Nel nostro cammino con il Signore non sempre siamo pronti ad accettare lo svolgersi dei suoi piani per noi, soprattutto quando questi prevedono di affrontare esperienze di sofferenza. A ciò che Dio vuole per il nostro bene, contrapponiamo la nostra visione personale di bene. La Croce è là a mostrarci che "le cose di Dio" vanno in senso contrario ai nostri desideri, ma solo in quelle "cose" si realizzano le benedizioni.
Ascoltare senza capire
“Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno. Pietro, trattolo da parte, cominciò a rimproverarlo, dicendo: «Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai». Ma Gesù, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini»” (Mt 16:21-23).
Che bello qui vedere come a Dio piace sempre spiegare ai suoi amici, a coloro che gli stanno vicino, il senso delle cose che fa.
Dio non si nasconde, non ci lascia all’oscuro di quelli che sono i suoi “meravigliosi” piani. Lo vediamo sin dalla Genesi quando Dio stesso si domanda “nasconderò io ad Abramo quello che sto per fare?”, a proposito della distruzione di Sodoma (Ge 18:17).
Già da tempo Pietro accompagnava ed udiva Gesù, eppure ancora gli sfuggiva il senso di molte cose che Gesù diceva, faceva o si proponeva di fare!
Dio parla, ma altra cosa è la nostra capacità umana di ascoltare o addirittura capire ciò che Dio dice.
A volte noi ascoltiamo, ma non capiamo o addirittura ci fa comodo non sentire quello che Dio dice attraverso la sua Parola.
Il rifiuto di un Messia
sofferente e crocifisso
Quanto somiglio spesso anche io a Pietro! Come lui sto spesso accanto a Gesù e da lungo tempo lo conosco ma non sempre afferro il senso delle cose di Dio e spesso non le capisco, e che dire poi del metterle in pratica!
Abbiamo, oggi più che mai, bisogno invece di recuperare questo profondo desiderio e necessità di “avere il senso delle cose di Dio”, di discernere le cose di Dio e la sua volontà, sicuramente in vista di un cammino di ubbidienza e santificazione.
Fra le cose che Pietro non comprendeva troviamo il senso della prossima sofferenza e morte di Gesù e forse capiva ancor meno il senso della sua resurrezione. “Non sia mai che questo ti accada!”, diceva.
Gesù qui rimprovera Pietro perché non comprende il senso delle cose di Dio e addirittura lo chiama “Satana”.
Pietro che pochi momenti prima si era sentito “lodare” dal Signore stesso perché aveva avuto una “rivelazione”, sul Cristo stesso quale Messia, ora invece riceve una durissima reprimenda!
Com’è facile passare da un momento di “gloria” accanto al Signore ad un momento di dura delusione e sconforto, non vi è mai capitato?
Tra la frase su Pietro che aveva ben compreso il “fondamento” (v. 18) e la durissima parola su Pietro indicato come “Satana” (v. 23) c’è in mezzo l’annuncio dell’imminente passione di Gesù (v. 21).
Questo triste evento annunciato dal Signore suscita l’immediata reazione di Pietro, il quale rimprovera Gesù dicendo: “Questo non ti avverrà mai!” (v. 22), come se lui potesse decidere il destino di Gesù stesso, o in qualche modo potesse intervenire nello svolgersi dei piani di Dio.
Se notiamo bene la risposta di Gesù è la più dura e la più brutale tra tutte quelle rivolte ai suoi discepoli: “Vattene via da me, Satana; tu mi sei di scandalo!” (v. 23). Gesù non si rivolse mai con questo nome “Satana” a nessuna persona umana, né ai discepoli, né agli avversari, neppure a Giuda.
Gesù, un giorno, aveva detto a Pietro (e agli altri): “Tu, seguimi!”, ora invece gli dice al contrario: “Vattene via da me!”, cacciandolo in malo modo dalla sua presenza.
Perché?
Perché Pietro diventa improvvisamente agli occhi di Gesù addirittura “Satana”, un suo strumento, una sua personificazione?
La ragione è evidente: perché Pietro rifiuta l’idea che Gesù, il quale egli stesso aveva poco prima riconosciuto e confessato come Messia, dovesse soffrire e morire.
