Anno 64 d.c. - Il console romano Marco Vinicio, al comando della XIV legione, rientra a Roma dopo le vittoriose campagne militari in Gallia e Britannia. L'imperatore ordina a Vinicio di non entrare in città, per permettere che si uniscano a lui le legioni provenienti dall'Asia e dall'Africa. Nerone intende così dare al suo esercito l'ambito premio del trionfo e al popolo una giusta distrazione.
Caio Petronio, zio di Marco e primo consigliere dell'imperatore, trova per suo nipote alloggio presso la villa dell'ex console Aulo Plauzio. Qui Marco conosce Licia, giovane che vive in una comunità di cristiani e convertitasi da poco. I cristiani sono mal visti dal senato e Tigellino, prefetto del pretorio, cerca in tutti i modi di annientarli. Questa comunità è molto attenta nel muoversi e soprattutto piena di risorse; essi si riuniscono per pregare in vecchie grotte e rovine fuori di mano, le catacombe, dove i pretoriani non hanno facile accesso.
Nel frattempo giungono a Roma, Pietro, primo apostolo di Gesù e Paolo, un greco convertitosi, sulla via di Damasco, alla nuova fede; entrambi sono ospiti nella casa di Plauzio.
Marco Vinicio è sempre più attratto da Licia; anche lei corrisponde, ma ha timore per i pregiudizi che inevitabilmente un pagano ha nei confronti di questa nuova religione. Dopo vivaci scambi di battute i due innamorati litigano e si lasciano, ognuno per la propria strada. In quella stessa estate, Vinicio si trasferisce con la corte ad Anzio, portando sempre con se il ricordo di Licia, sebbene l'imperatrice Poppea infatuatasi di lui, cerchi di fargliela dimenticare con ogni mezzo.
Intanto Nerone, ormai completamente impazzito, decide di bruciare Roma per costruire una nuova città sulle ceneri di quella vecchia.
Marco corre al capezzale di Licia ormai allo sbando, come del resto tutta la popolazione dell'urbe. Una visione apocalittica si presenta agli occhi del condottiero; una città distrutta, terrorizzata e con le strade disseminate di cadaveri.
Nerone, malgrado Petronio tenti di dissuaderlo, scarica la colpa dell'incendio di Roma addosso ai cristiani, facendone arrestare a migliaia e dando così inizio alla prima persecuzione. I nuovi martiri sono offerti in sacrificio agli dei nei giochi circensi, per la delizia del popolo e quella dell'imperatore. Tra i cristiani, sono arrestati anche Marco e Licia e mentre ne muoiono a centinaiai nell'arena, divorati dai leoni o bruciati come torce umane, per i due si prospetta una fine ancora più terribile.
Poppea escogita un nuovo divertimento; fa legare Licia ad un palo alla mercé di un toro inferocito, ma dà alla fanciulla una possibilità, quella di essere difesa dalla sua guardia personale, il gigantesco Ursus; il tutto avviene sotto gli occhi di Marco, costretto ad assistere. Ursus, contro ogni previsione, uccide il toro; il popolo lo acclama e l'esercito, ormai in rivolta, con un colpo di mano proclama nuovo imperatore il proconsole Galba.
Nerone uccide Poppea, che lo aveva consigliato di addossare la responsabilità dell'incendio ai cristiani e poi si toglie la vita, mentre Vinicio, lasciata la carriera militare si ritira, sposa Licia e si converte anch'esso al cristianesimo.
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