Riflettendoci sono giunto alla conclusione che lo stesso può dirsi della Bibbia.
E' vero che questa raccoglie diversi libri, scritti da vari autori, in diverse epoche e in diverse circostanze, ma è anche vero che più si studia la Parola di Dio, più si percepisce l'unità d'intento che la pervade dalla prima all'ultima pagina.
La conclusione è che diversi autori hanno scritto per diversi motivi ed in diverse epoche, ma che l'assistenza particolare dello Spirito Santo ha reso il loro lavoro, anche a loro insaputa, tessere di un mosaico più grande.
In questa prospettiva potremmo paragonare lo Spirito Santo ad un editore che supervisiona i lavori indipendenti di vari autori, dando un contributo sufficiente a renderli parte di un progetto più grande.
L'unità di disegno che rivelano le pagine della Bibbia, dalla Genesi all'Apocalisse, è un'ulteriore prova dell'elemento soprannaturale, dell'ispirazione divina che ha guidato gli autori delle pagine sacre.
Vediamo qualche esempio concreto.
Genesi 3:15, "Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno."
Con ragione questo brano, che troviamo nel primo libro della Bibbia, è stato considerato il primo annuncio evangelico. L'interpretazione classica di questo verso è tanto significativa quanto sorprendente. Le parole della Genesi parlano della vittoria di Cristo, che schiaccia il capo del serpente distruggendo per sempre le opere del Diavolo; ma la ferita che ne riceverà, è la morte che dovrà patire sulla croce per pagare per il nostro peccato. Nulla di strano se non il fatto che queste parole sono state scritte oltre mille anni prima che si compissero.
Stupefacente è la narrazione di Genesi 22, dove è impossibile non ravvisare il parallelo fra quanto succede ad Abramo ed il sacrificio di Cristo. Al grande patriarca viene chiesto dal Signore di sacrificare suo figlio Isacco. Abramo parla, profetizzando, grazie alla sua fede, del sacrificio che il Padre avrebbe un giorno provveduto per il peccato dell'uomo con il suo Figlio offerto sulla croce per la nostra salvezza.
"E Dio disse: "Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò". Abraamo si alzò la mattina di buon'ora, sellò il suo asino, prese con sé due suoi servi e suo figlio Isacco, spaccò della legna per l'olocausto, poi partì verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno, Abraamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo. Allora Abraamo disse ai suoi servi: "Rimanete qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi torneremo da voi". Abraamo prese la legna per l'olocausto e la mise addosso a Isacco suo figlio, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. Isacco parlò ad Abraamo suo padre e disse: "Padre mio!" Abraamo rispose: "Eccomi qui, figlio mio". E Isacco: "Ecco il fuoco e la legna; ma dov'è l'agnello per l'olocausto?" Abraamo rispose: "Figlio mio, Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto". E proseguirono tutti e due insieme. Giunsero al luogo che Dio gli aveva detto. Abraamo costruì l'altare e vi accomodò la legna; legò Isacco suo figlio, e lo mise sull'altare, sopra la legna. Abraamo stese la mano e prese il coltello per scannare suo figlio. Ma l'angelo del SIGNORE lo chiamò dal cielo e disse: "Abraamo, Abraamo!" Egli rispose: "Eccomi". E l'angelo: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo". Abraamo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sé un montone, impigliato per le corna in un cespuglio. Abraamo andò, prese il montone e l'offerse in olocausto invece di suo figlio. Abraamo chiamò quel luogo "Iavè-Irè". Per questo si dice oggi: "Al monte del SIGNORE sarà provveduto". (Genesi 22:2-14)
Lo stesso tema, la morte espiatoria di Cristo è il soggetto dell'incredibile profezia che rinveniamo al capitolo 53 del libro del profeta Isaia, scritto molti secoli prima della nascita di Gesù. Vale proprio la pena citarlo per esteso.
"Chi ha creduto a quello che abbiamo annunziato? A chi è stato rivelato il braccio del SIGNORE? Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca. Dopo l'arresto e la condanna fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo? Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato con il ricco, perché non aveva commesso violenze né c'era stato inganno nella sua bocca.
Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l'opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani. Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce, e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, egli dividerà il bottino con i molti, perché ha dato sé stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli." (Isaia 53:1-12)
E' inequivocabile che Isaia parli della morte di Gesù e la ricchezza dei dettagli della sua profezia è spiegabile solo per l'opera di ispirazione dello Spirito Santo.
Alcuni problemi che sorgono nell'individuazione dell'autentico insegnamento della Parola di Dio, sono dovuti alla mancanza della percezione dell'unità di intento della Bibbia. Considerandola un unico libro, in essa scopriamo la gradualità della Rivelazione che Dio ha fatto di sé e del suo piano per l'uomo, culminato nell'incarnazione di Gesù Cristo.
In Ebrei 1:1-2a leggiamo: "Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio"
Dello stesso tenore le parole dell'evangelista Giovanni: "Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo."
Ma perché una Rivelazione graduale? Perché Dio non ha rivelato tutto e subito, già dalle prime pagine della Bibbia?
