Ripetute esortazioni dalla Parola di Dio!
Continue sono le esortazioni nella Scrittura a pregare con costanza:
- "Pregate in ogni tempo per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza" (Efesini 6:18).
- "Siate... perseveranti nella preghiera" (Romani 12:12).
- "Non cessate mai di pregare" (1 Tessalonicesi 5:17).
- "Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie" (Colossesi 4:2).
- "Io voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo" (1 Timoteo 2:8).
- "Propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi" (Luca 18:1).
- "Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini" (1 Timoteo 2:1).
Ho scelto, tra i tanti, questi versetti per due motivi.
Il primo è che riportano il verbo greco proseucomai (e relativo sostantivo), uno solo tra i tanti termini greci utilizzati per pregare (cfr. aiteo, erotao, deomai, parakaleo); proseucomai serve a indicare la preghiera in generale, cioè ogni forma di comunicazione diretta e bidirezionale con Dio e quindi comprende supplica, lode, adorazione, ringraziamento, intercessione.
È il termine usato, come vedremo più avanti, a riguardo del più grande uomo di preghiera della storia.
Il secondo motivo è che in questi versetti è rimarcata l'importanza della assiduità.
La perseveranza è una caratteristica fondamentale della preghiera; è con essa che dimostriamo il nostro desiderio di Lui, la grandezza e la sincerità della nostra gratitudine e del nostro amore, il bisogno di comunione con Lui.
È con essa che dimostriamo che quello che diciamo a Dio è veramente radicato nel nostro cuore e, nel caso di supplica e intercessione, dimostriamo che quello che gli chiediamo è veramente importante per noi e non un semplice capriccio.
La priorità nella vita cristiana
La preghiera perseverante deve essere l'attività principale del credente; Paolo esorta i discepoli di Cristo a farlo "prima di ogni altra cosa" (1 Timoteo 2:1).
Questo avverbio, "prima", ha un significato temporale, vale a dire che dobbiamo pregare prima di fare qualunque altra cosa, possibilmente come primo atto all'inizio delle nostre giornate, prima ancora di aprire gli occhi nel nostro letto.
Ma è un prima che ha anche un significato di priorità: più importante di ogni altra cosa è pregare.
Il Padre non cerca pastori o dottori o evangelisti, perché questi sono un Suo dono alla Chiesa; non cerca neanche musicisti o monitori o diaconi.
Il Padre cerca intercessori e adoratori, intercessori che stiano nella breccia a chiedergli di intervenire (Ezechiele 22:30) e adoratori in spirito e verità (Giovanni 4:23), come ha detto Gesù alla donna samaritana nel pozzo.
Tutti gli uomini di Dio, quelli che piacevano a Lui, erano grandi intercessori e adoratori.
Da Abramo (pensiamo solo a quanto osò per Sodoma, Genesi 18) a Mosè, che intercedeva per il peccato del popolo (Esodo 32:11; Deuteronomio 9:25-29; 18-19; Numeri 14:13-19) o a Giosuè in battaglia contro Amalec (Esodo 17). Da Davide, che ci ha lasciato i Salmi, a Isaia, accomunati da un consumante desiderio di Dio (Salmo 27:4,8; 42:1-2; Isaia 26:9); da Elia, indicato da Giacomo come esempio di preghiera del giusto (Giacomo 5:17-18), a Epafra che lottava (gr. agonizo) in preghiera (Colossesi 4:12) fino a Paolo che, come testimoniano le sue lettere, pregava continuamente per i fratelli e chiedeva a sua volta preghiere per il suo ministero.
Se vogliamo veramente glorificarlo con la nostra vita, seguiamo l'esempio di questi fratelli e dedichiamoci prima di ogni altra cosa a pregare. Ma se non è sufficiente il loro esempio, volgiamo la nostra attenzione al più grande Uomo di preghiera della storia.
