Nella storia dell’uomo c’è una sola realtà che è sempre attuale: la Parola di Dio. La sua denuncia della condizione di miseria morale e spirituale dell’uomo peccatore ha valore per ogni tempo e per ogni popolo, così come il suo messaggio di salvezza. Anche noi oggi, nel nostro tempo e nella nostra storia, siamo chiamati a riscoprire le verità meravigliose contenute in questa Parola e a testimoniarle con la nostra vita.
Il valore racchiuso all’interno di un’espressione
L’espressione “parola del Signore” (1P 1:25) è una di quelle che conosciamo meglio. Si parla numerose volte, e questo è sicuramente un bene, della “parola del Signore” nelle nostre chiese locali, nelle nostre famiglie e nei nostri dialoghi personali.
Quando un’espressione si usa frequentemente, però, si corre il rischio, nel tempo, di svuotarla della sostanza in essa presente continuando pure a pronunciarla ma perdendo gradualmente di vista il suo valore, i suoi veri e profondi significati come del resto le sue vere e profonde implicazioni per la nostra vita.
Affinché questo rischio non diventi un qualcosa cui dover porre rimedio siamo chiamati personalmente e collettivamente a tornare alla Scrittura dove troviamo, tra le altre, le parole di un uomo che non aveva perso di vista la sostanza contenuta all’interno dell’espressione “parola del Signore” tanto che rivolto al Signore lo udiamo affermare:
“Le tue testimonianze sono meravigliose perciò l’anima mia le osserva” (Sl 119:129).
Questa è solamente una delle molteplici affermazioni presenti all’interno di un Salmo che quest’uomo, guidato dal Signore, mise per iscritto nel passato ma che ancora oggi rappresenta per tutti noi un esempio.
Un esempio di com’è possibile non perdere mai di vista la sostanza contenuta nell’espressione “parola del Signore”, riscoprendo quotidianamente che al suo interno è racchiuso un tesoro dal valore inestimabile per la nostra vita che “vale più di migliaia di monete d’oro e d’argento” (Sl 119:72).
L’Autore, “Il libro”, il messaggio
Il tesoro della Parola di Dio è inestimabile perché meraviglioso.
Nella prima parte dell’affermazione del salmista è ricordata una caratteristica della Parola di Dio: essa è meravigliosa.
Leggiamo, infatti, “le tue testimonianze sono meravigliose”. Nel Salmo 119 la Parola di Dio è chiamata almeno in otto modi diversi e tra questi anche con la parola “testimonianze”.
Questo termine ci ricorda che essa è il mezzo scelto da Dio per farsi conoscere al mondo testimoniando tramite essa di sé.
Che cosa è che rende la Scrittura meravigliosa? Sono infinite le risposte che potremmo dare a questa domanda. Vi è però un aspetto basilare che la rende tale. Aspetto che potrebbe apparire ovvio e scontato, ma sono le cose che erroneamente consideriamo ovvie e scontate ad essere dimenticate per prime. In realtà di ovvio e scontato nella “parola del Signore” non esiste nulla.
Così ecco che c’è di aiuto ricordarci che la “parola del Signore” è meravigliosa perché è tale. Essa è la Parola del Dio meraviglioso, colui che “opera meraviglie” (Sl 77:14), “meraviglie innumerevoli” (Gb 9:10), “meraviglie su meraviglie” (Is 29:14), le sue cose sono per noi “troppo meravigliose” (Gb 42:3), infatti, “grandi e meravigliose” sono le sue opere.
La sua parola è meravigliosa perché è la parola del Dio meraviglioso, lui ne è l’Autore che si è servito per la sua stesura di uomini i quali non hanno parlato in base alle loro “interpretazioni personali” (2P 1:20) o alla loro “volontà” (2P 1:21) ma “da parte” sua perché “sospinti dallo Spirito” suo (2P 1:21).
“Ogni Scrittura è inspirata da Dio” (2Ti 3:16) e questo fa di essa un qualcosa di meraviglioso.
L’aggettivo “meraviglioso” non è il solo con il quale è descritta la Parola di Dio. Il profeta Isaia scrive che “il Signore si è compiaciuto per amore della sua giustizia di rendere la sua legge grande e magnifica” (Is 42:21).
