Noi non troviamo la dottrina della Trinità nell'Unità esposta nelle Sacre Scritture in termini formali, come quelli che sono stati assunti nel credo di Atanasio; pur tuttavia tale verità è continuamente data per scontata, come se fosse un fatto ben conosciuto nella chiesa di Dio.
Se non l'ho esposta molto spesso, in modo ampio, è perché è tenuta sempre presente in ogni mio discorso, menzionandola incidentalmente, in collegamento con altre verità, ma in un modo tale da renderla sempre distinta, sia pur esprimendola in una formula fissa.
In molti miei sermoni è portata così preminentemente di fronte a noi che dobbiamo essere caparbiamente accecati se non ci abbiamo fatto attenzione.
Il passo scelto oggi è, per esempio, trinitario, perché vi troviamo distintamente ognuna delle tre Persone divine. "Dio" che è il Padre, "mandò lo Spirito" che è lo Spirito Santo; e Lui è chiamato qui "lo Spirito di suo Figlio".
Non c'è la parola "trinità", perché ciascuna Santa Persona è menzionata come agendo nel lavoro della nostra salvezza: vedi il quarto verso: "Dio mandò suo Figlio"; poi nota che il quinto verso che parla del Figlio come Colui che li riscatta da sotto la legge; e poi il testo stesso rivela che è lo Spirito che entra nei cuori dei credenti e grida "Abba Padre".
Ora, in quanto, come tu hai non solo la menzione dei nomi separati, ma anche operazioni speciali ascritte ad ognuno, è evidente che tu hai qui la personalità distinta di ognuno. Né il Padre, né il Figlio, né lo Spirito possono essere una sensazione, o una forma mera di esistenza, perché ciascuno agisce in una maniera divina, ma con una sfera speciale e una maniera distinta di operazione. L'errore di riguardare a una persona divina e certa come un mero sentimento, o emanazione, principalmente riguarda lo Spirito Santo; ma la sua falsità è provata nelle parole: "che grida Abba, Padre"; un sentimento non poteva gridare; l'atto richiede che sia compiuto da una persona.
Sebbene noi non possiamo capire la verità meravigliosa dell'Unità indivisa, e la personalità distinta della Divinità Trinitaria, ciononostante, vediamo la verità rivelata nelle Sante Scritture: e, perciò, noi l'accettiamo come una questione di fede.
La divinità di ognuna di queste sacre persone sarà dedotta anche dal testo e dal suo collegamento. Noi non dubitiamo dell'unione amorosa di tutte e tre nel lavoro di liberazione.
Noi riveriamo il Padre, senza il Quale non eravamo stati scelti o eravamo stati adottati: il Padre ci ha generati di nuovo a una vivificante speranza per mezzo della risurrezione dalla morte di Gesù Cristo.
Noi amiamo e riveriamo il Figlio dal cui sangue preziosissimo noi siamo stati riscattati, e col Quale noi siamo uno, in un'unione mistica e eterna.
E noi adoriamo e amiamo lo Spirito divino, perché è per mezzo di Lui che noi siamo stati rigenerati, illuminati, vivificati, conservati, e santificati; ed è attraverso di Lui che noi riceviamo il sigillo e la testimonianza dentro i nostri cuori da cui siamo assicurati che siamo davvero figli di Dio. Come Dio disse anticamente: "Facciamo l'uomo a nostra immagine", dopo, la nostra somiglianza fa addirittura così che le Persone divine danno insieme consiglio, e tutte e tre sono unite nella nuova creazione del credente.
Noi non dobbiamo smettere di benedire, adorare, e amare ciascuna delle Persone elevate, dobbiamo però diligentemente inchinarci in riverenza più modesta di fronte all'unico Dio - Padre, Figlio, e Spirito Santo.
Gloria sia al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo; come era nel principio, è ora, e sempre sarà, mondo senza fine. Amen."
Avendo fatto attenzione a questo fatto più importante, veniamo al testo stesso e speriamo di godere la dottrina della Trinità mentre noi stiamo pronunciando sulla nostra adozione nella cui meraviglia di grazia ognuna di loro ha un'azione. Sotto l'insegnamento dello Spirito divino noi siamo stati disegnati in dolce comunione col Padre attraverso il suo Figlio Gesù Cristo, a Sua gloria e a nostro beneficio.
Tre cose sono molto chiaramente messe avanti nel mio testo: la prima è la dignità di credente "sono figli" il secondo è la conseguente "in-abitazione" dello Spirito Santo - perché sono figli, Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei vostri cuori; e il terzo è il grido filiale: "Abba, Padre".
I. Prima cosa, dunque, LA DIGNITÀ DEI CREDENTI.
L'adozione ci dà i diritti dei bambini, la rigenerazione ci dà la natura di bambini: noi siamo partecipi di entrambe le cose, perché noi siamo figli.
Osservate che questo "stato di figlio" è un dono della grazia ricevuta per fede. Noi non siamo i figli di Dio per natura, nel senso che qui voleva dire. Noi siamo in un senso "i discendenti di Dio" per natura, ma questo è molto diverso dal "stato di figlio" qui descritto che è il diritto particolare di quelli che sono nati di nuovo.
Gli ebrei pretendevano di appartenere alla famiglia di Dio, ma i loro diritti venivano a loro per mezzo della loro carnale nascita, loro sono paragonati a Ismaele che è nato dalla carne, ma che fu espulso come il figlio della schiava, e costrinse a dare il via al figlio della promessa. Noi abbiamo un "stato di figlio" che non ci viene per natura, per noi siamo "nati, non di sangue, né della volontà della carne, né della volontà d'uomo, ma da Dio".
