È possibile che un credente possa disubbidire a questo comandamento e che marito e moglie possano tradire le promesse di fedeltà fatte davanti a Dio? Certamente succede. Il fatto che la Bibbia contenga tante esortazioni alla fedeltà coniugale indica che Dio conosce molto bene la fragilità delle sue creature, anche se dichiarano di amarlo.
Quali sono i segnali di pericolo o i motivi di questo tipo di infedeltà? È chiaro che l’infedeltà non capita per caso né per destino. È sempre il risultato di un processo (spesso inconscio) e poi di una scelta. Il processo, di solito lungo, è composto da varie combinazioni, come stanchezza, trascuratezza, noia, offese non risolte. Il campanello d’allarme e composto di solito da due elementi: l’incapacità fra coniugi di comunicare liberamente e tranquillamente l’uno all’altro i propri sentimenti e le possibili insoddisfazioni, senza sfociare in una litigata, e la diminuzione continua del numero e della qualità dei rapporti intimi sessuali.
L’apostolo Paolo ha scritto e insegnato che, nella normalità, i rapporti sessuali fra coniugi, per evitare il pericolo di tentazioni e tradimenti, dovrebbero esser frequenti e mutuamente soddisfacenti. Il marito o la moglie che si sottraggono a questo impegno d’amore non soltanto feriscono profondamente il loro matrimonio, ma probabilmente rivelano che il loro matrimonio è già seriamente ammalato. E, molto spesso, aprono la strada verso l’infedeltà.
È stato Gesù che ha rivelato che l’infedeltà matrimoniale non è necessariamente quella fisica. Ha detto che “chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matteo 5:27). Lo stesso si può dire anche di una donna che fantastica di unirsi con un altro uomo che non è suo marito.
L’infedeltà è, dunque, il risultato di un lungo processo, più o meno inconscio. E poi di una scelta. Basta una lontananza da casa, un’occasione inaspettata in cui il tradimento potrebbe essere nascosto, oppure la vicinanza giornaliera con una persona simpatica e comprensiva, magari una collega o un collaboratore. E il pensiero inconscio diventa una spinta quasi incontrollabile.
Però l’adulterio è sempre anche il risultato di una scelta. Molti lo negano e, appunto, parlano di attrazione fatale, irresistibile, travolgente per cui vale la pena bruciare tutti i ponti col passato. Ma la voce di Dio, che tu sia credente o no, sconvolge ogni ragionamento. Egli, nella sua onniscienza, ti dice forte e chiaro, per il tuo bene: “Non commettere adulterio!”.
La scelta è sempre tua. Nessuno ti può forzare a disubbidire a Dio. Sei tu che scegli.
Ma se hai già commesso adulterio, che fai? Se hai disubbidito, non cercare scuse e giustificazioni. La colpa è tua e Dio ti offre il suo perdono. Sia che tu lo abbia commesso nei fatti o solo col pensiero, devi confessare il tuo peccato al Signore e abbandonarlo, senza cercare e, naturalmente trovare, “se” e “ma”. L’unico modo per vincere la tentazione è fuggire da essa, darle un taglio netto.
Poi, corri a riparare le brecce nel tuo matrimonio. Esaminati senza pietà: dove sono le tue colpe e le tue mancanze? Nella trascuratezza? Nell’egoismo? Nel rifiuto di perdonare? Nella durezza nel trattare tua moglie o marito? Nel rifiuto di chiedere perdono? Nella critica? Nel rifiuto di comunicare francamente e apertamente? Nel rifiutare le relazioni sessuali frequenti e di mutua soddisfazione? Ricorda che le peggiori cattiverie, sia da parte femminile che maschile, si fanno proprio in camera da letto.
Il settimo comandamento dichiara che Dio è sovrano anche della tua vita sentimentale, della tua vita sessuale, della tua vita famigliare. Lo è?
Adesso, vi devo una confessione. Questo post, che esprime esattamente quello che penso, non è farina del mio sacco. È farina di Guglielmo, mio marito, e io l’ho ricavato da un suo articolo scritto nel 1979 nel nostro mensile La VOCE del VANGELO.
24 ottobre 2011
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