Rimanendo in tema con l'osservazione iniziale di questa riflessione, posso dire che mi sembra che a volte alcuni rimproverino alla Bibbia quello che invece viene apprezzato nei migliori scrittori.
Immaginate un libro "giallo" dove l'identità dell'assassino e tutti gli indizi determinanti venissero rivelati nelle prime due pagine! Chi vorrebbe leggerlo? Il piacere del lettore sta proprio nel cogliere e ricollegare tutti gli indizi lasciati qua e là da uno scrittore intelligente e, al dischiudersi delle ultime pagine della narrazione, arrivare con lui alla soluzione del mistero. Allo stesso modo, che utilità avrebbe un testo scolastico dove gli studenti debbano subito confrontarsi con le problematiche più complesse della materia studiata? Non è più saggio, invece, procedere per gradi? Infatti è così che succede in ogni testo scolastico o di studio che si rispetti.
E' così scandaloso se lo stesso accade nelle pagine della Bibbia?
Alcuni banali errori sulla dottrina o la prassi cristiana originano dall'errata o imperfetta percezione della continuità esistente fra l'insegnamento dell'Antico Testamento e quello del Nuovo: la transitorietà del primo patto e la completezza e perfezione del secondo, in Cristo.
Ad esempio, i Testimoni di Geova non percepiscono che gli indizi dell'Antico Testamento trovano la loro spiegazione nelle formulazioni trinitarie del Nuovo Testamento e che ciò non turba l'Unità di Dio ma la amministra nella Trinità. Oppure, quando non ammettono trasfusioni di sangue in virtù di alcuni brani dell'Antico Testamento ripresi anche nel Nuovo, ma nel contesto comunque della difficile transizione dall'esclusivismo della fede ebraica all'universalismo del messaggio evangelico, trascurano che le norme veterotestamentarie che riguardavano comunque il "mangiare" il sangue, pratica altamente contraria alla profilassi anche oggi, niente hanno a che vedere con l'intervento della scienza medica che utilizza, con la massima attenzione e cura, le trasfusioni di sangue per salvare vite umane.
Volendo dare un'occhiata anche a casa mia, devo dire che alcuni fratelli evangelici esagerano in certe prassi o comportamenti, dimenticando la libertà che abbiamo in Cristo. Alcuni non indossano orecchini, altri impongono alle donne di non portare i pantaloni; in America molti ritengono l'uso dell'alcol - in qualunque misura - contro l'insegnamento biblico. Dall'altra parte altri eccedono nella libertà di Cristo, senza tenere in giusto conto la santità della condotta alla quale Dio ci ha chiamati in Gesù.
Nella Chiesa Cattolica, invece, troviamo una organizzazione del clero che ricorda più quella ebraica che quella immaginata nelle pagine del Nuovo Testamento. Il Papa potremmo definirlo erede del Sommo Sacerdote ebraico ed il clero, separato dal resto dei credenti, ricorda il sacerdozio personale ed ereditario degli ebrei. Nel Nuovo Patto, però, non si parla di sacerdoti perché non sono previsti sacrifici; né occorrono gerarchie ecclesiastiche che creano una così marcata separazione fra il clero ed il resto dei credenti. Nella ricerca della "visibilità" della Chiesa, nel suo scadere nel formalismo che pure Gesù aveva condannato nei religiosi del suo tempo, la tradizione romana perde di vista l'essenza puramente spirituale della "Chiesa" e della fede del Nuovo Testamento.
Il cristiano di cultura media, con una conoscenza biblica che gli viene da una lettura costante ed attenta della Sacra Scrittura, non può certo sperare di controbattere con efficacia contro chi critica la Parola di Dio con motivazioni storiche, linguistiche, filosofiche, umanistiche. Spesso è anche difficile discutere con chi per chiusura mentale, ma senza un motivo concreto, rigetta la testimonianza della Bibbia e non ne riconosce l'autorità come Parola di Dio.
Ma, come per altre realtà spirituali, il cristiano percepisce nel suo spirito che le Sacre Scritture sono opera dello Spirito Santo. Tempo fa un mio amico di fede cattolica mi disse: - leggendo la Bibbia... non so dimostrarlo e forse nemmeno spiegarlo a parole, ma sento qualcosa di speciale.
E' vero: è un'esperienza spirituale che quindi si stenta a spiegare cercando un punto di riferimento nel nostro linguaggio o esperienza quotidiani; leggendo la Bibbia, lo Spirito Santo ci parla, parla al nostro spirito. Questa è la mia esperienza. Questa è l'esperienza di quanti si accostano alla lettura della Parola di Dio; di quanti la meditano, la vivono, la custodiscono nel loro cuore come tesoro spirituale. Fra quelle pagine, in quelle pagine, con quelle parole, Dio parla loro - a noi! - e si rivela, donandoci, ad ogni passaggio, ad ogni lettura, più luce su di sé e sul suo infinito amore.
Non possiamo fare molto di più se non condividere questa meravigliosa scoperta con chi ci ascolta ed invitarlo a fare altrettanto prestando orecchio alla Parola di Dio.
29 Maggio 2011
Fonte: Studibiblici.eu
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