Il nostro "stato di figlio" viene dalla promessa, dall'operazione di Dio come un dono speciale a un seme particolare, messo a parte per Dio dalla Sua propria grazia suprema, come lo era Isacco. Questo onore e diritto ci vengono, secondo il collegamento del nostro testo, per fede.
La stessa differenza che c'era fra giudei e non giudei, adesso c'è, ma in senso spirituale, fra credenti e non credenti.
Fai bene attenzione al ventiseiesimo verso del capitolo precedente (Gal. 3:26): "Perché voi tutti siete bambini di Dio per la fede in Gesù Cristo." Come non credenti non sappiamo nulla di adozione. Mentre noi siamo sotto la legge come auto-giustificati, sappiamo qualche cosa di servitù, ma non sappiamo nulla dello "stato di figli". È solamente dopo che quella fede è venuta, che noi cessiamo di essere sotto l'insegnante, ed usciamo dalla nostra minore età per prendere i diritti dei figli di Dio.
La fede produce in noi lo spirito di adozione, e la nostra coscienza di "stato di figlio", in questa progressione: prima, ci porta la giustificazione. Il versetto di Galati 3:24 dice: "La legge era la nostra insegnante per portarci a Cristo affinché noi fossimo giustificati per fede".
Un uomo non giustificato sta nella stessa condizione di un criminale, non di un bambino: il suo peccato è posato sulla sua persona, lui è considerato come ingiusto e iniquo, come davvero lui è realmente, e lui è perciò un ribelle contro il suo re, e non un bambino che gode l'amore di suo padre. Ma quando la fede si rende conto del potere detergente del sangue di riparazione, e si affida sulla rettitudine di Dio in Gesù Cristo, allora l'uomo giustificato diviene un figlio e un bambino. Giustificazione e adozione vanno sempre insieme. "Chi è chiamato, è anche giustificato," (Romani 8:30) e il gridare è una chiamata alla casa del Padre, e a un riconoscimento dello "stato di figlio". Il credere porta perdono e giustificazione attraverso il nostro Signore Gesù; porta anche adozione, perché è scritto: "Ma a quanti Lo hanno ricevuto Egli ha dato il potere di diventare figliolanza di Dio. A quelli cioè che credono nel Suo Nome" (Giovanni 1:12)
La fede ci porta nella realizzazione della nostra adozione nel prossimo luogo liberandoci dalla servitù della legge. "Dopo che quella fede è venuta, noi non siamo più sotto un pedagogo." Quando noi gemevamo sotto un senso di peccato, ed eravamo esclusi da ciò come in una prigione, noi temevamo che la legge ci avrebbe castigato per la nostra iniquità, e la nostra vita sarebbe stata amara e in mezzo alla paura. Inoltre, noi ci sforzavamo di trovare nel nostro nascondiglio una maniera autosufficiente per trattenere quella legge, e questo ci portava ancora in un'altra servitù che diveniva più dura e più soda come un fallimento che sopravviene ad un altro fallimento: noi peccavamo ed inciampavamo sempre più in una confusione della nostra anima.
Ma ora che la fede è venuta noi vediamo la legge adempiuta in Cristo, e noi stessi siamo giustificati e accettati in Lui: questo cambia lo schiavo in un bambino, e ubbidienti alla scelta. Ora noi prendiamo piacere nella legge, e per mezzo del potere dello Spirito noi camminiamo in santità alla gloria di Dio. Così è che, credendo in Gesù Cristo, noi scappiamo da Mosé, il maestro inflessibile e veniamo a Gesù, il Salvatore; noi cessiamo di riguardare Dio come un Giudice adirato e Lo vediamo come nostro amato Padre. Il sistema del merito e dei comandamenti, e della punizione e del timore, ha ceduto il posto alla regola della grazia, della gratitudine e dell'amore, e questo nuovo principio di governo è uno dei grandi diritti dei bambini di Dio.
Ora, la fede è il marchio dello "stato di figlio" in tutti quelli che ce l'hanno, chiunque possano essere, perché "voi tutti siete i bambini di Dio per la fede in Gesù Cristo" (Gal. 3:26). Se tu stai credendo in Gesù, se tu sei ebreo o Gentile, servo o libero, tu sei un figlio di Dio. Se tu hai creduto solamente in Cristo da poco tempo, ma hai per le poche passate settimane potuto rimanere nella sua grande salvezza, ancora, adorato, ora tu sei un bambino di Dio. Non è un diritto successivo, accordato all'assicurazione o alla crescita nella grazia; è una immediata benedizione, e appartiene a chi ha il grado più piccolo di fede, e non c'è niente se non un neonato nella grazia.
Se un uomo è un credente in Gesù Cristo il suo nome è nel libro della grande famiglia celeste, perché "voi siete tutti i bambini di Dio per fede in Gesù Cristo" (Galati 3:26). Ma se tu non hai fede, qualunque zelo tu abbia, qualunque lavoro tu faccia, qualunque cosa tu conosca, qualunque pretesa di santità tu possa possedere, tu non sei nulla, e la tua religione è vana.
Senza la fede in Cristo tu sei come ottone risonante e un cembalo squillante, perché senza la fede è impossibile piacere a Dio. La fede allora, dovunque è trovata, è il segno infallibile di un bambino di Dio, e la sua assenza è fatale alla chiamata.