La Parola di Dio è grande e magnifica perché colui che l’ha resa tale è “il Dio grande” (De 10:17) il cui nome “è magnifico” (Sl 8:1).
La Parola di Dio è anche perfetta, vera e giusta come scritto: “la legge del Signore è perfetta … la testimonianza del Signore è veritiera … i precetti del Signore sono giusti” (Sl 19:7-8).
La Parola del Signore è anche eterna, è scritto infatti che essa “rimane in eterno” (1P 1:25). Come per gli aggettivi precedenti la Parola del Signore è perfetta, è vera, è giusta, è eterna perché il suo autore è “perfetto” (Mt 5:48), è “vero” (1Te 1:9), è “giusto” (De 32:4), è “eterno” (Gr 10:10).
Questi sette esempi di coincidenza tra quello che è Dio e quello che è la sua Parola sono abbastanza da riportarci a considerare la sostanza presente all’interno dell’espressione “parola del Signore”.
Essa non è “un libro” (2Re 22:10) come superficialmente lo chiamò Safan, il segretario del re Giosia dopo averlo ricevuto dalle mani del sacerdote Chilchia. La Parola di Dio è “IL libro” (2Re 22:8) come invece correttamente lo chiamò lo stesso sacerdote Chilchia.
La Parola di Dio è “il libro” perché non esiste niente che sia paragonabile a essa: meravigliosa, grande, magnifica, perfetta, vera, giusta, eterna.
La Parola di Dio è “il libro” perché il suo stesso Autore è l’unico a essere: meraviglioso, grande, magnifico, perfetto, vero, giusto, eterno.
Non dimentichiamo, infine, che la Parola di Dio è meravigliosa perché ci parla di colui il cui nome “è meraviglioso” (Gc 13:18) ovvero Cristo Gesù il Figlio di Dio, colui che nell’Antico Testamento si rivelava come “l’angelo del Signore” (Gc 13:18) e nel Nuovo come “l’Emmanuele … Dio con noi” (Mt 1:23).
La Parola di Dio è “il libro” che contiene un messaggio meraviglioso perché in essa il suo Autore ci parla del nome “meraviglioso” nel quale ogni uomo può ottenere il perdono dei peccati, la salvezza e la vita eterna.
A testimoniare delle “meraviglie” di Dio non poteva essere niente altro che “il libro” meraviglioso della “parola del Signore”.
Ogni volta che usiamo questa espressione, non dimentichiamoci della sua non ovvia, non scontata ma basilare sostanza.
Ricordiamoci e ricordiamo che siamo davanti a “il libro” dal contenuto meraviglioso, magnifico, grande, vero, perfetto, giusto ed eterno poiché è la Parola di colui che è meraviglioso, magnifico, grande, vero, perfetto, giusto ed eterno.
Condotti dal suo Autore per contemplarla
Il salmista oltre che affermare “le tue testimonianze sono meravigliose” fece anche una richiesta al Signore:
“Apri i miei occhi e contemplerò le meraviglie della tua legge” (Sl 119:18).
La sua “legge” è un altro nome con la quale è chiamata “la parola del Signore” nel Salmo 119.La Parola di Dio contiene, infatti, anche la “legge” data al popolo di Israele il quale ubbidendo a essa avrebbe sperimentato quello che significava essere fra tutti i popoli, il “tesoro particolare” di Dio, essere “un regno di sacerdoti, una nazione santa” (Es 19:5-6).
“La legge” contiene, come tutto il resto della Scrittura, delle “meraviglie” perché fu data da Dio per il bene del popolo in quanto regolava il suo rapporto con il Dio santo e perfetto, i rapporti all’interno del popolo, i rapporti con gli altri popoli.
Purtroppo il popolo di Israele numerose volte non ha seguito la “legge” di Dio in quanto spesso piuttosto che considerarla meravigliosa la considerava una restrizione alle proprie libertà, alle proprie iniziative.
Invece l’autore del Salmo ci parla delle “meraviglie” della legge di Dio. Meraviglie che lui era desideroso di contemplare, ma sapeva anche com’era necessario che fosse solo e soltanto Dio stesso ad aprire i suoi occhi per contemplarle.
