Gli empi! Chi sono gli empi? Sono forse i peccatori volgari che bestemmiano il nome di Dio, che infrangono le leggi degli uomini e dello stato, quelli che nessuno gradisce veder liberi? Certamente questi appartengono alla categoria degli empi, ma ve ne sono di peggiori.
Chi sono allora gli empi? Sono forse quelli che non credono nell'esistenza di Dio, che trascurano le forme esteriori della religione, che si burlano delle cose sacre e ridono di quelle che fanno tremare gli angeli? Certamente anche questi appartengono alla categoria degli empi, ma ve ne sono di peggiori.
Forse gli empi sono gli schernitori, la feccia del genere umano. Sono quegli uomini le cui iniquità sono già un giudizio contro di loro ed i peccati che commettono gridano contro di loro. Certamente anche questi appartengono alla categoria degli empi, ma ve ne sono di peggiori.
Chi sono allora gli empi? La risposta fratelli, miei, vi farà paura. In questa sala pochi di voi potrebbero meritare il nome di schernitori. Non credo siano presenti molti depravati o persone che sono il rifiuto, la feccia della società o delinquenti incalliti. Ritengo però che in questa riunione di culto ci siano degli empi!
Qual è il significato di questa parola? Vi presenterò i diversi significati e poi definirò il termine in questione.
Spesso noi diamo alle persone il nome d'irreligiose e senza dubbio ciò identifica la loro condotta di vita. Un uomo, però, può essere religioso ed essere ugualmente lontano dalla grazia. Molti vivono la religione con le loro pratiche esteriori in modo quasi perfetto.
Sono religiosi e praticanti. Nonostante ciò possono appartenere alla categoria degli empi.
La religione non salva.
Il vero cristiano è colui che ha il pensiero di Dio, che lo riconosce in tutte le sue vie, si fida di Dio, Lo ama e Lo serve con tutto il suo cuore. Di contro, l'empio nei suoi programmi giornalieri non ha il suo pensiero rivolto a Dio e vive come se Dio non ci fosse.
È un uomo che pratica tutte le cerimonie esterne della religione, ma non penetra mai nell'intimo del cuore. Vede i sacramenti, ma non scorge in essi Dio. Ascolta predicare, viene a pregare, è sempre presente alle riunioni, ma la Divinità per lui non è presente. Dio non si manifesta nella sua vita; egli non ne ode la voce e non si umilia davanti alla Sua presenza.
Sicuramente quest'oggi ci sono molti tra noi che appartengono a questa categoria di persone, che non confidano nella potenza del sangue di Cristo, non realizzano la potenza dello Spirito Santo, non amano Dio. Non possono certamente affermare che tutta la loro vita è donata al Signore. Tutti voi che siete qui presenti al culto, che durante tutta la settimana vi siete dati agli affari, al lavoro, al guadagno, per quanto tempo avete dimenticato Dio?
Per voi stessi avete lavorato ma non certamente per Dio. Il giusto fa ogni cosa nel Nome di Dio; questo è almeno il suo desiderio. Come dice la Scrittura: "Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui" (Colossesi 3:17). Voi però, nei vostri negozi, nei vostri affari col prossimo, non avete pensato a Dio; voi avete operato in tutto e per tutto come se Dio non esistesse. È necessario allora confessare in questo preciso momento che il vostro cuore non ama il Signore. Voi non avete mai cercato la Sua compagnia, non amate ritrovarvi con Lui in preghiera.
I figli di Dio non possono essere felici se non realizzano una profonda comunione con il Signore, non possono essere felici se non parlano del continuo con il loro Padre celeste. I figli di Dio sono del continuo "attaccati" al loro Signore perché sanno che Lui è vita, è amore, è tutto! La loro preghiera giornaliera è una sola: "Signore tienimi stretto a Te"!
Essi desiderano conoscere meglio Dio, bramano contemplarlo del continuo. La loro vita è proiettata verso l'adempimento della Sua Parola in loro e del continuo vogliono essere riempiti dallo Spirito Suo. Tutti questi desideri non sono i vostri. Voi non avete questi obiettivi nella vostra vita.
