieme con noi ed invochiamo la guida e la sovranità di Gesù Cristo su quell’incontro!
5.
Nei nostri contatti, affrontiamo un argomento
alla volta, cercando di sviscerarlo bene secondo la Parola di Dio, e non ci
allontaniamo
6. Conduciamo ogni discorso verso la persona di Gesù e la necessità di avere una conversione ed un’esperienza personale col Dio vivente, realtà impossibili senza il sacrificio del Figlio di Dio sulla croce.
7. Chiediamo loro di parlarci della loro conversione e narriamo la nostra storia: vivendo solo un’adesione intellettuale ad un’organizzazione umana, in genere non sapranno cosa dire e il Signore è potente da far loro capire la necessità della nuova nascita!
8. Evitiamo un confronto fra religioni ed anche un dibattito sul contenuto dei loro libretti: confrontiamoci solo con la Parola di Dio e sfidiamoli ad usare solo la loro traduzione della Bibbia!
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Uno degli argomenti “forti” per i tdg è quello relativo al nome di Dio, che essi ritengono (erroneamente) essere quello di “Geova”. E’ un punto cruciale per qualsiasi tdg, in quanto la denominazione del loro stesso movimento tre origine dal nome che essi danno al loro dio[3]… ma si tratta davvero del nome che la Bibbia prevede per il Dio d’Israele?
I tdg sfruttano
spesso una diffusa ignoranza in campo spirituale e teologico per “sorprendere”
altre persone, magari cattoliche all’acqua di rose, con dottrine piuttosto
originali. Fra queste, uno dei loro “cavalli di battaglia” è dato dal nome
proprio di Dio: per loro, la corretta traduzione del tetragramma ebraico YHWH,
presente per la prima volta nella Scrittura in Es 3:11-15, non è “Signore” oppure “Eterno”, come nelle
nostre Bibbie, ma “Geova”.
Questo nome ha per loro un’importanza fondamentale: è assolutamente necessario, per la loro religione, attribuire a Dio un nome proprio come lo ha qualsiasi altra persona. Inoltre, per un tdg invocare il nome proprio di Dio è necessario per essere salvati e pertanto i tdg invocano il nome di “Geova” nella convinzione di essere nel giusto. Se, però, questo nome fosse sbagliato? Un tdg potrebbe essere salvato per l’eternità soltanto se venisse alla conoscenza del vero nome del vero Dio…
Mentre nella nostra società occidentale i nomi svolgono solo una funzione di mera identificazione delle persone, nella cultura ebraica il nome indicava o voleva indicare qualcosa di più profondo, ovvero l’essenza del soggetto che lo portava, la sua stessa personalità. In Israele i nomi venivano dati in relazione a fatti precisi e con finalità ben specifiche (es. Ge 29:32-35) e talvolta venivano anche cambiati in rapporto a particolari situazioni o per scopi determinati (es. Ge 17:5; 32:28).
Al contrario di quanto affermano i tdg, pertanto, nel brano di Es 3:14-15 che fra poco esamineremo nel dettaglio, Dio non fornisce a Mosè il Suo nome proprio secondo la nostra concezione moderna ma piuttosto, seguendo l’usanza ebraica, Egli rivela qualcosa di molto più importante in relazione alla Sua stessa personalità o essenza divina. In altre parole, nel brano di Es 3:14-15 ciò che davvero conta non è tanto l’esatta pronuncia o la corretta traduzione del tetragramma YHWH, come vorrebbero i tdg[4]: questo nome non ha nulla di magico, ma allo stesso tempo insegna qualcosa d’importante in rapporto alla Persona dell’unico vero Dio.
Passiamo ad un esame più approfondito del brano di Es 3:14-15, ricordando che il contesto parla di un pastore ebreo (Mosè) che pascolava le pecore di suo suocero Jetro nel paese di Madian. Giunto al monte Oreb, Mosè vide un pruno che ardeva senza consumarsi (3:1-3) e da quel pruno Dio lo chiamò e lo incaricò di andare in Egitto per liberare il popolo d’Israele che viveva in schiavitù (v. 4-10). Alle resistenze di Mosè, che fra l’altro chiese a Dio quale fosse il Suo nome (v. 11-13), il Signore stesso rispose: “Io Sono Colui Che Sono” e poi aggiunse: “Dirai così ai figli d’Israele: - L’Io Sono mi ha mandato a voi-“ (v. 14).
In questo brano la traduzione della “Torre di Guardia” della Bibbia[5] rende: “Io mostrerò d’essere colui che mostrerò di essere” e dopo: “Io mostrerò d’essere”.
L’ebraico[6] porta qui la forma verbale ‘eheièh che è prima persona singolare dell’imperfetto del verbo essere (ebr. haiàh). Il tempo imperfetto rende in ebraico il futuro, ma assai più spesso individua un’azione continua ed abituale, per cui si potrebbe qui tradurre: “Io sarò”, ma ancora meglio: “Io ero, sono e sarò sempre”. La lettura “Io Sono” è corretta se intesa in questo senso di continuità ed abitualità dell’azione. La traduzione dei tdg, invece, appare piuttosto libera e non rende né la lettera né il senso del verbo ebraico.
Nel nostro passo, inoltre, c’è uno spiccato senso di dinamismo: Dio interviene nella storia d’Israele per liberarlo, Egli agisce concretamente nelle vicende del Suo popolo ed opera a suo vantaggio. In questo senso, allora, una traduzione meno letterale potrebbe essere: “Io sono Colui che è intervenuto, che interviene e che interverrà”.
Dalle riflessioni che precedono desumiamo l’insegnamento del v. 14 al nostro esame. Dio non rivela tanto il Suo nome proprio con finalità auto-identificative, Egli svela piuttosto alcune caratteristiche peculiari della Sua personalità: Egli è Colui che esiste in Sé stesso e che allo stesso tempo è l’Essere Supremo che è presente ed attivo nella storia dell’umanità.
Nel successivo v. 15 troviamo per la prima
volta il
tetragramma YHWH, quando Dio dice ancora a Mosè: “Dirai così ai figli
d’Israele: - YHWH mi ha mandato a voi -. Tale è il mio nome in perpetuo, tale è
la mia designazione per tutte le generazioni”. Il vocabolo YHWH, che a
rigore deve essere letto iehawèh, viene riscontrato altre 6823 volte
nell’Antico Testamento (AT) per indicare il Nome dell’unico vero Dio. Le
versioni evangeliche della Bibbia lo traducono quasi sempre “Eterno” o
“Signore”, mentre
E’ bene ricordare che nell’originale dei manoscritti ebraici dell’AT non esiste punteggiatura né vocalizzazione : essa è stata aggiunta in un momento successivo dai Masoreti, per cui in linea di principio dovremmo dire che ci è sconosciuta l’esatta lettura di qualsiasi parola ebraica dell’AT, compreso il tetragramma.
Gli ebrei, inoltre, per sommo rispetto di Dio ed in osservanza al comandamento di Es 20:7, non nominavano mai il nome esatto di Dio secondo la sua dizione originaria, usando invece il termine adonài.
Nel VII secolo d. C. i Masoreti,
nell’aggiungere le vocali a tutti i vocaboli ebraici dell’AT, al tetragramma
YHWH posero le vocali della parola adonai, per consentire ai giudei di
leggere il nome di Dio senza violare Es 20:7. In questo modo, ciò che in
ebraico doveva scriversi e leggersi “YeHaWèH” (da cui “Javè”), si scriveva
“YaHoWàH”, con le consonanti di YHWH e con le vocali di adonai, ma si leggeva
“aDoNaI” per rispettare il riserbo giudaico[7]. Il
nome “YaHoWàH”, quindi, di per sé non significa nulla e dovrebbe essere usato
solo come scrittura e mai come lettura… però, se viene letto così com’è,
può essere pronunciato anche “Ieowà” ed essere italianizzato con “Geova”, come
ha fatto
Tale ultima procedura, però, è chiaramente scorretta ed errata per almeno tre motivi:
1.
Non è esatta la punteggiatura e la
vocalizzazione, per cui è errata anche la pronuncia di YHWH. Dalla
comparazione del v. 15 col v. 14 è lecito pensare che la vocalizzazione
originaria del tetragramma (a noi oggi sconosciuta) fosse iehawèh, visto
che questa è la terza persona singolare dell’imperfetto del verbo haiàh
(essere), la cui prima persona singolare del medesimo tempo imperfetto è stata già riscontrata al v.
2. In realtà i Masoreti aggiunsero al tetragramma la vocalizzazione “a-o-a” non per leggere ma per scrivere YHWH, per cui oggi è un errore leggere ciò che era solo scritto in quel modo ma veniva (e viene) letto diversamente[8]. Noi siamo abituati a leggere un vocabolo seguendo le regole di pronuncia relative alle consonanti e alle vocali presenti nel vocabolo stesso, perciò facciamo fatica a comprendere un’eccezione a tale regola. In realtà, però, “YaHoWàH” è solo scritto così e non dev’essere letto “YaHoWàH” ma invece “aDoNaI”. Nessun ebreo legge il tetragramma con “YaHoWàH” ed è pertanto sbagliato dare a Dio il nome di “Geova”, partendo da tale errore di lettura[9].
3. In senso più ampio è bene ricordare anche che il nome YHWH non è l’unico nome di Dio nell’AT, come talvolta affermano i tdg. Infatti:
· i giudei, nei loro rapporti coi pagani o quando non si trovavano in Israele, evitavano di usare il nome YHWH e ne adoperavano altri più comprensibili ai loro interlocutori (es. Da 2:28,37,44,45);
·
nell’AT troviamo anche altri nomi propri di
Dio, come ad esempio “El-Shaddai”, Dio onnipotente (es. Ge 17:1);
“El-Elion”, Dio altissimo (es. Ge
14:8); “El-Olam”, Dio eterno (es. Ge 21:33); “Kadosh”, il Santo (es. Is 57:15);
· nell’AT vi sono anche nomi composti da YHWH e da un suffisso, che indicano particolari attributi o azioni di Dio, come ad esempio “Javè-Sabaoth”, l’Eterno degli eserciti (es. 1 Sa 1:3); “Javè-Jireh”, l’Eterno provvederà (es. Ge 22:13-14); “Javè-Rafà”, l’Eterno guarisce (es. Es 15:26); “Javè-Shalom”, l’Eterno è pace (es. Gdc 6:24); ecc.
In conclusione di questo capitolo, esponiamo altre tre considerazioni attinenti l’argomento del Nome di Dio nell’AT, che completano i rilievi fin qui svolti:
1. Non è vero che il tetragramma sia presente nel NT, come talvolta affermano i tdg. Il NT è stato scritto interamente in greco koinè, ed anche se in alcuni casi sporadici vi sono delle citazioni dell’AT (es. Mc 15:35), nessuno studioso serio della Scrittura ha mai rinvenuto né potrà mai rinvenire un solo versetto in cui venga menzionato direttamente il termine YHWH.
2. E’ interessante notare che più volte Gesù si sia definito “Io Sono”, identificandosi in tal modo con YHWH dell’AT. Ed è interessante notare che in questi casi (Gv 8:58-59; 18:5) il Signore abbia usato il perfetto greco (egò eimì) che rende un’azione continua e un’esistenza immutabile ed eterna… proprio come l’imperfetto ebraico con cui è stato reso YHWH in Es 3:14-15! Tra l’altro, quando la versione dei Settanta traduce il tetragramma in greco (es. in Is 43:10), a volte lo rende proprio egò eimì, e questo prima ancora che Gesù l’adoperasse per Sé stesso…!
3. E’ corretta la traduzione “Eterno” che, fra gli altri, usa Luzzi nella sua versione della Bibbia del 1923, dal momento che si tratta di un nome che corrisponde meglio al significato di YHWH. Lo stesso può dirsi per la traduzione “Signore” che viene adoperata, fra gli altri, da Diodati e dalla Nuova Riveduta. In quest’ultimo caso, ricordiamo che “Adonai” può significare anche “mio signore”: non a caso, infatti, la versione greca dell’AT (detta dei Settanta) ha tradotto YHWH soprattutto “Signore” (greco: kurios). Lo stesso NT, fra l’altro, riporta più di 700 volte la parola kurios citando i Settanta…
Un altro “cavallo di battaglia” dei tdg è la loro teoria inerente la Trinità, teoria che talvolta lascia spiazzati gli interlocutori meno preparati. In questo capitolo desideriamo sviscerare l’argomento, sia per conoscere quanto la Scrittura afferma in merito a quest’importante dottrina[10], sia per glorificare l’unico vero Dio per le Sue meravigliose caratteristiche.
In questa materia i tdg seguono, forse inconsapevolmente, l’eresia dell’Unitarismo. In genere, essi sostengono soprattutto tre tesi:
1. dal momento che Dio è uno, Egli non potrebbe essere trino: non sarebbe ammissibile l’esistenza di nessuna entità vivente che sia unica e trivalente allo stesso tempo;
2. la Trinità sarebbe, di conseguenza, un’invenzione della cristianità corrotta del Medio Evo, e la relativa dottrina non avrebbe pertanto alcuna base scritturale;
3. “Geova”, pertanto, sarebbe l’unico Dio e né Gesù Cristo né lo Spirito Santo avrebbero natura divina.
Di fronte a queste dottrine, che cosa possiamo rispondere a un tdg? E soprattutto, che cosa dice la Parola di Dio in merito alla Trinità?
E’
certamente vero che la Scrittura afferma l’unicità di Dio, ed è certamente vero
che non vi è alcun altro Dio al di fuori di Javè. Allo stesso tempo, però,
dobbiamo riconoscere che la Bibbia, secondo la regola della rivelazione
progressiva, parla anche di un Dio in più persone (nell’AT) e di un Dio in tre
persone (nel NT).
Innanzitutto, l’AT parla di un Dio unico ed anche plurimo, che può essere rinvenuto in almeno sette brani scritturali[11]:
1. Ge 1:26 “Dio disse: - Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza…-”.
La TNM è sostanzialmente conforme, ed è interessante notare come sussistono, in questo passo, più di un elemento di pluralità in relazione alla Persona di Dio:
· la traduzione presenta un verbo al plurale (“facciamo”) ed anche un aggettivo al plurale (“nostra”);
· anche se non si nota nella traduzione, anche “Dio” è qui al plurale (in ebraico: elohìm), mentre il verbo “dire” è al singolare;
· inoltre, se è vero che il verbo “fare” è al plurale, è anche vero che i termini per “immagine” e per “somiglianza” sono al singolare…
2. Ge 3:22 “Poi l’Eterno Dio disse: - Ecco, l’uomo è diventato come uno di Noi, quanto a conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la sua mano…-”.
La TNM è sostanzialmente conforme, ma anche in questo caso troviamo YHWH al singolare e “Dio” al plurale (ebr. elohìm); il verbo “dire” al singolare e il verbo “guardare” al plurale, ma soprattutto “uno di noi” (ebr. achàd mimmìnu) che manifesta la pluralità nella Persona di Dio.
3. Ge 11:6-7 “E l’Eterno disse: - …Orsù, scendiamo e confondiamo la loro lingua…- ”.
La TNM è sostanzialmente conforme, anche se troviamo Javè a suo agio con il plurale dei verbi “scendere” e “confondere”, e perdutamente a suo agio a causa dell’alternarsi del singolare e del plurale. Al v. 6, infatti, “l’Eterno” (ebr: YHWH) e “disse” sono al singolare, mentre al v. 7 i verbi sono entrambi al plurale. Per inciso, al v. 8 torna un verbo al singolare perché sta scritto che “l’Eterno li disperse…”.
4. Dt 6:4 “Ascolta, Israele: l’Eterno, il tuo Dio, è l’unico Eterno”.
La TNM rende qui: “… è un solo Geova”, anche se l’unica traduzione valida è quella di Luzzi o altre analoghe, in quanto la parola ebraica echàd significa “unico” e non “solo” (che in ebraico viene reso con iachìd, per esempio in Za 12:10).
Dal canto suo, echàd contiene l’accezione di “unico nell’essenza, nella natura” ed allo stesso tempo di “unità composta, seppure non fisicamente”. In questo senso, echàd viene usato per esempio in Ge 2:24 dove sta scritto: “… e i due saranno una sola carne”. L’unico Eterno, quindi, è in realtà un’unità composta da più Persone aventi tutte la medesima natura divina!
5. Is 6:8 “Poi udii la voce dell’Eterno che diceva: - Chi manderò e chi andrà per noi?-“.
La TNM è sostanzialmente conforme: ciò può sembrare strano perché qui abbiamo un’ulteriore prova che YHWH è uno e plurimo. Troviamo infatti due verbi al singolare (“dire” e “mandare”) e un pronome al plurale (“noi”).
6. Os 12:5 “A Betel lo trovò; là egli parlò con Noi”.
Qui la TNM legge: “… parlò con Lui”, seguendo la variante minoritaria data dalla versione siriana dell’AT e da alcuni manoscritti della LXX attribuiti a Luciano. La versione ebraica dell’AT, invece, riporta senza varianti il pronome “noi”, riferito a YHWH, che qui ricorda un episodio della vita di Giacobbe e del suo incontro con Lui… o Loro (cfr Ge 35:9-15).
7. Za 2:8-10 “Così parla l’Eterno degli eserciti: - E’ per rivendicare la Sua gloria che Egli mi ha mandato verso le nazioni… infatti, ecco, Io sto per agitare la mia mano contro di loro… e voi conoscerete che l’Eterno degli eserciti mi ha mandato… ecco, Io sto per venire e abiterò in mezzo a te, dice l’Eterno…-”.
La TNM è sostanzialmente conforme. Ciò è significativo, perché in questo brano YHWH proclama la Sua sovranità e preannuncia un Suo intervento speciale nella storia umana. Allo stesso tempo, vediamo lo stesso YHWH che parla di Qualcuno che Lo ha mandato a compiere questa missione verso le nazioni… YHWH è l’unico Dio, che punirà le nazioni e che allo stesso tempo viene mandato da YHWH per compiere questo giudizio! E’ un Dio unico, è l’unico Dio, ma nella Sua essenza contiene almeno due Persone…
Secondo il principio della rivelazione progressiva della Parola di Dio, non è strano constatare che il NT, anche in tema di Trinità, contenga una rivelazione più completa. In particolare, il Dio unico e plurimo dell’AT si manifesta in modo più esaustivo come un Dio uno e trino allo stesso tempo. Si tratta di una dottrina e di una realtà spirituale che possiamo vedere snodarsi nel NT almeno sotto tre profili diversi:
1. Innanzitutto vi sono brani nel NT dove le tre Persone della Tri-Unità sono insieme. In particolare, possiamo elencare almeno i seguenti passi:
· Mt 28:19, quando Gesù risorto, prima di tornare a Padre disse tra l’altro ai Suoi discepoli: “Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Il Nome è uno solo, ma le Persone sono tre…
· Gv 14:26, allorché Gesù diede le ultime indicazioni ai Suoi discepoli prima di morire e disse fra l’altro: “il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel Mio nome, Egli v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che Io vi ho detto”. Perfetta collaborazione, dunque, fra tre Persone dotate di pari autorità e dignità…
·
At 20:28, quando Paolo disse tra l’altro
agli anziani della chiesa di Efeso: “Badate a voi stessi e a tutto il
gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per
pascere la chiesa di Dio,
· Rm 15:30, dove sta scritto: “Io v’esorto per il Signore nostro Gesù Cristo e per la carità dello Spirito Santo, a combattere con me nelle vostre preghiere a Dio per me”.
· 2 Co 13:13, nel saluto di Paolo alla chiesa di Corinto, dove leggiamo: “la grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”. Abbiamo bisogno di tutte e tre le Persone di Dio, perché Ognuna di esse è portatrice di aspetti diversi e complementari della variegata grazia di Dio.
·
Tt 3:5-6, quando l’apostolo riassume
l’opera di salvezza di Dio Padre con queste parole: “Egli ci ha salvati…
mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo,
che Egli ha copiosamente sparso su noi per mezzo di Gesù Cristo nostro
Salvatore”. Anche nell’ambito della salvezza eterna possiamo constatare che
Dio ha operato ed opera in tre Persone, Ciascuna con le proprie peculiarità.
·
2. In secondo luogo, nel NT troviamo dei brani in cui è possibile rinvenire delle caratteristiche comuni alle Tre Persone divine. Ciò soprattutto con riferimento ai seguenti attributi[13]:
·
Potenza, che vediamo in Dio Padre almeno
in
·
Santità, che vediamo in Dio Padre almeno
in Ap 15:4, in Dio Figlio almeno in At 3:14 e in Dio Spirito almeno in Mt
28:19.
·
Verità, che vediamo in Dio Padre almeno
in Gv 7:28, in Dio Figlio almeno in Ap 3:7 e in Dio Spirito almeno in 1 Gv 5:6.
3. In terzo luogo, nel NT troviamo dei brani in cui è possibile rinvenire opere comuni delle Tre Persone divine. Ciò soprattutto con riferimento alle seguenti attività di Dio[14]:
· Redenzione, che vediamo in Dio Padre almeno in Rm 8:32, in Dio Figlio almeno in Gv 10:11 e in Dio Spirito almeno in Eb 9:14.
·
Resurrezione, che vediamo in Dio Padre
almeno in At 2:24, in Dio Figlio almeno in Gv 10:18 e in Dio Spirito almeno in
·
Ispirazione della Bibbia, che vediamo in
Dio Padre almeno in 2 Tm 3:16, in Dio Figlio almeno in
· Doni spirituali, che vediamo in Dio Padre almeno in 1 Co 12:28, in Dio Figlio almeno in Ef 4:4-7 e in Dio Spirito almeno in 1 Co 12:7-11.
Una delle principali obiezioni dei tdg alla dottrina biblica della Trinità è data dal fatto che, essi affermano, la relativa parola è assente nella Scrittura e che, di conseguenza, sarebbe un errore parlare di un Dio unico e anche trino. Ancora una volta, i tdg affermano qualcosa di vero ma giungono a conclusioni errate. E’ senz’altro vero che la parola “trinità” non sia presente nelle pagine della Bibbia, ma nella Parola di Dio non troviamo neppure parole moderne come “natura” e “responsabilità”, né concetti teologici come la “cristologia” o le “dispensazioni”, senza che per questo si possa affermare che non esistono responsabilità o che sia un errore studiare la figura di Cristo…
D’altro canto, nei precedenti paragrafi abbiamo visto come il concetto di un Dio unico e plurimo o trino sia presente dalla Genesi all’Apocalisse, per cui non basta rigettare una dottrina solo perché non si trova traccia del suo nome nella Bibbia… Ciò che davvero conta è la sostanza, non la forma della questione: la Scrittura afferma chiaramente che c’è un Dio unico che si è rivelato e si rivela in Tre persone distinte ma fra loro coessenziali, consustanziali e coeterne.
Un altro motivo di critica dei tdg contro la dottrina della trinità è dovuta alla loro affermazione che essa sia contraria alla logica e alla ragione, per cui essa dovrebbe essere rigettata. Ma tale assunto è errato e privo di fondamento.
E’ errato perché vi sono tante dottrine bibliche, in parte condivise dagli stessi tdg, che hanno poco di razionale e di logico sotto il profilo meramente umano. La grazia di Dio, la fede dell’uomo, la giustificazione, l’espiazione vicaria di Cristo… cos’hanno di “logico” o di “razionale”? Eppure sono i capisaldi del cristianesimo e nessuno ne contesta la validità solo perché noi uomini non siamo capaci di inquadrarle nei nostri schemi mentali!
E’ anche privo di fondamento affermare che la dottrina della Tri-Unità sia contraria alla logica. Ciò perché, in realtà, si possono citare vari esempi scientifici per dimostrare che in natura o nelle convenzioni fisico-matematiche esistono fenomeni di “unicità trina” che confermano la possibilità e la “logicità” di questa dottrina cristiana. Facciamo solo quattro esempi:
·
In chimica, l’acqua è formata da due
molecole di idrogeno <H2> e da una molecola di ossigeno <O>: messa
in un recipiente vuoto e sottoposta ad una pressione di circa
· In fisica, la corrente elettrica viene da noi percepita come luce, colore e suono allo stesso tempo: si tratta di tre manifestazioni diverse di un medesimo fenomeno. In altre parole, possiamo parlare di corrente elettrica e allo stesso momento di colore, luce e suono, senza cadere in alcun tipo di errore e senza rischiare di essere fraintesi.
· Lo spazio, dal canto suo, è anch’esso tridimensionale, essendo composto da lunghezza, larghezza e profondità. Sono tre componenti diverse di un medesimo fenomeno, che tra loro possono essere prese in considerazione congiuntamente ma anche separatamente, ad ulteriore dimostrazione che ciascuna di esse ha la propria individualità, pur restando lo spazio una realtà autonoma e distinta dai suoi componenti.
· Anche il tempo è costituito da tre elementi che lo compongono e allo stesso tempo sono separabili fra loro: il passato, il presente e il futuro. Si tratta di elementi intercambiabili fra loro (es. oggi è domani per ieri), ma che non modificano il fatto che il tempo sia anche un fattore in sé come lo sono ciascuno dei suoi tre elementi che lo compongono.
