La realtà dei fatti, però, è che nella vita del credente invece, i diritti sono più dei doveri. Sebbene l'uomo istintivamente voglia guadagnarsi ciò che è suo, invece nella Sacra Scrittura, i credenti hanno dei privilegi che sono loro per il solo fatto di essere figli di Dio.
Perché?
Lavoro per la stessa azienda da vent'anni. Ci sono affezionato, mi piace. Sento mio il mio lavoro, la mia scrivania, le mie pratiche, il mio archivio. Anni fa accadde qualcosa, però. I figli dei miei titolari crebbero e cominciarono, uno ad uno (sono tanti), a venire a lavorare in azienda. Oggi lavorano tutti lì anche loro. Hanno delle buste paga molto più alte della mia ed orari molto più elastici. Usufruiscono delle auto e dei telefoni dell'azienda a loro piacimento. Possono stare su facebook durante l'orario di lavoro e comandano su tutti, compreso me - alla faccia della mia anzianità.
Ed è giusto che sia così. Perché per quanto tempo io possa aver trascorso lì, per quanto io possa essere utile o immaginarmi indispensabile, io sarò sempre un estraneo e loro i figli.
Per questo il Signore ci ha adottati, ci ha fatti suoi figli: perché non fossimo estranei ma avessimo diritto a tutti i privilegi che tale posizione comporta.
Ma nell'antichità i diritti non erano per tutti i figli. Per ovvi motivi pratici la maggior parte dei diritti erano esclusivi del primogenito e la primogenitura era un vero e proprio privilegio.
Per questo la Parola di Dio ci chiama figli di Dio (1 Giovanni 3:2) e ci definisce anche primogeniti (Ebrei 12:23) perché tutte le promesse di Dio ci appartengono di diritto (un diritto che Gesù ha acquisito per noi e che ci ha trasmesso adottandoci a Dio - vedi Romani 8:15, Galati 4:5) e non per alcun nostro particolare impegno. Infatti questo stato di privilegio la Scrittura lo chiama "grazia" (Efesini 2:8-9).
Ma procediamo con ordine..... continua qui
Fonte: http://www.studibiblici.eu
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