Conducono uno stile di vita selvaggio, dove la violenza e la vendetta sono elementi costanti della loro cultura.
Il film si basa su una storia vera e racconta quando, nel 1956, un gruppo di missionari della chiesa evangelica protestante raggiungono il villaggio sperduto.
Pur con tutte le intenzioni nobili e di pace i missionari non vengono accettati e, ritenuti una minaccia per la salvezza della tribù, vengono uccisi.
La vita del protagonista Mincayani che guida la tribù dei Waodani, una delle etnie più violente che gli antropologi hanno documentato, cambia improvvisamente quando lui e la sua famiglia uccidono i cinque missionari.
Da questo evento, Mincayani affronterà un percorso tortuoso di scoperta e di confronto con la propria cultura, con la storia della sua popolazione.
Le famiglie dei missionari uccisi però decidono di restare in Ecuador e, con grande spirito evangelico di perdono, tentano di vivere tra i Waodani.
La storia si intreccia con gli interrogativi di un giovane, il figlio di uno dei missionari evangelici, che lotta per capire perché suo padre è morto. Dovrà però imparare ad accettare una tragedia che non si può modificare.
Nell'insieme emerge una storia reale intrisa di sacrificio, coraggio e riscatto da cui si evincono importanti messaggi quali il ruolo della religione nella trasformazione della cultura e l'insegnamento del perdono evangelico.
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