«Enoc visse sessantacinque anni e generò Metusela. Enoc, dopo aver generato Metusela, camminò con Dio trecento anni e generò figli e figlie. Tutto il tempo che Enoc visse fu di trecentosessantacinque anni. Enoc camminò con Dio, poi scomparve, perché Dio lo prese» (Genesi 5:21-24; si consiglia la lettura del v. 2).
«Per fede Enoc fu rapito perché non vedesse la morte; e non fu più trovato, perché Dio lo aveva portato via; infatti prima che fosse portato via ebbe la testimonianza di essere stato gradito a Dio» (Ebrei 11:5).
«Anche per costoro profetizzò Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: "Ecco il Signore viene con le Sue sante miriadi per giudicare tutti; per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di Lui" » (Giuda 14-15).
Il mondo al tempo di Enoc
Leggendo il capitolo 5 della Genesi, non si può fare a meno di notare qualcosa di particolare, che non è solo legato alla conseguenza negativa e micidiale del peccato sulla vita dell'uomo.
Le parole: "Visse e poi morì", sono ripetute spesse volte, con un'eccezione: Enoc, infatti il verso 24 dice: «Ed Enoc camminò con Dio, poi disparve perché Dio lo prese».
La famiglia umana del suo tempo «camminava nella via di Caino»; quel mondo era infatti dominato «dalla concupiscenza della carne, dalla concupiscenza degli occhi e dalla superbia della vita » (1 Giovanni 2:16).
Al tempo di Enoc, parecchie centinaia di anni dopo l'uccisione di Abele, sappiamo che il male si era notevolmente sviluppato e diffuso sulla terra.
Gli uomini erano diventati spietati, crudeli e soprattutto empi al punto che sfidavano apertamente Dio, e pure le loro parole e le opere portavano quest'impronta (Giuda 15).
Dopo pochi secoli la terra così «corrotta e ripiena di violenza », sarebbe stata pronta per il giudizio (Genesi 6:11).
In mezzo alle rovine della famiglia di Caino Dio concesse ad Eva un'altra progenie nella persona di Seth, al posto del giusto Abele, che Caino aveva ucciso (Genesi 4:25).
Nella famiglia di Seth nacque Enoc, il cui nome aveva come significato in lingua ebraica "dedicato o consacrato".
Già dal nome possiamo immaginare molti dei suoi caratteri, che ora esaminiamo, attraverso i pochi passi biblici che ci parlano e che ci presentano quest'uomo così poco conosciuto, eppure così grande e "prezioso" al cospetto di Dio.
"Camminò con Dio"
Enoc era un uomo come tanti altri.
Probabilmente visse accanto, o vicino, a tutti i primi uomini della nostra storia umana, tranne Adamo che morì qualche decina d'anni prima di lui.
Probabilmente ne conobbe le gesta e meditò sulle "prime esperienze" di costoro.
Inoltre, e non credo a caso, la Bibbia evidenzia il fatto che fosse il settimo esponente della settima generazione da Adamo.
Ma non di questo vogliamo parlare, perché Enoc seguì la strada comune degli altri uomini per "soli" sessantacinque anni, dopodiché qualcosa cambiò in modo inequivocabile e definitivo la sua vita.
La Bibbia ci parla di quel momento come successivo alla nascita del figlio, noto col nome di Matusalemme (l'uomo che visse più di tutti gli altri, novecentosessantanove anni).
Dalla nascita del figlio la sua vita cambiò.
Perché?
Non lo sappiamo, ma di certo come accade per molti uomini di Dio certe esperienze, o momenti, cambiano completamente la propria vita e i suoi fondamenti.
Fu così per Enoc.
Il fondamento del cammino spirituale di Enoc fu la fede, proprio come molti secoli dopo scrisse l'autore della lettera agli Ebrei, perché «senza la fede è impossibile piacergli » (Ebrei 11:6).
Tutto dipende dalla fede, e la fede è sia alla base della nostra salvezza come della nostra condotta. Ma Enoc fece più che camminare, infatti è detto che egli «camminò con Dio ».