La dottrina dello Spirito Santo non è forse quella maggiormente contestata dai tdg, né probabilmente siamo di fronte al tema più usuale in una discussione teologica con i membri di quest’organizzazione. Allo stesso tempo, però, riteniamo che sia necessario affrontarlo, perché è in gioco l’onore di Dio stesso, nella Sua Terza Persona.
Per la Torre di Guardia lo Spirito Santo non è Dio né tanto meno una Persona con natura e attributi divini: d’altronde, se per loro non può esistere la Trinità e Dio è uno e unico (eresia dell’unitarismo) va da sé che, di conseguenza, non può esistere alcuna Terza Persona della Trinità, che nell’essenza e nelle manifestazioni sia perfettamente Dio.
Per un tdg, normalmente lo Spirito Santo non è altro che una forza immateriale, un’entità dotata di natura spirituale e di potenza, nient’altro che una forza attiva impersonale. Che cosa dice la Parola di Dio al riguardo? Che cosa possiamo credere e rispondere sulla base delle Sacre Scritture?
Al contrario di quanto sostengono i tdg, la Bibbia considera lo Spirito Santo una vera e propria Persona con attributi divini, un soggetto reale e personale che pensa, parla, opera e manifesta attributi propri di una persona[15] ma allo stesso tempo propri esclusivamente di Dio. Ciò accade soprattutto nel vangelo di Giovanni e nel libro degli Atti, ma riscontriamo testimonianze in tal senso pure in altri libri del NT.
1. Per quanto riguarda il vangelo di Giovanni, possono essere esaminati almeno i seguenti sei brani, tratti dal discorso di Gesù ai discepoli durante l’Ultima Cena:
· Gv 14:16-17 “Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore… lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi e sarà in voi”.
La TNM è sostanzialmente conforme, tranne per il penultimo verbo, che rende “rimane” al posto di “dimora”. Queste parole di Gesù si realizzano ancora oggi: per i figli di Dio, che hanno ricevuto la salvezza per grazia, lo Spirito Santo è una realtà personale, che “dimora” nei loro cuori ed “è” in loro. Certo, per chi (come i tdg) non vivono questa realtà, si manifesta l’altra parte del versetto secondo cui “il mondo non lo conosce, non lo vede e non lo può ricevere”. Si tratta di una battaglia spirituale e lo Spirito di Dio vuole dimorare, come terza Persona della Trinità, in tutti i cuori disponibili, compresi quelli di molti tdg…
· Gv 14:26 “…il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel Mio nome, v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà quello che vi ho detto…”
La TNM, in questo caso, è totalmente conforme, senza probabilmente rendersi conto che in un solo versetto vi è l’ennesima manifestazione di tutte e tre le persone delle Deità… fra le Quali lo Spirito Santo, mandato da Dio Padre in nome di Dio Figlio, svolge un ruolo attivo d’insegnamento completo ed esaustivo, nonché di ricordo di tutto ciò che Dio Figlio ha detto quand’era in mezzo a noi. Quale “forza attiva” è capace di fare altrettanto?
· Gv 15:26 “…ma quando sarà venuto il Consolatore, che Io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, Egli testimonierà di Me”
Anche qui, la TNM è conforme e rinveniamo ancora una splendida manifestazione di attività coordinata fra le tre Persone divine: stavolta è Dio Figlio che manda Dio Spirito da parte di Dio Padre, ma permane l’opera specifica dello Spirito Santo, che è quella di testimoniare di Cristo al mondo e alla Chiesa. E chi potrebbe testimoniare in un tribunale umano se non un’entità vivente, intelligente e personale?
· Gv 16:7 “…verrà a voi il Consolatore…”
Così
pure
· Gv 16:8 “…quando sarà venuto Lui, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio…”
La TNM è sostanzialmente conforme, anche se rende: “darà al mondo una convincente prova”. In ogni dialogo e in ogni contraddittorio, allorché una parte vuole convincere l’altra, troviamo sempre due soggetti dotati d’intelligenza e di capacità di scelta e di ragionamento… in altre parole si confrontano delle persone e mai delle semplici forze immateriali ed impersonali!
· Gv 16:13 “…e quando sarà venuto Lui, lo Spirito della verità, Egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo ma dirà tutto quello che avrà udito e vi annunzierà le cose a venire”.
La
TNM è sostanzialmente conforme, anche se traduce “quello” invece di “Lui”.
Questa traduzione, però, è errata se si considera che il greco porta qui, ed
anche nei precedenti vv. 7, 8 e 13, l’aggettivo ekèinos che è maschile e
nominativo, per cui rende il soggetto della frase: quest’ultimo, allora, non
può essere reso con “quello” ma soltanto con “Lui”. Si tratta, in altre parole,
di un’Essere personale e non di una misteriosa forza della natura… D’altronde,
2. Passando ora ad esaminare il libro degli Atti degli Apostoli, elenchiamo almeno quattordici brani che parlano dello Spirito Santo come Dio e come Persona:
· At 5:3 “…perché Satana ha riempito[16] il cuor tuo da farti mentire allo Spirito Santo?”
La TNM riporta qui: “fare il falso allo spirito santo”, cercando di nascondere che si tratta di una vera e propria menzogna che Anania aveva raccontato ai discepoli (v. 2). E l’elemento singolare sta proprio in questo: la menzogna fu detta ai discepoli (che ovviamente erano delle persone) ma Dio ha rivelato l’inganno a Pietro comunicandogli che in realtà questa menzogna era stata rivolta contro lo Spirito Santo… che pertanto è una Persona ed è anche Dio, visto che alla fine del v. 4 Pietro aggiunge: “Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio!”.
· At 5:9 “Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore?”
La TNM legge in questo caso: “provare lo spirito di Geova”. Ci troviamo alla fine della triste storia di Anania e saffica: anche quest’ultima era consenziente alla menzogna detta ai discepoli, a Dio e al Suo Spirito. In questo versetto si parla di “mettere alla prova” un essere personale come lo Spirito Santo, che se fosse stato soltanto un’entità immateriale certamente non avrebbe potuto essere tentato da nessuno.
· At 5:32 “…noi siamo testimoni di queste cose, ed anche lo Spirito Santo…”
La TNM è conforme, se non fosse per le iniziali minuscole alla terza Persona delle deità, che stavolta proprio non sono riusciti a tradurre diversamente. Nell’episodio in questione, gli apostoli hanno proclamato dinanzi al Sinedrio la loro fede nel Messia d’Israele, morto e risorto per la salvezza dell’umanità. Ma di queste verità meravigliose non ne erano testimoni solo dei semplici uomini, ma anche lo Spirito Santo mandato da Dio Padre secondo le promesse di Dio Figlio… e certamente non si può essere testimoni di qualcosa se non si è persone intelligenti e capaci d’intendere e di volere!
· At 7:51 “…voi contrastate sempre lo Spirito Santo: come fecero i vostri padri così fate anche voi!…”
La TNM è sostanzialmente conforme, con l’unica eccezione del primo verbo che traducono “voi resistete”, senza che ciò modifichi il senso del brano. E’ interessante notare che qui Stefano si riferisce ai vari casi dell’AT dove il popolo d’Israele contrasta YHWH, e ciò dimostra che lo Spirito Santo ha la stessa natura e la stessa essenza di Dio Padre. Ed è anche una Persona come lo è YHWH, visto che nell’AT è stato contrastato soltanto Dio. D’altronde, solo un essere personale e sensibile può subire le contestazioni ed i contrasti di altre persone…
· At 8:29 “…lo Spirito disse a Filippo: - Accostati e raggiungi codesto carro -…”
La TNM è anche qui conforme, se non fosse ancora per le lettere minuscole date allo Spirito di Dio[17]. Ci sembra ovvio che questo passo contenga chiare indicazioni sulle spiccate capacità decisionali dello Spirito santo, che solo un essere personale può avere. Ci sembra chiaro, peraltro, che solo Dio può legittimamente indirizzare i Suoi discepoli in un campo di missione anziché in un altro…
· At 8:39 “…lo Spirito del Signore rapì Filippo…”
La TNM traduce qui: “lo spirito di Geova condusse via Filippo”. Come abbiamo visto in precedenza, per vari motivi è errata la traduzione del greco kurios con “Geova” anziché con “Signore”, ma ciò non toglie che questo brano rafforza l’assunto secondo cui lo Spirito Santo abbia chiare capacità decisionali, già manifestate al v. 29, perché questa Persona delibera anche quale sia il momento finale del ministero di Filippo. In ciò, lo Spirito dimostra ancora una volta la sua essenza divina, perché indirizza il Suo servo verso altri campi di missione.
· At 13:2 “Lo Spirito Santo disse: - Mettetemi a parte Paolo e Barnaba per l’opera alla quale Io li ho chiamati-…”
La TNM è conforme, se non fosse (ancora!) per le iniziali minuscole alla terza Persona delle deità. Ma è davvero palese, in questo caso, la natura divina dello Spirito Santo: Egli “chiama” i Suoi servitori e lo fa in modo del tutto autonomo dalle altre Persone della Trinità. Egli “separa” dagli altri i discepoli prescelti per il servizio cui Egli ha deciso di destinarli, e lo fa senza interpellare altri… solo Dio potrebbe fare questo, solo un Essere personale e sovranamente capace potrebbe fare altrettanto!
· At 15:28 “E’ parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso...”
La TNM traduce allo stesso modo, con le sole iniziali minuscole per lo Spirito di Dio. Anche qui, però, si tratta di un mero espediente per cercare di sminuire l’evidenza e la realtà: lo Spirito Santo ha precise capacità di scelta e di giudizio, come e molto più di una persona. Una “forza attiva” non è in grado di esprimere valutazioni e pareri, mentre Dio collabora con i Suoi figli nelle scelte da compiere all’interno della Chiesa.
· At 16:6 “…avendo lo Spirito Santo vietato loro di annunziare la Parola di Dio in Asia...”
La TNM legge: “…essendo stati impediti…”, che
però non regge alla luce della lingua originale, dove troviamo un verbo attivo
(da noi tradotto “vietare”) e non un verbo passivo che si possa rendere con
“essere impediti”. Per quanto i tdg cerchino anche qui di ridurre il ruolo
attivo e personale dello Spirito di Dio, la Scrittura attesta con chiarezza che
· At 16:7 “…ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro...”
La TNM è conforme, se non fosse anche qui per le iniziali minuscole date allo Spirito Santo, che peraltro mostra ulteriormente di essere Persona e Dio: quale forza attiva, infatti, potrebbe mai impedire agli uomini di fare questo o quello? E non è Dio e Dio soltanto che può gestire ed amministrare il servizio dei Suoi discepoli?
· At 20:23 “Lo Spirito Santo mi attesta in ogni città che legami ed afflizioni mi aspettano…”
La TNM è solo in parte conforme, perchè traduce: “…ripetutamente mi rende testimonianza…”. A parte il fatto che in questo versetto la lingua greca non riporta alcun avverbio, anche i tdg confermano in questo caso che lo Spirito Santo può rendere testimonianza di qualcosa a qualcuno… e nessun giudice chiamerebbe una “forza attiva” a testimoniare in un tribunale! Oltre a ciò, il nostro brano aggiunge che lo Spirito di Dio è capace di profetizzare e di attestare con certezza eventi futuri… attività che solo YHWH ed i Suoi profeti compiono nell’AT!
·
At
20:28 “…il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha
costituiti vescovi per pascere la chiesa di Dio,
La TNM rende diversamente quando traduce “…sorveglianti…” e poi “…col sangue del suo proprio (figlio)…”. Se la prima variante è accettabile, perché fra i significati di epìskopos vi è anche quello di “sorvegliante”, la seconda variante ha delle rarissime attestazioni[18] e comunque non cambia il senso dell’inciso. In realtà, in questo versetto vediamo ancora che lo Spirito Santo è una Persona (ha poteri decisionali autonomi) ed è Dio (utilizza questi poteri per attribuire posti di responsabilità nella Chiesa). In secondo luogo, nel nostro passo scorgiamo le Trinità in azione congiunta: Dio Padre è il padrone della Chiesa, Dio Figlio ha versato il Suo sangue per comprarla, Dio Spirito costituisce i vescovi per pascere il gregge.
· At 21:4 “…essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non mettere piede a Gerusalemme”
La TNM traduce “…per mezzo dello spirito…”, ma ciò non intacca la verità fondamentale per cui soltanto una Persona, e non una forza attiva, può suscitare dei pensieri e delle parole agli uomini, e soltanto Dio può muovere dei Suoi figli in una certa direzione oppure impedire loro di andare in qualche luogo.
· At 28:25 “Ben parlò lo Spirito Santo ai vostri padri per mezzo del profeta Isaia…” (e segue la citazione di Is 6:8-9).
La TNM è conforme, ma traduce ancora una volta in minuscolo il nome dello Spirito di Dio. E’ interessante sottolineare che il brano dell’AT citato in questo passo riporta delle parole dette da YHWH stesso (Is 6:8) e ciò conferma ulteriormente che lo Spirito Santo è Dio.
3. Analizziamo, infine, altri tredici brani del resto del NT che trattano dello Spirito Santo come realtà personale e come entità divina:
· Mt 12:31-32 “…ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonata…e a chiunque parli contro lo Spirito Santo non sarà perdonato né in questo mondo né in quello a venire…”
La TNM è sostanzialmente conforme, ma con le
solite iniziali minuscole per lo Spirito di Dio. Che quest’ultimo sia un essere
personale è qui confermato dal fatto che non si può bestemmiare una “forza
attiva” né parlare contro di essa. Che lo Spirito Santo sia anche Dio è poi
ulteriormente dimostrato dalla gravità delle conseguenze per chi avrà
oltraggiato
· Rm 8:16 “…lo Spirito stesso attesta con il nostro spirito che siamo figli di Dio…”
La TNM traduce diversamente solo con “…rende testimonianza…”, che però non riesce ad indebolire la sostanza del verbo greco siummartùrei, che non è una semplice testimonianza ma una vera e propria garanzia o attestazione di una verità assoluta. E’ un verbo molto forte, che contiene in sé in senso di un’azione specifica, di chi afferma o dichiara espressamente e fermamente una verità, assumendosene tutte le responsabilità… solo una Persona può fare questo, solo Dio può attestare la verità meravigliosa che per Sua grazia siamo divenuti Suoi figli!
· Rm 8:26 “…lo Spirito intercede Egli stesso per noi con sospiri ineffabili”.
La TNM è sostanzialmente conforme, solo con lo Spirito Santo minuscolo. L’opera della preghiera d’intercessione è propria di un essere personale dotato di conoscenza, energia, costanza, intelligenza, amore. Lo stesso Gesù compie quest’opera per i credenti (Rm 8:34; I Gv 2:1) e non si può certo dire che Egli sia una mera “forza attiva”…
· Rm 8:27 “…Colui che investiga i cuori conosce quale sia il sentimento dello Spirito…”.
La TNM traduce “…intenzioni…” ma per il resto è conforme, tranne l’iniziale minuscola per Spirito. La parola greca in questione, da Luzzi resa con “sentimento”, è frònema e comunque la si voglia tradurre non si può prescindere dalla constatazione che solo una Persona può avere dei sentimenti o delle intenzioni, cioè una sensibilità ed una volontà.
· Rm 15:30 “…io vi esorto… per la carità dello Spirito…”.
La TNM traduce “…amore…”, come fanno altre
versioni della Bibbia, ed è senz’altro una traduzione ammissibile. Ma il punto
è un altro. Alla luce di questo versetto è dato chiedersi: può una semplice
“forza attiva” essere capace di amare, cioè di discernere il soggetto
destinatario di un tale sentimento e donarsi ad esso con tutto il cuore? Solo
un essere personale può avere carità, e solo Dio è amore: così lo Spirito Santo
ama perché è
· 1 Co 2:10 “…ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito investiga ogni cosa, anche le cose profonde di Dio…”.
La TNM rende “…per mezzo del Suo spirito…”. L’aggiunta di quest’aggettivo è possibile solo accettando alcune varianti del testo greco[19], e in ogni caso non farebbe altro che rafforzare la natura divina dello Spirito Santo. Quest’ultimo dimostra anche qui di essere una vera e propria Persona, visto che Dio Padre si serve di Lui per rivelare le Sue verità profonde, e che lo Spirito Santo stesso è capace di investigarle con grande discernimento e potenza spirituale!
· 1 Co 2:13 “…noi ne parliamo… con parole… insegnate… dallo Spirito…”.
La TNM è conforme, se non fosse anche qui per le iniziali minuscole date allo Spirito Santo, che però non riescono ad offuscare la realtà per cui soltanto una Persona può insegnare e solo Dio può farlo in relazione ai doni che Egli stesso elargisce (v. 12), peraltro con parole adatte alla nostra comprensione.
· 1 Co 12:11 “…ma tutte queste cose le opera quell’uno e medesimo Spirito, distribuendo i Suoi doni a ciascuno, come Egli vuole…”.
La TNM è conforme, ma ancora riporta le iniziali minuscole per il Nome di Dio nella Sua Terza Persona. In questo versetto lo Spirito Santo dimostra di essere in grado di operare, di scegliere, di volere, di distribuire, ovvero di compiere atti di volontà e d’azione che presuppongono l’esistenza di una Persona. La Quale, peraltro, ha anche natura divina, visto che i doni sono “Suoi” e le operazioni descritte sono servizi spirituali che appartengono a Dio stesso: al v. 18, infatti, è Lui che colloca i membri nel corpo come vuole.
· Ef 4:30 “…e non contristate lo Spirito Santo di Dio, con il Quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione…”.
La TNM è sostanzialmente conforme, ma di certo una “forza” impersonale non potrà mai essere contristata, cioè afflitta e rattristata per il comportamento di qualche uomo!
· Eb 3:7-11 “Perciò, come dice lo Spirito Santo:…” e segue la citazione di Es 17:2-7 e di Sal 95:8-11.
La TNM traduce diversamente solo con le iniziali minuscole dello Spirito di Dio. I versetti di Esodo, che qui vengono citati, ci riportano all’episodio di Massa e Meriba, dove fu tentato YHWH in persona. Inoltre, viene attribuito allo Spirito Santo il testo del Salmo dove YHWH stesso dice: “Mi tentarono… mettendoMi alla prova… videro le Mie opere… Mi disgustai… dissi… le Mie vie… nell’ira Mia… nel Mio riposo…”. E’ dunque evidente che lo Spirito Santo sia il Dio dell’AT, e nessun tdg potrebbe mai affermare che YHWH è una semplice “forza attiva”!… Solo un Dio personale poteva fare e ha fatto queste operazioni e queste affermazioni.
· Eb 10:15-17 “…E’ lo Spirito Santo che ce ne rende testimonianza. Infatti, dopo aver detto: segue Gr 31:33-34… Egli aggiunge: segue Gr 31:34b…”.
La TNM è sostanzialmente conforme, ma anche qui è chiaro che solo una Persona intelligente e dotata può parlare o rendere testimonianza. Ed è altrettanto chiaro che attribuire allo Spirito Santo le dichiarazioni di Gr 31:33-34 significa equipararlo a Dio, perché è YHWH stesso a parlare in questi versetti[20]!
· Eb 10:29 “…avrà calpestato il Figlio di Dio… e avrà oltraggiato lo Spirito della grazia?”.
La TNM è conforme, se non fosse per le consuete iniziali maiuscole alla parola “Spirito”. Una mera “forza attiva” non potrà mai essere destinataria di oltraggi, e come si può calpestare solo una Persona come Gesù, così si può oltraggiare solo un essere dotato di personalità!
L’anima, l’inferno e Satana: si tratta di argomenti diversi fra loro, ma che intendiamo affrontare nello stesso capitolo per le loro interconnessioni teologiche. In ogni caso, esamineremo ciascuno di questi temi separatamente, anche perché siamo di fronte a questioni che spesso diventano oggetto di dibattito coi tdg.
Per quanto riguarda la posizione dei tdg, ricordiamo che essi sostengono che l’anima sia un principio di vita, mortale e finito. Non sarebbe, pertanto, una vera e propria entità spirituale autonoma, né tanto meno essa avrebbe un carattere eterno: secondo i tdg, con la morte del corpo cessa d’esistere anche l’anima, che pertanto non vivrà nell’eternità.
In relazione a queste dottrine, che cosa afferma la Parola di Dio? Che cosa possiamo rispondere a un tdg sulla base delle Sacre Scritture?
1. In primo luogo, la Bibbia afferma che l’anima è un’entità autonoma e che nella vita terrena essa è in possesso degli attributi propri della vita. Anche nell’esistenza di quaggiù, essa è chiaramente distinta dal corpo, anche se strettamente correlata ad esso. Due testi scritturali, fra gli altri, potranno dare luce a quest’aspetto:
· Is 55:3 “… Venite a Me e l’anima vostra vivrà…”.
La TNM traduce qui “…continuerà a vivere…”, ma anche questa lettura non toglie nulla alla considerazione fondamentale secondo cui l’anima è un’entità vivente e autonoma, ben distinta dal corpo.
· 1 Ts 5:23 “…l’intero essere vostro, corpo, anima e spirito…”.
La TNM traduce “…corpo [composto]…” e le parentesi quadre testimoniano tutto l’imbarazzo della Torre di Guardia, che aggiunge arbitrariamente un aggettivo inesistente nel greco, solo per cercare di affermare le proprie tesi. La distinzione del corpo dall’anima non può essere contestata dimostrando poca lealtà verso il testo ispirato da Dio, tanto più che anche in altri passi della Bibbia viene confermata la distinzione dell’anima dal corpo[21].
2. Per quanto concerne l’insegnamento biblico
in rapporto alla vita dell’anima dopo al morte del corpo,
Dio afferma chiaramente che essa abbandona il corpo fisico ma non subisce la
morte nè
· Ge 35:18 “… e come ella (Rachele) stava per rendere l’anima, perché morì,…”.
La
TNM traduce qui “…mentre la sua anima stava per uscire…”. Ciò sembra difficile
da sostenere alla luce del testo ebraico, ma paradossalmente si pone in
conflitto con la loro dottrina in materia, perché dimostrerebbe cha al momento
della morte l’anima si separa dal corpo. Il brano in questione insegna che
l’anima viene restituita a Dio che l’ha creata e che, inoltre, alla morte
fisica essa esce dal corpo per essere restituita
· 1 Sa 28:13-19 “… vedo un essere sovrumano che esce di sotto terra… Perché mi hai disturbato, facendomi salire?…”.
La TNM è sostanzialmente conforme. Si tratta dell’episodio del peccato di Saul che consulta una negromante per parlare col defunto profeta Samuele: effettivamente, l’anima di quest’ultimo viene richiamata dal suo luogo di riposo ed il profeta viene riconosciuto. Samuele era vivente e parlò con autorità, usando rimproveri e profetizzando la fine di Saul: si tratta, allora, di un’altra dimostrazione che l’anima non muore dopo la morte fisica, ma continua un’esistenza cosciente e attiva.
· 1 Re 17:21-22 “… l’anima, del fanciullo tornò in lui…”.
La TNM è sostanzialmente conforme. Il figlio della vedova di Sarepta era morto, ma Dio compì un miracolo per mezzo del profeta Elia ed il fanciullo resuscitò: sta scritto che in lui tornò la vita e con essa pure l’anima[22] che ne era uscita alla morte fisica. Di conseguenza, possiamo dire che l’anima sia per la Bibbia un’entità spirituale ben separata dal corpo fisico, con una propria esistenza autonoma rispetto ai cinque sensi materiali.
· Mt 17:3,4,8 “… ecco, apparvero loro Mosè ed Elia che stavano parlando con Lui… ed essi, alzati gli occhi, non videro nessuno se non Gesù tutto solo…”.
La TNM è sostanzialmente conforme. Mosè ed Elia apparvero sul monte della trasfigurazione e parlarono con Gesù, essendo peraltro ben visibili ai discepoli presenti. Evidentemente, le loro anime erano viventi anche dopo la morte del corpo ed avevano una loro piena autonomia rispetto alla parte fisica del loro essere. Alla fine, scendendo dal monte, Gesù dirà ai Suoi discepoli di non parlare a nessuno di quella “visione”, fino alla Sua resurrezione dai morti. Si trattò, allora, di un vero e proprio “spettacolo visibile”, come intende la parola greca òrama che noi traduciamo “visione”[23].
· Lc 20:37-38 “… che i morti risuscitino anche Mosè lo dichiarò… Or Egli non è un Dio di morti ma di viventi…”.
La TNM è sostanzialmente conforme: per il Signore tutti sono viventi, anche i morti come Abramo, Isacco e Giacobbe, che sono considerati “anime viventi”.
· 2 Co 5:1-9 “… se questa tenda, che è la nostra dimora terrena, viene disfatta, noi abbiamo da Dio un edificio… eterno, nei cieli…”.
La TNM è sostanzialmente conforme, eppure qui è scritto con chiarezza che il corpo è una semplice “tenda” da abitare provvisoriamente in questa vita, per poi dimorare stabilmente col Signore dopo essere “partiti” dal corpo ed aver ricevuto da Dio un “edificio eterno e celeste”, che è l’anima. Essa sarà “sopravvestita” del corpo spirituale della resurrezione e certamente non cesserà d’esistere alla morte fisica della nostra “tenda” terrena.
