Mi chiamo Isabella e voglio raccontare le grandi cose che Dio ha fatto per me.
Sono nata e cresciuta in una famiglia "cattolica", sì, molto tra virgolette, perché i miei non sono mai stati molto praticanti... della serie fai come ti dico ma non come faccio.
Sono nata e cresciuta in una famiglia "cattolica", sì, molto tra virgolette, perché i miei non sono mai stati molto praticanti... della serie fai come ti dico ma non come faccio.
Nonostante questo, fin da piccola mi sentivo molto attratta dalla persona di Gesù e dalle storie della Bibbia, infatti leggevo spesso una Bibbia illustrata per bambini, e Gesù mi piaceva molto, vedevo qualcosa in Lui di straordinario, ne ero affascinata. Allora desideravo seguire fedelmente i comandamenti del Signore e praticare quella religione che mi era stata insegnata, perché questo per me significava seguire Gesù.
Ero cosciente del fatto che una vera vita cristiana aveva poco da spartire con il formalismo religioso, con il tempo emergevano evidenti gli errori e le contraddizioni di un sistema religioso antiquato e permeato di ipocrisia e incredulità. D'altra parte, ciò che leggevo nella Bibbia era molto bello, ma... era attendibile?
Potevo fidarmi, era tutto vero o era tutto leggenda e mito, qualcosa da interpretare con chissà quale misteriosa chiave di lettura?
Se era tutto vero, perché nessuno ci credeva veramente? Con questi dubbi nella mente arrivai all'adolescenza, cominciavo ad apprezzare ed amare sempre di più un mondo opposto a ciò che avevo fino ad allora vissuto e creduto, in me prendevano spazio il divertimento fra amici, le prime cotte, il fascino dell'indipendenza dalla famiglia, la compagnia con la quale identificarsi, la musica, il look, la discoteca, il ragazzo... non c'era più tempo per pensare a Dio, era tutto così piacevole, luccicante e preconfezionato!
Morì mia madre, improvvisamente. Avevo diciassette anni, e quello fu il terremoto più intenso della mia vita. La mia casa, costruita sulla sabbia, era crollata miseramente e totalmente; dalle macerie uscivano lancinanti richieste di aiuto, vuoti mai colmati, dubbi mai risolti.
Inizialmente cercai Dio, ma era così distante, irraggiungibile... mi sentivo accusata, colpevole di cercarlo solo nel momento del bisogno.
Era più facile farsi tacere e stordirsi con un po' di divertimento in più, magari condito con un po' di droga-ma-non-troppo e alcol-quanto-basta. E se i rapporti interpersonali con il mio ragazzo e con mio padre andavano a rotoli, beh, era forse colpa mia? Come se non bastasse, avevo terminato la scuola, ero senza lavoro, senza prospettive per il futuro, piena di ansia, di paura, depressione...
I miei sogni di una brillante carriera e di un futuro felice... svaniti a poco meno di vent'anni.
Cominciai uno "studio" con i Testimoni di Geova. Inizialmente mi colpì il fatto di trovare tante risposte razionali ai perché della fede. Poi mi colpì il fatto di trovarmi così lontana da Dio, dai suoi principi, dal Suo modo di vedere le cose.
Con uno sforzo immenso, decisi di mettere ordine nella mia vita e adeguarla a ciò che pensava Dio: se prima ero stata religiosa ma incoerente, ora volevo essere coerente nella mia nuova religione, volevo riconciliarmi con Dio sinceramente e senza compromessi.
Non mi soffermo a raccontare ciò che ha comportato tutto questo, di positivo posso dire che tutto ciò mi ha portato a riconoscere che la Bibbia ha veramente delle risposte valide oggi, e che ciò che dice è vero e affidabile.
D'altra parte la mia fiducia nelle interpretazioni della Torre di Guardia crollò completamente leggendo il libro "Quindi è finito il mistero di Dio", un trattato sull'Apocalisse che conteneva pagine di strani calcoli e congetture infondate... i calcoli sugli "ultimi tempi", i centoquarantaquattromila... tutto vacillava paurosamente.
Oltretutto, nonostante i cambiamenti nella mia vita, sentivo che niente e nessuno poteva rendermi "approvata" da Dio: c'era qualcosa che mi sfuggiva, se fossi stata giudicata da Dio, nonostante tutta la mia moralità e la mia buona condotta, Lui poteva ancora trovare qualcosa che non andava in me, la mia natura umana piena di errori, di egoismo, di incapacità di amare, di peccato.
La religione può risolvere questo problema? Può una persona religiosa eliminare completamente il peccato dalla propria vita? Non può farlo, in nessun modo.
Decisi di continuare la mia ricerca da sola, frequentavo le "adunanze" nella Sala del Regno, e intanto cercavo e leggevo tutto ciò che poteva essere utile ad ampliare la mia ricerca della verità. Nella biblioteca comunale della mia città trovai alcuni libri, di cui uno molto interessante:"Perché hanno lasciato i Testimoni di Geova?" era la raccolta di alcune testimonianze di persone che avevano trovato Gesù e si erano convertite.
Cosa voleva dire tutto questo? Cosa vuol dire conoscere Gesù Cristo e accettarlo come personale Signore e Salvatore? Questa domanda martellò la mia mente e il mio cuore per diversi giorni, in un anno di studio della "Torre di Guardia" nessuno mi aveva mai parlato di simili cose, ed ecco che me le ritrovavo scritte lì, sulla mia Bibbia, nel mio Nuovo Testamento.
La Buona Notizia, il Vangelo, era che "chiunque ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Giovanni 5:24) e ancora "è per grazia che siete stati salvati mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio" (Efesini 2:8) "... a tutti quelli che l'hanno ricevuto, Egli ha dato il diritto di diventare Figli di DIO, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma sono nati da DIO" (Giovanni 1:12,13).
Decine di versetti come questi si aprirono alla mia mente facendomi capire finalmente ciò che mancava: Gesù Cristo, nella Sua morte, aveva pagato totalmente il MIO debito di peccatrice davanti a DIO, offrendomi la possibilità di una vita nuova in LUI, e tutto ciò gratuitamente per me.
Era sufficiente un atto di fede sincera, di quella fiducia vera che ti porta ad affidarti totalmente e senza riserve, rinunciando a te stesso e al tuo modo di pensare, alla tua religione, per affidarti solo a Cristo, all'Unica Via, la Verità, la Vita: nessuno viene al Padre se non per mezzo di Lui.
La gioia e la pace di Dio che provai in quell'attimo fu immensa: avrei voluto gridare a tutti cosa era successo: "sono diventata figlia di Dio!
Gesù Cristo è l'Unica Via che porta a Dio!"
Sono passati sedici anni da quel giorno, tante cose sono successe, ho abbandonato la religione, ho trovato Cristo, e la stessa gioia di quell'attimo, la stessa pace con Dio che provo ogni volta che vedo la risposta alla preghiera, la verità della Sua Parola e delle Sue promesse.
La stessa gioia che condivido con coloro che vivono la stessa fede concreta, frutto non di un lavaggio del cervello, ma di un vero incontro con il Signore della vita, Gesù Cristo.
Isabella
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- Leggi questo libro (pdf) - Crisi di Coscenza. Fedeltà a Dio o alla propria religione? di Raymond Franz
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