È vero che non siete degli alcolizzati, non siete dei bestemmiatori, non rubate, non commettete adulterio. In tutto questo voi siete irreprensibili, ma nonostante ciò, siete empi e senza Dio nel cuore. Il Signore non è il vostro amico, il vostro aiuto. Non vi attenete a Lui con tutto il vostro cuore, in altre parole non siete figli di Dio e non avete in voi lo Spirito d'adozione che grida: "Abba Padre!" Per voi se Dio non ci fosse sarebbe lo stesso. La Parola di Dio non produce nel vostro cuore assolutamente nulla, né commozione, né gioia. Per queste ragioni voi siete empi! State attenti a tutto quello che questa mattina vi dirò perché riguarda la vostra vita.
No, non vi guardate attorno pensando: "La predica sembra proprio per quel fratello e quella sorella". Non voglio che pensiate a credenti che voi conoscete che si distinguono per superficialità. Ognuno pensi a se stesso.
Se tu non sei nato di nuovo, se lo Spirito di Dio non è in te, se non sei riconciliato con Dio, se non sei membro vivente della Chiesa vivente di Cristo, tutte le maledizioni di cui parla la Bibbia, sono per te e particolarmente quelle che oggi ascolterai, tuoneranno contro di te. Io prego Dio che questa parte si applichi all'anima vostra, che tremiate dinnanzi all'Altissimo e cerchiate Lui con tutto il vostro cuore come mai avete fatto fino ad oggi.
Il testo che vi ho letto, si può suddividere in tre parti: "Non così gli empi, saranno come pula...sospinta dal vento". Soffermiamoci sul primo di questi tre punti:
1. "NON COSÌ GLI EMPI"
La volgata latina, la traduzione araba e quella dei Settanta, così traducono: "Non così gli empi, non così". Per comprendere questa duplice negazione, è opportuno leggere i primi tre versi del Salmo 1, che così recitano: "Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del Signore e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà". Ecco allora come il testo si fa più comprensibile: "Non così gli empi, non così".
Si evince dunque che gli empi non sono simili ad un albero piantato. Come afferma la Scrittura, sono come "alberi d'autunno senza frutti, due volte morti, sradicati" (Giuda 1:12). Se è possibile paragonarli a qualcosa che ha vita, sono simili all'albero del deserto dal quale non è possibile attendersi del frutto.
L'uomo beato è invece come un albero piantato che del continuo è oggetto delle attenzioni del suo padrone, il quale nutre il terreno, lo coltiva e s'interessa del suo stato di salute.
Quali evidenti differenze ci sono fra un albero piantato e un albero venuto da sé, voi lo sapete. L'albero che viene piantato nell'orto, nel giardino o nel campo, viene dall'agricoltore visitato, rincalzato, innaffiato, governato, cinto di pruni. Da esso egli aspetta il frutto: esso è cosa sua ed è sempre oggetto dei suoi pensieri, delle sue attenzioni.
L'albero che nasce da sé nella boscaglia, nessuno lo guarda, non viene curato da nessuno; se il fulmine lo colpisce non ci sarà nessuno che se ne dispiacerà e se la neve, il freddo o il ghiaccio Io farà perire, nessuno piangerà: è un albero che non appartiene a nessuno, non protegge il tetto di nessuno, nessuno se ne cura: è meglio che muoia, invece di star lì a rendere infruttuoso il terreno.
I giusti sono sotto la cura di una Provvidenza particolare e sono alberi piantati: ogni cosa coopera al loro bene. Il Signore Dio è il loro custode, Egli provvede che la terra porti per loro il suo frutto. Le cose preziose dei cieli, la rugiada, il sole ed i frutti sono la sua eredità. Se la tempesta infuria, Egli non permette ad alcun fulmine di colpirla. Se scoppia la guerra, egli spiega il suo scudo sopra i suoi figli e se viene la fame essi saranno nutriti e nel giorno della carestia saranno cibati.
Per il credente non è meraviglioso sapere che Dio veglia sulla sua vita, che il Signore è il suo pastore e che perciò non può aver bisogno di nulla? Tutto questo conforta la mia vita. Posso trovarmi nella difficoltà, nei problemi più grandi, ma so che Dio si prenderà cura di me. Ogni figlio di Dio può contare sempre sulla Provvidenza del Signore nelle grandi, come nelle piccole cose. D'ogni albero piantato presso ai ruscelli, il Signore dice: "Io lo guarderò, io lo innaffierò in ogni momento, io lo guarderò giorno e notte affinché nessuno lo danneggi". Sui giusti vi sono gli occhi dell'Onnipotente giorno e notte. Il Signore conosce la via del giusto.