Gesù pregava moltissimo; ha iniziato il Suo ministero pregando dopo il battesimo (Luca 3:21) e soprattutto con quaranta giorni e quaranta notti di preghiera e digiuno nel deserto (Marco 1:12-13).
Per tutta la Sua vita terrena ha dedicato tantissimo tempo alla preghiera ed è alquanto edificante analizzare questi momenti di preghiera di Gesù, anche se qui per ragioni di spazio lo possiamo fare solo brevemente.
All'inizio della giornata
"Poi, la mattina, mentre era ancora notte, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un luogo deserto; e là pregava" (Marco 1:35).
Dopo una giornata molto stancante, dopo aver insegnato, guarito, scacciato demoni (Marco 1:21-34) si alza la mattina prima dell'alba per pregare; doveva essere esausto fisicamente ma invece di "godersi il meritato riposo" e di dormire di più per recuperare le energie, si sveglia prestissimo.
Sembra quasi di vederlo alzarsi dal letto mentre gli apostoli distrutti dalla fatica dormono ancora, uscire senza far rumore per non disturbarli, incamminarsi verso un luogo isolato dove potersi concentrare solo sul Padre.
Simone e gli altri lo cercano dappertutto e, quando lo trovano, quasi gli rivolgono un rimprovero (Marco 1:37); sembra quasi che gli vogliano dire: "Tu te ne stai qui a pregare invece di predicare o guarire, con tutto il lavoro che c'è da fare!".
Ma Gesù ben sapeva che il Suo ministero affondava le radici nella preghiera e traeva nutrimento dalla comunione col Padre; il Suo riposo e la Sua gioia erano nella preghiera, da lì riceveva forza per affrontare la giornata.
Durante la notte
"In quei giorni Egli andò sul monte a pregare, e passò la notte pregando Dio" (Luca 6:12).
Non sappiamo per cosa abbia pregato in quella notte, probabilmente per avere discernimento per la scelta degli apostoli e perché il Signore fortificasse quegli uomini che Lo avrebbero accompagnato durante il Suo ministero.
Di una cosa però possiamo essere certi: non è stata una preghiera frettolosa, come quelle che spesso ci limitiamo a fare noi prima di iniziare un servizio per il Signore odi prendere una decisione importante ("Signore benedici questa attività, guidaci, dacci discernimento e potenza"), ma fu una lunga notte di intercessione e intensa comunione col Padre.
Isolandosi dagli altri
In Luca 9:18, prima della confessione di Pietro, leggiamo che Gesù "stava pregando in disparte".
Poco più avanti nel racconto di Luca leggiamo che: "Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con Sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, l'aspetto del Suo volto fu mutato e la Sua veste divenne di un candore sfolgorante" (Luca 9:28-29).
"Gesù era stato in disparte a pregare; quando ebbe finito, uno dei Suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare»" (Luca 11:1).
Un discepolo, evidentemente impressionato dalla frequenza, dal modo, dall'intensità con cui Gesù pregava, gli chiede di insegnargli a pregare.
"Quest'uomo sì che sa pregare" - deve aver pensato - "non è come quei farisei o quegli scribi che parlano tanto di pregare ma non lo fanno mai, non sanno cosa sia la vera preghiera. Oh, se solo sapessi pregare come Lui".
"Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo. Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario. Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare" (Matteo 14:23; Marco 6:46; Giovanni 6:15).
Anche questa per Gesù fu una giornata intensissima e molto stancante: dopo aver predicato a migliaia di persone e moltiplicato i pani e i pesci per sfamarle, invece di andare a dormire prega sino alla quarta vigilia della notte, vale a dire almeno sino alle tre di notte.
Che contrasto con noi che dopo una giornata di lavoro siamo troppo stanchi per pregare!
Che contrasto con i nostri incontri di preghiera che nella maggior parte dei casi si trascinano stancamente per una ora o poco più!
Gesù faceva le ore piccole pregando; quanti di noi fanno lo stesso?