Per camminare con qualcuno occorre stare insieme, oppure come oggi si direbbe, è necessario avere gli stessi obiettivi, gli stessi scopi o la stessa destinazione.
Domandiamoci: come faceva Enoc, benché si trovasse sulla terra a camminare con Dio?
Possiamo pensare che vivesse di una vita celeste, praticamente "al di fuori" o "al di sopra" di tutti i princìpi che costituiscono il cammino naturale degli uomini.
La sua condotta sulla terra cioè era contraddistinta da princìpi che egli aveva attinti nella comunione con il Dio dei cieli.
La "comunione" è inseparabile dal cammino con Dio: «Due uomini cammino essi assieme, se prima non si sono accordati? » (Amos 3:3).
La vita di Enoc fu un progresso continuo, difatti camminare con Dio implica un progresso. Abbiamo detto che arrivò a sessantacinque anni e poi tutto cambiò per lui, come se fosse un'altra vita!
Non camminò per un po' e poi si fermò, ma per trecento anni camminò con Dio e poté vedere sempre più chiaramente la mèta divina.
Qualcuno ha detto che egli era "sempre in comunione col suo amico fedele, per cui si allontanò dal mondo e si avvicinò sempre più al cielo".
La conseguenza spirituale del cammino con Dio è di riprodurre quaggiù il carattere divino e di vivere nel nostro quotidiano i princìpi celesti.
Scorrendo tutta la Parola di Dio notiamo che un solo Uomo lo ha fatto in modo perfetto: Gesù Cristo il Signore, ed il Suo cammino resta il modello assoluto per il nostro.
Qualcuno ha affermato che avendo la stessa vita del Signore in noi, lo stesso amore, lo stesso spirito, noi possiamo essere delle copie più o meno rassomiglianti a questo modello.
Ovviamente nel nostro cammino, anche il più sincero e consacrato, i pericoli possono farci allontanare dal modello. Quali sono questi pericoli?
- Possiamo seguire i nostri pensieri e non la Parola di Dio.
- Possiamo avere un modello celeste ed usare strumenti terreni.
- Possiamo non seguire il modello.
Per camminare con Dio occorre che il mio cuore abbia come oggetto Dio stesso, quale si è rivelato in Gesù Cristo, e confidare solo nello Spirito Santo quale guida, ed ubbidire alla Sua Parola come luce sul mio cammino.
Camminando con Dio, sono "ripieno" di Cristo per mezzo dello Spirito Santo, e riproduco nella mia condotta quotidiana il modello celeste.
Mi devo domandare: la mia vita ha per modello quella di Gesù?
Ripercorriamo brevemente la vita di Gesù sulla terra, ed osserviamo cosa, ad esempio, fece lui, il nostro vero modello di "cammino con Dio", durante il Suo percorso terrestre:
- Pregava continuamente. Perché lo faceva? La Parola ci comunica chiaramente che questo è il solo modo di mantenere la comunione col Padre. Non dobbiamo considerarlo come uno sfogo utile, quando ci si trova nel bisogno, o come per qualcuno un opportuno rituale religioso. Nella preghiera c'è il respiro dell'anima.
- Aveva sempre nella Sua bocca la Parola di Dio. La testimonianza è lo scopo per cui il Signore ha donato e lasciato la Sua Chiesa sulla terra. Se noi non mettiamo davanti agli uomini la Parola di Dio ed i suoi comandamenti, come faranno le persone ad essere richiamate, compunte nel cuore ed infine o condannate o salvate? Ma è altrettanto importante il mettere in pratica questa Parola. L'esempio vale molto più del nostro dire! Per testimoniare occorre che noi leggiamo e meditiamo la Parola di Dio e ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo.
- Il Suo cammino era coerente. A volte pur sapendo qual è la volontà di Dio, non la facciamo! satana ride e il mondo non ci distingue dagli altri. Diceva Spurgeon, il gran predicatore: "Un cristiano è una raccomandazione per quello che crede. Come tu stai davanti alla vetrina di un negozio per vedere tutto quello che offre, cosi anche le persone ti guardano in faccia per vedere che cosa vive nel profondo del tuo cuore".