I giusti sono simili ad un albero piantato presso i ruscelli, ma non così gli empi, non così. Per voi non vi è una Provvidenza speciale. A chi presenterete le vostre afflizioni? Dove sarà il vostro rifugio nei giorni dell'ira? Dove troverete un valido scudo nell'ora della battaglia? Quando le tenebre si addenseranno sopra di voi, quale sarà il vostro sole? Quando le tribolazioni vi circonderanno, chi vi consolerà? Voi non vi potete affidare al Suo braccio eterno e non vi è cuore che batta per voi, né occhio amorevole che vegli sopra di voi. O empio, tu sei solo, solo, solo! Sei solo come il cespuglio nel deserto, come l'albero della boscaglia a cui nessuno bada, finché non viene il tempo del taglio e allora l'accetta lo colpisce e cade. L'empio non è oggetto della speciale provvidenza di Dio.
Proseguendo, il giusto è come un albero piantato vicino a ruscelli che distende le sue radici e produce il suo meraviglioso frutto. Mentre l'albero piantato nell'arido deserto deve dipendere da sporadiche nuvole che episodicamente riversano su di lui qualche goccia d'acqua, l'albero piantato vicino a ruscelli ha le sue radici bagnate da un'acqua perenne.
Per lui non c'è siccità né sofferenza; le sue radici non devono far altro che succhiare il nutrimento che abbondantemente le bagna ma non così gli empi, non così! Loro non sono presso un ruscello dove poter attingere la gioia, il conforto, la vita.
Il credente, che è come un albero piantato vicino a ruscelli, può anche incontrare grandi difficoltà, ma potrà sempre dire: "Se mi manca la terra, guarderò al cielo, se mi abbandona l'uomo il Signore si prenderà cura di me". Se crolla il mondo, l'eredità sua è nel cielo e se ogni cosa passa, egli ha un'eredità nel cielo che nessuno potrà mai rubargli perché è piantato non in zone desertiche ma presso i ruscelli di acqua viva.
Oh, fratelli miei diletti, voi sicuramente comprendete ciò che il Signore vuole dirci quest'oggi. Noi sappiamo che cosa sia alimentarsi delle promesse, bere ai ruscelli della pienezza di Cristo. Noi sappiamo cosa significa essere dissetati dalla sorgente di vita eterna. Possiamo allora rallegrarci del continuo, glorificare continuamente il nome del Signore, perché quest'acqua è inesauribile. Nessuno potrà sradicarci da questo ruscello, perché esso è come la mano di Cristo dalla quale nessuno potrà mai rapirci. Noi siamo e resteremo alberi piantati vicino a ruscelli.
Non così gli empi. Per loro verranno giorni di grande siccità. Ora sembra che tutto proceda bene nella vostra vita, ma cosa farete quando la malattia vi coglierà, quando la morte vi abbaglierà gli occhi fissandovi per lungo tempo? Oggi voi siete allegri, ma nel giorno tenebroso cosa farete? Voi ora vi dissetate ai ruscelli inquinati di questa vita, ma cosa farete quando questi vi avveleneranno o si prosciugheranno? Empi, cosa farete?
Voi ora vi distinguete per il vostro brio e per la vostra allegria, ma cosa farete quando il vento infuocato, il vento della tribolazione piomberà sopra di voi? Soprattutto, cosa farete quando il vento gelido della morte vi ghiaccerà il sangue? Dove rivolgerete il vostro sguardo? Forse cercherete conforto nella famiglia, negli amici, ma presto scoprirete che essi potranno fare ben poco per voi.
Nell'ora della morte tu non potrai trovare consolazione o empio, neanche nel seno della tua cara moglie e non potrai trovare la pace in tutte le tue ricchezze, né nei tuoi tesori. Quanto alla tua vita, per quanto possa essere stata buona, se tu sei stato un empio, non troverai conforto nel rammentarla. Lo stesso pensiero dell'eternità ti spaventerà perché dovrai sperimentare il giusto giudizio di Dio che ti colpirà per sempre. Oh amici empi, io ve ne prego, riflettete sulle parole che state ascoltando. La mia predicazione suona come la tromba del giudizio e porta in sé l'ira come una coppa dell'Apocalisse.