Prima della mia conversione, mi capitava di fare bagordi con gli amici sino a tarda notte; le ore sembravano passare velocemente, la notte era sempre troppo piccola per i nostri divertimenti.
Non dovrebbe essere così anche in preghiera visto che stiamo facendo la cosa più bella con la migliore compagnia possibile?
Una benedetta consuetudine
Luca racconta così la notte dell'arresto: "Uscito, andò, come al solito, al monte degli Ulivi; e anche i discepoli Lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate di non entrare in tentazione». Egli si staccò da loro circa un tiro di sasso e postosi in ginocchio pregava, dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da Me questo calice! Però non la Mia volontà, ma la Tua sia fatta»" (Luca 22:39-42; Matteo 26:36; Marco 14:32).
Poco prima della passione, ha cercato nella comunione col Padre la forza per affrontare l'orrenda morte che lo aspettava.
Tanto ci sarebbe da dire anche su questo episodio, mi limito a porre l'accento su due aspetti.
Il primo è la locuzione come al solito, che descrive appunto la consuetudine di Gesù di appartarsi di notte per pregare; quando si trovava a Gerusalemme lo faceva sul Monte degli Ulivi come vediamo anche in Luca 21:37.
Il secondo è: "postosi in ginocchio pregava".
Nei pochi passi del Nuovo Testamento in cui viene specificata la posizione di preghiera, la più frequente è proprio quella inginocchiata (Atti 7:60, 9:40 20:36; 21:5; Efesini 3:14), meno quella prostrata (Matteo 26;39) mentre quella in piedi è riportata solo per il fariseo di Luca 18:11 e gli ipocriti di Matteo 6:5.
Nelle nostre preghiere pubbliche non ci inginocchiamo quasi mai, forse per reazioni antireligiose; eppure è la posizione più adatta per sottolineare la completa dipendenza dal nostro Signore, se è una posizione sincera che rispecchia il nostro cuore e non un mero atteggiamento formale.
In tutti questi passi il verbo greco usato è proseucomai, lo stesso dei versetti citati all'inizio che ci invitano a pregare incessantemente.
È il modo di pregare di Gesù, la Sua costanza, la Sua intensità che dobbiamo prendere come modello. Dobbiamo imitare quel Gesù che "sprecava" moltissimo tempo in preghiera invece di insegnare o evangelizzare o guarire!
Per Lui pregare era evidentemente una necessità assoluta, nonché gioia per la Sua anima.
Preferiva il riposo dello spirito nella preghiera a quello del corpo e della mente nel sonno.
Vista la Sua natura divina, stava in comunione col Padre continuamente, eppure si ritagliava durante la giornata o, più spesso, durante la notte delle ore dedicate per stare solo col Padre.
Gesù intercessore per gli altri
Per cosa pregava Gesù?
Nei passi citati non è riportato, ma sappiamo che intercedeva per gli altri.
Lo ha fatto per Pietro: "Simone, Simone, ecco, satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma Io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno"
(Luca 22:31-32).
Lo ha fatto per Lazzaro: "Padre, Ti ringrazio perché Mi hai esaudito" (Giovanni 11:41), segno che aveva pregato il Padre per la resurrezione del Suo amico.
Ha pregato perché ricevessimo il dono dello Spirito Santo: "Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore" (Giovanni 14:16).
Pregava sicuramente per la unità e la santificazione dei credenti: "Padre santo, conservali nel Tuo Nome, quelli che Tu mi hai dati, affinché siano uno, come noi.... Non prego che Tu li tolga dal mondo, ma che Tu li preservi dal maligno... Santificali nella verità: la Tua Parola è verità.., che siano tutti uno; e come Tu, o Padre, sei in Me e Io sono in Te, anch'essi siano in noi... Io voglio che dove sono Io, siano con Me anche quelli che Tu mi hai dati, affinché vedano la Mia gloria che Tu mi hai data" (Giovanni 17:11, 15, 17, 21, 24).