· Ap 6:9-11 “… vidi sotto l’altare le anime di quelli che erano stati uccisi per la Parola di Dio… e gridarono a gran voce… e fu loro detto che si riposassero ancora un po’ di tempo…”.
La TNM è sostanzialmente conforme, anche se qui è evidente che le anime dei martiri cristiani non si siano decomposte insieme ai corpi martirizzati: queste anime sono vive e gridano a gran voce come solo degli esseri viventi e coscienti possono fare! Inoltre, Dio dice loro di continuare a “riposare”, ma nessun morto può parlare ed essere invitato semplicemente a riposare “ancora per un po’ di tempo”….
3. In terzo luogo, domandiamoci quale sia secondo la Bibbia il destino dell’anima dopo la sua separazione dal corpo. Su quest’argomento, la Parola di Dio[24] delinea chiaramente due diversi destini che attendono gli uomini, a seconda che essi siano nati di nuovo oppure siano morti nei loro peccati:
·
Per coloro che non si convertono a Gesù
Cristo, la loro esistenza futura sarà caratterizzata da sofferenze atroci,
che vengono evidenziate dalle espressioni usate nella Bibbia: “stagno di
fuoco” (Ap 20:15), “tenebre dov’è il pianto e lo stridor di denti”
(Mt 8:12), “fornace di fuoco e di zolfo” dove saranno tormentati “senza
riposo né giorno né notte” (Mt 13:42,50; Ap 14:9-11), “caligine delle
tenebre” (
· Per coloro che si sono convertiti a Gesù Cristo, invece, la Scrittura parla di un’eternità meravigliosa, da passare insieme al loro Signore (Gv 17:24) per vivere con Lui, vedendoLo faccia a faccia e abitando con Lui nella casa che Gesù stesso sta preparando per loro (Gv 14:1-3). I credenti Lo serviranno e regneranno con Lui per sempre (Ap 22:4-5). In ogni caso, la loro anima continuerà a vivere anche dopo la morte del corpo fisico, proprio come accadrà agli increduli, che invece passeranno l’eternità nell’inferno.
La risposta potrebbe essere desunta già dai rilievi che hanno concluso il precedente paragrafo ma preferiamo, anche in questo caso, operare un esame più completo dei dati scritturali per poter analizzare meglio quello che Dio afferma su questo tema.
Per quanto concerne la posizione dei TdG, essi sostengono che non esista alcun luogo di tormento eterno delle anime, comunque tale luogo lo si voglia denominare, perché la vita degli empi finisce con la morte fisica. Ma che cosa dice la Parola di Dio a questo riguardo?
1. In primo luogo, vediamo quali siano i dati biblici in relazione alla morte come realtà ineluttabile del corpo umano.
· Dal punto di vista fisico, sta scritto che la morte è una separazione del corpo dall’anima: il primo va nella tomba e aspetta la resurrezione mentre la seconda va in un luogo intermedio in attesa di essere riunita al corpo spirituale.
· Sotto il profilo esistenziale, dopo la morte del corpo l’anima vive coscientemente e non si estingue come invece sostengono i tdg[26]. La Bibbia non lesina vocaboli comprensibili per noi uomini, al fine di renderci edotti in merito a quest’aspetto della vita futura dell’anima: la Scrittura parla di riposo, di silenzio, di oblio, sia per i credenti che per gli increduli[27].
· Dal punto di vista spirituale, infine, la morte viene presentata nella Bibbia come una separazione dell’uomo da Dio, analoga alla separazione fisica del corpo dall’anima, che caratterizza la morte sotto il profilo fisico. La morte come separazione spirituale è rappresentata sin dalle prime pagine della Scrittura, quando in Ge 2:17 l’Eterno avverte l’uomo che sarebbe “morto” se avesse mangiato dell’albero della conoscenza del bene e del male… ed effettivamente, in Ge 3:22-24 si verifica la triste e drammatica separazione dell’uomo da Dio, in quanto il peccato era entrato nel cuore di Adamo e di Eva ed a quel punto essi non potevano stare più alla presenza di Javè. In tal senso, allora, vanno interpretati molti altri brani della Scrittura che parlano di morte dell’uomo come separazione, temporanea o eterna, dell’anima da Dio: in Ez 18:4 sta scritto che “l’anima che pecca è quella che morrà”, mentre in Rm 8:13 leggiamo che “se vivete secondo la carne voi morrete” e in Ef 2:1 troviamo che “(Dio) voi pure ha vivificati, voi che eravate morti nei vostri falli e nei vostri peccati”[28].
2. Una seconda questione è quella concernente il luogo designato per la vita eterna dell’anima non convertita. Esso viene denominato in vario modo nella Parola di Dio (“geenna”, “inferno”, “ades”, “sheol”, ecc.) ma sia nell’AT che nel NT esso viene sempre presentato come un luogo reale, nel quale le anime subiscono un tormento eterno[29] e non una distruzione eterna, come invece sostengono i tdg.
Nell’Antico Testamento, ci sono almeno due brani che parlano di quest’argomento:
· Is 33:14 “Chi di noi potrà resistere al fuoco divorante? Chi di noi potrà resistere alle fiamme eterne?”.
La TNM traduce qui: “…alle conflagrazioni di lunga durata…”, ma si tratta di un tentativo avventuroso, perché l’aggettivo ebraico ‘olam sta a rappresentare anche il nome di Dio quando si parla della Sua eternità, e di certo Egli non ha solo una “lunga durata”… In ogni caso, è notevole sottolineare come qui siano gli empi a parlare, coscienti di un futuro di tormenti senza fine che li aspettano se non si pentono dei loro peccati.
· Da 12:2 “E molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri per l’obbrobrio e un’eterna infamia”.
La
TNM traduce qui: “…di durata indefinita…”, ed anche qui non sono esenti da
critiche, seppure traducono un po’ meglio che nel brano precedente: qui
troviamo ancora l’aggettivo ebraico ‘olam, che la LXX rende col greco aiònion
che significa “senza fine” e che
Nel Nuovo Testamento, poi, troviamo molteplici riferimenti[30] a quel luogo reale in cui le anime degli increduli saranno tormentate eternamente. Qui di seguito ricordiamo le principali espressioni scritturali che si riferiscono a tale realtà:
· “Il pianto e lo stridor di denti” (Mt 8:12, 13:42,50, 22:13; Lc 13:24-28);
· “Il fuoco eterno” (Mt 18:8 e 25:41, con TNM conforme);
· “Il fuoco inestinguibile” (Mt 3:12; Mc 9:43 con TNM conforme);
· “Il verme che non muore e il fuoco che non si spegne” (Mc 9:48; cfr Is 66:24 con TNM conforme);
· Un luogo “di tormento giorno e notte, nei secoli dei secoli” (Ap 20:10; cfr 14:10-11 con TNM conforme). In particolare, qui viene usato il verbo greco basanìzo che significa “tormento in stato cosciente” e giammai “estinzione, annientamento” (così, per esempio, anche in Mt 8:6 e Mc 5:7, dove la TNM è conforme);
· Lo stesso nome “geenna” (Mc 9:46 e ref.) deriva dall’ebraico ghe-hinnom e significa letteralmente “valle di Hinnom”, ovvero quel luogo vicino Gerusalemme dove anticamente un fuoco perpetuo bruciava le immondizie, ogni giorno ed ogni notte.
3. In terzo luogo, se analizziamo l’uso biblico delle parole distruzione e perdizione con riferimento alle anime degli uomini, scopriremo che tali vocaboli non contengono mai l’accezione di “annichilimento” oppure di “estinzione”, come vorrebbero i tdg, ma piuttosto rendono il concetto di “eterna infelicità, sofferenza e rovina”. Facciamo qualche esempio di brani dell’AT e del NT, soprattutto di quelli che possono creare alcune difficoltà coi tdg per la stessa traduzione della Luzzi, che talvolta appare infelice:
· 1 Sa 2:9 “…ma gli empi periranno nelle tenebre…”
La TNM traduce qui: “...saranno ridotti al silenzio…”. Paradossalmente, la versione di Luzzi offre maggiori spunti a favore dei tdg e la loro traduzione del nostro brano rende un’interpretazione plausibile e anche preferibile del verbo ebraico damàn. Quest’ultimo, infatti, non significa tanto “morire, essere ridotto al nulla” quanto piuttosto “tacere, osservare il silenzio”. In questo senso, infatti, tale verbo viene utilizzato, anche dalla TNM, in brani come Sal 30:12 e 31:17.
· Gb 30:22 “…Tu mi levi per aria, mi fai portar via dal vento e mi annienti nella tempesta…”
La
TNM traduce qui: “...mi dissolvi…”. Stavolta, però, si tratta di
un’interpretazione errata, in quanto il verbo ebraico mug ha il senso di
“indebolire, fondere, rammollire” e non di “dissolvere completamente”.
· Sal 94:23 “…Egli li distruggerà mediante la loro propria malizia…”
La TNM traduce: “...li ridurrà al silenzio…”, e rende meglio di Luzzi il verbo ebraico tsamàt, che viene tradotto “consumare” in Sal 119:139 (la TNM rende “sfinire”) e in ogni caso non contiene l’accezione di “distruggere per sempre”.
· Mt 10:28 “Non temete coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto Colui che può far perire l’anima e il corpo nella Geenna”
La TNM traduce: “...distruggere…”. Qui è Gesù che parla ed usa il verbo greco apòllumi che viene sempre adoperato per indicare perdite recuperabili, come le pecore sperdute della casa d’Israele (Mt 10:6; la TNM traduce “smarrite”); la pecora, la dramma e il figlio prodigo delle relative parabole (Lc 15:6,9,24; la TNM legge “smarrito” e “perduto”); la pecora persa fra le altre cento (Mt 18:12; la TNM traduce anche qui “smarrita”).
· 2 Ts 1:9 “…Coloro che non conoscono Dio saranno puniti di eterna distruzione, respinti dalla presenza del Signore…”
La TNM è conforme e traduce: “...distruzione…”, ma il termine greco qui adoperato è òletros e ha il senso di “rovina”, come può essere confermato da passi come 1 Co 5:5 e 1 Ts 5:3, dove però la TNM continua a leggere “distruzione”. A rigor di logica, però, va sottolineato che una vera e propria distruzione, intesa come “riduzione al nulla”, non può durare per l’eternità, in quanto essa si verifica in tempi brevi e non ha effetti duraturi: una cosa o una persona fisicamente distrutta in maniera completa, si dissolve presto e presto se ne perde perfino il ricordo .
· Spesso nel NT troviamo il verbo greco katarghèo, che letteralmente significa “rendere inefficace, abolire” ma talvolta viene reso anche con “annientare, distruggere”, da intendersi però come “rendere impotente” o altri analoghi.
Almeno in sei brani del NT troviamo questo verbo con tali accezioni: in Rm 6:6 sta scritto “…affinché il corpo del peccato fosse annullato…” (la TNM, anche meglio, rende “fosse reso inattivo”); in 1 Co 2:6 troviamo “…i dominatori di questo mondo stanno per essere annientati…” (la TNM legge “ridotti al nulla”); in 1 Co 15:24 “…dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà ed ogni potenza…” (TNM conforme); in 1 Co 15:26 “…l’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte…” (la TNM, anche meglio, rende “ridotta al nulla”); in 2 Ts 2:8 “…allora sarà manifestato l’Empio, che il Signore Gesù distruggerà col soffio della Sua bocca e annienterà con l’apparizione della Sua venuta…” (la TNM, anche meglio, rende “ridurrà al nulla”[31]); in Eb 2:14 “…affinchè distruggesse il diavolo…” (la TNM, anche meglio, rende “riducesse al nulla” quel Satana che non è ancora distrutto ed è ben attivo al giorno d’oggi!).
In altri brani del NT lo stesso verbo katarghèo viene tradotto con “rendere improduttivo” (es. Lc 13:7) oppure “abolire” (es. 1 Co 13:7) o ancora “abbattere” (es. Ef 2:14), a dimostrazione del fatto che tale verbo contenga essenzialmente l’accezione di “ridurre all’impotenza, rendere inoperante o inattivo” e non certo quella di “distruggere in modo definitivo e permanente”.
In merito alla figura del Nemico di Dio, la posizione dei tdg è meno distante
dalla Bibbia rispetto ad altre loro dottrine. L’unico vero problema è dato
dalla loro teoria per
Oltre a ciò che abbiamo detto finora in merito al destino delle anime, qui ci soffermeremo su un brano citato molto dai tdg a sostegno di questa loro posizione, ovvero quello di Ez 28:12-19.
In questo passo viene esposto il “lamento sul re di Tiro”, che anche molti commentatori evangelici riferiscono alla caduta di Lucifero e dei suoi seguaci. Secondo quest’interpretazione, peraltro non condivisa da diversi studiosi della Bibbia, nel nostro brano si parla di un angelo di Dio che era superiore a tutti gli altri perché “metteva il suggello alla perfezione” ed era “pieno di saggezza e di una bellezza perfetta” (v. 12). Egli abitava nel giardino di Eden ed era “coperto di ogni sorta di pietre preziose” (v. 13); era stato stabilito da Dio stesso come cherubino e protettore (v. 14) ed era perfetto nelle sue vie perché in lui non v’era perversità (v. 15). Ad un certo punto, però, venne il giorno della sua ribellione a Dio ed egli peccò contro il Santo: allora egli fu scacciato dal monte del Signore, che lo fece sparire dalla Sua presenza (v. 16) a motivo del suo cuore altero (v. 17).
In questo racconto, sono due le espressione che i tdg usano per giustificare la loro teoria della distruzione eterna di Satana, ma in entrambi i casi basta un esame dei termini nella lingua originale per comprendere la fragilità della teoria della “Torre di Guardia”:
· v. 18, quando Javè esclama: “…Io ti riduco in cenere sulla terra…”.
La
TNM traduce qui: “...ti renderò cenere…”, ma il verbo ebraico ‘abàl ha
il senso di “gettare via, perdere, abbandonare, considerare perduto”, che è
molto diverso dall’accezione, voluta dai tdg, di “distruggere per sempre”. Per
inciso, un altro passo biblico in cui compare tale verbo è Ec 3:6 e non per
nulla la Luzzi rende “perdere” e
· v. 19, quando Javè aggiunge: “…e non esisterai mai più”.
La
TNM traduce qui: “...non sarai più a tempo indefinito”. In realtà, però, il
verbo ebraico ‘ayìm significa “venir meno, andare via” ma non certo
“cessare di esistere” come vorrebbero i tdg. D’altronde,
Il tema centrale dell’intera rivelazione biblica, e non a caso anche l’argomento principale della controversia fra i cristiani e i tdg, è la Persona e l’Opera del Signore Gesù Cristo. Per questo motivo, il presente capitolo sarà il più voluminoso di tutto il nostro studio e divideremo la ricerca in sei parti, per ognuna delle quali esamineremo la posizione dei tdg e il dato rivelato da Dio nella sua Parola.
In particolare, nelle sei sezioni di questo capitolo affronteremo: la deità di Gesù; la corrispondenza di Gesù a YHWH dell’AT; gli attributi e l’opera di Gesù; il Suo carattere di Salvatore del mondo; il dibattito su Gv 1:1 ed infine altri brani biblici ed aspetti controversi.
In merito alla natura divina di Gesù, la posizione dei tdg è relativamente semplice quanto lontana dalla Bibbia: essi seguono la vecchia eresia unitaria, professata anche da Ario nel III secolo d. C., secondo la quale vi è un solo Dio, che si chiama Javè nell’AT e Dio Padre nel NT e che i tdg denominano “Geova”. Di conseguenza, Gesù Cristo, che è figlio di Dio Padre, non può avere natura identica a quella di Dio, pur essendo un’entità spirituale superiore alle altre e un dio potente, inferiore solo a “Geova” stesso.
Nell’esaminare questa dottrina, centrale per ogni cristiano
e per
1. Gesù fu oggetto di adorazione
· Questa premessa assume anche maggior rilievo se si considera che nel NT più volte viene riportato che uomini di Dio e creature angeliche hanno rifiutato di essere adorati da altri esseri umani, proprio perché riconoscevano di non avere una natura divina.
Quando Pietro entrò in casa del centurione Cornelio per annunciargli la salvezza in Cristo e il romano “fattoglisi incontro, gli si gettò ai piedi e l’adorò” (At 10:25), sta scritto che “Pietro[32] lo rialzò dicendo: - Alzati, anch’io sono un uomo! - ” (v. 26).
In seguito, allorché a Listra Paolo e Barnaba furono considerati degli dèi perché avevano guarito un uomo zoppo dalla nascita, gli apostoli “si stracciarono le vesti” quando videro che il sacerdote di Giove e la folla volevano sacrificare dei tori in onore loro e dissero: “Uomini, perché fate queste cose? Anche noi siamo uomini della stessa natura che voi…” (At 14:15).
Nell’Apocalisse, infine, troviamo due significativi episodi nei quali Giovanni si prostra (greco proskunèo = anche “adorare”) dinanzi a degli angeli. In entrambe le occasioni quelle creature spirituali rifiutano di essere paragonate a Dio e dicono all’apostolo che voleva adorarli: “Guardati dal farlo! Io sono tuo conservo… adora Dio!” (19:10; 22:9).
· Alla luce di ciò, appare alquanto significativo l’opposto comportamento dell’Agnello di Dio: Gesù fu più volte adorato come Dio e non rifiutò mai di ricevere adorazione.
La prima occasione in tal senso ebbe luogo addirittura alla Sua nascita, quando i magi d’Oriente Gli offrirono doni regali e Lo[33] adorarono (Mt 2:11),. Il Figlio di Dio fu oggetto di adorazione almeno in altre sei circostanze narrate nei Vangeli: un lebbroso Gli si prostrò[34] dinanzi (Mt 8:2); i discepoli fecero altrettanto (14:33) e così pure una donna cananea (15:25); la madre e i figli di Zebedeo Gli si prostrarono dinanzi (20:20) e così anche l’indemoniato di Gerasa (Mc 5:6) e l’uomo nato cieco (Gv 9:38).
Nell’Apocalisse, poi, l’Agnello di Dio viene esaltato in varie circostanze (es. 1:5-6,17; 5:11-12), e giunge ad essere chiaramente separato dalle altre creature viventi che Lo adorano (5:13; 7:10), proprio come accade a Dio Padre nei medesimi brani (cfr Gv 5:23). In Is 42:8, Javè aveva detto: “Io sono l’Eterno e non darò la Mia gloria ad un altro” (TNM conforme, con “Geova”). Gesù, pertanto, non è “altro” rispetto a Javè perché è stato adorato come Lui. Egli non è un dio minore, perché ha diritto all’onore e alla gloria che sono dovuti al Padre.
In questo senso si possono anche confrontare Ap 4:9-10 con Ap 1:8; 2:8; 5:13-14, dove “Colui che vive nei secoli dei secoli” è il Padre ma anche l’Agnello, ed entrambi vengono adorati dagli anziani. Così pure possono essere messi in raffronto Ap 4:11 con Gv 1:3, nonchè Col 1:16 e Ap 5:12 per scoprire che “la gloria, l’onore e la potenza” vengono concessi indifferentemente a Dio Padre e a Dio Figlio e all’Agnello, perché entrambi figurano come il Creatore di tutte le cose esistenti.
· La TNM cerca di superare queste difficoltà traducendo con “rendere omaggio” il verbo greco proskunèo, ma lo fa solo quando esso si riferisce a Gesù oppure a degli uomini (es. At 10:25), mentre continua a tradurre “adorare” quando questo verbo è riferito a Dio Padre (es. Gv 4:24).
Tale differenziazione, però, è arbitraria perché proskunèo significa sempre “prostrarsi davanti a”, in relazione a Dio oppure, in casi particolari, a determinate autorità umane che rappresentano in qualche modo Dio sulla terra. Pietro, Paolo, Barnaba e gli angeli hanno evitato che altri uomini si “prostrassero davanti a” loro perché sapevano bene di non meritare onori che solo a Dio possono essere dati. Gesù, invece, non rifiutò mai di essere adorato, perché sapeva bene di essere Dio e di avere la stessa natura di Dio Padre.
2. Brani
biblici da chiarire sulla deità di Gesù
Esaminiamo, in questo secondo paragrafo, gli undici passi della Scrittura che più frequentemente vengono citati dai tdg a presunto sostegno delle loro teorie. Per ciascuno di essi intendiamo conoscere l’interpretazione della “Torre di Guardia” e fare chiarezza su quanto afferma Dio nella Sua Parola[35].
· Is 9:5 “Un fanciullo ci è nato, un figlio ci è stato dato[36]… sarà chiamato… Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”.
Persino i tdg
riferiscono questo brano a Gesù, anche se poi traducono l’espressione ebraica el-ghibbòr
con “dio possente” dall’iniziale minuscola. E’ interessante che la TNM non
includa un articolo indeterminativo (“un dio possente”), come vorrebbe
la loro teologia ma il testo originale non permette. Inoltre, notiamo come
· Gv 5:18; 10:30-33; 19:7 “…chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio… ‘Io e il Padre siamo uno’… Tu che sei uomo ti fai Dio… Egli deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio!”.
In questi passi del NT vediamo che i Giudei avevano capito molto bene che Gesù affermava di avere natura divina: Egli “si faceva uguale a Dio” perché diceva di essere addirittura il Figlio di Dio. Quest’ultima espressione, per i Giudei, identificava un soggetto “uguale” (greco ìson, che rende l’identità di natura) a Dio stesso[37]. Per questa sua pretesa di essere Dio, i Giudei volevano uccidere Gesù (5:18), Lo volevano lapidare (10:31) e anche far uccidere (19:7).
Oltre a ciò, in
Gv 5:19 il Signore riafferma la Sua identità con Dio Padre dicendo che Egli
faceva le stesse cose che vedeva fare al Padre. In Gv 10:30, inoltre, nel
dichiarare: “Io e il Padre siamo uno” (greco: en esmen, TNM
conforme) Gesù riafferma la Sua perfetta comunanza d’intenti e di opere col
Padre ma anche l’identità di essenza con Lui. Di conseguenza, i Giudei volevano
lapidarlo (v. 31) perché aveva bestemmiato il nome di Javè, in quanto l’uomo
Gesù “si faceva Dio” (v. 33). Da notare che in quest’ultimo inciso la
TNM traduce: “un dio” ma è altamente improbabile che il popolo giudaico,
rigidamente monoteista, volesse lapidare per bestemmia chi non affermasse di
essere Javè in persona. E poi, come spiegare l’incongruenza con Gv 5:18 dove
· Gv 8:58 “Prima che Abramo fosse nato, Io sono”.
La TNM traduce
qui: “io sono stato”, ma si tratta di una traduzione scorretta se solo si
considera che il presente greco utilizzato in questo caso (egò eimì) non
può mai rendere il tempo passato. Tant’è vero che
In questo brano, Gesù non sta parlando ad Abramo né sta narrando di un episodio del passato, e neppure sta istruendo la gente con una parabola: Egli piuttosto delinea un contrasto concettuale fra la vita normale di Abramo, del quale menziona la nascita fisica, e la Sua persona speciale, immutabile ed eterna (cfr Eb 13:8). Conferma di ciò viene data dal fatto che, dopo la Sua dichiarazione, i Giudei volevano lapidarLo, evidentemente perché, ancora una volta, Gesù aveva bestemmiato e si era fatto Dio (cfr Le 24:10,23). Il nome “Io sono”, infatti, è il Nome di Dio nell’AT, che la traduzione greca dei Settanta rende con il presente egò eimì in brani come Dt 32:39 e Is 41:4, oppure con l’analogo participio presente con funzione durativa o òn in passi come Es 3:14.
· Gv 20:28 “Tommaso Gli rispose e disse: - Signor mio e Dio mio! – ”.
La TNM è sostanzialmente conforme: ciò è alquanto significativo se si considera che davanti al nome di Dio (greco Theòs) troviamo un articolo determinativo: per la loro teologia[39], ciò significa che si sta parlando del “vero Dio”… che in questo caso è Gesù Cristo!
Oltre a questi rilievi, possiamo notare come Gesù venga ancora una volta adorato come Dio senza che vi sia da parte Sua alcuna reazione negativa: in tal modo, Egli approva il comportamento di Tommaso e conferma implicitamente la Sua natura divina. L’apostolo Tommaso, dal canto suo, era un Giudeo rigidamente monoteista, per il quale Javè era assolutamente l’unico Dio da adorare e qualsiasi altro dio era solo un idolo falso e muto… se non avesse davvero avuto la natura divina, Gesù non avrebbe mai potuto essere riconosciuto come Dio da un Giudeo osservante, visto che l’AT afferma con chiarezza che non vi è altro Dio all’infuori di Javè (cfr es. Is 37:16,20; 44:6-8; 45:21-33).
· Rm 9:5 “…il Cristo secondo la carne, il Quale è sopra tutte le cose Dio, benedetto in eterno…”.