Continuando a meditare il Salmo, scopriamo che il giusto, che è come un albero piantato presso ruscelli, dà il suo frutto nella sua stagione, ma non così gli empi, non così! Essi non portano frutto e se ogni tanto sembra comparire in loro la vita, subito sono seccati dal sole. Alcuni pensano che "sforzandosi" di non peccare, appartengono alla categoria dei giusti. Permettetemi di fare una predichetta in mezzo alla mia stessa predica. Ecco il testo: "Maledite Meroz, dice l'angelo del Signore; maledite, maledite i suoi abitanti, perché non vennero in soccorso del Signore, in soccorso del Signore insieme con i prodi" (Giudici 5:23). Chiediamoci: "Che cosa ha fatto Meroz? Nulla, eppure Dio lo maledice.
Perché? Per non aver fatto nulla! Si, avete capito bene, per non aver fatto nulla. Combattè forse Meroz contro Dio o contro il popolo di Dio? No! Imbracciò forse Meroz il suo scudo contro l'Altissimo? No! Meroz non fece niente eppure fu maledetto, amaramente maledetto con i suoi abitanti perché non venne in soccorso al popolo di Dio.
Ognuno di voi, quando tornerà a casa sua, predichi questo sermone a se stesso e mettendosi a sedere dica. "Meroz: io sono Meroz. Io non combatto contro Dio, non sono nemico di Dio, né di Cristo, non perseguito il Suo popolo, anzi amo sinceramente i Suoi ministri e vado con piacere a sentire predicare la Sua Parola. Se passo la domenica altrove che non in Chiesa, non sono contento, ma nonostante ciò quel Meroz sono io, perché non faccio nulla per Dio e per il Suo popolo, sono un fannullone, un albero senza frutto. Spero che tu oggi possa comprendere che sei maledetto non per quello che tu fai, ma per quello che non fai, infatti, una delle maledizioni dell'empio è che non porta frutto.
Ora mi rivolgo a te, empio: "Che fai di buono in questo mondo? Certo per la tua famiglia sei una colonna e continuamente ti prendi cura della tua casa. Dio ti benedica per questo ma quanto alla Chiesa, che fai di buono? Sei seduto sempre fra i banchi ma forse un altro peccatore ravveduto avrebbe potuto occupare quel posto. È vero, sei seduto ad ascoltare la predica, ma cosa farai quando essa ti condannerà? Tu sei qui per fare numero, sei uno di più, ma a che serve una pecora nera in mezzo al gregge? Che fai a favore di Cristo? Hai aggiunto una pietra al tempio spirituale? Somigli a quella donna che ruppe il suo alabastro, offrendolo a Cristo?" La verità è che per il Signore tu non hai fatto nulla. Lui ti ha nutrito, aiutato, ma tu per Lui non hai fatto nulla. Dice Dio: "Il bue conosce il suo possessore, e l'asino la greppia del suo padrone, ma Israele non ha conoscenza, il mio popolo non ha discernimento" (Isaia 1:3).
Oggi il Signore contende con te, non per quello che tu hai fatto, ma per quello che non hai fatto. Egli ti ha mandato il Suo ministro, affinché ogni domenica tu riceva il Suo invito. Con le lacrime che bagnano il mio volto, io ti ho avvertito ed invitato a rispondere all'invito Divino. Dio ti nutre con la Sua provvidenza, ti veste nella Sua misericordia e tu non fai nulla, tu sei un ingombro della terra e non dai alcun frutto. Oh mio caro uditore, te ne prego, mettitelo bene in cuore, poiché una maledizione gravita su di te. Non è solamente un tratto del tuo carattere, ma è una maledizione di Dio: tu sei un empio e perciò non porti frutto. Sei infruttifero, perché non ami veramente il Signore, non ti affidi a Cristo e perciò non puoi essere come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione.
Passiamo ora alla descrizione dell'albero: "Il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà. Non così gli empi, non così". Mentre le foglie dell'empio appassiranno irrimediabilmente, io vedo in questo giorno foglie sempre verdi.