Il Messia – così rifletté Pietro – non deve morire e soffrire, deve vincere e regnare.
Il suo ragionamento è più che comprensibile: Israele aspettava un Messia vittorioso, e non si poteva neanche immaginare un Messia dolorante, sconfitto e addirittura crocifisso.
Ma che discorsi erano questi?
Eppure era necessario che Gesù “facesse quella fine”.
Che senso avevano il dolore e le sofferenze che il Signore avrebbe patito di lì a poco?
Eppure erano necessarie! Perché?
Era necessario, indispensabile, fondamentale, essenziale che ciò accadesse perché dovevano compiersi quelli che la Parola chiama “i misteriosi piani di Dio”.
Attratti dal successo, non dalla sofferenza!
Come siamo lontani io e Dio!
È vero che nella Scrittura c’è scritto che “le sue vie non sono le mie vie”, oppure che “i suoi piani sono troppo alti per me”, ma possibile che io sia così, come dire, distante da Dio, così come lo è stato Pietro?
Si è possibile e vedremo come!
Come spesso accade anche a noi, ci piace l’idea di un Cristo vittorioso e trionfante, così come ci piace l’idea dell’appartenere alla famiglia di un gran re, forse ci piace appartenere ad una grande chiesa ma non ci piace per niente l’idea di soffrire, di dover “pagare un prezzo” per seguire questo Signore e Salvatore.
Nel mondo oggi assistiamo alla predicazione e al preteso successo di un (altro) Evangelo teso al successo e alla continua benedizione, così come alla prosperità.
Ma che Vangelo è questo? Cosa ha a che fare questo Evangelo con la CROCE?
Che cosa ha tutto questo a che fare con l’umiliazione e l’annichilimento di Gesù il Cristo?
Ma prima di giudicare Pietro riflettiamo su cosa c’è dietro tali pensieri o ragionamenti?
Esattamente il ragionamento di un uomo, appunto Pietro che in quel momento “non aveva il senso delle cose di Dio” e quindi, oserei dire, inevitabilmente segue un’altra “strada” e cioè quella proposta da Satana.
Quello di Pietro è un ragionamento umano, molto umano, troppo umano, che scandalizza Gesù: “Tu mi sei di scandalo!”.
Gesù scandalizza Pietro annunciando la sua passione e Pietro scandalizza Gesù contestandola. Anche l’apostolo Paolo dirà che la croce è “scandalo per i Giudei” (1Co 1:23).
“Scandalo” qui significa “pietra d’inciampo”, “ostacolo sul cammino”, “occasione di caduta”. Pietro, la pietra, la roccia, è diventato la pietra d’inciampo, l’ostacolo che vorrebbe far cadere, se fosse possibile, anche Gesù.
Perché la “pietra” è diventata “pietra d’inciam-
po”? Perché Pietro vuole distogliere Gesù dalla via della croce, vuole sì il Messia, ma non il Messia crocifisso.
Come siamo simili a Pietro anche noi. Vogliamo essere credenti in Dio, e ci piace esserlo quando tutto va bene, ma non ci piace l’idea della sofferenza, non ci piace la strada dell’umiliazione, non ci piace la croce.
In questo ragionamento Pietro è in piena sintonia con il movente che ispirò al diavolo la terza tentazione, quando propose a Gesù di regnare anziché di servire, di percorrere la via della gloria anziché la via della croce (Mt 4:8-10). Ecco perché Gesù lo chiama “Satana”: perché lo vuole allontanare dalla croce.
Ed ecco cos’è l’avere il “senso delle cose degli uomini”: è tutto ciò che ci allontana da Dio, dalla sua volontà, dalla sua Parola e dai suoi piani. È tutto ciò che ci allontana dalla croce di Gesù, perché è lì, e non altrove, che in ogni tempo Dio ci dà appuntamento per incontrarlo, per conoscerlo e per riconoscerlo.
È l’uomo naturale che non può
afferrare il senso delle cose di Dio
La creatura umana, che pure era stata fatta per essere in comunione con Dio, ora si trova così lontana da Lui, a causa del peccato, che sempre più "non ha il senso delle cose di Dio".
