Joni - Per lei tutto cominciò il 30 luglio 1967 mentre il caldo sole estivo stava tramontando e le tranquille acque della baia assumevano un colore caldo e dorato. Quando si tuffò in acqua, la sua testa colpì qualcosa di duro, che le provocò la frattura tra il 4° e il 5° livello cervicale. In altre parole si era rotta l'osso del collo ed era rimasta paralizzata dalle spalle in giù.
Fino allora Joni aveva avuto una vita felice, una famiglia unita e tanti amici. Non aveva mai conosciuto da vicino la tragedia. Era una bella ragazza, sana e sportiva. Il padre le aveva insegnato ad andare a cavallo non appena era stata in grado di stare seduta e a due anni era già in sella. Aveva imparato a cavalcare con stile e perfino a preparare i cavalli per le gare. Le piaceva soprattutto cavalcare sulle verdi colline vicino a casa sua, mentre il vento le scompigliava i lunghi capelli biondi.
Ed ora, quella ragazza fino a poco tempo prima piena di vita, giaceva sul lettino della camera operatoria dove l'avevano trasportata e singhiozzava mentre il rasoio elettrico le passava sulla testa e i biondi capelli bagnati cadevano per terra. Poco dopo con un trapano che emetteva un rumore forte e martellante, cominciarono a perforarle il cranio. Fuori ormai il sole era tramontato ed il cielo sulla città era diventato oscuro.
NON ERA IN GRADO DI FARE NULLA, PROPRIO NULLA
Poi, per lunghi mesi, giacque nel reparto di terapia intensiva, sdraiata continuamente su un robusto telaio di canapa al quale era tenuta salda da robuste cinghie. Per evitare il pericolo di piaghe da decubito ogni due ore degli inservienti venivano per voltarla, facendole fare un giro di 180 gradi, così che a periodi alterni aveva la faccia rivolta presso il pavimento o verso il soffitto. «Si tratta di un caso di quadriplegia totale» spiegò un giorno un medico al suo collega, dopo averla visitata.
Un altro medico spiegò: «Joni non camminerà più, ma speriamo che un giorno potrà recuperare l'uso delle mani.» Intanto non era in grado di far nulla, proprio nulla. Non riusciva neanche a sollevare il braccio per grattarsi il naso. La sua fede era profondamente scossa e passò dei lunghi momenti di cupa disperazione... . Perchè Dio aveva permesso tutto questo?
NONOSTANTE TUTTO DIO L'AMAVA
Una sera, allo stremo delle forze, pregò: «Signore, dammi una prova della tua esistenza.» Poi, stanca di pensare chiuse gli occhi e fu avvolta da una profonda calma. Le ritornò in mente un versetto che tante volte l'aveva consolata: «Tu custodirai in perfetta pace colui la cui mente è fondata in Te.» E si addormentò. In seguito cominciò di nuovo a leggere la Bibbia e a pregare. Lentamente capì che, nonostante tutto ciò che era accaduto, Dio l'amava e si interessava di lei. Rientrava nei piani di Dio anche il suo incidente: qual`era lo scopo di tutto quanto le era accaduto ed in che modo poteva glorificare Dio nelle sue circostanze?
PTL
Prima dell'incidente aveva mostrato delle buone abilità artistiche. Fu così che qualcuno le propose di ricominciare di dipingere, ma dato che aveva perso l'uso delle braccia, le sembrava che fosse impossibile rimettersi al lavoro. Poi vide un paraplegico che pitturava la ceramica con un pennello in bocca e cominciò anche lei a esercitarsi in quel modo. Sulle prime i suoi schizzi erano semplici e rudimentali, ma si rese conto che quell'attività aveva su lei un effetto terapeutico maggiore di quanto credesse. Con l'esercizio migliorò molto la sua tecnica e dopo qualche settimana ottenne dei risultati senz'altro apprezzabili. Come riflesso del suo nuovo modo di pensare, firmava i suoi schizzi PTL «Praise the Lord» (Gloria a Dio). Una semplice e sentita espressione della fiducia in Dio che si curava di lei.
