Chi pensa di entrare nel ministerio deve diligentemente esaminare le motivazioni che lo spingono a tale decisione. Molti, troppi, hanno abusato di ciò pensando di ricavarne un facile guadagno, o per mero desiderio di esercitare autorità e di guadagnare, in questo modo, una certa reputazione; senza sapere, invece, di subirne “… un più severo giudizio” (cfr. Giacomo 3:1). Altri hanno occupato questo delicato ufficio in modo improprio per spogliare il gregge invece di cibarlo, rubandone l’onore che spetta soltanto a Cristo ed affamando il Suo popolo.
È oltremodo solenne considerare quanto duramente il Signore denuncia questi falsi pastori ai Suoi giorni (cfr. Matteo 23). Come J. C. Ryle ha osservato: “Nulla è più offensivo agli occhi di Cristo come un falso insegnante, un falso profeta o un falso pastore. Alla Chiesa nulla deve incutere maggior paura di questi, e deve essere perciò chiaramente biasimato, denunciato e combattuto”.
Quali sono, perciò, alcuni dei segni peculiari di un vero pastore?
1. Prima di tutto, il vero pastore, deve avere la dottrina di Cristo nelle sue labbra. Sono coloro che possono vivere e dichiarare: “… abbiamo rifiutato gli intrighi vergognosi e non ci comportiamo con astuzia né falsifichiamo la parola di Dio, ma rendendo pubblica la verità, raccomandiamo noi stessi alla coscienza di ogni uomo davanti a Dio” (II Corinzi 4:2). Il cristianesimo di oggi è infestato di persone piene d’inganno e ipocrisia, pronte a girare le vele laddove soffia il vento della pubblica opinione. Il vero servitore del Signore non si trattiene dal dichiarare la verità per quanto essa possa sembrare spiacevole agli orecchi del suo uditorio. Egli è uno che non esalta sé stesso, neppure la propria chiesa, ma soltanto Cristo Gesù, la Sua divina Persona, annuncia il Suo Evangelo ed il Suo sangue espiatorio.
2. Un autentico pastore, inoltre, possiede lo Spirito di Cristo nel suo cuore. Può non possedere titoli accademici o altre qualità meramente umane, ma è lo Spirito Santo che gli svela i misteri dell’Evangelo per poterli amministrare avvedutamente. Egli sarà, allora, un servo “… fedele e prudente …” (Matteo 24:45). È lo stesso Spirito che gli dona amore per le pecore così da guidarle nei “paschi erbosi” della Parola di Dio. È lo Spirito di Cristo che lo fa comportare con grande franchezza (cfr. II Corinzi 3:12), tale da annunciare tutto il consiglio di Dio. È sempre lo Spirito Santo che lo guida a predicare la Parola, ad insistere in ogni occasione favorevole e sfavorevole, a convincere, rimproverare ed esortare con ogni sorta di insegnamento, perché verrà il tempo che non si sopporterà piú la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie (cfr. II Timoteo 4:2, 3). È lo Spirito Santo, di fatto, che rende efficace il suo ministerio, rendendolo fruttuoso secondo la grazia sovrana del Signore.
3. In ultimo, un vero pastore rispecchia la vita di Cristo nella sua. Infatti, egli si studia di poter conformare la sua esistenza a quella del Signore Gesù, il Maestro perfetto. È vero, tragicamente vero, che nessuno potrà mai rispecchiare autenticamente la figura del Signore nella propria, al di fuori così come dentro sé stessi. Eppure è vero che molti hanno soltanto le forme della pietà ma ne hanno rinnegato la potenza. Questa si potrà sperimentare solamente quando il desiderio ultimo di ogni vero servitore si appaia a quello dell’apostolo che esclamava: “Per me vivere è Cristo!” (Filippesi 1:21). Sarà la comunione con il Maestro, la meditazione della Sua Parola che tracceranno il profilo di Gesù nella vita di ogni credente e del pastore in particolare, cosicché la gente possa dire: “Si vede che sono stati con Gesù”.
Cercate un uomo (e non è un compito facile oggi!) che abbia la dottrina di Cristo nelle Sue labbra, lo Spirito di Cristo nel suo cuore e l’esempio di Cristo nella sua vita e voi avrete trovato un autentico pastore, gli altri non sono altro che “ladri e briganti”.
Arthur Pink,
Studies in the Scriptures,
maggio 1939
Fonte: evangelo.it
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