La TNM traduce: “…Cristo secondo la carne: Dio, che è al di sopra di tutti [sia] benedetto per sempre”. Questa traduzione, però, presenta vari problemi: (a) innanzitutto il contesto parla di Cristo, per cui sarebbe inspiegabile una pausa a favore di Dio Padre, che viene citato solo al successivo v. 6; (b) la punteggiatura non esisteva ai tempi del greco biblico, per cui è errato fondare una traduzione sulla posizione delle virgole e dei punti, come fanno qui i tdg, invece di basarsi sulle regole della grammatica e sull’ordine delle parole; (c) nel greco troviamo o Christòs… o on epì pànton Theòs, dove l’inciso o on, che contiene il pronome relativo on, non può riferirsi al sostantivo Theòs che lo segue ma solo a Christòs che lo precede, come accade in altri passi come 2 Co 11:31.
· Fil 2:6 “…il Quale, essendo in forma di Dio, non reputò rapina l’essere uguale a Dio, ma annichilì Sé stesso…”.
La TNM traduce:
“il quale, benché esistesse nella forma di Dio, non prese in considerazione una
rapina, cioè che dovesse essere uguale a Dio”. Si tratta, a ben vedere, di una
traduzione che non regge alla luce del testo originale: nel greco, infatti, non
vi è alcuna espressione o regola grammaticale e sintattica che consenta di
giustificare l’inciso “cioè che dovesse essere”, aggiunto della TNM. Stavolta,
peraltro,
L’assenza dell’espressione aggiunta dalla TNM fa ben comprendere che il senso del passo è esattamente l’inverso di quello che vorrebbero far credere i tdg. Gesù, infatti, possedeva la morphè di Dio, cioè la Sua forma intrinseca, la Sua natura e la Sua essenza. Per confermare ciò, al v. 7 c’è scritto che Gesù prese la morphè di servo: Egli era “uguale” a Dio (greco: ìson) per natura ma non volle trattenere per Sé questa realtà meravigliosa e scelse piuttosto di abbassarsi e di annullarsi per noi uomini peccatori.
Un’altra traduzione errata della TNM è “benché esistesse” invece di “essendo”. Il greco porta qui upàrchon, che significa “rimanere, continuare ad essere” e conferma che Gesù, nella Sua vita terrena, continuò ad essere Dio nella Sua essenza, pur manifestandosi nell’esteriore come gli uomini in ogni cosa (v. 7,8).
· Col 2:9 “Poiché in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della deità…”.
La TNM traduce: “…della qualità divina”, ma anche qui mostra poco rispetto per il testo originale: viene confuso (intenzionalmente?) il termine greco qui adoperato, che è theotès, ovvero un sostantivo con valore primario che indica la natura divina, con l’altro sostantivo aggettivabile greco (thèiotes[40]) che renderebbe possibile la loro traduzione in quanto indica la qualità divina. In realtà, questo passo della Parola di Dio afferma esattemante il contrario di ciò che vorrebbero i tdg, e cioè che nella persona fisica (greco: somatikòs) di Gesù dimorò per 33 anni tutta la pienezza (greco: pan to plèroma) della natura divina. Il fatto che questa meravigliosa realtà spirituale sfugga alla comprensione razionale delle nostre piccole menti, non legittima nessuno a stravolgere la Parola di Dio a proprio piacimento.
· Tt 2:13 “…l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo…”.
La TNM traduce: “…del grande Dio e del nostro Salvatore Gesù Cristo”, ma si tratta anche qui di una traduzione errata, perché non osserva le regole della grammatica greca e tende (volutamente?) a distinguere le due Persone di Dio Padre e di Dio Figlio, dicendo che Quest’ultimo sarebbe “soltanto”[41] il Salvatore. In realtà per il greco, quando la congiunzione semplice kài collega o unisce due sostantivi aventi lo stesso caso, se l’articolo precede il primo sostantivo e non si ripete innanzi al secondo nome, esso si riferisce sempre alla stessa persona o alla stessa cosa che viene individuata dal primo sostantivo. Nel nostro passo abbiamo la frase tu megàlon Theù kài sotèros che soddisfa interamente le condizioni della regola predetta: sia Thèu che sotèros sono al genitivo singolare e pertanto l’articolo tu, anch’esso al genitivo, va riferito ad entrambi i sostantivi. La traduzione dei tdg sarebbe stata possibile e necessaria solo se il greco avesse eventualmente riportato[42] la diversa frase tu megàlon Theù kài tù sotèros, con la ripetizione dell’articolo tu.
Al di là di queste considerazioni esegetiche, si può anche sottolineare come la Bibbia non parli mai di un’apparizione (greco: epifanèia) di Dio Padre. Anche il contesto di Tt 2:13 non lascia intravedere quest’ipotesi, visto che la “grazia di Dio” è già apparsa in Gesù Cristo (v. 11). D’altronde, vedremo fra breve che la qualità di Salvatore[43] identifica Javè dell’AT e che pertanto non ha senso negare a Gesù l’attributo della deità e concederGli quello della salvezza, perché entrambi sono interscambiabili.
· Eb 1:3 “…(Gesù), essendo lo splendore della Sua gloria e l’impronta della Sua essenza…”.
La TNM traduce qui: “...il riflesso della [Sua] gloria e l’esatta rappresentazione del Suo stesso essere...”. Nella prima parte, la TNM rende male il senso della lingua originale, perché nel primo inciso viene adoperato il sostantivo apaugàsma, usato solo qui nel NT e che non significa semplicemente “riflesso” ma vero e proprio “fulgore, splendore”. Come i raggi solari non sono il sole ma il sole non può manifestare il suo splendore senza i suoi raggi e non può diffondere la sua luce senza di essi, così il Figlio di Dio è lo splendore del Padre e Lo fa conoscere a noi uomini.
Nella seconda parte, invece, la TNM traduce bene l’espressione greca ma, facendo così, contraddicono la loro traduzione precedente: Gesù è l’esatta rappresentazione di Dio Padre, è l’impronta della Sua essenza… quindi è lo splendore della sua gloria è non il semplice riflesso!
·
La TNM traduce qui: “…del nostro Dio e [il] Salvatore Gesù Cristo… del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo”. In questo passo troviamo due volte la stessa costruzione sintattica di Tt 2:13 ed è singolare che la TNM traduce correttamente al v. 11 mentre al v. 1 commette lo stesso errore visto poc’anzi. La TNM, peraltro, mostra tutto il suo imbarazzo aggiungendo un articolo fra parentesi quadre, che evidentemente sa bene di non poter giustificare alla luce della lingua originale.
Non è dato sapere se il v. 11 viene tradotto bene dalla TNM perché i tdg hanno tralasciato per una volta l’equivalenza fra le qualità divine di “Signore” e “Salvatore”, entrambe proprie solo di Javè alla luce dell’AT. Una cosa è certa: quando Pietro, al v. 2, vuole distinguere Dio Padre da Dio Figlio, lo fa usando una costruzione sintattica diversa da quella dei vv. 1 e 11 ed aggiunge un secondo articolo determinativo[44], per cui al v. 2 è possibile e necessaria la traduzione “nella conoscenza di Dio e di Gesù Cristo nostro Signore” (con TNM conforme).
· 1 Gv 5:20 “Noi siamo in Colui che è il vero Dio, nel Suo Figlio Gesù Cristo: Quello è il vero Dio e la vita eterna”.
La TNM traduce: “Siamo uniti al Vero mediante il suo Figlio Gesù Cristo. Questi è il vero Dio e la vita eterna”. La prima parte dell’inciso viene tradotta in modo assai discutibile dai tdg, perché la preposizione greca en viene resa con “mediante”: essa, invece, normalmente viene tradotta con “in”. Peraltro, l’espressione iniziale kài esmèn en tò alethinò viene resa inspiegabilmente con “siamo uniti al Vero”, mentre il senso di unione funzionale è assente nel greco, dove invece riscontriamo immedesimazione piena e completa.
E’ significativo,
peraltro, che nella seconda parte di questo passo la TNM contraddice la sua
stessa teologia traducendo bene e dichiarando che Gesù è il vero Dio! Inoltre,
nella terza parte dell’inciso
Altre prove scritturali concernenti la deità di Gesù Cristo si ricavano da una serena analisi dei vari testi biblici dell’AT dov’è usato il nome di Javè, confrontati coi brani del NT in cui troviamo il nome greco Iesùs Christòs ovvero il termine kùrios riferito al Cristo (ciò visto che i Settanta, nel tradurre in greco il nome di Dio dell’AT, usarono proprio il sostantivo kùrios = “Signore”).
In questa sezione intendiamo esaminare almeno tredici passi che trattano quest’argomento, escludendo quelli[45] che abbiamo già commentato nella precedente sezione e che riguardano il tema in esame.
· Dt 10:17 “il Signore, il vostro Dio, è il Dio degli dèi, il Signore dei signori…”
Mosè chiama espressamente Javè col titolo di “Signore dei signori”, che in Ap 17:14 e 19:16 viene chiaramente riferito all’Agnello di Dio e alla Parola di Dio, entrambi sinonimi di Gesù Cristo (cfr. Gv 1:1-3,29). Siccome ci sono tanti “signori” ma Uno solo è IL “Signore dei signori”, quest’ultimo titolo può essere riferito ad una sola Persona: Dio.
· Sal 23:1 “Il Signore è il mio pastore…”
In tutto l’AT è
Javè ad essere chiamato “Pastore”, sia con riferimento ai singoli (come nel Sal
23:1) sia in relazione al popolo d’Israele (es. Ez 34:11-16, anche se si parla
di un tempo futuro). Ebbene, nel NT lo stesso titolo di “Pastore” viene
attributo a Gesù Cristo (es. in
· Is 6:9-10; Gv 12:40 “…affinchè non vedano con gli occhi e non intendano col cuore, non si convertano e Io non li sani…”
Nel
brano di Isaia è senz’altro Javè a parlare (cfr v. 1), ma Giovanni aggiunge nel
vangelo: “Queste cose disse Isaia perché vide la gloria di Lui e di Lui
parlò” (v. 41), riferendosi molto chiaramente a Gesù Cristo (cfr vv. 36-37;
TNM conforme).
· Is 8:13-14 “L’Eterno degli eserciti, Quello santificate!… Egli sarà una pietra d’intoppo e un sasso d’inciampo per le due case d’Israele…” (cfr Is 28:16)
La TNM è conforme. Nel NT, in I Pt 2:6 viene citato questo passo e nel contesto vi sono chiari riferimenti a Gesù Cristo (v. 5) [46] e alla Parola (v. 8), due termini fra di loro equivalenti nella visuale biblica (la TNM è conforme).
· Is 40:3 “La voce di uno che grida: - Preparate nel deserto la via di Javè, appianante nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio! - ”
Questa profezia si realizzò nel ministero di Giovanni Battista, come ricordano tutti e quattro i vangeli (Mt 3:1-3; Mc 1:1-3; Lc 3:4; Gv 1:23). Ma tutti sappiamo, ed i tdg confermano, che Giovanni Battista ha preparato la strada di Gesù Cristo, ha appianato il sentiero del Figlio di Dio... e questo realizza una profezia dell’AT che si riferisce a Javè!
· Is 42:8 Dice l’Eterno: “Io sono Javè, tale è il Mio nome, e Io non darò la Mia gloria ad un altro… ” (cfr anche Is 48:11)
La TNM è conforme. La gloria di Dio è intrinseca della Sua stessa natura, e perciò non può essere ceduta ad un altro che non sia Dio stesso. In Gv 17:5, Gesù prega dicendo: “Ed ora, o Padre, glorificami presso di Te della gloria che avevo presso di Te prima che il mondo fosse” (TNM conforme). In cielo, dunque, Gesù aveva e adesso ha di nuovo la stessa gloria del Padre: Egli è Javè!
· Is 45:23 “… ogni ginocchio si piegherà dinanzi a Me, ogni lingua mi presterà giuramento”.
La TNM è conforme. In questo brano è senz’altro Javè a parlare (cfr vv. 21,22) e ciò è significativo alla luce di due brani del NT che lo citano: in Fil 2:10-11, dove Dio afferma che “…ogni ginocchio si piegherà ed ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore” e in Rm 14:9-11, dove si dice che “Cristo è il Signore dei vivi e dei morti” e dopo si cita Is 45:23. In entrambi queste citazioni del NT riscontriamo che è Gesù Cristo il Signore e che il greco per “Signore” dell’AT è kùrios, termine che la TNM non traduce qui “Geova” ma riferisce in questi casi al Figlio di Dio.
· Gioe 2:32 “…chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”
La TNM traduce “Geova” il tetragramma, reso nel greco della LXX da kùrios. E’ da notare che l’apostolo Pietro, parlando a Pentecoste dopo la discesa dello Spirito Santo, menzionò questo brano (cfr At 2:21). Anche in tale ultimo brano la TNM traduce (male) kùrios con “Geova” ma poi traduce (bene) il passo di At 4:12, che chiaramente si riferisce a Gesù il Nazareno (cfr v. 10), e legge: “non c’è salvezza in nessun altro, poiché non vi è sotto il cielo nessun altro nome fra gli uomini mediante il quale dobbiamo essere salvati”. Ciò che i tdg non vogliono far passare dalla finestra entra dalla porta principale: Gesù ha il nome di Javè, visto che (da un lato) il Dio dell’AT è l’unico Salvatore e che (dall’altro, per At 4:12) solo invocando il nome di Gesù si può essere salvati…
· Za 14:5 “…il Signore, il mio Dio, verrà, verrà e tutti i Suoi santi con Lui…”
E’ significativo che nel NT, in 1 Ts 3:13, lo Spirito Santo afferma a chiare lettere che “il Signore Gesù Cristo verrà con tutti i Suoi santi”, identificando ancora una volta il Figlio di Dio con Javè dell’AT.
La TNM traduce, piuttosto misteriosamente, la seconda parte di quest’inciso con: “alla presenza del nostro Signore Gesù Cristo con tutti i suoi santi”, riferendo così al Padre la venuta e l’apparizione di cui si parla poco prima. E’ una traduzione che non può reggere, nè alla luce del significato dei vocaboli presenti né della sintassi greca[47], ma anche con essa non si riesce ad evitare il riferimento a Gesù Cristo del termine “Signore”, che in greco è kurios e che rende il tetragramma ebraico del nome di Dio.
· Za 12:10 “…ed essi riguarderanno a Me, a Colui che hanno trafitto, e ne faranno cordoglio…”
La TNM riporta:
“ed essi riguarderanno a Colui che hanno trafitto”, con una significativa
iniziale maiuscola, che però non riesce a nascondere la mancanza di
quell’inciso (“a me”) che in questo caso fa
· Ef 4:8-11 “Salito in alto, Egli ha fatti prigionieri molti e ha fatto dei doni agli uomini… Egli era anche disceso nelle parti più base della terra…”.
In
questo caso troviamo una citazione, piuttosto libera, del Sal 68:18 ma quel che
giova sottolineare è come tale Salmo si riferisca chiaramente a Javè dell’AT,
mentre in Efesini l’apostolo Paolo parla chiaramente di Gesù Cristo…
· Eb 1:2,10 “(Dio Padre)… in questi ultimi giorni ha parlato a noi mediante il Suo Figlio… mediante il Quale pure ha creato i mondi…” (v. 2) “…Tu, Signore, nel principio fondasti la Terra e i cieli sono opera delle Tue mani” (v. 10)
Al v. 10 vi è una citazione di Sal 102:25, dove è chiaro il riferimento a Javè come soggetto destinatario del brano (cfr. vv. 16,19,21,22-25). In questo senso, bene hanno qui tradotto i LXX rendendo il tetragramma con kurios ed è significativo che Eb 12:10 si riferisca senz’altro a Gesù Cristo, che è lo Strumento mediante il Quale sono stati creati il cielo e la terra, ma che allo stesso tempo è il Creatore di tutte le cose (cfr Gv 1:3; Col 1:16).
· Eb 13:8 “Gesù Cristo è lo stesso, ieri oggi e in eterno”.
La TNM è conforme. L’eternità di Gesù e la Sua identità a Sé stesso nella storia e nell’eternità vanno correlate a quei passi dell’AT in cui Javè viene definito “il Primo e l’Ultimo” (Is 44:6, 48:12; TNM conforme) e dove si afferma chiaramente che al di là di Javè non esiste altro Dio.
Inoltre, Dio Padre viene chiamato “l’Alfa e l’Omega” in Ap 21:5-6, perché ci si riferisce a “Colui che siede sul Trono”, mentre Gesù Cristo viene chiamato allo stesso modo, “l’Alfa e l’Omega”, in Ap 1:8, 1:18 e 22:13. Nel primo passo, in particolare, è utile notare che la TNM traduce kùrios con “Geova Dio” ed attribuisce così a Gesù Cristo il titolo di unico e vero Dio.
Il Signore Gesù, nella Sua vita terrena, mostrò qualità e comportamenti che soltanto Dio poteva manifestare. Questi attributi e queste azioni dimostrano ulteriormente che Egli non era solo un uomo ma era Dio fatto uomo.
1. Attributi divini di Gesù
Oltre quelli già visti finora, possiamo evidenziare almeno altri sette attributi manifestati dall’Agnello di Dio durante la Sua breve vita terrena:
· onnipotente, come Lui stesso ha affermato in Mt 28:18, senza essere smentito né dagli apostoli né dal resto delle Sacre Scritture;
· immutabile, come troviamo in passi del tipo di Eb 1:8,12 e 13:8, specie se li confrontiamo con brani dell’AT come Ge 1:17 e Sal 102:27;
· perdonatore, tipica caratteristica di Dio Padre dell’AT (es. Es 34:7) presente più volte nella persona di Gesù Cristo (es. Mc 2:5-7);
· onnisciente : lo possiamo riscontrare in Gv 1:48, 2:25, 16:30 e 21:17 ed è un attributo esclusivo di Dio nell’AT (es. Ge 6:5);
· santo, come possiamo vedere in brani come At 3:14, che richiamano passi veterotestamentari riferiti a Javè, come Sal 71:22 e Is 41:16;
· senza peccato : solo Dio può essere così separato dal peccato da essere senza peccato (cfr Ab 1:13), e tale era la condizione di Gesù (es. Gv 8:46);
· onnipresente, attributo tipico di Dio solamente, del quale parlano testi come Sal 139:7-10 oppure Gr 23:24 e che ritroviamo in Gesù (es. Mt 18:20).
2. Azioni
divine di Gesù
In precedenza abbiamo già esaminato diverse attività del Figlio di Dio che Lo accomunano chiaramente a Dio Padre. Oltre a queste, ne evidenziamo qui almeno altre tre:
· guarì i malati, come leggiamo più volte nel NT (es. Mc 2:8-12) e ritroviamo nella prima parte della Bibbia solo in relazione a Javè (es. 2 Re 20:5-7);
· ebbe sotto controllo la natura: se nell’AT questo genere di sovranità appartiene solo a Dio Padre (es. Sal 65:7, 89:9), nel NT vediamo che Gesù operò indisturbato in tal senso (es. Mt 8:26);
· in futuro giudicherà i vivi e i morti, secondo quanto riportato nella Parola di Dio, solo in riferimento a Gesù (es. Gv 5:22,27) oppure a Javè (es. Sal 96:13).
Uno dei titoli più importanti fra quelli attribuiti a Gesù è senz’altro la qualifica di “Salvatore” (greco: sotèr), cioè di Colui che ha espiato i peccati dell’umanità. E’ interessante, sotto questo profilo, confrontare i diversi passi del NT, che parlano di questo titolo di Gesù, con i passi dell’AT che attribuiscono la medesima caratteristica a Javè. Tale confronto dimostra ulteriormente che Gesù Cristo, essendo IL Salvatore, per natura s’identifica con Dio Padre dell’AT.
1. Dio Salvatore nell’Antico Testamento
Nell’AT vi sono almeno tre brani che attestano chiaramente il fatto che solo Javè è Il Salvatore, l’unico e vero Salvatore del mondo:
· Is 43:11-12 “Io, Io sono YHWH e fuori di Me non c’è Salvatore. Io ho annunziato, salvato, predetto e non è stato un dio straniero che fosse tra voi”
La TNM è conforme per la prima parte (il v. 11) ma poi traduce il v. 12, avventurosamente, “quando fra voi non c’era nessun [dio] straniero”. La sostanza, però, non cambia, perché il dato fondamentale non viene intaccato: per la Parola di Dio non c’è nessun Salvatore al di fuori di Javè!
· Is 45:21-22 “Non v’è altro Dio fuori di Me, un Dio giusto, e non c’è Salvatore fuori di Me. Volgetevi a Me e siate salvati, voi tutte estremità della Terra!”
La TNM cambia leggermente la prima parte del versetto iniziale, traducendo: “…un Dio giusto e un Salvatore, non essendovi nessuno eccetto Me…”. Anche qui, però, il fatto fondamentale resta stabilmente confermato: solo Javè può salvare tutti gli uomini della Terra!
· Os 13:4 “…Tu non devi riconoscere altro Dio fuori di Me, e fuori di me non c’è altro Salvatore”
La TNM rende così: “non conoscevi nessun Dio eccetto Me e non c’era nessun Salvatore eccetto Me”. Viene conservata la stretta relazione biunivoca, per Javè, tra l’essere l’unico vero Dio e l’essere l’unico Salvatore degli uomini. I due concetti sono inseparabili e intimamente connessi. Ad ogni buon conto, nella traduzione della TNM dobbiamo rilevare due imprecisioni: il verbo ebraico thetà si trova al tempo imperfetto ebraico e non può essere tradotto con l’imperfetto italiano[49]; nella seconda parte non può giustificarsi la traduzione “c’era” in quanto non sussiste alcuna sequenza narrativa nel passo di cui trattasi.
2. Gesù Salvatore nel Nuovo Testamento
Nel NT vi sono almeno sei brani che affermano con grande evidenza il fatto che Gesù è il Salvatore e collegano in vario modo quest’attributo alla Sua deità, visto che nell’AT solo YHWH è il Salvatore:
· Gv 4:42 “Ora sappiamo che Questi è il Salvatore del mondo”
La TNM è conforme, e ciò risulta assai importante se consideriamo che, in questo brano, molti samaritani (che non erano giudei, come non lo siamo noi occidentali) proclamarono apertamente che Gesù era “il salvatore del mondo” e quindi anche delle loro anime.
· At 4:12 “E in nessun altro è la salvezza, poichè non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia dato agli uomini per il quale dobbiamo essere salvati”
In questo passo si parla chiaramente di Gesù (cfr soprattutto il v. 10) ed è significativo che, dopo la Sua morte e resurrezione, anche la testimonianza degli apostoli è univoca: Gesù è l’unico Salvatore, l’unico nome che può salvare… proprio come YHWH dell’AT! In questo senso, allora, con soddisfazione annotiamo che la traduzione dei tdg è conforme alle nostre…
· 1 Tm 2:3-6 “…Nel cospetto di Dio, nostro Salvatore, il Quale vuole che tutti gli uomini siano salvati… v’è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini: Gesù Cristo uomo, il Quale diede Sè stesso come prezzo di riscatto…”
La TNM è sostanzialmente conforme. Qui è Dio Padre ad essere chiamato “nostro Salvatore”, ma contemporaneamente si ricorda che Dio Figlio ha dato Sé stesso alla croce per salvarci. D’altronde, lo stesso nome “Gesù” significa “Javè salva”, tant’è vero che l’angelo rivelò a Maria il motivo per cui avrebbe dovuto dare quel nome al bimbo che sarebbe nato da lei: Gesù sarebbe stato “Colui che salverà il Suo popolo dai loro peccati” (Mt 1:21; cfr Lc 2:11).
· Tt 2:13 “…l’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore Gesù Cristo”
La TNM traduce (male) “…del grande Dio e del nostro Salvatore Gesù Cristo” e qui[50] c’interessa sottolineare soprattutto che i tdg non nascondono il titolo di Salvatore per Gesù, anche se cercano di sviare i loro proseliti sulla deità di Cristo. Ma è un tentativo che s’infrange sull’unica possibile traduzione del passo al nostro esame, che conferma in modo lampante che Gesù è Dio ed è anche il Salvatore, perché entrambi gli attributi sono propri solo di YHWH nell’AT! Gli stessi tdg, riconoscendo che Gesù è IL Salvatore, implicitamente affermano che Egli è Dio, perché l’unico vero Dio è anche l’unico Salvatore.
· Tt 3:4-6 “…la benignità di Dio, nostro Salvatore… Egli ci ha salvati… che Egli ha copiosamente sparso su di noi per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore…”
Anche in questo caso è significativo che la TNM sia conforme, perché in tal modo i tdg riconoscono allo stesso tempo che Dio è IL Salvatore e che Gesù è IL Salvatore… e di conseguenza, implicitamente, che Gesù è Dio, lo stesso Dio dell’AT.
·
La TNM, come già sappiamo[51], traduce (male) “… del nostro Dio e [il] Salvatore Gesù Cristo… del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo”. In questo passo vi è la stessa costruzione sintattica che troviamo in Tt 2:13 prima commentato: eppure, la TNM traduce diversamente rispetto alla sua stessa versione di Tt 2:13 e cerca di rendere in modo maldestro il v. 1, che evidentemente li imbarazza alquanto, aggiungendo un articolo determinativo che non esiste nel greco, che hanno però l’onestà di porre in parentesi quadre. Stranamente, la TNM traduce bene il v. 11, forse perché dimentica l’equivalenza fra “Signore” e “Salvatore” che troviamo sia nella LXX che nel NT.