Anche questa è una tragedia, perché non comprendendo più il senso delle cose di Dio, travisiamo il senso stesso delle cose umane, a cominciare dalla nostra stessa vita, che Dio ci ha dato. Ciò che sembra privo di logica (la Croce) è invece l’unica possibilità per l’uomo.
Se Gesù il giusto non avesse dato la vita per noi ingiusti, nessuno di noi con la propria giustizia sarebbe stato in grado di rendersi accettabile agli occhi di Dio.
Quando consideriamo il piano di salvezza di Dio, rivelato nella Bibbia, rimaniamo a bocca aperta perché nessuna religione umana avrebbe potuto pensare ad un piano simile per risolvere il vero problema dell’uomo: cioè il peccato.
Quale religione avrebbe mai potuto inventare che il suo Dio potesse dare (sacrificare) il suo figlio unico per ottenere la salvezza degli uomini? Cristo ha accettato di morire per darmi la vita, ha preso su di sé la mia iniquità per darmi la sua santità e giustizia.
Gesù è morto al mio posto! Il mio posto l’ha preso lui! Infine Cristo non solo è morto per me, ma è risorto per vincere la guerra con l’avversario che lo voleva fermare!
L’uomo naturale, non rigenerato, non riesce ad afferrare le cose di Dio perché tra lui e l’Eterno Dio esiste la barriera del peccato.
Per questo, anche oggi, molti considerano la croce una assurdità.
Eppure Dio ha scelto la croce per salvare l’uomo e, solo quando lo spirito Santo lo illumina, l’uomo si rende conto che la pazzia di Dio è più saggia della sapienza umana.
“Le cose di Dio”
Proviamo assieme a fare qualche esempio di quelle cose degli uomini, cioè di ciò che ci allontana dalla croce:
• ‑Il nostro io, il nostro orgoglio, la nostra carne, i nostri peccati;
• ‑La nostra concezione di Dio=falsa religione/falsa fede /falsa morale;
• ‑I nostri idoli (lavoro, famiglia, successo, sport, ecc.).
Tutto ciò non ci permetterà MAI di conoscere Dio, di accettarlo nel cuore e di diventare suoi figli!
E che cos’è avere “il senso delle cose di Dio»: è tutto ciò che ci avvicina a Dio e alla croce di Gesù, sapienza e giustizia di Dio.
Ma cosa sono “le cose di DIO”:
• Tutto ciò che ci viene dall’alto: lo Spirito Santo, la Parola di Dio, la sua sapienza ed intelligenza, le sue promesse, ma soprattutto la sua presenza. Qualcuno ha giustamente detto: “Stare alla sua presenza è l’unico modo per tendere alla perfezione divina. Se vogliamo essere come lui è (perfetto e santo) dobbiamo stare di più in comunione con lui, cioè «spendere del tempo con lui»”.
• Tutto ciò che alla luce della Parola di Dio rispecchia i suoi principi, ad esempio quelli che troviamo in 1Corinzi capitolo 6 e 10, ed è proprio qui che abbiamo la possibilità di verificare se LE COSE a cui miro o ambisco sono spirituali, utili, lecite oppure se mi dominano! (1Co 6:12). Ed ancora se ciò che vivo è utile e lecito, ed inoltre è qualcosa che “edifica” (1Co 10:23). Senza trascurare se quello che faccio è “utile” alla testimonianza o porta gloria a Dio.
Infine questo è un buon test per verificare se ciò che faccio (o farò) è ciò che farebbe Dio ?!?!!!
• Tutto ciò che Dio permette od opera, per il mio bene, secondo quanto Paolo esprime in Romani 8.
Quante cose avvengono che noi non comprendiamo! Eppure ci sono sempre un motivo, una ragione e uno scopo: nulla avviene per caso, e dobbiamo imparare che “le cose di Dio” sono a volte incomprensibili per noi, ma affidarsi a Dio totalmente equivale ad avere il senso più vicino alle “cose” sue.
Precise promesse
1. “Il piano di Dio è quello che sussiste” (Pr 19:21).
2. “Affida al Signore i tuoi piani ed avranno successo” (Pr 16:3).
3. “Dio ha dei piani di pace, per noi, per darci un avvenire ed una speranza” (Gr 29:11).