Tuttavia la sua vita non era sempre facile e si rendeva conto che non esistono risposte semplicistiche a certi problemi. Nell'estate 1969, stava ripensando a tutte le cose che erano successe in quei due terribili anni dopo l'incidente e fece un'inventario della sua vita spirituale. Constatò che c'era stata un alternanza di periodi positivi e negativi. Aveva avuto delle lotte tremende con se stessa per accettare la volontà di Dio e non cadere nell`autocommiserazione. Nonostante le terapie intensive a cui era stata sottoposta era ormai certa che non solo non avrebbe più camminato, ma non avrebbe più riacquistato l'uso delle mani, ne sarebbe mai più stata in grado di badare a se stessa. Avrebbe dovuto dipendere dagli altri per ogni sua necessità materiale. Non fu facile accettare questa dura realtà, ma ci riuscì. Regalò le sue mazze per il gioco dell'hockey, vendette la sua cavalla Tumbleweed e riuscì a ringraziare il Signore per tutto quello che aveva fatto, faceva ed avrebbe fatto per lei.
DIO SA QUELLO CHE E' MEGLIO
Più tardi la sua vita si arricchì di interessanti novità. Con la vendita dei suoi disegni fu in grado di assicurarsi una certa indipendenza economica e con gli introiti aprì una piccola ditta chiamata «Joni PTL» che pian piano si estese notevolmente. Una mattina qualcuno le telefonò da New York invitandola a partecipare al programma televiso «Today Show», seguito da circa due milioni di spettatori. Lì fu intervistata da Barbara Walters in persona (una famosa giornalista televisiva) e fu un'ottima occasione per testimoniare della sua fede in un Dio che non fa sbagli, ma è sempre al comando delle situazioni.
In seguito nelle vesti della protagonista principale girò un film sulla sua storia. Fu un'esperienza che le costò parecchio sforzo: non fu facile rivivere tutti i momenti difficili, ma quel film ha aiutato ed aiuta molti in tutto il mondo. Ha scritto tre libri sulla sua vita e viaggia negli Stati Uniti e all'estero per parlare soprattutto agli handicappati ed aiutarli ad affrontare le loro limitazioni con l'aiuto del Signore. In questi ultimi anni si è sposata con un credente che l'aiuta in questo lavoro.
«Dio sa quello che è meglio». Questa consapevolezza ha aiutato Joni a superare la ribellione per ciò che le è accaduto. Ad un'infermiera che un giorno le faceva notare che se la sua frattura fosse stata due centimetri più in basso, avrebbe avuto ancora l'uso delle braccia, ella rispose: «Si, ma se fosse stata due centimetri più in alto sarei morta. Dio sà quello che è meglio».
Ancora oggi Joni ha i suoi alti e bassi, ma sa che il segreto è confidare in Dio e non indignarsi per le sue scelte. Dice: «Dio ha trasformato una ragazza immatura e testarda in una donna piena di fiducia che ha imparato a rallegrarsi nelle sofferenze. Dio ha agito nella mia vita per farmi comprendere il suo piano. Lui è al comando delle circostanze».
INGRID
Per lei fu la fine quando alcuni anni fa, in seguito ad un incidente d'auto, restò paralizzata. Viveva a Karlsruhe in Germania e senza il sostegno della fede non è riuscita ad affrontare la vita.
Il modo da lei scelto per morire ha scosso profondamente l'opinione pubblica. Qualcuno ha messo sul tavolino davanti alla sua sedia a rotelle un bicchiere con una dose letale di cianuro. Mentre una videocamera la riprendeva, Ingrid, con l'aiuto di una cannuccia, ha bevuto quel veleno. Una terribile morte «in diretta», ben diversa dalla pubblica testimonianza che Joni può dare della sua fede in Chi « è al controllo delle circostanze ».
Com'è bello quando si soffre, trovare qualcuno disposto ad ascoltarci! Qualcuno che ci comprende, che ci accetta e che ci aiuta a trovare nuove forze per affrontare il cammino. Chi di noi non ha sentito il bisogno di essere consolato? Purtroppo, non sempre si cerca conforto presso chi è in grado di darlo. C'è chi si stordisce con i divertimenti nel tentativo di non pensare, c'è chi cerca conforto nell'alcool, o nella droga e diventa schiavo di qualcosa che finirà per distruggerlo.
E tu, a chi ti rivolgi? L'Eterno è Colui che rialza tutti quelli che sono depressi. Egli può spezzare le tue catene, darti pace e sicurezza. Va'a Lui . Allora, anche tu potrai dire: «Ti ringrazio, Signore, Tu mi hai consolato!»
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