- Era sempre in comunione col Padre. Non faceva nulla senza la comunione del Padre. Non cercava di camminare da solo! Anzi!
Enoc non si smentì per ben tre secoli, e questo è un forte incoraggiamento per me, ma anche un gran richiamo!
Non è forse vero che spesso, almeno per me, un giorno siamo col Signore e il giorno successivo abbiamo dimenticato che siamo del cielo?!
La testimonianza di Dio verso Enoc
Nella versione dei LXX al posto di "camminò con Dio" troviamo scritto che "era piaciuto a Dio".
Questi due termini sono inseparabili, infatti, nella lettera di Paolo ai Colossesi è detto «affinché camminiate in modo degno del Signore, per piacergli in ogni cosa» (1:10).
Dio può rendere testimonianza di noi che gli siamo graditi, quando seguiamo il sentiero tracciato da Cristo. Dio dice di Gesù «in Te mi sono compiaciuto» (Luca 3:22).
Dio può mettere il Suo compiacimento anche in noi, ai quali ha dato la fede ed una nuova natura capace di amarLo e servirLo.
È solo per la fede che Enoc:
- Può avvicinarsi al Dio invisibile.
- Ne realizza la presenza.
- Può camminare con Lui.
- Può servirLo, come fedele testimone.
- Ed infine può guardare all'avvenire per ricevere la ricompensa (o premio).
Credo che il vero segreto della vita di Enoc fu che non provò ad andare con le sue forze verso il cielo; camminò con Dio sapendo di non farcela da solo, e pertanto i suoi occhi erano sempre fissi sul suo divino compagno di viaggio.
Enoc non solo piacque a Dio, ma prima del suo rapimento ricevette la testimonianza di essere piaciuto a Dio.
Proviamo ad immedesimarci in Enoc: che gli importava il sapere che il mondo non lo apprezzava, quando in realtà possedeva l'apprezzamento di Dio?
La stessa cosa accadde ad Abele, disprezzato da Caino, oppure a Davide non gradito da Saul, e a molti altri?
E che dire del Signore Gesù Cristo rigettato dai Suoi e dal mondo?
Il favore di Dio è la conseguenza della "loro" fedeltà. (Giovanni 14:23; Apocalisse 2:17).
Qual è l'insegnamento pratico per noi?
Se cadiamo nell'errore di cercare di piacere al mondo, o di cercare il suo gradimento, potremmo perdere quello di Dio!
Vogliamo piacere a Dio oppure agli uomini?
La testimonianza di Enoc al mondo
La sua vita fu, senza dubbio, una testimonianza forte per i suoi contemporanei.
Prima di essere rapito in cielo rese una testimonianza pubblica del Signore nel quale aveva creduto.
Egli, da pellegrino celeste fu il messaggero di ciò che gli fu confidato con ogni probabilità direttamente da Dio.
Lo manifestò al mondo divenendo così, quasi certamente, il primo dei profeti.
Ecco cosa è detto del suo messaggio, secondo quanto riportato nella breve lettera di Giuda ai vv.14: «Per loro pure profetizzò Enoc, il settimo da Adamo, dicendo: "Ecco, il Signore è venuto con le Sue sante miriadi (o con i suoi santi) per fare giudizio contro tutti, e per convincere (giudicare) tutti gli empi di tutte le opere d'empietà che hanno empiamente commesse, e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno proferiti contro di Lui". Costoro son mormoratori, cerimoniosi; camminano secondo le loro concupiscenze; la loro bocca proferisce cose sopra modo gonfie, e circondano d'ammirazione le persone per motivi interessati ».
Questo testo presenta due punti chiari e distinti:
- Enoc mostra che il Signore è sul punto di (o pronto nel) fare giustizia;
- Egli verrà in gloria per eseguire il giudizio, assieme ai Suoi santi.