Secondo l'apostolo questo è successivamente illustrato dal nostro battesimo, perché nel battesimo, se nell'anima c'è la fede, c'è un'apertura rivolta verso il Signore Gesù Cristo. Leggi il 27° versetto: "Per come voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo". Nel battesimo tu professasti di essere morto al mondo e fosti seppellito nel nome di Gesù: e il significato di quella sepoltura, se avesse qualche significato per te, era che tu professasti a te stesso d'ora innanzi di essere morto a tutto eccetto che a Cristo, e d'ora innanzi la tua vita doveva stare in Lui, e tu dovevi essere come uno risuscitato dalla morte a novità di vita.
Chiaramente la forma esterna non giova a nulla all'incredulo, ma all'uomo che è in Cristo esso è una più istruttiva ordinanza. Lo spirito e essenza dell'ordinanza consistono nel fatto che l'anima sta entrando nel simbolo, nel fatto che l'uomo sa che non è solo il battesimo dentro l'acqua, ma che è il battesimo nello Spirito Santo e nel fuoco: e come molti di voi sanno, quell'intimo battesimo mistico in Cristo significa anche che d'ora innanzi tu ti sei immerso in Cristo e sei coperto da lui come un uomo è dal suo indumento.
D'ora innanzi tu sei uno in Cristo, tu porti il suo nome, tu vivi in lui, tu sei salvato da lui, tu sei insieme a lui. Ora, se tu sei uno con Cristo, dal momento che lui è figlio, tu sei anche figlio. Se tu sei nascosto in Cristo, Dio non vedrà te, ma Cristo, che abita in te, perché se tu sei di Cristo allora tu sei il seme di Abrahamo ed erede secondo la promessa.
Come la gioventù Romana quando veniva l'età di mettersi la toga, ed era ammessa ai diritti di cittadinanza, così l'unione con Cristo è il segno della nostra ammissione nella posizione di figli di Dio. Così noi siamo ammessi davvero al godimento della nostra eredità gloriosa. Ogni benedizione dell'alleanza di grazia appartiene a quelli che sono di Cristo, e ogni credente è in quel elenco. Così, allora, secondo l'insegnamento del versetto biblico, noi riceviamo l'adozione per fede come il dono della grazia.
Di nuovo, l'adozione ci viene dalla redenzione. Leggi il passo che precede il testo: "Ma quando la pienezza dei tempi fu arrivata, Dio mandò suo Figlio, fatto da una donna, fatta sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione di figli."
Adorato, premio di redenzione, non ascoltare mai quegli insegnanti che distruggerebbero il suo significato o abbasserebbero la sua importanza. Ricorda che tu non fosti riscattato con argento e oro, ma col sangue prezioso di Cristo, come di un agnello senza macchia. Tu eri sotto la legge, e sottoposto alla sua maledizione, perché tu l'avevi infranta molto gravemente, e tu eri sottoposto alla sua sanzione penale, perché sta scritto: "l'anima che pecca, morrà"; e ancora di nuovo: "maledetto è ognuno che non ubbidisce in tutte le cose che sono scritte nel libro della legge per farle".
Tu eri anche sotto il terrore della legge, perché tu temesti la sua collera; e tu eri sotto il suo irritante potere, perché spesso quando il comandamento venne, il peccato dentro di te prese vigore e tu moristi. Ma ora sei riscattato da tutto; come dice lo Spirito Santo: "Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo costituito una maledizione per noi: perché è scritto: "Maledetto chi è appeso al legno."
Ora tu non sei sotto la legge, ma sotto la grazia, e questo perché Cristo venne sotto la legge e ci si attenne sia per mezzo della sua obbedienza attiva che passiva, adempiendo tutti i suoi precetti e sopportando tutta la sua sanzione penale sul tuo conto e in tua vece e al tuo posto. D'ora innanzi tu sei il riscattato di Dio, e godi una libertà che non viene per nessuno altro modo se non per quello di un eterno riscatto.
Ricorda questo; e ogni qualvolta che tu ti senti maggiormente rassicurato che sei un bambino di Dio, loda il sangue che redime; ogni qualvolta che il tuo cuore colpisce più alto con amore al tuo grande Padre, benedici il "primogenito fra molti fratelli" che per le tue cause venne sotto la legge, fu circonciso, si attenne alla legge nella sua vita, e inchinò la sua testa ad essa nella sua morte, onorando e magnificando la legge, e facendo in modo che la giustizia e la rettitudine di Dio fosse più evidente dalla sua vita piuttosto che dalla santità di tutta l'umanità, e la sua giustizia fosse vendicata più pienamente dalla sua morte piuttosto che lo fosse stata se tutto il mondo di peccatori fosse stato gettato all'inferno.
Gloria è al nostro Signore Gesù che redime, da cui noi abbiamo ricevuto l'adozione!
Di nuovo, noi ancora impariamo dal versetto che ora godiamo il privilegio di "stato di figlio". Nel corso del versetto l'apostolo vuole dire non solo che siamo bambini, ma che siamo figli pienamente cresciuti. "Perché voi siete figli", significa che, perché il tempo fissato del Padre è venuto, e tu sei nato, e non stai più sotto tutori e governanti.
Nella nostra minore età noi siamo sotto insegnante, sotto il regime di cerimonie, sotto tipi, figure, ombre, che insegnano il nostro ABC per essere convinti di peccato; a quando la fede è venuta noi non siamo più sotto pedagogo, ma vieni a una più libera condizione. Finché non viene la fede, noi siamo sotto tutori e governatori, come semplici ragazzi ma dopo la fede noi prendiamo i nostri diritti come figli di Dio.