3. La questione dell’espiazione dei peccati
In questa dottrina[52], così importante per l’intera soteriologia, la posizione dei tdg discende direttamente dall’eresia ariana: per loro, fino a questo momento l’espiazione è stata compiuta solo per metà da Dio, quando Gesù eliminò sulla croce gli effetti del peccato, e sarà completata dai sopravvissuti ad Armaghedon quando essi torneranno presso Dio e diventeranno i sudditi del suo governo teocratico che verrà stabilito sulla Terra.
Questa teoria è completamente contraria alla Parola di Dio.
Già l’AT insegna che soltanto il sangue può
compiere l’espiazione per i peccati, e che per quest’ultima sono del tutto
ininfluenti le opere dell’uomo (cfr Le 17:11). Nel NT, questa dottrina viene
chiarita e approfondita a motivo del sacrificio di Cristo: Egli è l’Agnello che
toglie il peccato del mondo (Gv 1:29), Egli che ha portato i nostri peccati sul
legno della croce (
Tra i conflitti dottrinali che normalmente insorgono con i tdg, uno dei cavalli di battaglia è la questione relativa al primo versetto del vangelo di Giovanni. Trattiamo separatamente la questione, sia per la sua rilevanza sia per inquadrarla meglio nel panorama complessivo della cristologia del NT: esamineremo, quindi, il testo greco di Gv 1:1 e daremo uno sguardo al monoteismo ebraico e cristiano, per poi dedicarci al vocabolario ed alla grammatica del passo al nostro esame[53].
1. Il testo greco di Gv 1:1 e le sue traduzioni
Cominciamo la nostra analisi con il menzionare il testo greco del nostro versetto e le sue due traduzioni che interessano maggiormente gli scopi del nostro lavoro, ovvero quella evangelica della Riveduta e quella del Nuovo Mondo.
· Testo greco: “En archè en o lògos kai o lògos en pros ton theòn kai theòs en o lògos”.
E’ di tutto rilievo sottolineare che nessuna variante compare nei manoscritti antichi con riferimento a questo versetto. Non è, pertanto, possibile avanzare alcun dubbio o proporre alcuna discussione per quanto concerne il testo greco di Gv 1:1, che presenta un’assoluta uniformità in tutti i manoscritti del NT[54].
· Traduzione della Revisione: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”.
E’ interessante
notare la sostanziale conformità delle altre traduzioni evangeliche: se
· Traduzione della TNM del 1967: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con il Dio, e la Parola era un dio”.
Non esiste una sola versione della TNM con riferimento a Gv 1:1, ed anche quest’aspetto non milita a favore della serietà delle traduzioni dei tdg: per esempio, nel 1987 la TNM leggeva l’ultima parte del nostro versetto con “era dio”, omettendo l’improbabile articolo indeterminativo che avevano maldestramente aggiunto vent’anni prima… in ogni caso, ad un attento studio ed in entrambe le varianti citate, la TNM risulta falsa ed errata almeno sotto tre diversi profili che ora ci accingiamo ad esaminare.
2. Il monoteismo ebraico e cristiano
L’apostolo Giovanni era un ebreo convertito a Cristo e pertanto, potremmo dire, doppiamente monoteista: non avrebbe mai potuto considerare l’inciso theòs come un sostantivo preceduto da un articolo indeterminativo (“un dio”), senza cadere in stridente contraddizione con la sua fede e senza scandalizzare i suoi confratelli.
I tdg affermano, talvolta, che la Bibbia parli di “dèi minori”, per cui non c’è da scandalizzarsi se Gesù sia uno di loro. Ciò è parzialmente vero: sia l’AT (es. Sal 96:4-5) che il NT (es. 1 Co 8:5-6; 2 Co 4:4) riconoscono l’esistenza di altri dèi, ma lo fanno in senso metaforico, affermando cioè che dèi essi sono solo nell’immaginazione del pagano e dell’incredulo, mentre in realtà vi è un solo vero Dio, creatore dei cieli e della terra. L’apostolo Paolo, per esempio, nel primo passo appena citato afferma che “per noi c’è un solo Dio, il Padre” (1 Co 8:6; TNM conforme), perché gli altri sono soltanto “cosiddetti dèi, tanto in cielo quanto in terra” (v. 5, con TNM sostanzialmente conforme) e altrove, lo stesso apostolo dei Gentili dirà che essi “per natura non sono dèi” (Ga 4:8; TNM conforme).
In realtà, allora, il cristiano è veramente monoteista, perché non nasconde che altri credano in supposti dèi diversi dal Dio della Bibbia, ma allo stesso tempo li considera delle falsità e delle nullità. Il tdg, invece, pur proclamandosi monoteista, dimostra di credere in una pluralità di dèi quando afferma che a fianco di Javè, unico vero Dio, vi siano anche altri dèi e fra questi pure Gesù Cristo, un “dio minore” e meno importante del loro “Geova”, ma pur sempre “un dio”.
Oltre a ciò, bisogna considerare che la parola greca theòs è usata circa 1.200 volte nel NT e quasi sempre con riferimento all’unico vero Dio: solo in 4 casi, nei versetti sopra menzionati, questo vocabolo viene usato in relazione a falsi dèi. Se questi, dunque, sono gli unici due usi della parola theòs nel NT, potremmo chiedere a un tdg se per lui Gesù è il vero Dio (visto che per quasi 1.200 volte theòs designa Javè) oppure un falso dio. Ed è significativo che, per loro, Gesù non sia né l’uno né l’altro ma solo “un dio minore”…
Infine, si può considerare la seconda affermazione di Gv 1:1, che la TNM rende: “e la parola era con [il] Dio”. Questa può essere messa a confronto con Dt 32:39, dove lo stesso YHWH afferma solennemente: “Io solo sono Dio e non v’è alcun dio accanto a Me!”. Ecco, allora, che per l’AT affianco all’unico vero Dio non poteva esservi alcun altro dio minore, come i tdg sostengono per Gesù: di conseguenza, alla luce dell’AT, il Cristo ha completa e perfetta natura divina e non è un dio di grado inferiore ma è Javè stesso fattosi uomo!
3. Il vocabolario di Gv 1:1
Nel commentare Gv 1:1, spesso i tdg affermano che anche alcuni traduttori cristiani leggono la terza dichiarazione con: “la parola era divina”, e in tal modo convaliderebbero la versione della TNM secondo cui “la Parola era un dio”.
Per ribattere a quest’assunto, occorre innanzitutto ricordare che qualsiasi traduzione della Bibbia, per quanto autorevole, non potrà mai sostituirsi all’autorità della Parola di Dio stessa. Ogni versione della Scrittura va raffrontata al testo sacro e solo alla luce di quest’ultimo può essere valutata la sua fedeltà al Vero. Detto ciò, va subito aggiunto che i “traduttori cristiani” di cui astutamente parlano i tdg, non sono altro che alcuni commentatori liberali e modernisti[55] che purtroppo negano l’ispirazione divina della Bibbia e traducono anche molti altri passi della Scrittura in modo incerto e parafrasato.
Oltre a ciò, non
va sottaciuto che sia un grave errore tradurre il sostantivo theòs con
l’aggettivo “divino” o altro simile, per il quale sarebbe stato necessario
l’aggettivo greco theiòs. Solo un traduttore inesperto o poco rispettoso
del testo sacro potrebbe confondere i due vocaboli: theòs significa
esclusivamente “Dio” nel senso di “Essere con natura divina”, e viene usato per
Gesù insieme al sostantivo astratto theotès (es. Col 2:9); dal canto
suo, theiòs significa invece “divino” ed è aggettivo per rendere le
qualità di Dio, che la Bibbia riferisce anche ai credenti (es.
4. La grammatica di Gv 1:1
Dal punto di vista grammaticale, i tdg fondano le loro teorie relative a Gv 1:1 basandosi soprattutto su due presupposti: (a) essendo stato omesso l’articolo determinativo davanti a theòs nel terzo inciso, quest’ultimo va tradotto in forma indefinita (“un dio” oppure “dio”) e non “Dio”; (b) c’è differenza fra il theòn della seconda proposizione, perché preceduto dall’articolo ton, e il theòs della terza proposizione perché è senza articolo: nel primo caso saremmo dinanzi all’unico vero Dio, nel secondo a “un dio minore”.
Nel rispondere a queste obiezioni, possiamo delineare almeno tre argomentazioni fondamentali:
· In primo luogo, dal testo originale notiamo che la terza frase di Gv 1:1 presenta il complemento predicativo theòs prima del verbo en e non dopo di esso, mentre invece il soggetto o lògos viene dopo il verbo e non prima di esso.
Questa costruzione sintattica è di fondamentale importanza per la corretta traduzione del nostro versetto, distinguendolo da quasi tutti gli altri 36 brani biblici che talvolta i tdg citano a sostegno della loro tesi, nei quali il soggetto precede il verbo e questo precede il complemento predicativo.
Ora, vi è una
regola di grammatica greca[57]
per la quale il complemento predicativo prende l’articolo quando segue
il verbo, mentre invece non deve prenderlo quando lo precede. Ciò significa
che, per com’è scritto Gv 1:1, la parola theòs non ha bisogno di
articolo e ciò non comporta in alcun modo che essa debba diventare
indeterminata (“un dio”) oppure che debba assumere una certa qualità
(“divina”). Se la traduzione della TNM fosse corretta, nell’originale avremmo
dovuto trovare l’articolo davanti al complemento predicativo, perché solo così theòs
avrebbe potuto avere un’accezione aggettivale per definire una qualità del
soggetto. Senza articolo, invece, theòs manifesta l’essenza stessa di o
lògos, che è quella di essere Dio : in altre parole, Gv 1:1 conferma
stabilmente che la Parola era ed è Dio, ovvero che Gesù Cristo ha natura divina
ed è
· In secondo luogo, si può evidenziare che parecchie volte gli stessi tdg, nella loro traduzione della Bibbia, seguono la regola grammaticale appena esposta.
In Gv 19:21, per esempio, la TNM correttamente traduce: “I capi dei sacerdoti dei Giudei dicevano a Pilato: - Non scrivere: ‘Re (greco: o basilèus) dei Giudei’, ma che Egli ha detto: ‘Io sono Re dei Giudei’ - (greco: basilèus eimì ton Iudàion)“. Se i tdg avessero tradotto qui come hanno fatto in Gv 1:1, avremmo dovuto leggere: ‘Io sono un re dei Giudei’, visto che davanti al complemento predicativo basilèus non vi è alcun articolo…
In almeno altri undici passi del NT troviamo theòs in funzione di complemento predicativo ed in posizione di precedenza rispetto al verbo, proprio come in Gv 1:1. In tutti questi casi, sempre la TNM traduce correttamente “Dio” e mai “un dio” oppure anche “dio”.
· In terzo luogo non possiamo sottacere quale sia il vero motivo dell’errata traduzione dei tdg: in realtà essi non riescono a trovare “ragionevole” che la Parola era presso Dio e che allo stesso tempo Essa fosse Dio. Analogamente, essi trovano “irragionevole” che l’uomo Gesù Cristo fosse anche Dio… ma è certo non si può fondare né giustificare una “ragionevole” teoria che scavalchi i dati testuali della Parola ispirata da Dio stesso…
Anche in merito a quest’aspetto della cristologia, i tdg hanno costruito una teoria che spesso sbandierano come l’unica conforme alla Bibbia. Coerentemente con la loro interpretazione (errata) di Gv 1:1, essi affermano che Gesù non è coeterno e consustanziale a Dio, ma è piuttosto un dio minore creato da YHWH prima di ogni altra creatura, ed inferiore a Lui perché semplice (anche se importante) essere spirituale ed angelico. I tdg basano questa loro teoria sui seguenti passi e dichiarazioni scritturali, per i quali desideriamo anche segnalare la corretta interpretazione biblica:
· Pr 8:22 “Il Signore mi formò al principio dei Suoi atti, prima di fare alcuna delle opere Sue ab antico”
La TNM traduce:
“Geova stesso mi produsse come il principio della Sua via, la prima delle Sue
imprese di molto tempo fa”. Di particolare interesse è il verbo ebraico qanàh,
che i tdg traducono “creare, produrre”: in realtà, l’ebraico ha per “creare” il
diverso verbo baràh, presente in Ge 1:1,27 e
E’ doveroso notare che altri traduttori, anche in campo evangelico, rendono il verbo di Pr 8:22 con “mi ebbe con sé, mi concepì”, facendo però riferimento alla Sapienza di Dio citata nel v. 12 e non a Gesù Cristo. In altre parole, con questa traduzione ci troveremmo di fronte ad un attributo divino (la sapienza) che verrebbe personificato e del quale si affermerebbe la coesistenza con Dio. A nostro parere questa traduzione non è necessaria, perchè non ha alcun senso sostenere che vi fu un tempo in cui Javè non aveva sapienza, e potrebbe anche essere fuorviante, in quanto potrebbe far pensare ad una qualche forma di Dio che non è YHWH come rivelato nelle Sacre Scritture.
·
Ap
3:14 “Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il
Principio della creazione di Dio”
La TNM in questo caso è conforme, e tutto il dibattito verte sulla parola resa con “principio”, che è il sostantivo greco archè. Questo viene utilizzato in Apocalisse altre due volte: (a) in 21:6 dove Colui che sede sul Trono, cioè Javè, dice di essere “il principio e la fine”: Egli è eterno ed il senso del vocabolo è quello di esprimere autorità, potere, comando; (b) in 22:13, dov’è Gesù[58] ad affermare di essere “il principio e la fine”, e questo conferma che la Bibbia associa il Figlio di Dio a Javè in termini di autorità, di potere e di comando.
Possiamo notare, inoltre, che la parola archè ha vari significati nel NT: (a) “principio, origine” come in Gv 1:1-2; (b) “primo di una serie” come in Col 1:18; (c) “estremità di una cosa” come in At 11:15; (d) “mezzo per cui qualcosa ha inizio”, ovvero una causa attiva o una sorgente primaria. Dato quest’ampio ventaglio di ipotesi, persino il teologo unitario Thayer, spesso menzionato dai tdg a favore delle loro dottrine, ritiene che in Ap 3:14 Gesù debba essere considerato l’origine della creazione di Dio (cfr Gv 1:1-2) e Colui che ha dato inizio alla creazione (cfr Gv 1:3; Col 1:16; Eb 7:3).
· Col 1:15-18 “...il Quale... è il Primogenito di ogni creatura ; poichè in Lui sono state create tutte le cose... tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in Lui. Egli è il Principio, il Primogenito dai morti…”
La TNM, seguendo
l’eresia di Ario per
Questo tipo di modifiche e di aggiunte al testo sacro, anche se poste in parentesi quadre, sono chiaramente condannate dalla Bibbia, sia nel Pentateuco (Dt 4:2) che nei libri sapienziali (Pr 30:5-6) e nell’Apocalisse (22:18), e aprono le porte al giudizio di Dio. I tdg, dal canto loro, cercano di giustificarsi citando Lc 13:2,4 dove la TNM non viene contestata quando aggiunge “altri” fra parentesi quadre a “tutti i Galilei” e a “tutti gli abitanti di Gerusalemme”: in questi due casi, però, non si tratta di vere e proprie aggiunte al testo sacro, perché possono anche ritenersi implicite e non modificano assolutamente il senso del passo, al contrario di quanto accade in Col 1:15-18.
Sotto altro
profilo, possiamo notare che in Gv 1:3
Col 1:15-18 contiene in sé un altro profilo di acceso dibattito coi tdg, che riguarda il termine primogenito (greco: protòtokos) che essi interpretano nel senso di “prima creatura, primo essere creato”. Ma la lingua greca ha, per tale ultima accezione, il diverso termine protoktìsteos, mentre invece il nostro protòtokos viene usato nel NT esclusivamente nel duplice senso di “primo nato da una donna” (es. Mt 1:25; Eb 11:28) oppure di “primo per rango o dignità” (es. Rm 8:29; Eb 1:6, 12:23; Ap 1:15), ma non contiene mai l’idea di qualcuno che sia stato creato.
In Col 1:15-18 protòtokos viene usato senz’altro nel significato di “primo per rango o per dignità”, prevalente nel NT e per lo più riferita a Persona elevata a condizione di privilegio e/o di assoluta dignità morale[59]. Tra l’altro, anche in Rm 8:29 ed Eb 1:6 la stessa parola “primogenito” si riferisce a Gesù in relazione alla Sua particolare posizione d’onore rispetto ai credenti.
Possiamo concludere ricordando che in Col 1:15-18 Gesù viene presentato contemporaneamente come “Primogenito della creazione” e come “Primogenito dai morti”. Nel primo senso, Egli è considerato nella Sua supremazia su tutte le cose create e come inizio della nuova creazione dei nati di nuovo. Nel secondo senso, Gesù viene rapportato sia alla Sua vittoria sulla morte, che Lo pone in una posizione unica in tutta la storia, sia alla Sua preminenza per quanto riguarda la resurrezione: Egli è stato il primo a risorgere con un corpo glorioso ed è comunque il primo per importanza[60] rispetto a tutti gli altri uomini e donne che in futuro risusciteranno per la potenza di Dio.
·
“Gesù
è l’Unigenito di Dio”
Nel NT viene detto, in Gv 1:14,18 e 3:16,18 nonché in I Gv 4:9, che Gesù è “l’Unigenito (Figlio) di Dio”, con l’uso del termine greco monoghènes.
Per i tdg questo termine dovrebbe essere inteso nel senso di “unico generato”: seguendo anche qui l’eresia ariana, per i tdg Gesù sarebbe la prima e maggiore creatura di Dio, ma diversa ed inferiore rispetto a Lui per quanto riguarda la Sua natura o essenza. In questo, a ben vedere, i tdg vanno oltre lo stesso Ario il quale, per fondare questa dottrina, non osò adoperare monoghènes ma piuttosto ghegheuèmenon, participio perfetto del verbo ghìnomai che significa “diventare”. Di conseguenza, per Ario il Signore Gesù “divenne, venne all’esistenza” in un tempo passato che non implica in alcun modo l’idea di “essere creato o generato”, come invece sostengono i tdg.
Oltre a ciò, va rilevato che i LXX usarono la parola greca monoghènes per tradurre nell’AT la parola ebraica iachìd, che significa “unico nel suo genere” ed esprime soprattutto affetto e tenerezza, senza avere in sé il senso di “generare”. D’altronde, in tutto il NT il vocabolo monoghènes viene tradotto esclusivamente in due maniere: “unico, solo” (es. Lc 7:12, 8:42, 9:32) oppure più specificatamente “unigenito” (es. Eb 11:17, dove però ha il senso di “prediletto”[61]). Di conseguenza, possiamo concludere che laddove il NT parla di “Unigenito” con riferimento a Gesù, vuol intendere esclusivamente “unico nel suo genere” ovvero al limite “prediletto”.
·
Gv
1:1-3,14
Abbiamo già trattato questi meravigliosi versetti[62], e qui vogliamo solo evidenziare come in essi troviamo ulteriori prove dell’esistenza eterna di Gesù , che è distinto dalla creazione perché Egli stesso è il Creatore.
Nei primi due versetti compare ben quattro volte la forma verbale greca en, tradotta “era”, che si riferisce alla Parola ovvero a Gesù. Si tratta dell’imperfetto indicativo del verbo eimì (= essere), che in greco indica non un passato cristallizzato nel tempo ma uno stato continuo ed anche - in questo caso - un’esistenza assoluta e al di fuori del tempo. Si potrebbe anche rendere con l’espressione: “la Parola era da sempre Dio ed è sempre Dio”.
Nel terzo versetto, invece, compare due volte la forma verbale eghèneto, tradotta con: “è stata fatta”. In questo caso, invece, abbiamo un aoristo indicativo del verbo ghìnomai, che indica un tempo passato ben preciso: la creazione ha avuto luogo in un momento determinato della storia e questo è ormai cristallizzato in un tempo ben definito. Così, è significativo che anche il v. 14 riporta eghèneto quando sta scritto: “La Parola è stata fatta carne e ha abitato per un tempo fra noi”, parlando del periodo storico determinato in cui Gesù ha vissuto in mezzo a noi uomini[63].
Il brano di Gv
1:1-3,14, pertanto, anche sotto il profilo grammaticale, dimostra da un lato la
preesistenza e la deità di Gesù e dall’altro lato il Suo temporaneo ingresso
nella creazione come uomo simile a tutti gli altri. D’altronde, è bene
ricordare che
·
“Tu
sei il Mio figlio, oggi Io ti ho generato”
Così dice la Scrittura in diversi passi, sia dell’AT (Sal 2:7) che del NT (At 13:33; Eb 1:5, 5:5) ed anche qui i tdg sostengono che questi brani attestano la creaturalità di Gesù, il Quale avrebbe avuto un inizio e pertanto sarebbe diverso ed inferiore a YHWH.
In realtà, questi brani pur contenendo dei verbi che dobbiamo tradurre con “generare”, non implicano l’idea di “creare” quanto piuttosto si riferiscono in vario modo alle occasioni in cui la condizione di Figlio fu manifestata in modo speciale in Gesù, con riferimento soprattutto alla Sua resurrezione.
Nel Sal 2:7, in particolare, viene profetizzato il momento in cui Gesù sarà proclamato Re in modo speciale (v. 6) attraverso il Decreto divino di cui parla anche Rm 1:4 e che ha ad oggetto la resurrezione di Cristo. In At 13:33, poi, è evidente il rapporto con la resurrezione di Gesù, ed Eb 1:5, 5:5 si riferisce al momento in cui Gesù fu proclamato sommo Sacerdote, ovvero dopo la Sua resurrezione ed ascensione (cfr Eb 1:3).
Gesù Cristo è morto per i nostri peccati ed è risorto per la nostra giustificazione (Rm 4:25) e se Egli non fosse stato risuscitato dai morti, vana sarebbe la nostra fede in quanto noi saremmo ancora morti nei nostri peccati (1 Co 15:17). La risurrezione, dunque, è un elemento centrale dell’opera di Cristo per l’umanità ed è un inalienabile elemento di fede per tutti i cristiani. Su questa dottrina, così basilare per la Parola di Dio, i tdg hanno una posizione a dir poco singolare: per loro Gesù non risuscitò fisicamente ma solo come un “essere spirituale divino”. In altre parole, secondo la Torre di Guardia, Gesù prese solo le forme umane necessarie per essere veduto dai discepoli, ma in realtà il Suo corpo crocifisso rimase nel sepolcro oppure si dissolse in un gas.
La Bibbia, naturalmente, contiene insegnamenti molto diversi in merito alla risurrezione di Cristo. Oltre ai brani già citati e agli altri che trattano quest’argomento sotto il profilo dottrinale[64], la storicità della resurrezione del corpo fisico del Figlio di Dio viene attestata almeno dai seguenti cinque passi del NT:
· Gv 2:19-21 “Disfate questo tempio e in tre giorni Io lo farò risorgere… ma Egli parlava del tempio del Suo corpo”
Anche se i giudei non capirono il discorso di Gesù (ed effettivamente erano parole “oscure”…), ai fini del nostro studio ciò che conta è il dato di fatto: il Figlio di Dio predisse la Sua resurrezione corporale, perché il Tempio giudaico non era soltanto un’entità “spirituale”!
· Gv 20:24-29 “…- Abbiamo veduto il Signore! -… Venne Gesù, a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro… - Perché Mi hai veduto, tu hai creduto -…”
Nella Sua prima apparizione ai discepoli, che per paura erano chiusi in casa (v. 19), il Signore si fa vedere da loro in tutta la Sua fisicità e mostra le mani e il costato, tanto che i discepoli credono e si rallegrano (v. 20). L’incredulo Tommaso vuole anch’egli “vedere” il segno dei chiodi nelle mani di Gesù (v. 25) e quando il Signore risorto si presenta in mezzo a loro, dice anche a lui: “Porgi qua il dito e vedi le Mie mani…”. A quello spettacolo meraviglioso e reale, l’apostolo non allunga la mano per verificare, perché gli basta aver visto il corpo fisico del Cristo risorto, e risponde: “Signor mio e Dio mio!”.
· Lc 24:36-44 “Gesù stesso comparve in mezzo a loro… ma essi pensavano di vedere uno spirito… - Perché vi sorgono in cuore tali pensieri? Guardate… sono Io! -…”
Nella narrazione parallela di Luca, relativa all’episodio di Tommaso, troviamo qualche dettaglio in più: nella Sua prima apparizione, Gesù fu considerato all’inizio “uno spirito” (v. 37), proprio come predicano i tdg. Ma il Signore stesso li convinse del contrario, dopo averli esortati a “guardare” le sua mani e i Suoi piedi ed a “toccarLo”, perché certamente “uno spirito non ha carne ed ossa come vedete che ho Io” (v. 39). A questo punto i discepoli sono gioiosi ma ancora stupiti (v. 41) e si convincono solo quando Gesù mangia del pesce in loro presenza (v. 43). Come i primi discepoli, anche molti tdg hanno bisogno di una rivelazione dall’Alto del Cristo risorto, perché essi pensano ancora che Egli sia uno spirito…
· At 10:40-41 “Dio Lo ha risuscitato il terzo giorno e ha fatto sì che Egli si manifestasse… a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con Lui…”
Pietro ricorda al centurione Cornelio che Dio ha risuscito dai morti il suo Unigenito, come profetizzavano le Scritture, e che Egli si è fisicamente manifestato ai discepoli, tanto da aver addirittura mangiato e bevuto con loro. Il racconto di Luca viene confermato da uno dei presenti, e nessuna teologia umana potrà cambiare la verità della risurrezione fisica di Gesù[65].