Gesù ha interceduto persino sulla croce: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Luca 23:34).
Al culmine delle sofferenze invece di pensare a Sé stesso, invece di pregare perché il Padre alleviasse o accorciasse la Sua agonia, ha pensato ai Suoi carnefici, li ha perdonati e ha interceduto per loro.
Che immenso amore ci viene qui mostrato e insegnato!
Noi generalmente se perdoniamo chi ci ha fatto un torto, lo facciamo dopo giorni o mesi o anni, quando il dolore è passato e il rancore si è attenuato; Gesù ha perdonato dopo pochi secondi, nel pieno delle Sue sofferenze.
L'intercessione di Gesù oggi
Ma la cosa ancora più straordinaria è che Gesù intercede anche oggi:
- "Perciò Egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di Lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro" (Ebrei 7:25).
- "Cristo Gesù è Colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi" (Romani 8:34).
Lo scopo della Sua venuta è stato dare la Sua vita per noi, lo scopo della Sua vita adesso è intercedere per noi.
Che privilegio incredibile: il Re dei re passa le Sue giornate pregando per noi.
Pochi versetti prima, è scritto che "lo Spirito intercede Egli stesso per noi con sospiri ineffabili" (Romani 8:26).
Che benedizione, abbiamo due intercessori divini al nostro servizio, due intercessori veri, instancabili, le cui preghiere sono senz'altro esaudite (Giovanni 11:42).
La Scrittura chiama entrambi Paracleto (1 Giovanni 2:1), parola greca che può essere tradotta con consolatore, mediatore, avvocato, soccorritore ma anche intercessore.
Infatti Paracleto deriva da parakaleo usato in vari passi del Nuovo Testamento per pregare.
A noi spetta di unire le nostre intercessioni con le loro, di imparare a intercedere con loro e come loro: il verbo greco usato in Ebrei 7:25 e Romani 8:26, 27, 34 è lo stesso di 1 Timoteo 2:1.
Pregare per essere collaboratori di Dio!
Gesù è stato ed è un intercessore straordinario; il Suo esempio mostra quindi l'importanza della preghiera in generale e dell'intercessione in particolare e sfata anche alcuni concetti errati che potrebbero insinuarsi nelle nostre comunità:
- La preghiera non è riservata solo a chi deve crescere in conoscenza di Dio, ma anzi più si è consacrati più si desidera e viene naturale pregare perché la preghiera è il respiro di un anima consacrata. Gesù, il vero Dio e vero uomo, pregava il Padre continuamente.
- La nostra vita deve essere una vita di preghiera, in costante comunione e comunicazione col Padre, ventiquattro ore al giorno, ma è necessario ritagliarci dei momenti appositi, in cui ci concentriamo e ci dedichiamo a fare solo quello.
La preghiera è fondamentale per crescere in comunione con Dio, per conoscerlo di più e imparare la Sua volontà, ma anche per conoscere noi stessi, la nostra indegnità e miseria, per fortificarci e lasciare che lo Spirito completi l'opera in noi.
L'intercessione, in particolare, è il principale modo per collaborare con Dio per l'avanzata del Regno; fa riflettere l'invito di Gesù a pregare perché il Signore della messe mandi operai nella messe (Matteo 9:38).
"Come?" ci potremmo chiedere.
"Non può semplicemente il Padre decidere di mandare operai nella messe? Perché aspetta che noi glielo chiediamo?"
Qui sta il paradosso e il mistero della preghiera: il Dio onnipotente, nella Sua infinita sovranità e saggezza, ha deciso di muoversi spesso solo in base alle nostre preghiere.
Samuele considerava non intercedere un peccato: "Quanto a me, lungi da me il peccare contro il SIGNORE cessando di pregare per voi!" (1 Samuele 12:23).
Chi di noi fa altrettanto?