Dinanzi a me ci sono credenti che amano veramente Dio e la Sua opera fin dalla loro gioventù. Credenti che un giorno hanno realizzato il perdono di Cristo, la Sua pace, la Sua gioia e che del continuo hanno professato il nome del Signore. Ora sono avanti in età, ma seppure anziani, il frutto in loro rimane, le loro foglie non sono appassite e oggi come ieri continuano ad essere operosi per il Signore. Sono sempre prosperosi e fiorenti tanto da dimostrare che Dio è giusto.
Procedono con i giovani e brillano come lumi in mezzo al mondo. Sono simili a quegli alberi curvati nei rami per il peso dei loro frutti, come sono curvati dal peso degli anni. Quale misericordia è mai questa, cari fratelli, avere Cristo per vostra porzione nella gioventù ed anche ora nella vecchiaia. Che bellissimo spettacolo vedere il vecchio Orlando Hill che predicava sulla fedeltà di Cristo mentre barcollava sull'orlo del sepolcro. Che spettacolo glorioso! Ha così dimostrato cosa significa essere "un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce".
Nessuna religione ringiovanisce gli uomini vecchi, nessuna religione mette nel cuore dei vecchi tanta gioia, nessuna religione rende stabili i passi di un vecchio vacillante. Nessuna religione può fare questo, ma Cristo sì! Gloria al Suo nome! Ma ahimè, non così gli empi, non così. Le vostre foglie appassiranno. Schiacciati dal peso degli anni, non riuscirete a trovare gioia in niente ed in nessuno. Quando giungerà il vento, le foglie appassite voleranno via e l'albero diverrà spoglio, brutto a vedersi, bruciato dalle intemperie e bisognerà toglierlo di mezzo. Di questo tipo di alberi nella nostra vita ne abbiamo visti tanti: uomini che sembravano farla da padroni nel mondo, ricchi e felici, rispettati da molti, ma non avevano una solida base.
In alcuni momenti, come il salmista Asaf, li ho invidiati, ma subito ho considerato la loro fine: "Ho voluto riflettere per comprendere questo, ma la cosa mi è parsa molto ardua, finché non sono entrato nel santuario di Dio e non ho considerato la fine di costoro. Certo, tu li metti in luoghi sdrucciolevoli, tu li fai cadere in rovina. Come sono distrutti in un momento, portati via, consumati in circostanze orribili" (Salmo 73:16-19).
Dio aveva maledetto la loro abitazione, l'immagine loro era stata spregiata ed essi si consumavano come la cera sottoposta all'azione del fuoco. Le foglie dell'empio appassiscono ma in quanto al giusto il testo dice: "Tutto quello che fa, prospererà". I credenti hanno molte volte tribolazioni ma io sono sicuro che gli empi ne hanno di più. Colui che spera nel Signore, fiducioso continua il suo cammino sapendo che Dio si prenderà cura della sua vita e che la pace di Dio mai verrà meno nel suo cuore. I suoi affari andranno bene, se egli sarà sempre onesto con gli altri, ma se anche malgrado la sua onestà, dovesse avere difficoltà economica, Dio supplirà ai suoi bisogni.
Ho notato una cosa e credo di poterla affermare senza tema di smentita: molti uomini umili sono i migliori cristiani, vivono la loro vita più felicemente, perché non hanno aspettative esagerate e ciò che guadagnano è per loro sufficiente. Non s'impegnano in affari troppo grandi per loro e per questo non hanno grandi disinganni. Hanno ciò che per loro è utile e necessario e manca il superfluo. Possono affermare che se anche perdessero ogni cosa, Dio continuerà a benedirli.
Non così l'empio, non così. Qualunque cosa egli lucra, sia poco o molto, è per lui una perdita. Il suo denaro lo mette in un sacchetto forato e se lo spende gli importa poco e se lo investe, perde ogni cosa. La dolcezza che egli gusta, è dolcezza di veleno; ciò che in lui sembra bello è come il trucco vistoso sul viso di una donna anziana e consumata dalle sue esperienze mondane: sotto il belletto ci sono lividi di malattie e grinze di vecchiaia. Tutto quello che il giusto fa prospererà, non così l'empio, non così.
Ah, questa parte del mio sermone è molto, molto triste; le porte della felicità si sono chiuse per sempre in faccia a voi o empi!
2. GLI EMPI SONO COME PULA
Vediamo ora brevissimamente il secondo punto. Prestiamo attenzione al paragone terribile: "Non così gli empi; anzi son come pula che il vento disperde".
