In alcune pagine della letteratura rabbinica si discute sulla donna ebrea che poteva leggere la Toràh in assemblea. La Tosefta Meghilla 3:11 e il trattato talmudico Meghilla 23a riconoscono che tutti, indistintamente dal sesso e dall'età, sono qualificati per fare la lettura della Toràh (da intendersi tutto l'Antico Testamento) di Sabato, quindi anche le donne e i bambini. I saggi, però, decisero successivamente che, per rispetto dell'assemblea, le donne non leggessero, in particolare coloro che erano sposate e in presenza della propria autorità (il marito). Ed è a questa decisione che si riferisce l'apostolo Paolo in 1Cor 14:34-35 (cfr. 1Tim 2:12). Ma prima ancora, in 1Cor 11:5, sempre Paolo permette alla donna di profetizzare in assemblea. Profetizzare sì (esortazione all'osservanza della volontà di Dio), insegnare no (perché non tutta la Toràh è applicabile dalle/alle donne).
Pertanto, è ingiusto accusare Paolo di avere introdotto delle distinzioni di genere per mettere la donna in secondo piano. Al contrario, l'apostolo rovescia la benedizione tradizionale (maschilista) che l'ebreo osservante la legge orale recitava ogni mattina: «Benedetto sei Tu, che mi hai creato uomo e non donna». Per Paolo non c'è più distinzione tra uomo e donna, poiché tutti sono uno nel Signore Yeshua (1Cor 11:11).
Per di più Paolo accetta che Priscilla, una donna, diventi διδάσκαλος (didàscalos), «insegnante, maestra, "rabbina"». Lei, Priscilla, ha accompagnato Paolo da Corinto ad Efeso (At 18:18), e sarà incaricata di impartire l'insegnamento teologico ad Apollo (At 18:26).
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