La chiesa ebrea antica era sotto il giogo della legge; i suoi sacrifici erano continui e le sue cerimonie senza fine; lune nuove e feste dovevano essere tenute; i giubilei dovevano essere osservati e i pellegrinaggi fatti: infatti, il giogo era troppo pesante per la debole carne per nascere. La legge seguiva l'israelita in ogni angolo, e affrontava ogni punto della sua vita: aveva a che fare coi suoi indumenti, con la sua carne, con la sua bevanda, con il suo letto, con il suo asse e con tutto che lo riguardava: lo trattava come un ragazzo a scuola che ha una regola per tutto.
Ora che la fede è venuta noi siamo pienamente figli adulti, e perciò noi siamo liberi dalle regole che governano la scuola dei bambini.
Noi siamo sotto la legge di Cristo, anche come il figlio pienamente adulto è ancora sotto la disciplina della casa di suo padre; ma questa è una legge d'amore e non di paura o di timore, di grazia e non di servitù.
"Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù." (Galati 5:1)
Non ritornare agli miseri elementi di una religione soltanto esteriore, ma dedicati all'adorazione di Dio in spirito e verità, perché questa è la libertà dei bambini di Dio.
Ora, per fede "noi non siamo come schiavi." L'apostolo dice che l'erede, "finché è minorenne, non differisce in nulla dal servo, benché sia padrone di tutto; ma è sotto tutori e curatori fino al tempo prestabilito dal padre." (Galati 4:1)
Ma, adorati, ora voi siete i figli di Dio, e voi siete venuti alla tua maggiore età: ora voi siete liberi di godere gli onori e le benedizioni della casa del Padre.
Rallegratevi che lo spirito libero viva fra voi, e vi prepara alla santità; questo è un lontano potere superiore al puro comando esterno e alla frusta di chi minaccia. Ora non siete più sotto la servitù delle forme esteriori, e dei riti, e delle cerimonie; ma lo Spirito di Dio vi insegna tutte le cose, e vi guida nel significato intimo e nella sostanza della verità.
Ora, dunque, dice l'apostolo, noi siamo eredi
- "Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio." (Galati 4:7)
Nessuno uomo vivente ha mai compreso pienamente ciò che significa.
I credenti sono eredi in questo momento, ma qual è la proprietà? È Dio stesso! Noi siamo eredi di Dio! Non solo delle promesse, degli appuntamenti dell'alleanza e di tutte le benedizioni che appartengono al seme eletto, ma eredi di Dio stesso. "
Dio è la mia porzione, dice la mia anima." (Lamentazioni 3:24) "Questo è Dio, il nostro Signore in eterno; Egli sarà la nostra guida" (Salmo 48:14).
Noi non siamo solo eredi a Dio, a tutto ciò che dà al suo primogenito, ma eredi di Dio stesso. Davide disse: "Il Dio è la porzione della mia eredità e della mia tazza." (Salmo 16:5) Come lui disse a Abrahamo, "Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima" (Genesi 15.1), così dice lui a ogni uomo che è nato di Spirito Santo.
Questi sono le Sue proprie parole: "sarò loro Dio, e loro mi saranno un popolo".
Perché, allora, o credente, sei povero? Tutte le ricchezze sono tue. Perché allora sei addolorato? Le benedizioni in eterno di Dio sono tue. Perché tremi tu? L'Onnipotenza aspetta per aiutarti. Perché diffidi?
La sua immutabilità sopporterà con te fino alla fine, e farà stabile la sua promessa. Tutte le cose sono tue, perché Cristo è tuo, e Cristo è Dio; e sebbene ci sono delle cose che attualmente tu non puoi afferrare davvero nella tua mano, e neppure vedere coi tuoi occhi, per capire le cose che sono riposte per te in cielo, ancora per fede tu puoi godere anche queste cose, perché "ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù" (Efesini 2:6) "In lui, dico, nel quale siamo pur stati fatti eredi" (Efesini 1:11), cosicché "Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli," (Filippesi 3:20).
Noi addirittura ora godiamo il pegno e la caparra del cielo nell'in-abitazione dello Spirito Santo. Oh che diritti spettano a quelli che sono i figli di Dio!
Noi ancora una volta su questo punto della dignità del credente già stiamo assaggiando una delle conseguenze inevitabili dell'essere i figli di Dio.
Quali sono?
Una di esse è l'opposizione dei bambini della schiava. Non aveva ancora finito l'apostolo Paolo a predicare la libertà dei santi, che immediatamente sorsero là certi insegnanti che dissero: "Questo non farà mai; tu devi essere circonciso, tu devi venire sotto la legge." (Atti 15:24
La loro opposizione era per Paolo un segno che lui era della donna libera (Sara), perché vedeva i bambini della schiava distinguersi da lui per la loro violenta opposizione.
Tu troverai, caro fratello, che se tu godi l'amicizia con Dio, se tu vivi nello spirito di adozione, se tu sei portato vicino all'Altissimo, così come sei un membro della famiglia divina, immediatamente tutti quelli che sono sotto la schiavitù della legge litigheranno con te.
Così dice l'apostolo: "Ma come allora colui ch'era nato secondo la carne perseguitava il nato secondo lo Spirito, così succede anche ora". (Galati 4:29) Il bambino di Agar fu trovato da Sara che beffava Isacco, il bambino della promessa. Ismaele sarebbe stato contento di aver mostrato la sua inimicizia all'erede odiato mediante colpi e assalti personali, ma c'era un potere superiore a controllarlo, cosicché lui non l'avrebbe potuto tenere più lontano se non beffandolo.
È proprio così anche ora. Ci sono stati periodi durante i quale i nemici dell'Evangelo sono andati molto al di là della beffa, perché loro hanno potuto imprigionare e bruciare vivi gli innamorati dell'Evangelo; ma ora, Grazie a Dio, noi siamo sotto la sua protezione speciale in quanto a vita, a integrità fisica e a libertà, e siamo al sicuro come Isacco lo era nella casa di Abrahamo.