Probabilmente tutte le volte che il popolo di Dio non vedeva “le meraviglie” della legge di Dio era perché non aveva chiesto a Dio di aprire i suoi occhi, ma aveva scelto piuttosto di essere guidato dalla propria umanità, dai suoi idoli, dalle usanze di altri popoli insomma da un qualcosa di estraneo a Dio. Con questi “occhi” non era possibile vedere “le meraviglie” della sua legge.
Questo principio siamo chiamati costantemente a ricordarcelo e ricordarlo anche noi oggi!
La “parola del Signore” è possibile vederla per quello che veramente è soltanto se è il Signore stesso ad aprire i nostri occhi.
Lui è l’unico e il solo in grado di metterci in condizione tale da contemplare “le meraviglie” contenute nella sua Parola. Solo condotti e guidati da colui che è meraviglioso, grande, magnifico, perfetto, vero, giusto ed eterno potremmo contemplare “le meraviglie” della grande, magnifica, perfetta, vera, giusta ed eterna Parola di Dio.
Colui che affermava “le tue testimonianze sono meravigliose” lo faceva perché prima di tutto viveva un rapporto di dipendenza da Dio nel suo rapporto con la “parola del Signore”.
Questo rapporto è espresso dalla richiesta precedente ma anche da altre richieste simili presenti nel corso dello stesso Salmo.
Troviamo così il Salmista che rivolto al Signore chiede:
• “Signore insegnami i tuoi statuti”.,
• “Non nascondermi i tuoi comandamenti”.
• “Nella tua grazia fammi comprendere la tua legge” e infine:
• “Dammi intelligenza e imparerò i tuoi comandamenti” (Sl 119:12, 19, 29, 73).
“Insegnami” (ripetuto otto volte), “non nascondermi”, “fammi comprendere” (ripetuto due volte), “dammi intelligenza” (ripetuto tre volte) sono tutte espressioni che ci ricordano come il salmista si faceva guidare solo e soltanto dal Signore così da contemplare le meraviglie della sua Parola.
E noi?
È sempre e solo il Signore ad aprire i nostri occhi quando ci accostiamo alle meraviglie della sua parola?
Da chi ci facciamo aprire gli occhi e da chi ci facciamo guidare quando ci troviamo a studiare, leggere e ascoltare la “parola del Signore”?
Tutte le volte che ci facciamo aprire gli occhi da un qualcuno che non è il Signore o da un qualcosa che è estraneo a lui non contempleremo “le meraviglie” in essa contenute e ci saremmo accostati alla “parola del Signore” privi della guida del suo stesso autore.
Se ciò accade, avremmo privato l’espressione “parola del Signore” della sua sostanza perché avremmo pensato di avere un rapporto con essa in modo indipendente da Dio e dipendente da noi stessi e da tutto quello che estraneo a lui ci apre gli occhi privandoci di contemplare “il libro” che contiene “le meraviglie” di Dio per noi.
Donata per essere osservata
Sulla base dell’affermazione “le tue testimonianze sono meravigliose” il salmista prosegue il suo dialogo con il Signore e scrive:
“Perciò l’anima mia le osserva”.
La congiunzione “perciò” ci fa ben capire come la messa in pratica della Parola di Dio nella vita del salmista era una conseguenza dell’avere ben chiara la portata del valore presente al suo interno. Lui aveva ben compreso che il Signore lo stava chiamando a osservare qualcosa di meraviglioso.
Considerare quello che veramente e sostanzialmente è la Parola di Dio ci porta a realizzare veramente e sostanzialmente l’obiettivo per cui la Parola di Dio ci è stata data.
La Parola di Dio non ci è stata solamente donata ma ci è stata donata con un obiettivo preciso. Obiettivo che il salmista aveva compreso tanto che lo udiamo dire al Signore:
“Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati con cura” (Sl 119:4).
Obiettivo che il salmista, oltre che compreso, stava realizzando nella sua vita perché la sua “anima” osservava la Parola di Dio. L’“anima” è la seconda parte che compone l’essere vivente dopo lo “spirito” e prima del “corpo” (1Te 5:23). Essa è la sede della personalità, delle scelte e delle volontà dell’uomo; è nell’anima che l’uomo decide le azioni da compiere in pratica nella sua vita.