I santi ritorneranno con il Signore e Lo accompagneranno nella Sua gloria, ecco la speranza dell'uomo di fede.
Enoc ricevette una rivelazione che parla, pur senza indicare chiaramente il mistero (riservato alla Chiesa), della venuta del Signore per rapire i santi.
Fu così che egli affermò pubblicamente la sua speranza e, nello stesso tempo, annunciò il giudizio sul mondo.
Enoc, il primo profeta di Dio, ha ricevuto una rivelazione che ha superato i limiti della rivelazione data a tutti gli altri profeti d'Israele.
Per lui il giudizio era quello sugli uomini dei suoi giorni che, pur conoscendo la verità di Dio e pur potendo farla propria, l'hanno ripudiata.
Era una profezia che riguardava gli uomini corrotti, su cui Enoc annuncia un giudizio generale, su quelli cioè che hanno abbandonato le loro relazioni, o comunione, con Dio o che non Lo vogliono né come Signore né come Dio (vedi Giuda 15).
Enoc fu trasportato e non vide la morte
Il primo fatto fondamentale della vita di Enoc fu che camminò con Dio, il secondo che «non fu più trovato, perché Dio l'aveva trasportato » (= rapito in cielo), Ebrei 11:5.
Aveva vissuto sulla terra trecentosessantacinque anni, per trecento dei quali aveva camminato con Dio, poi scomparve.
Questi avvenimenti sono da porre in relazione intima ed indissolubile con la fede e con il cammino di Enoc.
Notiamo quest'espressione «per fede Enoc fu trasportato perché non vedesse la morte».
Egli sapeva che il Signore sarebbe venuto in mezzo alle Sue sante miriadi, e credeva questo in modo così profondo che ciò costituiva una realtà per la Sua anima, tanto che egli dice «Ecco il Signore è venuto » (Giuda 14).
Egli attendeva questo momento come qualcosa di "straordinario" che doveva accadere di lì a poco; viveva in previsione di questa beata prospettiva, ed ecco che ad un certo punto della sua vita l'avvenimento confermò la sua fede!
È rapito per essere col Signore e ritornare con Lui.
La sua vita era stata quaggiù una vita celeste; ed ora continua nel cielo!
Enoc non fu più trovato.
Quando scomparve probabilmente gli uomini lo cercarono, come fecero più tardi anche con Elia, ma non lo trovarono.
Il mondo di allora non si era molto interessato di lui durante la sua vita.
Così è avvenuto per il Signore Gesù Cristo.
Si sarebbe detto che, in presenza della rivelazione della Grazia perfetta, il mondo non sarebbe rimasto indifferente, ed invece sappiamo bene ciò che il mondo ne ha fatto. Lo ha crocifisso come il peggiore dei criminali, Lui la cui sola colpa era quella di essere la gloria di Dio, il Salvatore del mondo e la bontà misericordiosa in persona.
Possiamo lodare Dio, che ha elevato al cielo il Signore Gesù Cristo, assieme a tutti coloro che per fede credono in Lui, così come invece getterà l'uomo incredulo e orgoglioso nella morte eterna, nella lontananza eterna da Lui!
Il mondo non rivedrà il Signore Gesù Cristo che al giudizio.
Dal rapimento della Chiesa non vi sarà più per il mondo riposo, pace, giustizia, amore, né misericordia, e così sarà sino al giudizio finale.
Cosa resterà agli uomini dopo il rapimento?
Forse la libertà e la pace tanto agognata?
Forse un mondo migliore, libero e puro, come tanto sognato?
No, niente di tutto questo, ci sarà invece lo scatenarsi della tremenda potenza del male assieme alla violenza, all'odio; imperverserà colui che proferirà parole di bestemmia; avrà inizio il regno del male, dove ci sarà la sovversione d'ogni principio morale, la corruzione, la volgarità e il degrado spirituale più ripugnante.
Non ci sarà più nulla e nessuno per consolare, per calmare il cuore, ma solo dolore e angoscia, una disperazione illimitata tale che si cercherà mille volte la morte, senza riuscire a morire.
