"Pregate per noi; infatti siamo convinti di avere una buona coscienza, e siamo decisi a condurci onestamente in ogni cosa" (Ebrei 13:18)
Lo scrittore agli Ebrei chiede aiuto in preghiera.
Chiede aiuto ai fratelli di intercedere presso Dio affinché egli e altri, probabilmente suoi conservi, abbiano la convinzione di una buona coscienza.
Questa convinzione, basata sulla Parola di Dio, farà condurre loro, con decisione, una vita onesta in ogni cosa.
Sono molti ormai gli pseudo credenti, e fra loro anche chi si definisce servitore di Dio, a condurre una vita che è ben lontana dal desiderio dello scrittore agli Ebrei.
Tali persone, con coscienze addormentate, con coscienze marchiate da callosità dovute a errori continui e mai confessati a Dio, cominciano a popolare anche le chiese che frequentiamo.
L'apostolo Paolo nella sua prima lettera a Timoteo la definisce "gente sviata".
"Sviati dall'ipocrisia di uomini bugiardi, segnati da un marchio nella propria coscienza" (1 Timoteo 4:2).
Persone sviate perché non hanno conservato la fede e neanche la buona coscienza.
"Conservando la fede e una buona coscienza; alla quale alcuni hanno rinunciato, e così, hanno fatto naufragio quanto alla fede" (1Timoteo 1:19).
Sviati e disonesti che non custodiscono più gelosamente in una coscienza pura e onesta, il grande dono della fede.
Qualità, quella del custodire la fede, richiesta soprattutto a chiunque vuole servire Dio.
Sempre a Timoteo, Paolo parlerà di questi servitori di Dio come di "uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura" (1 Timoteo 3:9).
Non sono pochi coloro che ormai non si applicano più nell'esercizio di una buona coscienza, perché di esercitarsi si tratta.
"Per questo anch'io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini" (Atti 24:16).
Esercitare è tenere in attività, tenere in allenamento.
È compiere, svolgere, possibilmente ogni giorno, un'attività o fisica o mentale per tenersi in forma.
Se solo riflettessimo su quanto è esercitata la nostra bocca nel masticare!
Esercitiamo la pietà, la purezza di pensieri e di animo, l'onestà.
"Rifiuta le favole profane e da vecchie; esèrcitati invece alla pietà" (1 Timoteo 4:7).
CERCASI PERSONE DI FEDE, PERSONE DI PREGHIERA, PERSONE ONESTE
Le riflessioni, ora, saranno dirette maggiormente all'onestà.
L'onestà è la qualità di chi tiene un comportamento onesto, in rispetto delle leggi e delle norme in vigore o dei propri valori morali. Si associa di volta in volta ai concetti d'integrità, lealtà, sincerità.
Il Salmo 15, il cui autore è Davide, esprime appieno il valore dell'integrità e quindi dell'onestà: "O Eterno, chi dimorerà nella Tua tenda? Chi abiterà sul monte della Tua santità? Colui che cammina in integrità ed opera giustizia e dice il vero come l'ha nel cuore; che non calunnia con la sua lingua, né fa male alcuno al suo compagno, né getta vituperio contro il suo prossimo. Agli occhi suoi è sprezzato chi è spregevole, ma onora quelli che temono l'Eterno. Se ha giurato, foss'anche a suo danno, non muta; non dà il suo danaro ad usura, né accetta presenti a danno dell'innocente. Chi fa queste cose non sarà mai smosso".
L'integrità e l'onestà ci danno la possibilità di risiedere sul monte della santità di Dio e sono garanzia di fermezza nella fede.
Nei confronti del sesso femminile, l'onestà può indicare, in modo specifico, la purezza o la pudicizia.
L'onestà è strettamente legata alla dignità, al decoro.
Una persona di onore è persona onesta.
L'onesto non compirà mai del male sapendo di farlo.
Non cercherà mai di raggiungere i suoi scopi con mezzi proibiti, la sua onestà non lo permetterà.
L'onesto, ancora, è leale, retto, sincero, scrupoloso. A volte tutto questo comporta sofferenza, ma la consolazione è in Dio.
"Perché è meglio, se pur tale è la volontà di Dio, che soffriate facendo il bene, anziché facendo il male" (1 Pietro 3:17).
Nel contesto biblico onestà è anche semplicità di cuore.
La sincerità di cuore, l'onestà è richiesta ai servi, agli operai.
Il tutto avente come base il timore di Dio.
"Servi, ubbidite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne; non servendoli soltanto quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con semplicità di cuore, temendo il Signore" (Colossesi 3:22).
Il "non servendoli soltanto quando vi vedono" intende, naturalmente, un doppio modo di agire. Questo denota una coscienza con seri problemi, una coscienza disonesta.
Mentre nell'atteggiamento che assumi, potrai piacere agli uomini, di certo la probabilità di non piacere a Dio è più alta di quanto tu creda.
L'apostolo Paolo esprime chiaramente questo concetto nella sua lettera ai Romani.
"Vado forse cercando il favore degli uomini, o quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo" (Galati 1:10).
Il cercare solo il favore degli uomini, il comportarsi esclusivamente per essere ammirati, è disonestà.
Ancor di più quello che Dio vuole è che tali trasgressioni non siano nemmeno pronunciate dai credenti. "Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie" (Efesini 5:3-4).
Il credente che è santo, in quanto santificato, ha ben altri sentimenti.
L'INVITO FINALE
Permetti allo Spirito Santo di Dio di convincerti di peccato, di persuaderti della tua disonestà.
Convinciti, a tua volta, che i pensieri, le azioni che compi da tempo sono disoneste, possono portarti alla morte spirituale. Rischi definitivamente di perdere i meravigliosi privilegi ed onori che Dio serba a coloro che sono onesti, integri.
Dio t'invita ad arrenderti, a gettare via la tua disonestà.
"Ma ora deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, maldicenza, e non vi escano di bocca parole disoneste" (Colossesi 3:8).
Solo così facendo la tua vita spirituale potrà riprendere quella forza, quella vitalità e quel fervore smarrito.
Dio ti benedica.
LEVEQUE Felice
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