·
In questo passo,
assi dibattuto coi tdg, la TNM è conforme tranne “…anche Cristo morì una volta
per sempre… essendo reso vivente nello spirito…”. I tdg usano molto questo
brano per sostenere la loro dottrina, dimenticando che tutti i racconti della
risurrezione di Cristo fanno capire che quest’ultima avvenne col corpo fisico
di Gesù, che sparì dalla tomba.
Per questo, in merito al nostro passo va evidenziato il senso dell’espressione finale: quando Gesù morì sulla croce, cessò l’esistenza terrena della Sua “carne” (greco: sarx) intesa come corpo mortale attratto dal peccato. A quel punto, Egli fu vivificato quanto allo “spirito” (greco: pnèuma) cioè fu reso vivente in relazione al Suo spirito che fu riunito al Suo corpo, trasformato e glorioso ma pur sempre fisico e riconoscibile[66] (“primizia di quelli che dormono, come ricorda 1 Co 15:20).
Anche in relazione alla certezza cristiana del ritorno fisico del Signore Gesù su questa Terra, i tdg sostengono una teoria piuttosto bizzarra: secondo loro, Gesù è già tornato nel 1914 ma solo spiritualmente e non fisicamente, e dopo quell’occasione Egli non ritornerà più su questa Terra. In altre parole, per i tdg la speranza cristiana sarebbe vana e non terrebbe conto di quanto disse Gesù stesso in Gv 14:19, quando affermò: “il mondo non mi vedrà più”. Per i tdg Gesù è già presente su questo pianeta, ma solo nello spirito, e nessuno può vederlo perché ciascuno di noi fa parte del “mondo”: solo i tdg lo vedono…
La Parola di Dio, come si può immaginare, ha posizioni ben diverse da quelle predicate dai tdg. Ad esempio, la Scrittura afferma a chiare lettere che Gesù è sempre presente in spirito nella sua Chiesa (cfr Eb 13:5; Mt 28:20) ma allo stesso tempo predice che Egli un giorno apparirà in forma visibile a tutti e ritornerà corporalmente. Almeno i seguenti sei brani del NT parlano di quest’aspetto:
· Tt 2:13; 1 Tm 6:14 “…aspettando l’apparizione della gloria di Cristo Gesù… fino all’apparizione del nostro Signore Gesù Cristo”
E’ evidente che in questi passi si parli di un’apparizione visibile e verificabile, anche perché il vocabolo greco usato qui è epiphanèia, che significa proprio “manifestazione visibile”.
· Mt 24:30 “…tutte le tribù della Terra… vedranno il Figlio dell’Uomo venire sulle nuvole del cielo”
Qui è Gesù stesso a predire il Suo futuro ritorno fisico sulla Terra, citando indirettamente Za 12:10, ed è chiaro che Egli si riferisca ad una Sua presenza fisica e visibile che sarà verificabile addirittura da tutti i popoli presenti sulla Terra di quel momento storico futuro!
· I Ts 4:16-17 “…il Signore stesso… scenderà dal cielo… e così saremo sempre con il Signore”
Si tratta del Rapimento della Chiesa di Cristo: presto Egli tornerà dal cielo a prendere i Suoi, e in questo caso la Sua venuta o apparizione sarà visibile solo per i credenti, ma non meno reale e fisica[67].
· At 1:9-12 “E detto questo fu elevato… - Questo Gesù…verrà nella medesima maniera che l’avete visto andare in cielo -…”
In questo passo viene descritta la meravigliosa ascensione al cielo del Signore risorto, alla quale i discepoli assistettero attoniti perché Lo videro coi loro occhi salire in alto fisicamente. “Nella medesima maniera”, dirà l’angelo, il Signore tornerà dal cielo… e se è stato elevato col corpo, possiamo star certi che alla stessa maniera Egli ritornerà!
· Ap 1:7 “Ecco, Egli viene con le nuvole ed ogni occhio Lo vedrà…”
Anche nell’ultimo libro della Bibbia c’è un chiaro riferimento al ritorno fisico di Gesù: Egli tornerà e questo sarà visibile a tutti… e forse molto presto!
A conclusione di questo capitolo, elenchiamo altri sette brani scritturali che spesso vengono menzionati dai tdg nelle loro discussioni religiose. Per ciascun brano presenteremo brevemente la posizione ufficiale dei tdg ed una spiegazione biblica sul suo contenuto.
· Gv 14:28 “… perché il Padre è maggiore di Me…”.
La TNM è conforme, e da questo passo i tdg solitamente deducono la diversa natura e la superiorità di Dio Padre (cioè del loro “Geova”) su Dio Figlio (che per loro è solo “un dio”).
Ogni brano della Scrittura va visto nel suo contesto, e qui scopriamo che nei versetti precedenti Gesù parla come uomo, con tutti i limiti di questa condizione per lui durata solo trentatré anni. Inoltre, Egli usa l’aggettivo greco mèizon, che indica un termine di quantità (in Gv 14:12 è usato di nuovo…) ovvero una posizione (per Lui provvisoria). Se Gesù avesse voluto determinare un paragone per natura o dignità avrebbe usato l’altro aggettivo krèitton, che indica invece una qualità ed è per esempio adoperato anche in Eb 1:4 per stabilire il rapporto fra Gesù e gli angeli[68].
Per comprendere meglio la differenza tra mèizon e krèitton possiamo fare un esempio: un essere umano può essere contemporaneamente krèitton rispetto al suo gatto, perché ha una natura diversa, è mèizon rispetto a suo figlio che gli deve ubbidienza perché sussiste una posizione differente. Gesù, nella Sua vita terrena, è stato Figlio ed in quel periodo Dio Padre era per Lui mèizon ma giammai krèitton[69].
· Gv 17:3 “Questa è la vita eterna: che conoscano Te, il solo vero Dio, e Colui che Tu hai mandato, Gesù Cristo”.
La TNM è sostanzialmente conforme, ed anche qui i tdg traggono l’idea della differente natura di “Geova” e di Gesù: il primo sarebbe l’unico vero Dio e il secondo soltanto un Suo messaggero.
Come per il brano di Gv 14:28, il Signore Gesù sta parlando qui ad ebrei che conoscevano benissimo la realtà di un Dio che abita i luoghi inaccessibili. Allo stesso tempo, Egli parla da uomo e da Messia inviato dal Padre a rivelare la salvezza eterna nel Suo sangue. Gesù è l’uomo-Dio che ha fatto conoscere il Padre, ed è anche la Parola fatta carne che ha rivelato tutta la profondità dell’amore di Dio. Non c’è differenza nella natura fra il Padre e il Figlio, perché quest’ultimo è l’Iddio incarnato che talvolta, come in questo caso, nel Suo ministero terreno parlò come uomo, pur rimanendo perfettamente Dio.
· 1 Co 11:3 “…il capo della donna è l’uomo e il capo di Cristo è Dio”.
La TNM è sostanzialmente conforme, anche se aggiunge un “a sua volta” che non troviamo nell’originale e comunque non stravolge il senso del passo. Per i tdg, questo brano confermerebbe la diversità di natura e di essenza tra il Padre e il Figlio, visto che il primo è “capo” del secondo.
In realtà, non
v’è chi non veda l’intrinseca erroneità di questo ragionamento: anche in questo
passo biblico, infatti, si parla di posizione e non di natura. La donna,
infatti, per Dio non è inferiore all’uomo per dignità ed essenza, ma gli deve
sottomissione per ubbidienza all’ordine stabilito da Dio per
Oltre a ciò, evidenziamo che in questo passo viene usato il vocabolo greco kefalè, che significa “capo” ma nel senso di “testa” e non di “autorità dispotica”: come la donna non è inferiore all’uomo per natura e non gli deve ubbidienza cieca come ad un tiranno, così Dio Figlio non era inferiore per natura a Dio Padre neppure nella Sua vita terrena, ma in quei trentatrè anni mostrò ugualmente ubbidienza e sottomissione filiale.
· Lc 18:18-19 “…perché mi chiami – Buono - ? Nessuno è buono salvo Uno solo, cioè Dio…”.
La TNM è conforme, e i tdg deducono in genere una differenza sostanziale nell’essenza di “Geova” rispetto a quella di Gesù: il primo sarebbe l’Unico buono per natura, e il secondo sarebbe solo un semplice uomo.
In realtà, però, Gesù si è autodefinito “buono” in altre occasioni (es. Gv 10:11) e quindi sapeva bene di esserlo. Nel nostro episodio, piuttosto, Egli cerca di portare il giovane ricco alla percezione della Sua Deità, facendogli capire che se lo chiama “buono”, già lo sta considerando non un semplice maestro ma Dio stesso. Esattamente il contrario di ciò che affermano i tdg…
· Mc 13:32 “… ma quant’è a quel giorno e a quell’ora, nessuno li sa, neppure il Figlio, ma solo il Padre…”.
La TNM è conforme, ed anche qui i tdg ricavano la conclusione che Gesù non era e non è Dio perché non era e non è onnisciente come il Padre.
La tesi dei tdg
non tiene conto di quanto afferma tutto il NT in materia: Gesù conosceva ciò
che era accaduto o sarebbe accaduto in altri luoghi rispetto a quello in cui
Lui si trovava (es. Mt 17:24-27; Mc 14:13-14; Gv 1:48-49) e pure dimostrò di
conoscere bene gli avvenimenti futuri, ancorché non riguardanti sempre la Sua
persona (es. Mt 12:39-40; Mc 13:14;
Gv 6:70-71).
Nel nostro caso, bisogna riconoscere che ci troviamo dinanzi ad una limitata conoscenza da parte di Gesù, che però parla anche qui nella Sua veste provvisoria di Figlio fatto uomo, il Quale poteva dire soltanto ciò che aveva imparato dal Padre (Gv 5:20, 8:28) ed evidentemente quest’aspetto non Gli era stato rivelato fino a quel momento della Sua vita terrena.
· Mt 28:18 “Ogni potestà mi è stata data, in cielo e sulla terra…”.
La TNM è sostanzialmente conforme, eccetto per “autorità” invece di “potestà”, ma ciò non cambia di molto il senso del passo. Quello che più conta, magari, è che i tdg, sulla base di questo brano, affermano che il verbo “mi è stata data” individua e conferma l’inferiorità di Gesù rispetto a “Geova”.
A ben vedere, però, questa posizione trascura un dato di fondamentale importanza: chi ha ricevuto e ha adesso tutto il potere e l’autorità, non è forse pari a Chi ha la stessa autorità e lo stesso potere, cioè Dio? Il fatto, poi, che Gesù ha ricevuto ogni forma e tipo di potestà dopo la Sua vittoria sulla morte e sul peccato, da un lato conferma l’autenticità storica della Sua resurrezione fisica, e dall’altro è in linea con quanto afferma la Parola di Dio in altri passi.
Gesù è stato sovranamente esaltato nei cieli (Fil 2:9) e ha ricevuto dal Padre tutta una serie di privilegi assolutamente eccezionali, che ora Lo pongono in una posizione unica e altissima: Egli ha ricevuto nuovamente la gloria che aveva già prima che il mondo fosse (Gv 17:5) ed anche ha il Nome che è al di sopra di ogni altro nome (Fil 2:9)… e così Egli ha di nuovo anche ogni potere e autorità!
· 1 Co 15:28 “…anche il Figlio stesso sarà sottoposto a Colui che Gli ha sottoposto ogni cosa…”.
La TNM traduce “il Figlio stesso si sottoporrà…”, ma si tratta di un clamoroso errore grammaticale, perché la forma verbale presente in questo versetto è il passivo upotaghèsetai che certamente[70] non può essere reso con una forma attiva! Ad ogni modo, anche alla luce di questa palese scorrettezza, che dimostra ancora una volta poco rispetto nei confronti del testo sacro, i tdg sostengono che Gesù è subordinato al Padre perché dotato di natura diversa ed inferiore.
Diamo anche uno sguardo al contesto del brano, specie al v. 24: sussiste perfetta armonia tra Padre e Figlio, parallelamente alle limitazioni di Gesù dovute al Suo particolare ministero, che ha uno scopo ben preciso: sottoporre ogni cosa al Padre. Quando ciò avverrà, anche Cristo Gli sarà sottoposto, nel senso che Gli consegnerà il Regno, ormai realizzato e conquistato. Dopo di ciò, Dio – da intendersi qui come l’Iddio trino! - sarà “tutto in tutti” (v. 28) ed allora finalmente cesseranno le speculazioni razionali dell’uomo dinanzi all’immensità di un Signore che non è ingabbiabile dentro certe lugubrazioni mentali delle Sue misere (e amate!) creature.
Prima di concludere il nostro esame delle principali dottrine dei Testimoni della Torre di Guardia alla luce della Parola di Dio, desideriamo dedicare quest’ultimo capitolo ad altri cinque argomenti spirituali sui quali talvolta può esservi confusione nelle chiese cristiane in merito al giusto atteggiamento ed alle migliori risposte da dare ai tdg che bussano alle nostre porte.
La prima dottrina dei tdg che intendiamo esaminare in questo capitolo, alla luce delle Scritture, è quella concernente l’escatologia, con particolare riferimento al Millennio, al Regno di Dio ed a coloro che i tdg chiamano “i 144.000 Unti”. Per ciascuno di questi tre aspetti della dottrina delle ultime cose, vedremo prima quale sia la posizione dei tdg e poi la confronteremo con i dati forniti dalla Parola di Dio.
1. Le dottrine della Torre di Guardia
Per i tdg, nell’eternità si avranno vari livelli di localizzazione dell’umanità, cui corrisponderanno altrettante classi di persone:
· I cieli, dove vi sarà una chiara gerarchia di potere: sopra di tutti vi sarà “Geova Dio”, poi Cristo Re con il suo “corpo” di 144.000 Unti o super-fedeli tdg, altresì denominati come “Israele spirituale”. Questi ultimi regneranno invisibilmente su tutto il creato, ivi compresi gli angeli e tutti gli altri tdg.
· La terra, trasformata in “paradiso”, sarà dominata dai “figli di Gesù Cristo”, i quali a loro volta saranno capeggiati dai Patriarchi e dai Profeti dell’AT, ed al loro seguito vi saranno tutti i tdg rimasti fedeli sino alla fine ma non rientrati nel novero dei 144.000, cioè la “grande folla”, che vivranno per sempre come sudditi sulla terra rigenerata.
· Il destino degli “ingiusti”. Dal momento che i tdg pensano che non esista nessun inferno, essi affermano pure che dopo la battaglia di Armaghedon gli “ingiusti” verranno risuscitati e chi mostrerà lealtà verso il regno teocratico terreno rimarrà nel “paradiso”, mentre gli altri saranno distrutti per sempre insieme a Satana.
2. I “144.000 Unti”
Esaminiamo ora
quanto afferma
·
Per quanto concerne i “144.000 Unti” del capitolo
7 di Apocalisse, notiamo subito che qui ci troviamo in una parentesi temporale
fra il sesto e il settimo sigillo di cui parlano i capitoli 6 e 8. Si e’
appena conclusa
A questa
dichiarazione segue l’elenco dei 144.000, per i quali si può dire che: (a)
saranno persone vive in quel momento e non defunte; (b) saranno sulla
terra in quel momento e non in un altro luogo; (c) lo scopo del
segno sulla fronte non avrà carattere eterno ma servirà solo a proteggerli
dalle distruzioni che avverranno dal settimo sigillo in poi di Ap 8; (d)
saranno ebrei fisicamente esistenti[71]:
più precisamente, si tratta di 12.000 persone per ciascuna delle tribù
d’Israele, convertite a Cristo durante
· In riferimento, invece, ai 144.000 del capitolo 14 di Apocalisse, la semplice lettura del brano scritturale chiarisce che si tratta di una situazione ben diversa rispetto a quella del capitolo settimo.
Tali persone, innanzitutto, si troveranno in cielo in quel momento, visto che essi “sono stati riscattati dalla terra” ed anche “fra gli uomini” e in quel momento si troveranno “davanti al Trono e davanti alle quattro creature viventi e agli anziani” (v. 3,4; cfr 1:4; 4:5-6,10; 8:3). La loro separazione dal resto dell’umanità è fisica oltre che spirituale: da un lato essi “seguono l’Agnello dovunque vada” (v. 4), e Cristo non tornerà fisicamente sulla terra se non con gli eventi descritti nel successivo capitolo 19; dall’altro viene scritto che “nella loro bocca non è stata trovata menzogna e sono irreprensibili” (v. 5), mentre sulla terra dominerà il peccato durante i sette anni della Grande Tribolazione[73].
In secondo luogo,
questi 144.000 sono delle “primizie per Dio e per l’Agnello” (v. 4),
ovvero cronologicamente i primi di una più grande messe. A questo punto, per la
loro identificazione potrebbero esservi due possibilità: (a) potrebbero essere
gli stessi 144.000 del capitolo 7, ormai uccisi per la loro testimonianza e i
primi ebrei convertiti della grande Tribolazione ad aver raggiunto il Padre;
(b) potrebbero essere i credenti della Chiesa, anch’essi convertiti e poi
uccisi durante
3. La “grande folla”
Per quanto riguarda, poi, la “grande folla” di cui si parla nel capitolo 7 di Apocalisse, ad una semplice lettura del testo appare chiaro che si tratti non di ebrei ma piuttosto di gentili[74], in quanto essi “provengono da ogni nazione, tribù, popolo e lingua” (v. 9). Ma questo non significa che siano tdg, perché dal contesto del brano notiamo che essi saranno i credenti che avranno vissuto le tragedie della Grande Tribolazione (v. 14), cioè saranno i martiri cristiani dell’ultimo periodo di tirannia dell’Anticristo sulla terra.
Nel momento in cui l’apostolo Giovanni vede questa grande folla, inoltre, essi non si trovano sulla terra ma sono nel cielo davanti al Trono di Dio (v. 9,15; cfr v. 11). E’ il Signore stesso a confortarli, mentre l’Agnello li ciba, li custodisce e li guida “alle fonti delle acque della vita” (v. 17) che sono nel cielo (cfr 22:1).
Questa “grande folla”, infine, serve del continuo Dio nel Suo Tempio (v. 15) e non sono quindi sulla terra: essa non può che trovarsi, a quel punto, nei luoghi celesti alla presenza del Signore.
4. Le altre dottrine escatologiche
Esaminiamo infine, più sommariamente[75], gli altri aspetti dell’escatologia accennati nel primo paragrafo di questa sezione. In generale, possiamo dire che la Bibbia smentisce clamorosamente i tdg, anche per quanto concerne questi aspetti, e più in particolare:
·
In merito al destino della terra, che secondo i tdg sarà eterno e vedrà
il Regno di Dio instaurato visibilmente e per sempre, ricordiamo che la
Scrittura afferma senz’altro la prossima venuta di un Regno di mille anni sulla
terra (Ap 20:1-6), ma anche della fine di questo Regno milleniale (v. 7-10). In
quel momento, peraltro, la terra sarà arsa (
· In ordine, poi, al Regno di Dio, la Bibbia insegna che esso non presenterà gerarchie e classi, né alcun tipo di autoritarismo in senso umano, come invece insegnano i tdg[76]. Esso si svolgerà prima sulla terra, per la durata di mille anni (Ap 20:4,6),e poi in cielo per l’eternità (Ap 21-22). In entrambi i casi, Gesù ne sarà il Re (20:4,6; 21:5-6) e tutti i credenti, nessuno escluso, regneranno con Lui, senza alcuna disparità di trattamento o gerarchie di potere (20:4,6; 22:5). Si può dire che, finalmente, nel Regno di Dio terreno e celeste vi saranno uguaglianza, giustizia e gioia eterne (21:3-4; 22:3-5).
Vale la pena, allora, esaminare questi passi delle Sacre Scritture per vedere cosa essi affermino e per verificare l’esattezza o meno della dottrina dei tdg appena menzionata.
· Ge 9:4 “… ma non mangerete carne con la sua vita, cioè col suo sangue”.
La TNM traduce: “solo non dovete mangiare la carne con la sua anima, col suo sangue”. La principale differenza risiede nella diversa traduzione del vocabolo ebraico nefèsh, che la TNM rende “anima” e le nostre versioni leggono “vita”.
In effetti, però, non è neppure questo il punto cruciale: il versetto in esame non tratta in alcun modo di trasfusioni di sangue! Il Signore, piuttosto, agli albori dell’umanità prescrive di non mangiare tutto ciò che possa contenere sangue, ma non impedisce certamente che oggi possa essere salvata una vita per mezzo di una trasfusione! Oltre a ciò, se vogliamo applicare letteralmente questo versetto in relazione al suo contesto, dobbiamo anche evidenziare che la Bibbia parla qui di non mangiare carne di animali e non di esseri umani, e siamo sicuri che anche i tdg non sono tutti vegetariani…
· Le 3:17; 7:27 “…non mangerete né grasso né sangue… chiunque mangerà sangue di qualsiasi specie sarà sterminato dal mio popolo”.
La TNM, in questo caso, è sostanzialmente conforme con l’unica differenza di “l’anima che…” invece di “chiunque…”. Anche in questi passi biblici, però, è evidente che l’argomento portato avanti dal Signore è l’impedimento di mangiare carne di animali insieme al loro sangue. Non si fa alcuna parola di qualsivoglia trasfusione, né è possibile forzare il testo per fargli dire analogicamente ciò che esso non ha alcuna intenzione di dire…
· Le 17:11,12,14 “…la vita della carne è nel suo sangue… il sangue è quello che fa l’espiazione, mediante la vita… Nessuno di voi mangerà del sangue… la vita di ogni carne è nel sangue… chiunque ne mangerà sarà sterminato…”
La TNM, anche qui, è sostanzialmente conforme, se non fosse per “anima” al posto di “vita” e per “dovrebbe mangiare” invece di “mangerà”. E’ interessante notare che ai tdg viene insegnato che devono saltare il v. 13 e non menzionarlo in alcun modo. Ciò può sembrare incomprensibile ad ogni esegeta serio, ma forse la ragione risiede nel fatto che nel v. 13 si parla di argomenti che non hanno niente a che fare con le trasfusioni di sangue: vengono citati quadrupedi ed uccelli presi in una battuta di caccia e si stabilisce il divieto di cibarsi del loro sangue perché occorreva spargerlo in terra e coprirlo di polvere. In realtà, in tutti questi versetti si stabiliscono principi biblici di una certa importanza, e non solo per la società ebraica antica[77], ma certamente non si parla in alcun modo di trasfusioni di sangue.
Ma se questi passi scritturali non parlano in alcun modo di trasfusioni di sangue, quali sono allora le basi teologiche e culturali su cui si fondano i tdg per interpretare i medesimi brani della Bibbia e dare un minimo di credibilità a questa loro (tristemente) celebre dottrina?
In poche parole, i tdg equiparano le trasfusioni (cioè l’immissione di sangue altrui nel proprio organismo) con il nutrirsene per via orale, e in tal modo ritengono che i versetti sopra esaminati si applichino alla loro tesi. Ma non v’è chi non veda che tale equiparazione non ha alcuna base logica e neppure linguistica: trasfondere sangue significa “nutrire con sangue” un altro corpo solo nel senso di “curare” un corpo anemico o comunque malato, senza apportarvi alcun danno ma anzi tentando di contribuire alla sua guarigione. A ben vedere, dunque, si tratta di un atto d’amore che viene dall’esterno e non di un atto di volontà di un corpo sano che decide di mangiare carne col suo sangue invece di cuocerla.
Per il corpo che riceve una trasfusione, e per un tdg si “nutre” con sangue altrui, si tratta in realtà di un’azione passiva che un atto di carità esterna decide di compiere a suo beneficio. Nei versetti di Genesi e di Levitico, invece, il corpo che si nutre di sangue compie un’azione di chiara disubbidienza a Dio[78], senza interventi esterni e in piena autonomia decisionale. D’altronde, lo stesso Gesù disse: “Nessuno ha amore più grande che quello di dare la sua vita per i suoi amici” .
Guardiamo in faccia la cruda realtà: purtroppo molti tdg sono stati costretti a morire o a far morire altri per la cieca ostinatezza di chi preferisce ubbidire ai propri capi religiosi senza neanche chiedersi cosa davvero ne pensi Dio nella Sua Parola! Ed agendo così, hanno fatto il gioco di Satana che vuole portare alla perdizione tutti gli esseri umani e vuole distruggerli, anche fisicamente, per evitare che conoscano la verità di Gesù Cristo.
Un altro celebre
capitolo delle teorie della Torre di Guardia è dovuto al loro rapporto con le
autorità costituite: i tdg affermano, infatti, di non riconoscere alcuna
autorità terrena. Per questo motivo, essi non svolgono il servizio militare,
non salutano la bandiera nazionale, non prestano giuramento, non votano né si
presentano alle elezioni. Ma cosa dice la Parola di Dio a tale riguardo?
