Il termine "evangelici" non è una scelta voluta, è stato dato da altri. Tuttavia non ci dispiace se si mantiene la radice del suo significato. "Evangelico" proviene dal termine "evangelo" che significa "buona notizia", la buona notizia di Gesù Cristo.
In effetti, noi crediamo di doverci riferire al Vangelo e alla Bibbia come alla somma autorità per la nostra fede e condotta. Essa è assolutamente centrale. L'uomo saprebbe poco, molto poco, su Dio e su sé stesso, se Dio non avesse parlato e non si fosse rivelato nella Sua Parola. Il Dio che emerge dalle pagine della Bibbia non è un Dio indifferente, immobile e muto, ma è il Dio che parla. Per questo la Bibbia è importante, anzi, essenziale per la vita di chiunque.
La centralità della Parola significa prima di tutto che la Bibbia è il mezzo particolare attraverso il quale Dio comunica la Sua verità all'uomo. Senza di essa ci sarebbe molta incertezza, ma per mezzo suo vi possono essere la luce e la certezza. Poiché Dio ha rivolto all'uomo il suo messaggio, egli può sperare, essere liberato e salvato. In questo senso, essere evangelici significa essere coerenti con l'affermazione di Dio come Signore, come Colui che ha parlato nella sua Parola e che, attraverso di essa, può liberare l'uomo da tutte le sue illusioni, rivolgendogli una parola certa per la sua salvezza. Se la Bibbia è il mezzo attraverso il quale Dio comunica la sua verità all'uomo, allora ogni uomo ha la libertà d'accostarsi a essa senza che altri lo condizionino. Il potere e la chiarezza della Parola di Dio sono tali da non aver bisogno d'altro sostegno che della propria forza.
Lo Spirito Santo è capace di rendere efficace la Scrittura nel cuore delle persone. Per questo si parla anche di "sacerdozio universale" dei credenti. Nel senso che ciascun uomo, il più potente come il più umile, il più ricco come il più povero, è posto, nel suo rapporto con Dio, su un solo e medesimo piano. E se tutti sono liberi d'accostarsi alla Parola di Dio, tutti sono "sacerdoti". Non c'è più bisogno di mediatori tra Dio e gli uomini. Tutti sono fratelli. Le chiese evangeliche non si riuniscono attorno a uomini che pure possono avere dei particolari doni, ma sono riunite dalla e attorno alla Parola di Dio.
Essere cristiani
Anche su questo termine ci sono troppi luoghi comuni. Con il termine "cristiani" si deve però intendere coloro i quali, come dice la Bibbia, seguivano Gesù Cristo e si erano dati a lui (Atti 11,26). ln questo senso si deve pensare agli apostoli, ai discepoli, ai primi convertiti della Pentecoste, a quelli di Gerusalemme, Antiochia, Corinto, ecc. Si pensa a tutti coloro che, nel tempo, subirono scherni, flagelli, catene, lapidazioni, martirii, poiché "di loro il mondo non era degno". Si pensa agli innumerevoli roghi accesi e a tutti coloro che ancora oggi soffrono a causa del nome che portano, quello di "cristiani".
Oggi, sopprattutto nel nostro mondo, non è sempre così. Ci si può chiedere però cosa potevano credere, per giungere fino a quelle estreme conseguenze con la certezza di non essere degli illusi. Crediamo che quell'oscuro falegname della Galilea, Gesù di Nazaret, sia il solo Signore. Siamo fermamente convinti dalla Parola di Dio che, al di fuori di Lui, non sia possibile essere salvati, "perché non v'è sotto il cielo nessun altro nome per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati" (Atti 4,12).
Gesù è per noi il solo Mediatore tra Dio e gli uomini (l Timoteo 2,5), perciò non c'è bisogno di nessun altro che faccia da ponte tra Dio e gli uomini. Dio sta al di sopra di tutti e di tutto e a Lui solo deve andare la gloria.
Forse ci si può chiedere perché ritieniamo di aver bisogno d'un Salvatore. Senz'altro perché riconosciamo la nostra totale incapacità nel realizzare il bene secondo Dio. Dinanzi al Dio santo della Bibbia, ciò che l'uomo può realizzare di meglio non è altro che un "panno sporco". Ciò che la Bibbia chiama peccato non è una generica tendenza o determinazione casuale, non è solo lo stato di penosa incertezza, è iniquità e perversione del cuore, è qualcosa che attinge dalla più intima essenza del nostro essere, e dinanzi alla santità di Dio tutto è immondo.
Per scalzare questa perversione non è in nessun modo possibile affidarsi a pratiche religiose (digiuni, pellegrinaggi, sofferenze o altro).
Tutti i sistemi umani dicono: "Tu devi fare". Tutti impongono all'uomo certe richieste che in definitiva egli non può realizzare. Cristo è invece venuto ad annunciare qualcosa di assolutamente diverso, un'autentica buona notizia. "Tu non devi fare nulla, io ho compiuto tutto; tu non devi salvarti, io ti ho salvato; tu non devi giungere a un certo livello di giustizia, io sono la tua giustizia; tu non devi espiare i tuoi peccati, io li ho espiati". Tutto è compiuto
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Come può essere realmente vissuta una tale prospettiva? Solo per fede! Fede come riconoscimento e accettazione dell'opera della grazia, che dice: "Tutto è compiuto!" (Giovanni 19,30). Sotto il cupo cielo della condizione umana, Dio lascia trapelare la luce della speranza. "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo" (Matteo 11,28). "Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Giovanni 8,12).
Qui non si tratta di migliorare, ma di cambiare radicalmente; non si tratta di aggiornarsi, ma di convertirsi. Senza Dio, anche il progresso non è che decadenza, perché ogni miglioramento ci pone nuovamente in presenza della nostra derisoria insufficienza e della nostra minacciosa finitudine! Alle persone sconvolte dalle esigenze assolute di Dio l'Evangelo di Cristo annuncia un perdono totale, e quindi la pace.
La sua opera è completa e irripetibile, la sua luce sufficientemente luminosa da far impallidire tutto ciò che è umano e smascherare le meschine illusioni della nostra povertà.
La grazia è ciò che non si merita! Forse tanti la stanno cercando da tanto tempo senza rendersi conto che è un dono libero e sovrano di Dio, che ama e chiama per nome. Poiché non è un diritto né qualcosa di obbligato, essa può essere accolta solo per fede, ma anche con la riconoscenza più completa. "Chi crede nel Figlio ha la vita eterna".
La salvezza è un dono di Dio che vale per l'eternità. E quando la si è conosciuta, la si può confessare davanti agli uomini per la gloria di Dio.
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