Un servizio meno appariscente, ma fonte di vittoria
Credo sia impossibile esagerare nell'affermare l'importanza della preghiera.
Nella preghiera è la vittoria perché scateniamo la potenza di Dio.
Giosafat vinse una battaglia con la lode (2 Cronache 20); Giosuè vinse perché Mosè pregava (Esodo 17).
A volte, soprattutto quando siamo giovani nella fede, o abbiamo caratteri forti, pieni di zelo e di voglia di fare, guardiamo e vogliamo essere il Giosuè che lotta e ci dimentichiamo del Mosè che prega, anche perché il Giosuè è più appariscente, più onorato dagli uomini.
Il predicatore unto, l'insegnante dotato, l'evangelista efficace sono pubblicamente apprezzati, nessuno conosce invece l'intercessore nella sua cameretta.
Ma Dio che vede in segreto apprezza e ricompensa chi Lo serve pregando.
Solo pregando possiamo veramente collaborare con Dio.
Non possiamo essere luce nel mondo se non ci facciamo illuminare dalla Vera Luce.
Non possiamo sfamare gli altri se non mangiamo noi per primi il Pane del cielo.
Non possiamo portare l'acqua viva agli altri se prima non ci abbeveriamo alla fonte.
Pregare senza agire è ipocrisia ma agire senza pregare è presunzione!
Chiediamo guida allo Spirito che ci insegni a intercedere secondo il volere di Dio; uniamo le nostre preghiere alle Sue sapendo che le nostre, per quanto siano goffe, se fatte con un cuore sincero saliranno come un profumo soave a Dio (Apocalisse 8:8).
Noi non sappiamo pregare come si conviene (Romani 8:26), confidiamo nella intermediazione dello Spirito e chiediamo anche noi al Signore come quel discepolo:
"Signore, insegnaci a pregare".
Lasciamoci guidare dall'esempio di Gesù!
Lasciamo che Gesù ci insegni:
- a dedicare MOLTO tempo alla preghiera, magari intere notti;
- a pregare al nostro risveglio per dedicargli la primizia del nostro tempo e per trarre linfa vitale dalla Vite sin dalla mattina presto;
- a ritirarci in disparte per godere appieno della comunione con Lui e per non essere disturbati; satana odia vedere i santi che pregano perché conosce la potenza della preghiera per cui fa di tutto per distrarci; il deserto non impedirà l'azione di satana, ma almeno eviteremo che il mondo ci disturbi;
- a pregare senza stancarci, anzi a riposarci nella preghiera;
- a pregare con perseveranza e intensità per avere discernimento prima di ogni importante decisione;
- a pregare in ogni circostanza, per ogni cosa, in pubblico e in privato, nell'abbondanza e nella prova e, se il Signore ci fa la grazia di ottenere qualche "successo", esempio un conoscente che si converte grazie alla nostra testimonianza, rifugiamoci nella preghiera per scongiurare anche la più piccola forma di orgoglio spirituale;
- a pregare in ginocchio, fisicamente ma soprattutto spiritualmente, con piena devozione e sottomissione, pronti ad accettare anche risposte diverse dai nostri desideri: "Non la mia volontà, ma la Tua sia fatta" (Luca 22:42).
Il Sommo Sacerdote Gesù intercede tutti i giorni per la Sua Chiesa.
Anche noi in qualità di sacerdoti di Dio dobbiamo fare lo stesso in quanto l'intercessione rientra nei compiti sacerdotali.
Abbiamo il privilegio di poter accedere al Trono, non perdiamo questa opportunità.
Se potessimo liberamente entrare alla Casa Bianca e un nostro amico ci chiedesse di domandare qualcosa al presidente, saremmo stolti e senza cuore se non lo facessimo.
Che possiamo assomigliare sempre più al Gesù che passava le notti in preghiera piuttosto che al Pietro incapace di vegliare anche solo per un ora (Matteo 26:40)!
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