Loro possono beffarci, ma loro non possono andare oltre, altrimenti alcuni di noi sarebbero impiccati pubblicamente. Ma i tormenti dei crudeli beffeggiamenti sarebbero ancora sopportati, le nostre parole sarebbero distorte, i nostri sentimenti sarebbero travisati, e tutti i generi di cose orribili ci sarebbero imputati, cose che noi non sappiamo, ma a tutti, noi risponderemmo con Paolo: "sono divenuto dunque il tuo nemico, perché ti dico la verità?"
Anche oggi il bambino nato dalla carne sta ancora facendo il suo meglio per beffare colui che è nato dallo Spirito. Non stupitevi, né preoccupatevi minimamente quando questo accade a qualcuno di voi, ma questo impedimento si volge anche alla stabilità e alla conferma della vostra fede in Gesù Cristo, perché Lui vi disse anticamente: "Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia." (Giovanni 15:19)
II. Il nostro secondo testo è LA CONSEGUENTE IN ABITAZIONE DELLO SPIRITO SANTO NEI CREDENTI
- "Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei vostri cuori." Questo è un atto divino del Padre. Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio: e Dio che l'ha mandato nei vostri cuori. Se lui era venuto e aveva bussato solamente ai vostri cuori e chiedeva di entrare al vostro permesso, lui non sarebbe entrato mai, ma quando Jahvè lo mandò, lui fece il suo modo, senza violare la vostra volontà, ma ancora con potere irresistibile. Dove Javeh lo mandò, là lui andrà, e ci starà per sempre.
Adorati, non ho tempo di pensare alle parole, ma voglio che voi le mettiate in cima ai vostri pensieri, perché loro contengono una grande profondità. Come sicuramente Dio mandò suo Figlio nel mondo per abitare fra uomini, cosicché i suoi santi vedessero la sua gloria, "la gloria dell'unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità," così certamente Dio ha mandato lo Spirito per entrare nei cuori degli uomini, per prendere lì la sua residenza affinché anche in lui possa essere rivelata la gloria di Dio. Benedetto ed adorato sia il Signore che ha mandato un Visitatore come questo.
Ora, fate attenzione allo stile e al titolo sotto il quale lo Spirito Santo viene a noi: lui viene come lo Spirito di Gesù. Le parole sono "lo Spirito di suo Figlio", con cui non si è voluto spiegare il carattere e la disposizione di Cristo, sebbene quello sarebbe piuttosto vero, perché Dio manda questo al Suo Popolo, ma vuole significare lo Spirito Santo. Perché, allora, è stato chiamato lo Spirito di suo Figlio, o lo Spirito di Gesù? Non lo possiamo spiegare?
Era per mezzo dello Spirito Santo che la natura umana di Cristo era nata da una Vergine. Per mezzo dello Spirito, il nostro Signore fu attestato al suo battesimo, quando lo Spirito Santo discese su lui come una colomba, e dimorò su di lui. In lui lo Spirito Santo abitò senza misura, ungendolo per le sue grandi opere, e per mezzo dello Spirito lui fu unto con l'olio di contentezza sopra i suoi seguaci. Lo Spirito era anche con lui e attestava il suo ministero con segni e con prodigi.
Lo Spirito Santo è il dono grande del nostro Signore alla chiesa; era dopo la sua ascensione che lui diede i doni di Pentecoste, e lo Spirito Santo discese sulla chiesa per abitare col popolo di Dio per sempre.
Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo, perché, anche, è il testimone di Cristo qui in terra; perché "tre sono quelli che danno testimonianza su terra, lo Spirito, l'acqua, e il sangue." (1 Giovanni 5:8) Per queste e molte altre ragioni lui è chiamato lo Spirito di suo Figlio, e è colui che viene a abitare nei credenti. Vi spingerei molto solennemente e con gratitudine a considerare la condiscendenza meravigliosa che è esposta qui. Dio stesso, lo Spirito Santo, prende la sua residenza nei credenti. Non so mai che cosa è più meraviglioso, l'incarnazione di Cristo o l'in-abitazione dello Spirito Santo.
Gesù abitò qui per un poco in carne umana incorrotta dal peccato, santo, senz'armi, incorrotto, e separato dai peccatori; ma le abitazioni dello Spirito Santo continuamente nei cuori di tutti i credenti, anche se loro sono ancora imperfetti e pronti al male. Anno dopo anno, secolo dopo secolo, lui ancora abita nei santi, e farà in modo che gli eletti vadano tutti in gloria. Mentre noi adoriamo il Figlio incarnato, lasciateci adorare anche lo Spirito incarnato in noi che il Padre ha mandato.
Ora osserva il posto del luogo dove lui prende sulla sua residenza. - Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei vostri cuori. Nota che non dice nelle vostre teste o nei vostri cervelli.
Lo Spirito di Dio illumina indubbiamente l'intelletto e guida il giudizio, ma questo non è il principio né la parte principale delle sue opere. Lui viene principalmente ai sentimenti, lui abita col cuore, perché col cuore l'uomo crede alla rettitudine, e "Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei vostri cuori." Ora, il cuore è il centro del nostro essere, e perciò lo Spirito Santo occupa questo luogo di vantaggio. Lui entra nella fortezza centrale e nella cittadella universale della nostra natura, e così prende possesso dell'intero essere umano. Il cuore è la parte vitale; noi parliamo di esso come la residenza principale della vita, e perciò lo Spirito Santo vi entra, e come il Dio vivente abita nel cuore vivente, così prende possesso del vero centro e intimo del nostro essere. È dal cuore e attraverso il cuore che la vita si diffonde.
