Tra pochi giorni gli italiani celebreranno il Giorno della Memoria per ricordare i milioni di vittime del regime nazista.
Il giorno scelto dal Parlamento italiano, il 27 gennaio di ogni anno, coincide con la data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, dove erano stati rinchiusi principalmente ebrei, ma anche omosessuali, zingari, testimoni di Geova, handicappati.
Il termine Auschwitz suscita pensieri inquietanti tutte le volte che ne sentiamo parlare perché, da quel luogo, esseri senza scrupoli svolsero un ruolo fondamentale nei progetti di "soluzione finale".
Quel nome ci ricorda che l'essere umano può arrivare a elaborare i delitti più atroci e, contemporaneamente, anche a trovare una giustificazione capace di mettere a tacere la coscienza.
Ritengo però che il ricordo di quell'evento non debba contenere solo un elemento commemorativo, deve piuttosto costituire un momento di profonda riflessione culturale e formativa. Se lo consideriamo solo un episodio da commemorare, rischiamo di concentrare il pensiero su dei fatti già conclusi che hanno riguardato esclusivamente determinate categorie di persone.
Bisogna invece che esso ci parli ancora e ci dica che la storia può ripetersi se non mettiamo in funzione un sistema immunitario capace di aggredire al loro sorgere altri episodi analoghi. Quell'evento deve essere fonte di insegnamento per tutti noi che apparteniamo a tante nazionalità diverse e che professiamo idee e religioni diverse. Quell'evento deve parlare a noi europei per dirci che nel nostro territorio non deve più ripetersi una tragedia simile, ma deve parlare a tutti gli esseri umani, anche ai palestinesi ch e sognano la soluzione finale degli ebrei e agli ebrei che sognano la soluzione finale dei palestinesi. La storia deve pur insegnarci che la violenza non si sconfigge definitivamente con un'altra violenza.
La guerra può concedere la vittoria per un momento, fino a quando non arriverà qualcuno in grado di far valere una forza superiore. Invece si può vincere in modo più efficace cambiando una mentalità, lavorando sulle coscienze per far emergere una volontà di bene e di costruzione pacifica del futuro.
Perciò, celebrando il 27 gennaio, impariamo a ricordare non solo la Shoà, lo sterminio, ma anche e soprattutto focalizziamo la nostra attenzione sull'apertura di quei cancelli. La memoria deve esserci di stimolo per costruire un futuro migliore, per dirci che il bene può e deve vincere sul male.
Barak Obama, nel vibrante discorso pronunciato in occasione del giuramento, in più passaggi ha parlato di memoria, ne ha parlato però per ricordare che in mezzo alle enormi difficoltà non c'era solo il male che rischiava di sopraffare tanta gente, ne ha parlato per ricordare le tante persone che si sono date da fare e si sono unite per superarlo. La nostra società, a livello mondiale, è attraversata da venti gelidi di intolleranza, crisi economica, violenza, indifferenza, gestione folle del potere. Non lasciamoci sopraffare e, come ha detto Obama: "Con speranza e virtù, affrontiamo con coraggio le correnti ghiacciate, e sopportiamo quel che le tempeste ci porteranno" per costruire un futuro più positivo, per essere uomini e donne migliori.
Dora Bognandi
Fonte: Notizie Avventiste
Settimanale del sito www.avventisti.it
Anno XII - N 3 22- 1-2009
Auschwitz
Con il termine campo di concentramento di Auschwitz Birkenau si identifica genericamente l'insieme di campi di concentramento e il campo di sterminio costruiti durante l'occupazione tedesco nazista della Polonia nei pressi della cittadina polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz) che si trova a circa 60 chilometri ad ovest di Cracovia.
Il complesso concentrazionario di Auschwitz svolse un ruolo fondamentale nei progetti di "soluzione finale della questione ebraica" - eufemismo con il quale i nazisti indicarono lo sterminio del popolo ebraico (anche se nel campo trovarono la morte anche molte altre categorie di internati) - divenendo rapidamente il più grande ed efficiente centro di sterminio. Oggi quel che resta di quel luogo è patrimonio dell'umanità.....
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