A partire dal suo interiore il salmista osservava la Parola di Dio e questo si traduceva di conseguenza in una vita pratica che manifestava ubbidienza alla Parola di Dio. Così lo udiamo affermare:
“Io ho scelto la via della fedeltà… ho aderito ai tuoi statuti… Io correrò per la via dei tuoi comandamenti” (Sl 119:30-32).
Tre azioni consequenziali che ci rendono
• “Io non mi svio dalla tua legge”.
• “Io non devio dalle tue testimonianze”.
• “Ho trattenuto i miei piedi da ogni sentiero malvagio per osservare la tua parola” (Sl 119:51, 157, 101).
Tutto questo richiedeva al salmista impegno quotidiano lo udiamo infatti dire:
“Ho messo il mio impegno a praticare i tuoi statuti sempre sino alla fine” (Sl 119:112).
Un continuo esame della Scrittura parallelo a un continuo esame del proprio cammino lo guiidava a realizzare una continua trasformazione in conformità a quello che la “parola del Signore” gli comunicava, tanto da dire al Signore:
“Ho esaminato le mie vie e ho orientato i miei passi verso le tue testimonianze. Senza indugiare mi sono affrettato a osservare i tuoi comandamenti” (Sl 119:59-60).
Questo è il risultato di una vita che condotta dal Signore riconosce prima di tutto la Parola di Dio per quello che essa è in sostanza e successivamente, “perciò”, realizza l’obiettivo per il quale il Signore ha dato la sua Parola.
Solo in questo modo potremmo riscoprire che osservare la Parola del Signore è un privilegio per la nostra vita, lui ci ha chiamato a osservare un qualcosa di meraviglioso.
Le parole sulle quali abbiamo sviluppato la nostra riflessione ci rimandano a quelle scritte, sotto la stessa guida divina, da Giovanni il quale afferma che “i suoi comandamenti non sono gravosi” (1Gv 5:3).
Spesso e volentieri ci soffermiamo su ciò che non è la Parola di Dio piuttosto che su quello che è la Parola di Dio. L’esempio del salmista ci ha però ricordato che ritornare a considerarla sempre per quello che essa è in realtà, cioè il libro meraviglioso, ci porta a riscoprire e a realizzare il motivo per cui essa ci è stata data e non solo! Ci porta anche a scoprire che osservare la Parola di Dio è un privilegio perché “beati” sono “quelli che … camminano secondo la legge del Signore. Beati quelli che osservano i suoi insegnamenti” (Sl 119:1-3).
Che anche noi pienamente consapevoli di quello che è la “parola del Signore” possiamo di conseguenza vivere una vita che nel suo insieme comunica lo stesso messaggio del salmista e affermare con lui:
“Gioisco seguendo le tue testimonianze come se possedessi tutte le ricchezze” (Sl 119:14).
Dipendenti dal suo Autore per osservarla
Anche nel caso dell’osservanza della parola di Dio l’autore fece una richiesta al Signore:
“Guida i miei passi nella tua parola e non lasciare cha alcuna iniquità mi domini” (Sl 119:133).
La “parola del Signore” nel Salmo 119 è chiamata anche la “tua parola”. La sua “parola”, come abbiamo visto in precedenza, ci è rivolta affinché noi, a partire dalla nostra interiorità, la osserviamo così che i “passi” della nostra vita quotidiana siano mossi costantemente nel sentiero da essa tracciato.
Abbiamo udito dalle parole del salmista che i suoi “passi” erano passi che si muovevano nel sentiero dell’osservanza della parola di Dio. La richiesta che lui stesso rivolge a Dio ci ricorda, però, che dietro tutto questo c’era ancora una volta una totale dipendenza dall’Autore stesso della Scrittura:
«Signore “guida” tu “i miei passi nella tua parola”».
Solo e soltanto tramite la guida del Signore è possibile vivere una vita che osserva con fedeltà e perseveranza la sua Parola. Se non ci lasciamo guidare da Dio sarà impossibile che riusciremo a muovere i nostri passi nel sentiero dell’osservanza della sua parola.