Il sangue è mandato fino alle estremità del corpo dalle pulsazioni del cuore, e quando lo Spirito di Dio prende possesso dei sentimenti, lui opera su ogni potere, e facoltà, e membro del nostro intero fisico. Dai sentimenti santificati dallo Spirito Santo tutte le altre facoltà e poteri ricevono rinnovamento, illuminazione, santificazione, fortificazione e in ultimo perfezione.
Questa benedizione meravigliosa è nostra "perché noi siamo figli"; e ciò è realizzato con meravigliosi risultati. Lo "stato di figlio" sigillato dallo Spirito che è dentro di noi ci porta pace e gioia; conduce alla vicinanza con Dio e all'amicizia con lui; suscita la fede, l'amore, e la passione, e crea in noi riverenza, obbedienza, e la reale somiglianza a Dio. Tutto questo, e molto di più, perché lo Spirito Santo è venuto ad abitare in noi.
Oh, impareggiabile mistero! Se non era rivelato non lo avremmo immaginato mai, e ora che è rivelato non sarebbe mai stato creduto se non fosse divenuta questione di esperienza attuale in quelli che sono in Gesù Cristo. Ci sono molti professori che non sanno nulla di questo; loro ci ascoltano con confusione come se noi gli dicessimo una storia utopica, perché la mente carnale non conosce le cose che sono di Dio; Tali cose sono spirituali, e possono essere conosciute solo spiritualmente. Quelli che non sono figli, o che rientrano come figli solo sotto la legge di natura come delle semplici creature, come Ismaele, non sanno nulla di questo Spirito che viene ad abitare dentro di noi, la cosiddetta "in-abitazione", e sono su in armi contro di noi per sfidare a chiedere una così grande benedizione: ma essa è nostra, e nessuno può privarcene.
III. Ora vengo alla terza parte del nostro testo: IL GRIDO FILIALE
Questo è profondamente interessante. Penso che sarà proficuo se le vostre menti entrano in lui. Dove lo Spirito Santo entra c'è un grido. Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio e grida, "Abba, Padre". Ora, osserva, è lo Spirito di Dio che grida: è un fatto molto straordinario. Alcuni sono inclini a vedere l'espressione come un Ebraismo, e l'hanno letto: "lui ci fa gridare"; ma, adorati, il testo non dice così, e noi non abbiamo la libertà di alterarlo su tale inganno. Noi abbiamo sempre ragione quando ci atteniamo a quello che Dio dice, e qui noi leggemmo chiaramente dello Spirito nei nostri cuori che lui sta gridando "Abba, Padre".
L'apostolo nell'epistola ai Romani 8:15 dice: "Poiché voi non avete ricevuto lo spirito di servitù per ricadere nella paura; ma avete ricevuto lo spirito d'adozione, per il quale gridiamo: Abba! Padre!" ma qui lui descrive lo Spirito stesso come gridante Abba, Padre. Noi siamo certi che quando lui attribuì a noi il grido di "Abba, Padre", lui non desiderava escludere il grido dello Spirito, perché nel ventiseiesimo verso del famoso capitolo ottavo ai Romani lui dice, "Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili;". Così lui rappresenta lo stesso Spirito come Colui che geme con sospiri ineffabili dentro il bambino di Dio, cosicché quando lui scrisse ai Romani lui aveva sulla sua mente lo stesso pensiero che qui espresse in Galati, e cioè che è lo Spirito stesso che piange e che geme in noi "Abba, Padre".
Com'è questo?
Non siamo noi che gridiamo?
Sì, sicuramente; ma anche lo Spirito grida. Le espressioni sono entrambe corrette. Lo Spirito Santo incita e inspira il grido. Lui mette il grido nel cuore e nella bocca del credente. È il suo grido perché lui lo suggerisce, l'approva, e c'istruisce in ciò. Noi non avremmo mai gridato così, se lui non ce l'avesse insegnato in questo modo. Come una madre insegna a parlare al suo bambino, così lui mette questo grido di "Abba, Padre" nelle nostre bocche; sì, è lui che forma nei nostri cuori di desiderare dopo il nostro Padre, Dio e lo tiene là. Lui è lo Spirito di adozione, e l'autore del grido speciale e significativo di adozione.
Non solo lui ci rende capaci di gridare ma lui produce in noi un senso di bisogno che ci costringe a gridare, e che anche lo spirito di confidenza che ci imbaldanzisce a chiedere tale relazione al grande Dio. Né questo è tutto, perché Egli ci assiste in qualche maniera misteriosa cosicché noi possiamo pregare senza sbagliare; lui mette la sua energia divina in noi così che noi gridiamo "Abba, Padre" in una maniera accettabile.
Ci sono tempi in cui noi non possiamo gridare del tutto, e allora Lui grida in noi.
Ci sono stagioni quando dubbi e paure abbondano, e ci soffocano a tal punto coi loro fumi che noi non possiamo elevare neanche un grido, e allora lo Spirito che abita in noi ci rappresenta, e parla per noi, e costituisce una intercessione per noi e grida a nostro nome, e compie una intercessione per noi secondo la volontà di Dio.
Così fa che il grido "Abba, Padre" cresca nei nostri cuori quando noi sentiamo come se non potessimo pregare e pensare che noi siamo figli. Allora possiamo dire: "Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me;" (Galati 2:20)
Da un'altra parte, quando arriva il tempo la nostra anima dà tale dolce assenso al grido dello Spirito, che esso sovviene, ma poi noi più che mai nostro è il lavoro dello Spirito, e ancora ascrive a Lui il grido benedetto, "Abba, Padre".
