Ma... chi è quel "tu" a cui è rivolta la domanda? E come mai ad un gruppo di schiavi negri o ad uno solo di loro, mentre erano probabilmente riuniti la sera intorno al fuoco dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro nei campi di cotone, è venuta in mente proprio questa domanda?
Una domanda che è risuonata nei cuori, nella notte, e che li ha interpellati ad una risposta? Quel "tu" posso essere io, quel "tu" può essere ciascuno di noi: la domanda mi interpella direttamente.
Sì: chiama proprio me in causa e, se io accetto che mi sia posta la domanda, devo trovare anche una risposta! E non posso certo trovarla nella storia: la mia storia, la storia della mia vita non ero ancora cominciata; sarebbe cominciata dopo duemila anni in un con- testo completamente diverso.
Le tre domande sono sicuramente nate dall'ascolto dell'Evangelo e dalla convinzione che quest'ascolto non lascia indifferenti i cuori aperti e sinceri, perché la storia di Gesù vuole infiltrarsi nella storia della mia vita. La storia di Gesù vuole diventare la mia storia. Ed ecco intervenire allora il soccorso della fede che mi fa ripensare a quella Storia, mi fa immergere in quella Storia e la fa diventare la mia Storia.
Allora scopro che, sicuro, ero là anch'io "quando crocifissero il mio Signore". Ero là anch'io, perché il mio Signore si è lasciato crocifiggere anche per me, è morto anche per me, "è stato trafitto a causa del- le mie trasgressioni, stroncato a causa delle mie iniquità, il castigo per cui oggi ho pace è cadu- to su di lui" (Is 53:5).
Su quella croce egli ha fatto "morire l'inimicizia" fra me e Dio, fra me e i miei simili. Altro che se c'ero quando crocifissero il mio Signore! La mia salvezza oggi consiste proprio nel riconoscere che, sì, c'ero anch'io perché Gesù è stato crocifisso anche per me! Ma io... c'ero anche quando Gesù fu sepolto nella tomba? Certo! Ero là (sono là!) per riconoscere che il mio Signore mi ha amato a tal punto da condividere con me la tragedia della morte, il silenzio angosciante della tomba: condivisione che gli permette di simpatizzare con me "in ogni cosa" e di comprendermi quando, prendendomi per mano, mi accompagnerà "nella valle dell'ombra della morte": è una valle che lui ha percorso, che conosce bene e sarà proprio la sua compagnia a non farmi temere "alcun male".
E c'ero anche quando la pietra fu rotolata dall'ingresso della tomba ed il suo corpo risuscitò "incorruttibile, glorioso e potente"? Certo che c'ero! Ero anche là e continuo ad essere ogni giorno là: Gesù sapeva che la sua risurrezione non sarebbe stata un evento unico, ma "una pri- mizia", perché "alla sua venuta" sarebbero risorti anche tutti coloro che avessero posto la propria fede in lui. Quindi, la sua risurrezione è garanzia della mia risurrezione!
Allora: "C'eri tu?". Sì, che c'ero! C'ero, perché sono morto con lui, sono stato sepolto con lui e so che al suo ritorno "trasformerà il corpo della mia umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria"!
Fonte: www.ilcristiano.it
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