Quello sarà l'invasione del potere delle tenebre, a cui Dio poi porrà fine!
E la Sua Chiesa?
E i credenti?
Avverrà di loro esattamente quello che accadde ad Enoc, di cui è detto: "Dio lo prese"!
L'amico di Dio poté godere a sazietà la gioia della Sua faccia.
A quell'umile pellegrino fu dato il diritto di andare ad abitare lassù nella gloria, prima che il giudizio fosse eseguito quaggiù!
Enoc e la Chiesa
Il rapimento di Enoc non viene spiegato né chiarito e rimane avvolto in un mistero, almeno tale sarà sino alla piena rivelazione del Signore.
In quest'atto sovrano della volontà divina possiamo trovare un significato simbolico.
Enoc rappresenta, come esempio per tutte le generazioni di credenti, il testimone fedele che Dio ha posto sulla terra come profeta della Sua volontà trasmessa oggi dalla Sua Parola, e dei giudizi preparati ed annunciati su coloro che rifiutano questa volontà.
Enoc rappresenta simbolicamente la Chiesa che cammina con Dio!
Non è forse vero che, come Enoc camminò con Dio per 300 anni, la Chiesa cammina con Dio da ormai 2000 anni?
Non è forse vero che Enoc fu trasportato nel cielo per non vedere, od essere sottoposto, ai giudizi di Dio?
Così, possiamo esserne certi, avverrà per la Chiesa.
Personalmente ho trovato sia tanti motivi di lode e ringraziamento al Signore per quest'esempio, ma anche motivi di umiliazione pensando ad un uomo così.
Quest'uomo era ben lontano dal possedere o conoscere le rivelazioni che noi invece abbiamo avuto.
Quasi tutti i consigli eterni, la Parola divina e rivelata, che noi conosciamo, gli erano nascosti.
Egli non aveva conosciuto "la Parola fatta carne", non aveva mai visto, né toccato, ciò che gli apostoli hanno visto e ciò che ci avrebbero comunicato per mezzo dello Spirito Santo.
Tuttavia Enoc camminò per trecent'anni verso uno scopo, e verso il Signore che per lui rappresentava questo scopo.
Vi è giunto senza vacillare.
- E noi, ai quali il Signore ha detto " Io vengo presto", noi che sappiamo (o dovremmo sapere) molto più di Enoc, cosa facciamo?
- In che modo trascorriamo i nostri giorni?
- Verso quale mèta tende la nostra attività?
- Il Signore che viene è davvero lo scopo della nostra corsa, il faro brillante verso il quale, nel buio della notte, si dirige la nostra barca?
Conclusione
La nostra testimonianza sarebbe molto più forte e vera se attendessimo il ritorno del Signore con la stessa passione e "tensione" con cui lo attese Enoc.
Questa speranza è la molla di tutta la vita cristiana.
Enoc fu rapito "per non vedere la morte" e fu così il primo testimone di una potenza che:
- lo aveva preservato durante tre secoli per godere della vita con il suo Dio,
- era in grado, invece di risuscitare il suo corpo morto, di raccoglierlo vivente nel cielo spogliandolo di tutto ciò che era mortale,
Per fede egli sfuggì così alla sorte degli uomini che è quella di morire una volta, pure per fede egli sfuggì al giudizio imminente che raggiunse dopo non molto tempo il mondo di allora. Fu risparmiato dall'ora terribile che venne (e verrà ancora) su tutta la terra abitata (Genesi 7 e Apocalisse 3:10).
La sua sorte è l'immagine della nostra.
Egli fu stimato in grado, per la sua fede di essere la figura dei futuri destini dei santi, del mistero che ancora non era rivelato nell'Antico Testamento.
Che il Signore ci dia una vita simile, e ci conceda di camminare come Enoc per raggiungere, come lui, la mèta celeste.
«IL CRISTIANO» luglio 2005 www.ilcristiano.it- Accedi per commentare
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