Io voglio che ora voi osserviate un fatto molto dolce circa questo grido; vale a dire, che è letteralmente il grido del Figlio. Dio che ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei nostri cuori, e quello Spirito grida precisamente in noi in accordo col grido del Figlio.
Se tu vai al vangelo di Marco, al quattordicesimo capitolo, trentaseiesimo versetto, tu troverai là quello che tu non scoprirai in qualsiasi altro evangelista (per Marco è sempre l'uomo per i punti impressionanti, e per le parole memorabili), lui registra che il nostro Signore pregò nel giardino, "Abba, Padre! ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Ma pure, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi." (Marco 14:36)
Così che questo grido in noi copia il grido del nostro Signore alla lettera: "Abba, Padre".
Ora, io sfido voi che avete sentito queste parole "Abba, Padre" a tornare molto indietro nel tempo e a trovare che la prima di queste due parole la troviamo sia in lingua Siriana o che in Aramaico; parlando semplicisticamente, Abba è la parola israelitica per chiamare "padre". La seconda parola è in greco, ed è la parola Gentile "pater" che anche significa padre.
Si dice che queste due parole siano usate per ricordarci che sia gli ebrei che i Gentili siano uniti di fronte a Dio. Loro ci ricordano questo, ma questo non può essere la ragione principale per il loro uso. Pensi tu che quando il nostro Signore era nella sua agonia nel giardino che lui disse "Abba, Padre", perché ebrei e Gentili fossero uno? Perché avrebbe pensato lui a quella dottrina, e perché lui aveva bisogno di menzionare ciò nella preghiera a suo Padre?
Qualche altra ragione glielo ha dovuto suggerire. Mi sembra che il nostro Signore disse "Abba" perché era la sua lingua nativa. Quando un francese prega, se lui ha imparato inglese lui ordinariamente può pregare in inglese, ma se mai lui cade in un'agonia pregherà in francese, come sa pregare. Il nostro fratello gallese ci dice che non c'è una lingua come il gallese - suppongo che sia così per loro: ora loro parleranno inglese quando svolgeranno i loro affari quotidiani, e possono pregare in inglese quando tutto va comodamente per loro, ma sono sicuro che se un gallese è in un grande fervore di preghiera, lui vola alla sua lingua gallese per trovare la piena espressione. Il nostro Signore nella sua agonia usò la sua lingua madre, e siccome era nato dal seme di Abrahamo, Lui gridò nella sua propria lingua: "Abba". Anche così, fratelli miei, noi siamo incitati dallo spirito di adozione ad usare la nostra propria lingua, la lingua del cuore e a parlare liberamente a Dio nella nostra propria lingua. Inoltre, alla mia mente, quella parola "Abba" è di tutte le parole in tutte le lingue la più naturale parola per indicare "padre".
Nel pronunciarlo tu vedi la naturale puerilità di tale nome: "Ab-ba," Ab-ba". Non è il linguaggio dei bambini appena tentano di parlare? È il genere di parola che qualsiasi bambino direbbe, sia egli ebraico, o greco, o francese, o inglese. Perciò, Abba è una parola degna di introduzione in tutte le lingue. Veramente è la parola di un bambino, e il nostro Signore sentì, non ho dubbi, nella sua agonia, un amore per le parole di un bambino. Il dott. Guthrie, quando lui stava morendo, mi disse: "Cantami un inno"; ma poi aggiunse: "Cantami uno degli inni del bambini". Quando un uomo viene a morire, vuole essere di nuovo un bambino, e brama per inni quelli dei bambini e le parole dei bambini.
Il nostro Signore benedetto nella sua agonia usò il linguaggio dei bambini, "Abba" e come avrebbe fatto ciascuno di noi. Penso che questa parola dolce "Abba" fu scelta per mostrarci che noi dobbiamo essere molto naturali con Dio, e non affettati e formali. Dobbiamo essere molto affettuosi, e andare vicino a lui, e non soltanto diciamo "Padre" che è una parola greca e fredda ma diciamo "Abba" che è una parola calda, naturale, amorosa che va bene per uno che è un bambino piccolo con Dio, e ci rende pronti per appoggiarci sul petto di Dio, e guardarlo in faccia e parlarGli con santa confidenza. Abba non è una parola, in qualche modo, ma una lallazione di un bambino. Oh, come siamo vicini a Dio quando possiamo usare tale linguaggio! Come Lui è caro e come noi siamo carini quando possiamo rivolgerci a Lui così e possiamo dire, come il suo stesso grande Figlio: "Abba, Padre".
Questo mi spinge ad osservare che questo grido nei nostri cuori è molto vicino e familiare. Nel suo suono vi ho mostrato che è fanciullesco, ma il tono e la maniera dell'espressione sono ugualmente così. Notate che è un grido! Se noi otteniamo udienza dal re, noi non gridiamo, parliamo invece in toni misurati e frasi fatte; ma lo Spirito di Dio cancella i nostri toni misurati, e porta via la formalità, che qualcuno tiene in grande ammirazione, e ci conduce a gridare, il che è proprio il contrario della formalità e della rigidezza. Quando noi gridiamo, gridiamo "Abba": allora le nostre grida sono piene dello spirito di adozione. Un grido è un suono che noi non siamo ansiosi di far sentire ad ogni passante; e ancora quale bambino si preoccupa di suo padre che lo sente piangere? Così quando il nostro cuore è angosciato e oppresso, non proviamo come se potessimo parlare una lingua eccellente per tutto, ma lo Spirito in noi ci spinge a gridare e a gemere, e di queste cose non ci vergogniamo, e neppure siamo impauriti di gridare di fronte a Dio.