Le evidenze scritturali sono contrarie a tali posizioni, che rasentano l’anarchismo estremo. In particolare, il passo di Rm 13:1-7 è chiaro nel dettare i principi di comportamento dei figli di Dio verso le autorità costituite[79], anche se a suo tempo il presidente della Torre di Guardia Rutheford cercò di interpretarlo riferendolo non alle autorità umane terrene ma a quelle “spirituali” come Geova e Gesù.
Esaminiamo allora il nostro brano, punto per punto.
Al v. 1 viene detto, senza mezzi termini, che le autorità superiori vengono “da Dio” e da Lui sono ordinate (la TNM è conforme). Ciò significa, senza ombra di dubbio, che è Dio stesso a volere che determinate persone rivestano ruoli d’autorità e di responsabilità sociale. Inoltre, nello stesso passo un forte imperativo impone a tutti: “Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori”. Pertanto, i tdg che non mostrano alcuna sottomissione nei confronti delle autorità umane violano un comandamento di Dio.
Al v. 2, poi, viene chiarito che “resistere alle autorità costituite” significa opporsi all’ordine voluto da Dio stesso e, in definitiva, a Chi quest’ordine sociale ha voluto. Perciò, “chi si oppone alle autorità costituite si attirerà una pena o una condanna” (la TNM traduce “giudizio”, ma la sostanza non cambia). I tdg che non ubbidiscono alle leggi e alle autorità umane in realtà si oppongono a Dio stesso e, prima o poi, ne subiranno le conseguenze.
Al v. 3, poi, viene sottolineata soprattutto la necessità di fare del bene al prossimo per non temere le autorità costituite ed anzi per essere da queste lodati (TNM conforme).
Nel v. 4 i “magistrati” vengono chiamati senza mezzi termini dei “ministri[80]di Dio” il cui compito è quello di “infliggere la giusta punizione a chi fa il male” (TNM conforme). Talvolta i tdg tendono all’autocommiserazione, dicendo che molti di loro sono in carcere perché sono “perseguitati” dai principi di questo mondo: in realtà, invece, essi disobbediscono alle leggi dello Stato e per questo fanno il male e per questo vengono giustamente puniti come tutti gli altri, proprio come dice la Parola di Dio.
Il v. 5 afferma poi che “è necessario stare sottomessi non soltanto a motivo della punizione ma anche a motivo di coscienza” (TNM sostanzialmente conforme). Il principio è chiaro e non permette interpretazioni diverse: non si tratta di un optional, ma è del tutto necessario ubbidire alle autorità costituite, almeno fin quando non dovessero obbligarci a disubbidire a qualche chiaro comandamento di Dio (cfr At 5:29). E tutto ciò deve accadere non solo per il timore della giusta punizione ma anche perché la nostra coscienza dovrebbe richiedercelo, a meno che non sia cauterizzata dal peccato…
Al v. 6 lo Spirito Santo espone alcuni esempi concreti, proprio per non rischiare di restare nel vago: bisogna pagare tutti i tributi che ci vengono richiesti dalle autorità umane, perché essi sono “ministri di Dio” (TNM conforme, solo con “servitori” al posto di “ministri”). Alla luce di questo preciso comandamento della Parola di Dio, come faranno i tdg a giustificare la loro latitanza nel pagamento di varie imposte o anche talvolta nella presentazione delle dichiarazioni dei redditi?
Nel v. 7,
infine, sta scritto che occorre stare sottomessi in ogni cosa e ad ogni genere
di autorità costituita (TNM sostanzialmente conforme). Si tratta della
dichiarazione conclusiva che racchiude tutte le altre: gli uomini che
disobbediscono alle autorità volute da Dio hanno ereditato lo spirito ribelle
dal loro padre spirituale, ovvero Satana, il primo angelo che si oppose a Dio e
che ancora oggi vuol far ribellare tutti gli uomini alla Sua autorità ed a
quella della Sua Parola.
Uno dei capitoli più oscuri della travagliata storia del movimento religioso dei “Testimoni di Geova” è quello relativo alla vita e alla personalità dei tre capi storici di quest’organizzazione (Russell, Rutheford e Knorr), che sono strettamente collegati alle tante “profezie” da loro proclamate e poi puntualmente smentite dalle vicende storiche successive.
1. Charles Russell (1852-1916)
Fu il fondatore di questo movimento, ed era noto per essere un valente imprenditore. Aveva un divorzio alle spalle e fu destinatario di numerose citazioni a giudizio (con svariate condanne) per reati come frode, falso in atti pubblici e privati, diffamazione, falso giuramento.
Da notare, inoltre, che nel 1927 si verificò uno scisma tra i fedeli russelisti: una parte confluì nella “Chiesa Millenarista dell’Amore Milleniale”, i cui membri furono in seguito ripudiati dalla “Torre di Guardia”.
Le più famose “profezie” di Russell furono:
· Il ritorno di Gesù Cristo, che avrebbe dovuto verificarsi nel 1874 e poi nel 1914: gli “unti” dovevano essere glorificati con Lui e la cristianità doveva finire in Armaghedon con tutti i regni dell’età presente… ma Gesù deve ancora tornare!
· I “santi” tdg viventi sarebbero andati corporalmente in cielo : nel 1878 la terra avrebbe dovuto vedere il “rapimento” dei tdg, che così avrebbero raggiunto Gesù in cielo… ma i tdg di quel periodo, ed anche quelli di oggi, sono ancora in mezzo a noi!
· Il rovesciamento dei governi terreni : nel 1888 Russel profetizzò che “nei prossimi 26 anni tutti i governi presenti saranno rovesciati e distrutti”… ma il primo importante regime a crollare fu quello zarista in Russia, 29 anni dopo questa “profezia”!
· La resurrezione dei morti : nel 1878 e poi nel 1918 tutti i morti avrebbero dovuto risorgere, chi per la distruzione eterna e chi per il regno di Dio… ma le tombe sono ancora piene e il Regno dell’Agnello non si è ancora instaurato!
·
2. J. F. Rutheford (1869-1942)
Il successore di Russell fu un giudice assai carismatico, che riuscì bene nel suo principale intento di organizzare la Società con una vera e propria struttura piramidale di grande efficienza.
Rutheford si specializzò nell’attaccare la cristianità e si autoproclamò il “portavoce di Geova”, anche se le sue condanne per spionaggio e per diffamazione non giovarono alla propria immagine pubblica.
Le principali “profezie” da lui annunciate furono le seguenti:
· La risurrezione dei Patriarchi e dei Profeti dell’AT, che avrebbe dovuto verificarsi nel 1925...ma nessuno vide mai uno solo dei personaggi biblici elencati in Eb 11!
· Il ritorno dei Patriarchi e dei Profeti dell’AT : nel 1928 Rutheford tornò alla carica e sostenne che “in breve tempo” si sarebbe verificato questo ritorno… che naturalmente non ebbe mai luogo!
· La fine del “sesto millennio” : nel 1941 avrebbe dovuto concludersi il sesto millennio della storia umana, e con esso il “tempo dei Gentili”, per cui tutti i governi umani di allora sarebbero stati distrutti… ma in quell’anno il mondo si trovò nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale e solo alcuni anni dopo sarebbero state distrutte le dittature di Hitler e di Mussolini!
L’aspetto più triste delle “profezie” di Rutheford fu quello relativo al suo atteggiamento che seguì la loro mancata realizzazione: egli non ammise mai i propri errori, anzi accusò i suoi collaboratori di averlo frainteso e biasimò i “comuni” tdg di averne esagerato la portata…
3. N. H. Knorr (1905-1977)
Alla morte di Rutheford, noto anche come “il giudice”, ai vertici della Torre di Guardia arrivò colui che fu chiamato “il presidente”, ovvero N. H. Knorr (1905-1977).
Era un uomo con grandi capacità organizzative, il quali riuscì a portare la Società a livelli imprenditoriali di primissimo piano, facendola conoscere in tutto il mondo mediante la diffusione capillare delle loro riviste. Knorr, inoltre, promosse pure le traduzioni della TNM della Bibbia e la loro diffusione.
La sua più nota profezia è relativa all’anno 1975, allorché egli disse (riprendendo una “profezia” di Rutheford, fallita trent’anni prima) che sarebbe finito il “sesto millennio” della storia umana e con esso il “tempo dei Gentili”. L’attesa era forte fra i tdg: con il 1975 avrebbe dovuto cessare la corruzione ed il peccato, e sarebbe iniziata una nuova epoca di pace e di giustizia.
Già alla fine del 1975, però, i capi della Società cominciarono a ridimensionare i toni trionfalistici adoperati fino a quel momento e agli inizi del 1976 accusarono i “semplici” tdg di aver frainteso il senso della “profezia”. I risultati? Tanta derisione nell’opinione pubblica e circa 800.000 tdg fuoriusciti dal movimento, perché delusi ed amareggiati.
4. Alcuni aspetti biblici
Una domanda, a questo punto, potrebbe sorgere nei lettori: che cosa afferma la Parola di Dio in merito ai “falsi profeti”, ovvero a coloro che preannunciano eventi futuri che poi non si realizzano?
A questo proposito, sarà sufficiente citare tre brani della Scrittura[81] per comprendere a quale categoria appartengono i “falsi profeti” della Torre di Guardia, ed anche quali siano le conseguenze per loro e l’atteggiamento che i cristiani devono avere in rapporto a questi episodi.
·
Dt 18:20-22. Dice il Signore: “Il profeta che avrà la presunzione
di dire in Mio nome qualcosa che Io non gli abbia comandato di dire, quel
profeta sarà punito di morte… Quando il profeta parlerà in nome dell’Eterno e
la cosa non succede e non si
avvera, quella sarà una parola che il Signore non ha detta: il profeta
l’ha detta per presunzione, tu non lo temere” (TNM conforme)[82];
·
Mt 24:36.
Gesù disse: ”Ma quant’è a quel giorno e a quell’ora nessuno li
conosce, neppure gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma soltanto
il Padre” (TNM conforme).
·
Mc 13:21-22. Gesù disse ancora: “Se
qualcuno vi dice: - Il Cristo eccolo qui, eccolo là -, non gli credete
perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi
da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti” (TNM conforme).
La dottrina della salvezza, per grazia mediante la fede, è uno dei capisaldi della Parola di Dio e dell’opera di Gesù Cristo per noi uomini. Nell’ambito di tale dottrina, la necessità della giustificazione e della nuova nascita appaiono chiaramente dalle pagine della Scrittura e sono ben conosciute dai credenti di tutti i tempi. Esse, peraltro, creano spesso molte difficoltà ed imbarazzo ai tdg.
Questi ultimi, infatti, dal momento che seguono l’eresia di Pelagio, sostengono che la salvezza dell’anima deve realizzarsi per grazia e per opere. Di conseguenza, essi relativizzano l’importanza della nuova nascita di cui parla Gesù in Gv 3 e la limitano al solo “piccolo gregge” dei 144.000 “unti”.
Ma, anche su quest’aspetto, sono chiari i conflitti fra le teorie della Torre di Guardia e gli insegnamenti della Parola di Dio, la quale contiene soprattutto le seguenti quattro affermazioni:
· La giustificazione, ovvero l’azione di Dio a seguito della quale l’uomo peccatore viene dichiarato giusto, avviene solo per grazia di Dio stesso. Per manifestarsi nella vita del singolo uomo, è necessaria solo la sua fede ma non le sue opere, perché altrimenti la salvezza potrebbe essere motivo di vanto (Ef 2:8-9).
· L’uomo è incapace di salvarsi da solo perché irrimediabilmente morto nei suoi peccati (Ef 2:1) e separato dalla santità di Dio (Rm 3:23), senza speranza se non fosse per l’opera redentrice di Cristo.
·
La grazia di Dio mostra il Suo immenso
amore per le creature (Rm 3:24): solo l’intervento di Dio, gratuito e
misericordioso, può condurre il peccatore a salvezza. Ed il mezzo è uno solo:
la morte espiatrice di Gesù Cristo, che si è caricato dei nostri peccati sulla
croce e ha offerto Sé stesso quale prezzo di riscatto per l’umanità perduta (
· La fede dell’uomo è l’unico modo concesso da Dio per poter accettare il Suo dono d’amore (Ga 2:16): nessuna opera umana potrà sostituire l’atto di fiducia con cui l’uomo peccatore confessa i suoi peccati e riceve il perdono di Dio. Quando ciò accade, l’uomo nasce di nuovo (Gv 3:3-8) e riceve il dono dello Spirito Santo, caparra di vita eterna (Ef 1:13-14).
Detto
ciò, desideriamo riprendere quanto già detto nell’Introduzione per sottolineare
un aspetto pratico di grande rilevanza: i tdg sono, per lo più, della anime
ingannate da false dottrine inventate da predatori rapaci usati da Satana
per la perdizione di uomini e donne preziose per Dio. Molti di loro (gloria al
Signore!) si sono convertiti a Cristo ed ora vivono la libertà e la gioia di
appartenere all’Agnello di Dio… ma tanti altri devono essere ancora raggiunti
con il Vangelo della grazia…
Cari
fratelli e sorelle in Cristo, non consideriamo i tdg dei “nemici” da attaccare
o da ignorare, quanto piuttosto delle anime che hanno bisogno di conoscere il
Signore Gesù e di ricevere la rigenerazione dello Spirito Santo, per diventare
figli e discepoli dell’unico vero Dio. Si tratta di una dura battaglia
spirituale, in cui dobbiamo usare armi spirituali perché la lotta non è “contro
carne e sangue, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori
di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità che sono
nei luoghi celesti” (Ef 6:12).
Alla
conclusione del presente studio, allora, desideriamo lanciare un appello a
tutti i cristiani di buona volontà: preghiamo l’Eterno che ci dia il Suo amore
per i tdg!
Quando
li vediamo a due a due girare per le nostre strade e bussare alle nostre porte…
invochiamo le benedizioni di Dio su di loro, in modo che la loro attuale opera
sia maledetta e resa infruttuosa e che le loro preziose anime siano conquistate
a Cristo!
Se
avremo quest’atteggiamento nel cuore, lo Spirito Santo potrà metterci le parole
giuste per portarli alla croce di Gesù, e magari i seguenti versetti potranno
essere utili per far riflettere qualche tdg sulla loro situazione spirituale e
sulla necessità del ravvedimento e della conversione per non passare l’eternità
nell’inferno:
·
Rm 3:10
“Non c’è nessun giusto, neppure uno…”
·
1 Tm 2:3-4
“Dio, nostro Salvatore… vuole che tutti gli uomini siano salvati e
vengano alla conoscenza della verità…”
·
Mc 1:15
“Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: ravvedetevi,
dunque, e convertitevi…”
·
Gv 6:29
“Questa è l’opera di Dio: che crediate in Colui che Egli ha
mandato...”
·
1 Gv 5:12
“Chi ha il Figlio ha la vita,
ma chi non ha il Figlio non ha la vita...“
·
Gv 3:36
“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi rifiuta di credere nel
Figlio non vedrà la vita ma l’ira di Dio rimane sopra di lui”
·
At 4:12
“E in nessun altro è la salvezza, perchè non c’è sotto il cielo
alcun altro Nome che sia stato dato agli uomini per il quale noi dobbiamo
essere salvati...”
APPENDICI
I seguenti testi sono alla base della maggior parte degli appunti contenuti nel presente studio, anche se non espressamente menzionati nelle note:
1. A. CEREDA, La Scrittura e il Nome di Dio, ed. Nazarena.
2. U. DELLE DONNE, La Torre di Argilla, ed. Filadelfia.
3. P. HEDLEY, Perché hanno lasciato i Testimoni di Geova, ed. Crociata del Libro Cristiano.
4. N. MARTELLA, I nomi ebraici di Dio: bisogna usarli oggi?, in “Il Cristiano”, 1991, n. 5, maggio, p. 154ss.
5. W. MARTIN e N. KLANN, Il Geova della Torre di Guardia, ed. Centro Biblico.
6. R. PACHE, Esiste l’inferno?, ed. Uomini Nuovi.
7. R. PACHE, La Persona e l’Opera dello Spirito Santo, ed. UCEB
Anche se non studiati approfonditamente, si segnalano anche i seguenti testi, dei quali si riscontrano numerose tracce nel presente studio:
1. G. COLUCCI, Verità cristiana e Torre di Guardia, ed. CLC.
2. G. FARINA, Origine e sviluppo del movimento religioso dei Testimoni di Geova, ed. MR.
3. Culti e sette, a cura delle A.D.I., p. 48-56.
4. T. HEINZE, Risposte ai miei amici Testimoni di Geova, ed. Centro Biblico.
5. W. KNEEDLER, I Testimoni di Geova, ed. Centro Biblico.
6. W. J. SCHNELL, Trent’anni schiavo della Torre di Guardia, ed. Centro Biblico.
Per concludere, proponiamo tre elenchi di brani biblici, dove il lettore potrà trovare i principali 195 passi scritturali, 48 dell’AT e 147 del NT, menzionati nel presente studio. Li divideremo in tre sezioni: i brani tradotti male dalla TNM, quelli tradotti bene dai tdg e le altre citazioni notevoli. Il lettore troverà, a fianco di ciascun passo, il numero della\e pagina\e nonchè delle eventuali note (n) ove essi sono citati.
Sono in tutto 43, di cui 15 dell’AT e 28 del NT:
Ge 9:4 |
66,67 |
Is 55:3 |
25 |
At 16:6 |
20
|
Cl 2:9 |
40,51
|
Ge 35:18 |
27 |
Os 12:5 |
11 |
At 20:23 |
20 |
I Ts 3:13 |
43 |
Es 3:14 |
6,7,8,38
|
Os 13:4 |
47 |
At 20:28 |
12,21,36n |
I Ts 5:23 |
26 |
Es 3:15 |
7,8
|
Za 12:10 |
11,44 |
At 21:4 |
21 |
Tt 2:13 |
40,48 |
Le 7:27 |
67
|
Mt 10:28 |
32 |
Rm 9:5 |
39 |
Eb 1:3 |
41 |
Dt 6:4 |
11 |
Gv 1:1-2 |
49-53,56 |
I Co 2:10 |
22,23 |
Eb 1:4 |
60,60n
|
Gb 30:22 |
31 |
Gv 8:58 |
38 |
I Co 11:3 |
61 |
I Pt 1:1-2 |
13
|
Pr 8:22 |
53 |
Gv 10:33 |
37
|
ICo15:28 |
62,63
|
I Pt 3:18 |
58,59
|
Is 9:5 |
37 |
Gv16:13 |
18
|
Fil 2:5-8 |
39
|
II Pt 1:1 |
4,48 |
Is 33:14 |
30 |
At 5:3 |
18 |
Cl 1:15ss |
36,54,55 |
I Gv 5:20 |
41 |
Is 43:11s |
47 |
At 10:25s |
35 |
Cl 2:2-3 |
36n
|
|
|
Sono in tutto 91 brani, di cui 25 dell’AT e 66 del NT. Si consideri, però, che non abbiamo menzionato la traduzione “Geova” per “Signore” o “Eterno” e simili:
Ge 1:26 |
11
|
Mt 3:12 |
31
|
Gv 17:3 |
61
|
ICo15:24 |
32
|
Ge 11:6-7 |
11
|
Mt 8:12 |
31
|
Gv 17:5 |
43
|
ICo15:26 |
32 |
Le 3:17 |
67 |
Mt 12:31s |
22 |
Gv19:21 |
52 |
Ga 4:8 |
50
|
Dt 10:17 |
37,42 |
Mt13:42,50 |
31
|
Gv 20:28 |
38
|
Ef 4:30 |
23 |
Dt 18:20ss |
72 |
Mt 17:3-9 |
26 |
At 4:12 |
43,47 |
II Ts 1:9 |
32 |
I Sa 2:9 |
31
|
Mt 18:8 |
31 |
At 5:9 |
19 |
II Ts 2:8 |
32 |
ISa 28:13ss |
26
|
Mt.24:36 |
72 |
At 5:32 |
19 |
ITm2:3ss |
48 |
I Re 17:21s |
26 |
Mt 25:41 |
31 |
At 7:51 |
19 |
Tt 3:4-6 |
13,48 |
Ne 9:32 |
37
|
Mt 28:18 |
45,62 |
At 8:29 |
19 |
Eb 2:14 |
32 |
Sal 24:8 |
37 |
Mc 9:43 |
31 |
At 8:39 |
19 |
Eb 10:29 |
24 |
Sal 94:23 |
32 |
Mc 9:48 |
31 |
At 13:2 |
20 |
Eb 13:8 |
45 |
Is 6:8-10 |
11,21,42 |
Mc 13:21s |
72 |
At 15:28 |
20 |
I Pt 2:6 |
42 |
Is 8:13-14 |
42 |
Mc13:32 |
62 |
At 16:7 |
20 |
IIP1:2,11 |
41 |
Is 10:21 |
37 |
Lc 18:18s |
61,62 |
At 28:25 |
22 |
Ap 1:8 |
36,45 |
Is 40:3 |
43 |
Lc 20:37s |
28 |
Rm 1:20 |
40n,51 |
Ap 3:14 |
53,54
|
Is 41:4 |
38 |
Gv 1:3 |
36,54-56
|
Rm 6:6 |
32
|
Ap 4:9ss |
36 |
Is 42:8 |
36,43 |
Gv 4:42 |
48
|
Rm 8:16 |
22 |
Ap 6:9ss |
28 |
Is 45:21-22 |
47 |
Gv 5:18 |
37
|
Rm 8:26 |
22
|
Ap7:1-17 |
64,65 |
Is 45:23 |
43 |
Gv 10:30s |
37 |
Rm 8:27 |
22 |
Ap14:1-5 |
64,65 |
Sal 24:8 |
37 |
Gv12:36ss |
42 |
Rm13:1ss |
68,69 |
Ap 20:10 |
31,66 |
Gr 32:18 |
37
|
Gv 14:16s |
17 |
Rm 15:30 |
12,22 |
|
|
Ez 28:16ss |
33 |
Gv 14:26 |
12,17 |
I Co 2:6 |
32 |
|
|
Da 12:2 |
30
|
Gv 14:28 |
60
|
I Co2:13 |
23
|
|
|
Gle 2:32 |
43 |
Gv 15:26 |
17 |
I Co 8:5s |
50 |
|
|
Za 2:8-10 |
12 |
Gv 16:7s |
17,18 |
ICo12:11 |
23
|
|
|
Si tratta di altri passi scritturali menzionati nel nostro studio senza l’indicazione della traduzione dei tdg. Sono in tutto 61 brani, di cui 8 dell’AT e 53 del NT:
Ge3:22ss |
11 |
Mc 5:6 |
36 |
Rm14:9ss |
43 |
I Gv 5:12 |
74 |
Le17:11ss |
67 |
Lc24:36ss |
58 |
IICo5:1-9 |
28,30n
|
Ap 1:8 |
35 |
Dt 32:39 |
38
|
Gv 1:14 |
56 |
IICo13:13 |
12
|
Ap 1:17 |
60 |
Sal 2:7 |
57 |
Gv 2:19ss |
58 |
Ga 2:16 |
73
|
Ap 5:11s |
36 |
Sal 23:1 |
42 |
Gv 3:3-8 |
73 |
Ef 1:13s |
73
|
Ap 5:13 |
36
|
Ez 18:4 |
30 |
Gv 5 :19 |
37 |
Ef 2:1 |
30,73
|
Ap 7:10 |
36 |
Ez34:11ss |
42
|
Gv 6 :29 |
74 |
Ef 2:8-9 |
73
|
Ap 17:14 |
42 |
Za 14:5 |
44 |
Gv 9:38 |
36 |
Ef 4:8-11 |
44
|
Ap 19:10 |
35 |
Mt 1:21 |
29 |
Gv10:11,14 |
42 |
Ef 6:12 |
73 |
Ap 19:16 |
42 |
Mt 2:11 |
35 |
Gv 19:7 |
37 |
Fil 2:10s |
43 |
Ap20:4ss |
66 |
Mt 8:2 |
35 |
Gv 20:24ss |
58 |
ITm 2:3s |
74
|
Ap 21:3ss |
45,66 |
Mt 14:33 |
35 |
At 1:9-12 |
60 |
Tt 2:13 |
59
|
Ap 22:1 |
66 |
Mt 15:25 |
35 |
At 4:12 |
74 |
Eb 1:2,10 |
44
|
Ap 22:3ss |
66 |
Mt 20:20 |
36 |
At 10:40s |
58 |
Eb 3:7-11 |
24
|
Ap 22:8s |
35 |
Mt 24:30 |
59
|
At 13:33 |
57
|
Eb10:15ss |
24
|
Ap 22:13 |
45
|
Mt26:63ss |
37n |
At 14:14s |
35
|
Eb 11:17 |
56 |
|
|
Mt 28:19 |
12,13 |
Rm 3:10 |
74
|
I Pt 2:24 |
73 |
|
|
Mc 1:15 |
74 |
Rm 3:23s |
73
|
II Pt 2:25 |
42 |
|
|
[1] Intendiamo per “Torre di Guardia” la società con scopi di lucro nonchè l’organizzazione internazionale che produce i noti libretti “Svegliatevi!”. Per “testimoni di geova”, invece, intendiamo tutte quelle persone che, più o meno attivamente o consapevolmente, lavorano (senza retribuzione…) per la società della “Torre di Guardia”, aderendo alle dottrine proclamate dai suoi capi.