Notate che non sono più simili ad un albero selvatico, non sono più paragonati ad un albero sradicato dal terreno utile come legna da gettare nel fuoco. Non sono neppure simili al cespuglio del deserto. Non è paragonato a nulla che abbia vita. Somiglia solo alla pula portata via dal vento.
Se prestate attenzione, scoprirete com'è terribile un simile paragone. Pensateci per un attimo: simile alla pula! Sappiamo tutti che la pula è il guscio del grano, che quando il contadino ne ha tolto il seme, lo butta via, non servendo più a nulla. Erano cresciuti con il grano, ma ora sono inutili, gettati via e nessuno ha più interesse per loro. Gli empi sono paragonati alla pula per tre ragioni.
a. Primo perché sono senza frutto; la pula non ha nessun sapore e nessuno sa cosa farne, nessuno la vuole. I contadini vagliano il grano e con velocità lo separano dalla pula. Una volta messo il grano nei granai alla pula nessuno più ci pensa.
b. La pula è leggerissima, infatti, il vento soffia sia sul grano che sulla pula, ma esso è quest'ultima che porta via. Ad ogni minima folata di vento, la pula vola via. Così sono gli empi: non hanno nulla di stabile e il vento li porta via.
c. La pula non ha valore commerciale. Chi comprerebbe la pula? Chi ne fa uso? In Oriente la pula è bruciata. Così è dei malvagi, non servono per l'opera del Signore, sono la feccia, il rifiuto della creazione. L'empio per quanto possa vantare se stesso, non vale nulla. Mettigli al collo una catena d'oro, attaccagli al petto una stella di brillanti, mettigli una ricca corona sul capo e tu avrai fregiato e coronato un mucchio di polvere inutile. Vile al cospetto di Dio, Egli lo calpesta sotto i piedi. Il vaso del pentolaio serve a qualcosa, il coccio della pentola possono essere utilizzati da qualche Giobbe per grattarsi le piaghe, ma della pula che se ne può fare? Non serve a nulla!
Amici e voi che non avete il timore di Dio, ascoltate quello che il Signore vi sta dicendo. Mettete in regola i vostri conti e dirigete il vostro sguardo verso la Luce del Signore. Voi forse dite di essere buoni, ma Dio vi dice che non siete buoni a niente, anzi, siete come la pula che è portata via dal vento.
La spaventevole profezia contenuta in questo versetto mi porta a fare un'altra considerazione. Ponete mente a quanto la pula è vicina al grano: crescono insieme, l'una attaccata all'altro. Gli empi sono molto vicino ai giusti. Uno di voi qui presente, forse sarà empio ed avrà un figlio credente. Tu padre sei stato per tuo figlio quello che il guscio è per il chicco del grano; l'hai nutrito, l'hai accarezzato nel tuo petto, l'hai protetto come la pula protegge il chicco del grano. Ora, non è una cosa tremenda per te il pensare che sei stato in così intimo legame con un figlio di Dio, ma un giorno sarai separato per sempre da lui? La pula non può andare in cielo con il grano.
Ed ora mi rivolgo a te che sei figlio di una vera credente, di una santa madre e che sei cresciuto sulle sue ginocchia ed hai ascoltato i suoi sani insegnamenti sin da quand'eri bambino. Tua madre ti ha educato a pregare e ti ha insegnato le prime canzoncine cristiane e ti guardava come la sua gioia, la sua consolazione. Ora lei non è più in questo mondo, ma un giorno tu fosti per lei quello che la pula era per il grano: crescesti per così dire, nello stesso stelo, eri della stessa famiglia e il suo cuore era interamente avvolto e nascosto in te. Soffermati a considerare che poiché sei pula, tu sarai per sempre separato da lei per tutta l'eternità.
Forse oggi vi è fra noi qualche madre che ha perso dei figli: ella è stata per loro quello che la pula è per il grano. Li hai avvolti nel suo seno, li ha amati con passione, ma ora essi come il buon grano di Dio, sono stati accolti e chiusi nel granaio e qui stanno insieme con Gesù. Le loro anime gioiscono davanti alla presenza dell'Altissimo, ma tu madre non pensi a tutto questo. Hai messo al mondo degli angeli, ma tu sei figlia dell'inferno. Cosa dirai nel giorno in cui l'anima tua sarà trattata come la pula e sarà eternamente separata da quella dei tuoi figli? Puoi tu reggere a questo pensiero così terribile? Il tuo cuore è diventato così duro, così insensibile da rifiutare un tale pensiero? Credo di no e spero che considerando il tuo destino d'eterna separazione da Dio possa tremare.