So che alcuni di voi pensano che Dio non sentirà le vostre preghiere, perché tu non puoi pregare grandemente come quel tale e talaltro ministro. Oh, ma lo Spirito di suo Figlio grida, e tu non può fare meglio se gridi. Sii soddisfatto di offrire a Dio un linguaggio singhiozzante, parole salate con i tuoi dolori, bagnate con le tue ferite. Va da Lui con santa familiarità, e non avere paura di gridare alla Sua presenza "Abba, Padre"
Ma poi lo Spirito come è serio: perché un grido è una cosa intensa. La parola implica fervore. Un grido non è un'espressione frivola, né una semplice cosa delle labbra, viene dall'anima.
Non ci ha il Signore insegnato a gridare a Lui in preghiera con fervente importunità che non otterrà un rifiuto? Non ci portò così vicino a Lui tanto che qualche volta noi diciamo: "non ti lascerò prima che tu te ne vada senza benedirmi?"
Non ci ha insegnato a pregare cosicché i suoi discepoli potrebbero dire di noi quello che una volta dissero di una donna che gridava: "Mandala via perché lei ci grida dietro". Noi gridiamo dietro di Lui, il nostro cuore e la nostra carne gridano a Dio, al Dio Vivente, e questo è il grido: "Abba, Padre", devo conoscere Te, devo assaggiare il Tuo amore, devo abitare dentro il Tuo vento, devo vedere la Tua faccia, devo sentire il Tuo grande cuore di padre che inonda e riempie il mio cuore di pace. Noi gridiamo "Abba, Padre". Concluderò quando farò questa osservazione e cioè che per lo più questo grido è interno al cuore, e non esce dalle labbra. Come Mosé, noi gridiamo quando noi non diciamo una parola. Dio ha mandato lo Spirito di suo Figlio nei nostri cuori, da dove noi gridiamo, "Abba, Padre." Tu sai quello che voglio dire: non è solo nella tua stanza piccola, dalla vecchia sedia a bracci che tu gridi a Dio, ma tu lo chiami Abba, Padre, quando tu vai per le strade o lavori nel negozio.
Lo Spirito di suo Figlio sta gridando "Abba, Padre", quando tu sei nella folla o alla tua tavola in famiglia. Vedo che ciò è dichiarato come una pesantissima accusa contro di me che parlo come se avessi molta familiarità con Dio. Se è così, sono audace nel dire che parlo solamente come sento. Benedetto sia il nome di mio Padre celeste, so di essere il suo bambino, e con chi un bambino avrebbe familiarità se non con suo padre? O tu estraneo al Dio vivente, sia ciò conosciuto a te che se questo è vile, io scelgo ancora di più essere vile, come lui mi aiuterà a camminare più da vicino con lui. Sentiamo noi una riverenza profonda per nostro Padre in cielo che ci abbassa alla vera polvere, ma per tutto ciò noi possiamo dire che "la nostra amicizia è veramente col Padre e con suo Figlio, Gesù Cristo." (1 Giovanni 1:3) Nessuno estraneo può capire la vicinanza dell'anima del credente a Dio in Gesù Cristo, e perché il mondo non può capire ciò, trova conveniente sogghignare, ma che ce ne importa?
La tenerezza di Abrahamo verso Isacco rese Ismaele tanto geloso che gli provocò un riso, ma Isacco non aveva fatto nulla di vergognoso da essere messo in ridicolo, se non che il beffeggiatore non potesse rubarlo della benedizione del patto.
Sì, adorati, lo Spirito di Dio vi obbliga a gridare "Abba, Padre", ma il grido è principalmente dentro il vostro cuore, e viene emesso tanto comunemente che diviene l'abitudine della vostra anima a stare a gridare al vostro Padre Celeste.
Il testo non dice che lui aveva gridato, ma l'espressione è un participio presente e indica che lui grida ogni giorno "Abba, Padre"
Andate a casa, fratelli miei, e vivete nello spirito dello "stato di figli".
Svegliatevi la mattina, e fate che il vostro primo pensiero sia "Padre mio, Padre mio, sii con me questo giorno". Uscite per lavoro, e quando le cose vi rendono perplessi, lasciate che il vostro soccorso sia: "Padre Mio, aiutami in questa ora di bisogno".
Quando andate a casa vostra, e là incontrate ansietà familiari, lasciate che il vostro grido sia: "Aiutami, Padre mio." Quando siete da soli, voi non siete da soli, perché il Padre è con voi: e nel mezzo della folla voi non siete in pericolo, perché il Padre stesso vi ama. Che benedetta parola è quella: "Il Padre stesso vi ama"!
Andate, e vivete come Suoi bambini. Fate attenzione nel riverirlo, perché se lui è un padre, dov'è la sua paura? Andate e rispettatelo, perché questo è giusto.
Siate imitatori di Dio come cari bambini. Onoratelo dovunque voi siate, adornando la sua dottrina in tutte le cose. Andate e vivete su di lui, perché voi vivrete presto con lui. Andate e gioite in Lui. Andate e gettate su di Lui tutte le vostre preoccupazioni. Andate d'ora innanzi, e qualunque cosa gli uomini possano vedere in voi, possano loro essere spinti a realizzare che voi siete i bambini dell'Altissimo. "Beati coloro che si adoperano per la pace, perché essi saranno chiamati figli di Dio" (Matteo 5:9).
Possa tu essere così d'ora innanzi e per sempre.
Sermone consegnato la Mattina del giorno del Signore 14 Aprile 1878 da Charles Haddon Spurgeon al Metropolitan Tabernacle, Newington.
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