Che bello catturare e fare nostre, per fede, queste preziose e meravigliose “promesse”, parole che sono una garanzia di aiuto ed intervento divino a nostro favore, per sempre.
Grazie al Signore, che prima di ogni cosa si è avvicinato a noi e ci ha cercato, per farci suoi. Grazie a lui perché, per mezzo della fede in Cristo e nella sua opera, abbiamo ricevuto Grazia. Solo credendo nella persona e nell’opera di Gesù Cristo possiamo avere la sua vita e, attraverso di essa, egli si rivela!
Ci parla (in molti modi e molte maniere!) e ci trasmette le sue cose. Dio ha un obiettivo per tutti i suoi figli, nessuno escluso: che essi (tutti, tu ed io inclusi) divengano simili a lui (Ef 5:1), come Cristo era ed è uno con lui.
Solo in questo modo e, attraverso la sua rivelazione contenuta nella Bibbia, possiamo dare un senso alla nostra vita e iniziare a comprendere, (finalmente), Dio stesso e possiamo discernere il senso di molte “cose” di Dio!
Queste “cose” che Dio ci trasmette, a volte in modo graduale, vuole che poi siano applicate alla nostra vita che incomincerà “ad avere un senso”, un vero senso spirituale!
Come avere “il senso delle cose di Dio”?
Ma tutto ciò è automatico? Dipende dal nostro volere o dalle buone intenzioni? Di che cosa dobbiamo avere prima di tutto bisogno?
a) Una vita di santità!
Che vuol dire? Cos’è la santità?
È Dio stesso! Dobbiamo ambire a stare più vicini a lui, sapendo che noi saremo vicini a Dio quando noi decidiamo di essere vicini a lui.
Dio non fa discriminazioni o preferenze.
Perché alcuni uomini (o donne) sembra siano più “santi” o “più vicini a Dio” di molti altri?
Perché traspare dalla loro vita, e da loro stessi, qualcosa di straordinario?
Cos’è?
Il segreto è che stanno “sul petto di Gesù”, cercano in ogni momento della loro vita di stare alla “porta della tenda di convegno” (come faceva Giosuè).
Sono uomini e donne che preferiscono passare del tempo con Dio, alla presenza di Dio sul monte della sua santità, contemplandolo, ascoltandolo ed ubbidendogli!
E noi che vita vogliamo? A chi o a che cosa dedichiamo la crema della nostra vita?
b) Una vita di fede!
La fede è quel modo di essere che ci permette di credere che non solo Dio è (cioè esiste) ma che vuole fare cose grandi nella nostra vita.
Dio, nella sua Grazia, ha preparato un piano meraviglioso per ognuno di noi ed è pronto a portarlo a compimento, come ha fatto con Cristo, per mezzo della sua potenza.
Siamo disposti a lasciargli la guida della nostra vita con questa consapevolezza?
Ci fidiamo di lui, e non solo quando ci fa comodo ma anche quando è “duro e triste l’avanzar”?
Dopo aver ricevuto “qualcosa” di Dio da Dio dobbiamo fare nostro questo dono, questo tesoro.
Ecco che allora la nostra prospettiva di vita cambierà, impareremo sempre di più a riporre la nostra fede non più su “qualcosa” ma su “Qualcuno”.
Se tante cose di Dio ci sembrano "insensate" ciò avviene soprattutto perché noi siamo diventati "insensati", o magari vogliamo rimanerlo. Abbiamo bisogno di conoscere veramente e profondamente le VIE di Dio, le sue“COSE”.
Preghiamo Dio chiedendogli :
1. “Fammi conoscere le tue vie” (Es 33:12).
2. “Fammi conoscere la via da seguire” (Sl 143: 8).
E ricordiamo l’affermazione di Gesù: “Io sono la via…” (Gv 14:6).
Possa Dio illuminare le nostre menti e le nostre vite affinché possiamo sempre di più anche noi “avere il senso delle cose di Dio” a sua lode e gloria, magari cominciando da questo momento, decidendo di fare un passo avanti verso il monte della sua santità, prendendo un impegno concreto che riguarda la nostra vita ed il nostro cammino personali con lui!
Ora, non dopo o domani!
“Dio onora quelli che lo onorano” (1Sa 2:30).
Fonte: ilcristiano
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