La richiesta degli anziani delle tribù d’Israele di eleggere un re a capo del popolo viene formulata a Samuele poiché i Giudici non seguivano la via della giustizia ma risultavano corrotti e inclini ad amministrare l’autorità all’insegna di un loro tornaconto (1Sam 8, 4-5).
Il popolo ormai stanco e diviso cerca di raggiungere l’unione attraverso una figura forte ed autoritaria, quella monarchica. Per la prima volta, nella storia d’Israele, il popolo avverte la necessità di avere un re al comando della nazione.
Questo desiderio di stabilire un nuovo assetto organizzativo di forma monarchica, è accolto con distacco da Samuele che lo valuta come una proposta da rigettare. (1Sam 8,6) Samuele avverte nella propensione monarchica il rischio di una sorta di bipolarismo ideologico e cultuale scandito nelle due linee: da una parte l’autorità di Dio, sulla quale è investita tutta l’identità del popolo d’Israele, e in contrapposizione a questa l’autorità monarchica che condizionerebbe questa identità. In questa prospettiva Samuele percepisce la richiesta del popolo come un atto di rigetto verso l’autorità istituita di cui egli ne è garante. Ma il Signore, illumina le considerazioni di Samuele rivelandogli che seppure la scelta monarchica non porterebbe alcun vantaggio al popolo, a causa dell’assoggettamento ad un solo uomo (1Sam 8,11-18), Egli comunque propone di non ostacolare questa volontà umana manifestata nella capacità di un libero arbitrio, seppur sottolineandone la scelta.
E chiarisce che la richiesta monarchica da parte del popolo non rigetta l’autorità di Samuele ma di Lui stesso. In questa direzione Dio vuole evidenziare l’esperienza del singolo giusto in contrapposizione al desiderio dell’intera comunità, tracciandone la linea direttrice contesa nel rapporto tra l’umano e il divino, nel racconto questa si concretizza nel concedere una così grande libertà, quella di scegliere, in questo caso un re. Dio evidenzia tutta la sua autorità nella misericordia.
La comunità ebraica nel testo può configurarsi nella rappresentazione attualizzante, “nazione ed autorità” questa è lasciata libera di agire e di muoversi secondo i loro programmi e bisogni, ma, nonostante il tutto, Dio non rimane impassibile, Egli avverte: “Perché io non regni più su di essi”. L’uomo, così preferendo un re, ha scelto la sua storia, il suo destino. La libertà di scegliere quindi può essere vincolante di assoggettarsi fino a respingere la vera libertà, più saggia più competente: lasciarsi guidare dalla giustizia, che non conosce confini e tantomeno bandiere, ma è unica ed universale e questa resta immutata nella voce di Dio.
Essa può regnare soltanto se noi ritroveremo la strada verso un ritorno al Padre: “Dunque se temerete il Signore, se lo servirete e ascolterete la sua voce e non sarete ribelli alla parola del Signore, voi e il re che regna su di voi vivrete con il Signore vostro Dio.
(1 Sam 12, 14)
(1 Sam 12, 14)
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