Miei diletti, qui in mezzo a noi ci sono sicuramente alcuni empi che siedono accanto alle persone giuste: con loro cantano e ascoltano. Forse aiutano la Chiesa nelle sue necessità materiali e sono in amicizia con tutti, come la pula lo è con il grano. Voi siete la scorza esteriore che contorna e chiude in sé il nucleo vivente della Chiesa, ma un giorno come pula sarete separati dal grano. In quel giorno passerete dal canto dei santi alle urla dei dannati. Passerete dalla grande adunanza dei giusti all'ultima assemblea generale delle anime maledette.
Ahimè, questo pensiero mi diminuisce la voce. È necessario che io parli adagio. Sì, cari fratelli, sì, questo pensiero per me è stato tremendo. Ricordo che mia madre, dopo aver per tanto tempo pregato per me, pensando che non avrei mai realizzato la salvezza, mi disse: "Figlio mio, se un giorno tu sarai condannato da Dio alla perdizione eterna, alla tua condanna io risponderò: Amen!" Queste parole mi spezzarono in due il cuore. Come? Mia madre che mi ha dato alla luce, che mi ama tanto, risponderà "Amen" alla mia condanna eterna? Le cose sarebbero andate così se non mi fossi convertito. Allo stesso modo, il grano non dovrà dire "Amen", quando la pula sarà separata da esso stesso? Non è forse vero che il grano prega per essere separato dalla pula? Quando la preghiera è ascoltata, quando la tremenda risposta è venuta, il grano deve rispondere amen nel momento in cui è separato dalla pula e questa è gettata nel fuoco eterno.
Miei cari uditori, ascoltate quello che il Signore in quest'oggi sta dicendo al vostro cuore. Se siete pula, dovrete dire addio alla persona che amate e a tutti coloro che hanno servito Dio in spirito e verità. Perderete per sempre di vista queste persone, non potrete mai più vederle. Non canterete mai il canto d'allegrezza con loro in cielo. Sarete da loro separati per sempre, senza che vi sia mai un ponte che possa portarvi da loro. Io spero che il pensiero di molti di noi sia di sapere che un giorno potremo trovare in cielo i nostri parenti che qui in terra hanno servito il Signore. E se anche qualche nostro amico o parente a noi prossimo che ha servito fedelmente il Signore, dovesse precederci nella gloria, il nostro cuore non temerà, perché un giorno staremo con loro per sempre e niente e nessuno potrà mai separarci. In quel giorno vedremo il volto del Signore, ci rallegreremo di quella visione gloriosa e tutti insieme realizzeremo una perfetta comunione, migliore di quella che avevamo qui in terra.
3. SOSPINTA DAL VENTO
Non così gli empi, non così, anzi sono come pula che il vento disperde. Mi chiedo ma dove, dove, dove il vento li porta? L'uomo gode di buona salute, il sole splende su di lui, il cielo è sereno, ma all'orizzonte ecco apparire una piccola nuvola della grandezza di una mano. All'improvviso ecco un piccolo vento leggero. L'empio sente quel fresco e chiama il medico, perché lo aiuti a vivere come ha sempre fatto, ma ecco la tempesta. Dio l'ha decretata e nessuno può fermarla. Il vento cresce, si fa gagliardo, si trasforma in bufera che soffia, urla, imperversa e diventa turbine: è un uragano tremendo e l'anima è portata via. Andare in cielo sulle ali degli angeli è cosa gloriosa, ma l'essere portati via, spazzati dal mondo insieme con gli empi è cosa terribile. Essere portati via non da soavi cantori angelici ma da una voragine improvvisa deve essere spaventoso. Gli empi sono come pula che il vento disperde. Avete afferrato bene quello che dice la Parola di Dio? Immaginate per un attimo con la vostra mente l'empio che come la pula è portato via dal vento. Nessuno può più fermarlo e non c'è più nessun riparo per lui. Ora i vostri pensieri possono venirmi dietro, mentre io ripeto la terribile domanda: "Dove lo porta il vento?" Egli è portato via, ma invano la mia immaginazione riesce a seguirlo, mentre è risucchiato dal vento. Non voglio spingermi con la fantasia, perché potrei sbagliarmi, ma posso solo limitarmi a citare le parole di Gesù: "Egli ha in mano il suo ventilabro per ripulire interamente la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile" (Luca 3:17).