Se a guidarci è qualcosa di estraneo a Dio a partire dal nostro io, dalle influenze del mondo o dalla cultura intorno a noi i nostri passi non saranno mai passi che si muovono nella “parola del Signore”, ma piuttosto che si muovono come il risultato di una interiorità dominata da qualche “iniquità”. O è Dio a guidare i nostri “passi” nella sua parola o è il peccato a dominare le nostre scelte e quindi a guidare i nostri passi altrove! Non è possibile che a guidare i nostri “passi” nella Parola di Dio sia un qualcosa di estraneo a Dio.
Consapevoli di ciò, siamo chiamati a realizzare una totale dipendenza da Dio per realizzare la messa in pratica della sua Parola nel nostro cammino quotidiano.
Spesso nelle nostre preghiere ci sono numerose richieste, ma quante volte gli chiediamo chiaramente e profondamente quello che il salmista gli chiese?
Quante volte gli chiediamo di aiutarci, sostenerci, metterci in grado di ubbidire in tutto e per tutto a quello che nella sua Parola la sua stessa voce ci chiede?
Non esiste alcuna altra via al di fuori di quella della dipendenza da Dio per realizzare un cammino di ubbidienza alla sua Parola. Spesso le ragioni delle nostre disubbidienze e delle nostre cadute sono da ricercarsi nel fatto che in modo presuntuoso abbiamo voluto fare da soli, abbiamo voluto ubbidire alla Scrittura in modo indipendente da Dio guidati dalle nostre forze, o dai suggerimenti di altri uomini insomma escludendo e mettendo da parte proprio Dio, il suo Autore.
Certamente, come abbiamo visto in precedenza, la pratica e l’osservanza della Parola di Dio richiede la nostra parte, il nostro impegno ma abbiamo anche visto che dietro e prima di tutto questo ci deve essere una totale dipendenza da Dio al quale il salmista si appellava in preghiera dicendo:
“Guida i miei passi nella tua parola”.
Richiesta alla quale se ne sommano altre presenti all’interno del Salmo nelle quali lo udiamo chiedere al Signore:
• “Non lasciare che mi allontani dai tuoi comandamenti”.
• “Distogli gli occhi miei dal contemplare la vanità e fammi vivere nelle tue vie”.
• “Io vado errando come una pecora smarrita; cerca il tuo servo, perché io non dimentico i tuoi comandamenti” (Sl 119:10,37,176).
Solo con l’aiuto e la guida di Dio è possibile vivere una vita di ubbidienza e messa in pratica della parola di Dio. Ogni qualvolta pensiamo di vivere una vita di ubbidienza alla Parola di Dio in modo indipendente da Dio avremmo privato l’espressione “parola del Signore” della sua sostanza perché escludiamo colui al quale appartiene la voce che ci parla nella sua Parola.
Senza la “guida” di Dio è impossibile che i nostri passi seguano con fedeltà e ubbidienza il sentiero dell’osservanza della sua Parola, senza la sua guida è impossibile affermare”l’anima mia osserva la tua parola”.
Oggi tocca a noi!
Tramite la vita e le parole del salmista, la Scrittura ci ha ricordato la sostanza e il valore presente all’interno dell’espressione “parola del Signore”: essa è meravigliosa e proprio per tale motivo l’uomo è chiamato a osservarla.
Nel passato furono le sue parole e la sua vita a testimoniare e comunicare al mondo tutto questo. Oggi tocca a noi!
Che siano le nostre vite e le nostre parole, uno strumento che Dio può usare, uno strumento che produce un suono che afferma quanto nella “parola del Signore” è scritto cioè che “le tue testimonianze sono meravigliose perciò l’anima mia le osserva”!
Non dimentichiamoci che per essere strumenti che producono il suono della Scrittura, è necessario vivere una totale dipendenza dall’Autore della Scrittura, chiedendogli continuamente:
• “Aprimi gli occhi e contemplerò le meraviglie della tua legge”.
• “Guida i miei passi nella tua parola e non lasciare che nessuna iniquità mi domini”.
Solo in questo modo il rischio di perdere di vista gradualmente il valore contenuto all’interno dell’espressione “parola del Signore”, i suoi veri e profondi significati come del resto le sue vere e profonde implicazioni per la nostra vita rimarranno un qualcosa su cui dover sempre vigilare ma a cui non dover porre mai rimedio.
Fonte: Il Cristiano
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