[2] Come può desumersi dal frontespizio di questo lavoro, si tratta di una ricerca svolta originariamente nel 1993, manoscritta in attesa della sua trasposizione su supporto informatico. Ciò è avvenuto nel 2004, con alcune rivisitazioni nel testo e nel contenuto, sempre avvalendomi della bibliografia citata alla fine di questo studio.
[3] In realtà, anche la pretesa di essere gli unici “testimoni” del Dio della Bibbia non è confermata dalla Parola di Dio. L’AT, infatti, parla del popolo d’Israele come dei “testimoni dell’Eterno” (es. Is 43:10,12) e il NT proclama i discepoli di Gesù come “suoi testimoni” (At 1:8): queste evidenti dichiarazioni possono essere trascurate solo se ci si ritiene il “nuovo Israele” o se si pensa che Gesù non sia Dio, ma entrambi gli assunti non reggono dinanzi ad una corretta lettura della Bibbia.
[4] Vedremo tra breve che anche la pronuncia e la traduzione di YHWH hanno la loro rilevanza, e che anche su questi aspetti i tdg hanno molto da imparare dalla Scrittura. Qui vogliamo solo affermare che il tetragramma è importante soprattutto per il suo significato e che innanzitutto per tale significato Dio lo ha rivelato al pruno ardente… non per essere identificato e distinto dagli altri dèi (o almeno non principalmente per questo scopo).
[5] Nel presente studio abbiamo consultato l’edizione del 1967 della “Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture” (TNM), che non a caso evita di denominarsi “Bibbia” o “Sacre Scritture”. Come vedremo ripetutamente nel prosieguo di questo studio si tratta, infatti, di una traduzione spesso imperfetta, se non talvolta errata o intenzionalmente sbagliata, realizzata da persone che non conoscevano e non conoscono sufficientemente né il greco né l’ebraico, o che almeno all’atto pratico dimostrano di non conoscere le lingue originali.
[6] Per i termini e la traduzione dell’Antico Testamento, nel presente lavoro ci siamo avvalsi della Biblia Hebraica Stuttgartensia, 4^ edizione, 1990, Deutsche Bibelgesellschaft, Stoccarda, in questo caso alla pag. 89. Per quanto riguarda la trasposizione dei vocaboli, abbiamo preferito riportare, nel testo, la lettura e non la trascrizione dei fonemi, visto che la prima è accessibile a tutti i lettori e la seconda è nota solo agli addetti ai lavori.
[7] Il
sommo rispetto dei giudei per il nome di Dio è dimostrato anche dal fatto che,
in realtà, con la punteggiatura aggiunta dai Masoreti, nell’AT il tetragramma
si trova scritto “YaHWàH” e non “YaHoWàH”. La mancanza della “o” ebraica
è spiegata dal fatto che questa vocale si scrive con un puntino al di sopra
della rispettiva consonante (in questo caso,
[8] E’ come se oggi pretendessimo di scrivere e leggere “PuLLoVeR” con le consonanti di “CaPPeLLo”: introdurremo il neologismo “PaLLeVoR”, che non significa nulla, e cadremmo nel ridicolo se ci ostinassimo a proclamare al mondo intero che, in realtà, i nostri predecessori si erano sbagliati e che, di conseguenza, questo è “l’unico vero modo per chiamare quei famosi maglioncini all’inglese…”
[9] Per questo motivo siamo assolutamente contrari all’uso del nome “Geova” in testi cristiani di qualunque genere, che tra l’altro rischiano di confondere i credenti ed anche di mettere sullo stesso piano la Chiesa di Dio e l’organizzazione religiosa dei tdg. Talvolta questo nome errato viene riscontrato in vecchi commentari della Bibbia e i tdg amano citare (per esempio) la nota di Luzzi nella sua versione della Scrittura in Mt 1:21… ma oggi che siamo consapevoli dell’errore e anche del maggiore pericolo di confusione, evitiamo “Geova” nei libri e nelle canzoni cristiane!
[10] Fra i tanti validi contributi evangelici a questo dibattito, segnaliamo in particolare lo studio di Donald Tinder, “La dottrina della Trinità: il suo sviluppo storico e le sue deviazioni”, apparso su Lux Biblica, n. 29, I semestre 2004, ed. IBEI, Roma, pp. 5ss.
[11] Ulteriori approfondimenti su questo tema possono essere rinvenuti nello studio di Chris Zito, “La Trinità nel pensiero dell’Antico Testamento”, apparso su Lux Biblica, n. 29, I semestre 2004, ed. IBEI, Roma, pp. 45ss.
[12] Altri versetti del NT contemplano al loro interno la presenza delle tre Persone della Trinità, ma in tali brani il termine “Signore” (greco: kurios) può essere contestato dai tdg che non si riferisca a Gesù. Fra gli altri passi, menzioniamo qui Rm 8:11, 1 Co 12:4-6 ed Ef 4:4-6.
[13] Per quanto concerne altri attributi di Dio, troviamo concordanza fra le Persone della Trinità scorrendo non solo il NT ma anche l’AT. Ci riferiamo, in particolare, agli attributi dell’eternità (Dio Padre almeno in Sal 90:1-3; Dio Figlio almeno in Ap 1:8,17; Dio Spirito almeno in Eb 9:14), della conoscenza (Dio Padre almeno in Gr 17:10; Dio Figlio almeno in Ap 2:18,23; Dio Spirito almeno in 1 Co 2:11) e dell’onnipresenza (Dio Padre almeno in Gr 23:24; Dio Figlio almeno in Mt 18:20; Dio Spirito almeno in Sal 139:7).
[14] Per quanto riguarda altre attività di Dio, troviamo concordanza fra le Persone della Trinità scorrendo non solo il NT ma anche l’AT. Ci riferiamo, in particolare, alla creazione (Dio Padre almeno in Sal 102:25; Dio Figlio almeno in Col 1:16; Dio Spirito almeno in Ge 1:2).
[15] E’ evidente che, come succede anche per Javè nell’AT, in questi casi la Bibbia riporta degli antropoformismi, cioè delle immagini mutuate dalle abitudini e dalle caratteristiche dell’uomo, per far comprendere a noi qualcosa di più della realtà divina, che certamente resta non riducibile semplicemente al comportamento umano.
[16] Nell’elenco che qui inizia non abbiamo citato espressamente At 2:4, dove sta scritto che i discepoli a Pentecoste “furono riempiti dello Spirito Santo”, il che conferma il carattere soggettivo della Terza Persona della Tri-Unità . Allo stesso modo, in At 5:3 che stiamo esaminando, Satana ha “riempito” il cuore di Anania, e i tdg riconoscono che il Diavolo sia uno spirito ed anche un essere personale ma non certo una semplice “forza attiva”…
[17] Si
tratta di un’operazione grammaticalmente possibile ma non necessaria: nella
lingua originale tutti i caratteri sono minuscoli ed è lasciata al traduttore
la scelta di renderli eventualmente con
[18] Nestle e Aland (op. cit., p. 384) attestano che solo Knapp riporta questa variante, mentre tutti i principali manoscritti antichi riportano l’espressione greca dià tù àimatos tù idìu che non può essere tradotta diversamente da come fa Luzzi, anche perché manca del tutto la parola “figlio” (gr: uiòs). Anche se il senso dell’inciso non cambia, i tdg dimostrano qui poca lealtà nei confronti del testo originale, ispirato da Dio.
[19] Nestle ricorda che autù viene inserita soprattutto dal “Textus Receptus”, da molte versioni latine e siriache e da alcuni codici del cd. “Testo Occidentale” (op. cit., p. 443).
[20] In Gr 31:33-34 sta scritto: “Questo è il patto che Io farò con la casa d’Israele, dopo quei giorni, dice l’Eterno: Io metterò la Mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e Io sarò loro Dio ed essi saranno Mio popolo… Tutti Mi conosceranno, dice l’Eterno. Poiché Io perdonerò la loro iniquità e non Mi ricorderò più dei loro peccati”.
[21] Fra gli altri versetti in questo senso, annotiamo qui Mt 10:28 ed Eb 4:12.
[22] E’ bene ricordare che sia l’ebraico nefèsh che il greco psichè rendono sia “anima” che “vita” e ciò anche alternativamente.
[23] Anche la TNM traduce “visione”, anche se poi, nei commenti al brano, la interpreta erroneamente come se fosse una specie di sogno.
[24] Ulteriori aspetti di questa tematica verranno trattati brevemente nel successivo paragrafo, ai nn. 1 e 2 (pag. 28-30).
[25] E’
interessante notare come la TNM traduca sostanzialmente alla stessa maniera
queste espressioni bibliche: le uniche differenze (non sostanziali) le troviamo
in Ap 20:15 dove rende “lago” invece di “stagno” e in
[26] Per maggiori dettagli su quest’aspetto, vedi il precedente paragrafo al n. 2 (pag. 26-27), ed anche gli ulteriori brani scritturali di Is 14:9-10 ed Ez 32:21-31.
[27] Anche per quest’ulteriore aspetto, vedasi il precedente paragrafo, stavolta al n. 3 (pag. 27-28), ed ulteriori brani scritturali come Gb 3:13-19 e Sal 88:10-12 per i credenti, ed Ec 3:19-20, 5:15 per gli increduli.
[28] Altri passi biblici che parlano più indirettamente di tale separazione sono, per esempio: Is 59:1-2 (“sono le vostre iniquità quelle che hanno posto una barriera fra voi e il vostro Dio”) e 2 Co 5:8 (“abbiamo molto più caro di partire dal corpo e d’abitare col Signore”).
[29] Abbiamo trattato quest’aspetto anche nel precedente paragrafo, al n. 3 (pag. 27-28).
[30] Ancora una volta, ricordiamo che abbiamo accennato a quest’argomento anche nel precedente paragrafo, al n. 3 (pag. 27-28).
[31] Paradossalmente, la TNM traduce meglio in questo e in altri brani il verbo katarghèo. Nel nostro caso, bisogna considerare che la Bibbia afferma chiaramente che l’Anticristo verrà tormentato in eterno (Ap 20:10) e quindi non potrà essere mai distrutto o annientato completamente.
[32] E’ sintomatico notare che fu proprio Pietro a rifiutare onori dovuti esclusivamente a Dio: egli sapeva bene di non essere che un peccatore e che solo lo Spirito Santo è il Vicario di Cristo sulla terra! Com’è tristemente diversa la realtà odierna in riferimento a quegli uomini vestiti di bianco che pretendono di essere i “successori di Pietro” ed anche i “vicari di Cristo” e che, per tale motivo, non indugiano a far genuflettere altri uomini dinanzi a sé ed a richiedere o accettare onori che sono a un dio dovrebbero essere concessi…
[33] Che stridente contrasto con la triste realtà religiosa che vede milioni di persone genuflettersi e adorare la madre di Gesù: ella era presente a quest’episodio e non fu oggetto di adorazione alcuna da parte dei magi, né tanto meno fu lei a richiedere tale riverenza dovuta a Dio soltanto!
[34] Il verbo greco proskunèo viene spesso tradotto “prostrarsi” invece di “adorare”, ma contiene in sé quella riverenza che è dovuta ad un’autorità superiore e in particolare a Dio, per cui nei brani di seguito elencati esso potrebbe tradursi “adorare” invece di “prostrarsi dinanzi a”.
[35] Altri brani che attestano la deità di Cristo possono essere anche At 20:28 (“…per pascere la chiesa di Dio che Egli ha acquistata col Suo proprio sangue”) e Col 2:2-3 (“…per giungere alla completa conoscenza di Dio, cioè di Cristo, nel Quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti”). In quest’ultimo passo, poi, c’è da sottolineare che molti antichi manoscritti riportano anche la variante “…conoscenza di Dio Cristo…”, che ancora di più rende chiara la natura divina di Gesù, anche se ha posto qualche difficoltà in merito ad una presunta identità fra Dio Padre e Dio Figlio, che la Bibbia non attesta in alcun modo.
[36] Un testo assai vicino è il celeberrimo Is 7:14, dove sta scritto: “Ecco, la giovane concepirà e partorirà un figlio e gli porrà nome ‘Emanuele’”. Per inciso, la TNM è qui sostanzialmente conforme.
[37] Da questo punto di vista, è notevole segnalare come il sommo sacerdote scongiurò Gesù di dichiarare se Egli fosse “il Cristo, il Figlio di Dio” (Mt 26:63) e come alla Sua risposta: “Tu lo dici” (v. 64), Caiafa si stracciò le vesti ed esclamò: “Egli ha bestemmiato!” (v. 65). In altre parole, riconoscendo di essere il Figlio di Dio, Gesù dichiarò al Sinedrio di essere Dio stesso e, nella loro visuale, bestemmiò il nome di Javè facendosi uguale a Lui (cfr Gv 10:33).
[38] In Gv 10:33 sarebbe astrattamente possibile la traduzione della TNM, visto che nel greco manca l’articolo determinativo; ma in Gv 5:18 quest’articolo c’è e non si può tradurre diversamente da come anche la TNM traduce… Ovviamente, l’assenza dell’articolo in Gv 5:18 non costringe ad accettare l’interpretazione della TNM ma rende possibile (e preferibile) la traduzione adottata dalle versioni cristiane.
[39] Vedi, in tal senso, il dibattito su Gv 1:1 su cui ci soffermeremo nel prosieguo di questo studio a pag. 47ss.
[40] Non vi sono varianti conosciute che consentano quest’alternativa (cfr. Nestle, op. cit., p. 526). Oltre a ciò, la Torre di Guardia conosce bene la differenza fra i due termini, tant’è vero che theiòtes si ritrova anche in Rm 1:20 e la TNM lo traduce giustamente “qualità divina”. Anche i loro studiosi, come Thayer nel suo “Lessico del Nuovo Testamento”, distinguono chiaramente i due termini in quanto theotes è espressione della deità, come natura divina, mentre theiotes manifesta la divinità, come mera qualità divina.
[41] Usiamo le virgolette perché proprio la qualità di Salvatore equipara Gesù a Javè dell’AT, il Quale pretende solo per Sé stesso tale attributo (vedi oltre in questo capitolo, a pag. 44ss).
[42] Nessuna variante, però, sussiste nel passo al nostro esame: in altre parole, non c’è nessun manoscritto antico che riporti la ripetizione dell’articolo determinativo greco nel brano di Tt 2:13 (in questo senso vedi Nestle, op. cit., p. 558).
[43] Vedi oltre in questo capitolo, a pag. 44ss.
[44]
[45] Si tratta almeno dei brani di Is 9:5 e di Gv 8:58 e 20:28, per i quali rimandiamo alla sezione precedente.
[46] Un altro brano del NT che menziona Is 8:13-14 è Rm 9:32-33, ma in questo caso non vi è un espresso riferimento a Gesù Cristo.
[47] Nel testo originale, infatti, troviamo l’espressione en tè parusìa tu kurìu emòn, che non può in alcun modo essere tradotto come fanno i tdg, soprattutto perché parusìa non può essere tradotta con “presenza” (cfr. 1 Ts 4:16-17). L’unica traduzione possibile è qui: “nella (oppure con) l’apparizione (oppure: venuta) del nostro Signore…”.
[48] In questo senso vedi il commento di Keil and Delitzsch, Commentary on the Old Testament, ed. Hendrickson, Peabody, 1996, p. 609. Questi Autori ribadiscono che il testo riporta un chiarissimo ‘elài, che in ebraico significa indubbiamente “a Me” ed è senz’altro da riferire al soggetto che parla, ovvero Javè. Questi Autori aggiungono che l’espressione ebraica seguente, ‘et ‘asèr dakarù, va tradotta “che hanno trafitto” più che “Colui che hanno trafitto”, ma questo non fa altro che rafforzare l’idea dell’identità fra Javè e il Messia Gesù Cristo.
[49] T. O. Lambdin ricorda che l’imperfetto ebraico rende solo tre possibili significati: (a) il futuro indicativo; (b) l’azione abituale; (c) la funzione modale, resa con ausiliari tipo “può, potrebbe” e simili (Introdution to Biblical Hebrew, Darton, London, 1991, p. 100).
[50] Per un commento ad altri aspetti di questo brano, vedi in precedenza, a pag. 40 del presente studio.
[51] Per un commento ad altri aspetti di questo brano, vedi in precedenza, a pag. 41 del presente studio.
[52] La parola “espiazione” deriva dal verbo ebraico cafàr, che significa in primo luogo “coprire” (es. Ge 6:14) ma anche “togliere, cancellare”, con particolare riferimento ai peccati che venivano tolti dalla vista di Dio (es. Sal 32:1). Per la Bibbia, il male dev’essere punito (Es 34:7) e tutti gli uomini, i quali sono peccatori, sono destinati all’inferno, se non fosse per il sacrificio di Cristo sulla croce, che toglie per sempre i peccati e dona loro l’unica possibilità di essere accolti da Dio (così R. Pache, Nuovo Dizionario Biblico, Centro Biblico, Napoli, 1987, p. 284).
[53] Ulteriori approfondimenti su questo tema possono essere rinvenuti, fra gli altri, nello studio di Marco Miotto, “Il Logos di Giovanni 1:1”, apparso su Lux Biblica, n. 29, I semestre 2004, ed. IBEI, Roma, pp. 97ss.
[54] In questo senso vedi Nestle-Aland, op. cit., p. 247.
[55] Fra
gli altri menzioniamo qui Moffatt, Smith-Goodspeed e Schonfield. Non è corretto
mettere sullo stesso piano autori come questi e uomini di Dio che hanno amato e
rispettato
[56] Per completezza, ed allo scopo di esaminare altri aspetti relativi all’uso di theiòs, theiotès e theotès, vedi in precedenza a pag. 39-40 del presente studio.
[57] Vedi in tal senso, fra gli altri, B. Corsani, Guida allo studio del greco del Nuovo Testamento, ed. Libreria Sacre Scritture, Roma, 1987, p. 46.
[58] Riteniamo che sia Gesù a parlare di Sé nel v. 13, per almeno tre motivi: nel v. 12 Egli proclama il Suo ritorno (cfr Gv 14:3); lo stesso v. 13 è strettamente collegato a 1:18 che senz’altro si riferisce a Gesù; nel v. 16 Egli stesso afferma chiaramente di essere il Soggetto che parla. La TNM, invece, lascia solo quest’ultimo versetto sulla bocca di Gesù e fa dire al Suo angelo (mandato da Gesù stesso, v. 16…) le solenni parole dei vv. 12 e 13 che solo Dio può pronunciare!
[59] Questo significato prevalente di protòtokos può essere esaminato anche studiando alcuni brani dell’AT, che presentano dei parallelismi fra loro e nei quali la LXX utilizza il vocabolo al nostro esame: in particolare, si vedano Sal 89:27 e I Sa 16:11-13; nonché Gr 31:9 e Ge 41:51-52, 48:8-20.
[60] In questo senso, Col 1:18 si distingue da 1 Co 15:20, dove il termine “primizia” riferito a Gesù indica invece una cronologia nella successione temporale dei soggetti che risusciteranno.
[61] In Eb 11:17 monoghènes non viene riferito a Gesù ma a Isacco, ed il brano richiamato di Ge 22:2 contiene proprio il termine ebraico iachìd, che però i LXX tradussero qui con agàpetos, cioè “diletto, amato”.
[62] In particolare, per una disamina più particolareggiata dei vv. 1-3, vedi sopra in questo studio a pag. 49-53.
[63] Per inciso, anche il v. 6 riporta la forma verbale eghèneto per riferire che vi fu un uomo chiamato Giovanni Battista che ebbe un importante ministero precedente al Messia.
[64] Altri
passi del NT che possiamo citare come testimonianze dottrinali della
resurrezione di Cristo sono almeno i seguenti: Mt 22:30; Lc 20:37; Gv 5:21; At
2:24, 17:3, 26:23; Rm 1:4, 6:5,9;1 I Co 6:14; Ef 1:20; Fl 3:10; 1 Ts 1:10; 2 Tm
2:18;
[65] D'altronde, lo stesso Gesù disse: “Io sono la Resurrezione e la Vita…”. Se Lui è la resurrezione, come può essere risorto solo nello spirito, magari dissolvendosi in un gas…?
[66] Se il corpo di Gesù passava tranquillamente per una porta chiusa (es. Gv 20:19), allo stesso modo parlava e camminava (es. Lc 24:15,17), mangiava e beveva (cfr At 10:41)…
[67] Crediamo,
infatti, che la seconda venuta del Signore Gesù avrà luogo in due momenti
cronologicamente e qualitativamente distinti: prima Egli tornerà solo per
rapire
[68] A tal proposito è interessante notare che in Eb 1:4 le nostre traduzioni rendono in genere l’aggettivo krèitton con “superiore” ma la TNM traduce “migliore”.
[69] In tal senso possono essere studiati anche altri brani del NT come Gv 4:12, 8:53, 10:29, 13:16 e 1 Gv 3:20, dove troviamo sempre l’aggettivo mèizon.
[70] Nestle ricorda (op. cit., p. 468) che non vi sono varianti di alcun genere per questa forma verbale nel nostro brano, e quindi non vi è alcuna possibilità di tradurre diversamente che con la terza persona singolare, ma futuro e passivo!
[71] Non si tratta in alcun modo di un discorso figurativo o allegorico, e non si parla qui di nessun “Israele spirituale”, come tante volte anche certa cristianità ha voluto sostenere con la pericolosa “teoria della sostituzione”, secondo cui la Chiesa avrebbe sostituito Israele nel piano di Dio e ad essa si applicherebbero (per il presente e per il futuro) tutte le promesse e le dichiarazioni positive che la Bibbia riserva invece al popolo d’Israele.
[72] Ap 7:4-8 elenca chiaramente le dodici tribù di Giacobbe, e se avesse voluto intendere che questi 144.000 saranno dei Gentili avrebbe senz’altro affermato che essi saranno “figli d’Abramo”.
[73] Un ulteriore dato testuale sul distacco fisico di questi 144.000 dal resto dell’umanità che, invece, sarà ancora sulla terra in quel momento, è fornito dalla scelta operata dallo Spirito Santo della preposizione greca apò che troviamo ai vv. 3,4 dove si parla che essi sono stati “riscattati dalla terra e dagli uomini”. Tale preposizione, infatti, significa “via da” con un’enfasi di netta distinzione geografica e di allontanamento fisico.
[74] Per “gentili” intendiamo tutti gli uomini e le donne non appartenenti al popolo d’Israele e da questi considerati appartenenti alle “gentes”, cioè i popoli pagani. Usano questa terminologia anche diverse versioni della Bibbia, compresa la Luzzi.
[75] Molte opere evangeliche approfondiscono i temi dell’escatologia in modo sistematico e fedele alle Scritture. In questa sede desideriamo solo segnalare il nostro modesto contributo contenuto nello studio dal titolo: Dal rapimento della Chiesa alla Nuova Gerusalemme, apparso in vari numeri de “Il Cristiano”, Arezzo, nelle annate del 2001 e del 2002.
[76] Verrebbe quasi da domandarsi se l’immagine gerarchica e autoritaria del Regno di Dio sulla terra non sia stata mutuata dalla struttura gerarchica e autoritaria che la Torre di Guardia presenta oggi al suo interno…
[77] Fra questi principi, ricordiamo la necessità di versare il sangue per fare l’espiazione dei peccati, così familiare per chi crede in Cristo crocifisso. Inoltre, nell’affiancare questo principio a quello secondo cui la vita di un essere umano era nel suo sangue, si preannuncia indirettamente che nessun uomo poteva espiare i suoi peccati e che c’era pertanto bisogno di un sacrificio esterno e perfetto, sufficiente ad espiare tutti i peccati dell’umanità.
[78] In ogni caso, la logica cultuale del Levitico è qui molto lontana e in nessun modo applicabile.
[79] Esistono molte opere evangeliche sul tema che stiamo accennando, ma in questa sede noi ci limitiamo al nostro studio: “Dio, i cristiani e le autorità”, c.i.p., Roma, 2003, ed alla bibliografia ivi menzionata.
[80] E’ interessante notare che qui il greco ha diàkonos per “ministro”, e tale termine sta a indicare genericamente un servo che esegue gli ordini del suo padrone. In questo caso, allora, le autorità umane sono considerate da Dio come dei Suoi servitori, che esercitano un potere solo perché da Lui delegati. Ciò conferisce loro più autorità ma pure maggiori responsabilità; in ogni caso, noi “sudditi” non abbiamo nessun potere di ribellarci alle autorità costituite se non nei casi eccezionali previsti dalla Bibbia (At 5:29).
[81] In corsivo, stavolta, il lettore non troverà tutto il brano ma solo quegli incisi che, più di altri, sono rilevanti ai fini che ci siamo proposti in questo studio.
[82] Altri brani dell’AT affermano gli stessi principi scritturali, e fra questi segnaliamo soprattutto Gr 6:13-15, 14:13-16, 23:9-40, che si riferiscono ai “falsi profeti” presenti nel popolo d’Israele nel periodo che precedette la deportazione in Babilonia.