Tu morrai empio, ma la tua sarà solo una morte fisica, perché la tua parte spirituale non morirà mai, andrà a finire in un fuoco inestinguibile. Non voglio insistere su quest'argomento e torno alla domanda: "Chi di noi potrà stare col fuoco divoratore? Chi di noi potrà resistere con il fuoco che brucia in eterno? Chi mai si trova preparato a fare dell'inferno il suo letto? Chi soggiornerà per sempre nello stagno di fuoco?" Tu empio, tu, se non ti penti. Vi è qui qualcuno fra noi che sta vivendo senza Cristo e senza speranza nel mondo? Vi è nessuno? Sicuramente c'è qualcuno in questa triste condizione. Ora ve ne scongiuro, empi, pensate al vostro destino. La morte e dopo la morte il giudizio. Il vento e dopo il vento il turbine e dopo il turbine l'uragano e poi il fuoco e dopo il fuoco niente e qui in un eterno perduto, dove un raggio di speranza non penetra mai, dove l'occhio della Misericordia non guarderà mai e la mano della grazia non giungerà mai fino a te, trascorrerai così la tua eternità.
Io ti supplico, io ti supplico e ti scongiuro per l'Iddio vivente, prima che arrivi quel giorno, trema, ravvediti, convertiti "affinché il Signore non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare" (Salmo 2:12), infatti, così è scritto nella parola di Dio: "Poiché da lungo tempo Tofet è preparato; è pronto anche per il re; è profondo e ampio; sul suo rogo c'è fuoco e legna in abbondanza; il soffio del Signore, come un torrente di zolfo, sta per accenderlo" (Isaia 30:33).
Convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvagie, perché trascorrere l'eternità nella caligine e nelle tenebre? Convertitevi: "Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al Signore che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare".
Prego lo Spirito Santo che quest'oggi tocchi qualche cuore empio, affinché possiate riflettere. Ricordatevi, miei cari ascoltatori, se oggi sentite nel vostro intimo un solo desiderio che vi porti a Cristo, alimentatelo, soffiate su questa scintilla, finché non venga suscitata la fiamma.
Se oggi il vostro cuore si commuove anche un pochino, non reprimete questa commozione, assecondatela: non spegnete la fiamma del cielo, ma fatevi avvolgere da essa. Io tuono contro di voi, ma solamente per condurvi a Cristo. Oh!, se voi veniste a Cristo, oh!, se i vostri cuori fossero commossi. Oh!, se voi sapeste piangere su voi stessi come io piango per voi, se sapeste quale terribile cosa è l'essere portati via per sempre.
Perché, perchè volete perire? È forse cosa piacevole la distruzione? Il vostro peccato vi è tanto caro da scegliere di bruciare per l'eternità? Cristo è un padrone tanto duro che voi non lo vogliate amare? La Sua croce è tanto brutta che vi si debba rincrescere di guardarla? Oh, io ve ne prego, ve ne scongiuro per Colui il cuore del quale è amore, per il Redentore crocifisso che ora parla per bocca mia e in me piange per voi. Io ve ne scongiuro, guardate a Lui e sarete salvi, perché Egli venne nel mondo a salvare coloro che erano perduti e chi andrà a Lui, non sarà in alcun modo rigettato, perché: "Egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro" (Ebrei 7:25).
Oggi, Spirito Santo, porta i peccatori a Te! Empi, io vi esorto ad affidarvi a Cristo ed a toccare il lembo della Sua veste: Egli pende davanti a voi sulla croce perciò ve ne supplico, guardate a Lui e sarete salvi. Vi prego, nel nome di Cristo, siate riconciliati con Dio. Desidero che lo Spirito Santo renda efficace il mio appello e che gli angeli si rallegrino in questo giorno perché dei peccatori si sono ravveduti e sono giunti a conoscere il Signore.
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