Fate dunque morire ciò che in voi è terreno:
fornicazione, impurità, passioni,
desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria.
Per queste cose viene l’ira di Dio sui figli ribelli.
E così camminaste un tempo anche voi,
quando vivevate in esse.
Ora invece deponete anche voi tutte queste cose:
ira, collera, malignità, calunnia;
e non vi escano di bocca parole oscene.
Non mentite gli uni agli altri,
perché vi siete spogliati dell’uomo vecchio con le sue opere
e vi siete rivestiti del nuovo,
che si va rinnovando in conoscenza
a immagine di colui che l’ha creato.
—
(Colossesi 3:5-10 – LA BIBBIA)
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Non intendo discutere in maniera ampia del carnevale, argomento sul quale si trovano già, ricercando ad esempio su internet, molte cose utili ed interessanti sulle sue origini, sui pericoli che possono nascondersi in una festa che privilegia gli eccessi, lo “sballo”, lo scambio di ruoli ecc.
Vorrei invece sottolineare un singolo aspetto sul quale non ho potuto fare a meno di riflettere, vedendo in questi giorni molte persone mascherate.
Dietro una maschera ci si sente in qualche modo protetti, si interpreta un personaggio e ci si comporta diversamente da come ci si comporterebbe di solito. In qualche modo, con una maschera addosso, si smette per un po’ di essere se stessi per assumere l’identità della maschera.
Mi è venuto in mente che, aldilà dell’indossare maschere fisiche in periodi particolari come il carnevale, esiste il pericolo, molto più grave, di indossare maschere in maniera continuativa durante tutta la nostra vita. Ci si può infatti abituare a fingere di essere ciò che non si è, recitare una parte, per nascondere agli altri la nostra vera realtà interiore.
Possiamo indossare una maschera avendo comportamenti diversi a seconda della compagnia con cui ci troviamo, sul lavoro, con altri credenti, con la famiglia.
Con l’avvento di internet, per molti, è nata l’ulteriore tentazione di nascondersi dietro l’anonimato per poter interpretare un personaggio e diffondere idee che non si avrebbe il coraggio di sostenere con la propria vera identità. Nascosti dalla loro identità virtuale molti attaccano gli altri con grande aggressività, si sentono liberi di parlare male di chiunque, nella certezza (o forse illusione) di non essere scoperti. Altri, al contrario, con una falsa identità propagano messaggi positivi o addirittura di fede, non avendo però il coraggio di farlo utilizzando la propria vera identità, magari per non dover dare spiegazioni a qualche conoscente, parente, datore di lavoro, collega, ecc.
In un modo o nell’altro, è facile indossare una maschera.
Fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi, cupidigia, ira, collera, malignità, calunnia, parole oscene, menzogna sono alcune delle cose che caratterizzavano la nostra vita quando non avevamo incontrato Dio. I versi che abbiamo letto ci invitano a spogliarci di questo tipo di cose, a deporle. Non possiamo semplicemente nasconderle con una maschera e lasciare che affiorino nel segreto, nascosti da un nome falso, lontano dagli occhi di altri credenti o dei nostri famigliari. Queste cose devono morire.
Se siamo nuove creature, trasformate dall’incontro con Dio, siamo invitati a mettere giù la maschera e ad indossare invece l’uomo nuovo “che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l’ha creato.”
Non siamo soli in questo cammino, perché è Dio stesso che opera questo rinnovamento in noi. Togliamo la maschera affinché la nostra nuova vita si manifesti in maniera sempre più trasparente agli occhi di chi ci circonda, e onori il Signore.
Fonte: https://www.facebook.com/incristo.net
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