E' un dato di fatto non subito comprensibile, ma degno di nota, che nessuno è veramente libero finché non abbia trovato un padrone.
Se sono cristiano penso che devo fare due aggiunte a questa frase: un signore deve essere sostituito con «il SIGNORE», cioè Gesù Cristo; e trovare il SIGNORE è una cosa, seguirLo però è un'altra.
Le debolezze e spesso le sconfitte del popolo di Israele sorgevano dal fatto che essi cercavano di vivere servendo due padroni, cioè Dio e i dei pagani dei popoli vicini.
Il nostro testo è sia una descrizione che una testimonianza di quella situazione infelice.
Anche se l'accaduto fa parte di un lontano passato, non dobbiamo pensare neanche per un attimo che la situazione descritta non sia attuale.
Pensiamo ad un cristiano che tristemente dice a sé stesso: «Non voglio più essere schiavo della mia concupiscenza».
Egli vive in una situazione di conflitto: ha affidato la sua famiglia a Dio, ha messo nelle mani di Dio anche il suo lavoro e la sua vita finanziaria, ma il suo corpo domina ancora su di lui.
Molti uomini non riescono a mettere la loro avarizia e la loro reputazione sotto il controllo di Dio. Altri invece sono incapaci di perdonare e rimangono amareggiati.
«Altri signori»
Consideriamo più profondamente questo problema del regno di due padroni che il nostro testo illustra così bene.
Il Regno di Dio il SIGNORE?
Si. Ma il Suo dominio viene contestato da altri «signori», da signori che vogliono conquistare la nostra fedeltà riuscendoci per la maggior parte delle volte.
Desidero dire tre cose su questo modo di vivere per due padroni:
- Ammalati, infelici, senza frutto, queste tre cose feriranno il cuore del cristiano, quale non si sa E' irresponsabile e pure malsano. Nuoce sia allo, spirito ed ai sentimenti che alla salute se viviamo continuamente sballottati tra le aspettative di Cristo e le aspettative di un altro «signore» non ha importanza se si tratta di un'abitudine, di un'amicizia, di un bisogno o altro. Gesù disse: «ogni città o casa divisa contro sé stessa non potrà reggere» (Matteo 12:25).
- Provoca infelicità. Qualcuno ha descritto l'essere felice come uno stato d'animo «nel quale si vive con tutto il cuore». Se viviamo con Gesù solo con metà del nostro cuore o ancora di meno, un ombra oscurerà la felicità e l'entusiasmo con cui dovremmo normalmente vivere.
- Non ci dà niente. C'è poco frutto spirituale. In Deuteronomio 4:25 Mosè parlò al popolo di Israele per ammonirli di non condividere la loro fedeltà verso Dio con gli idoli. «Quando avrai dei figli e dei figli dei tuoi figli e sarete stati a lungo nel paese, se vi corrompete, se vi fate una scultura che sia immagine di una cosa qualsiasi, se fate ciò che è male agli occhi del Signore, il vostro Dio, e Lo irritate, io chiamo oggi come testimoni contro di voi il cielo e la terra». Quando un idolo si introduce fra noi e il Signore, svanisce subito la freschezza e potenza spirituale per decidere a chi essere fedele.
Abbandono insufficiente
Si ci può abbandonare in modo insufficiente a causa dell'ipocrisia.
Un esempio del Nuovo Testamento sono Anania e Saffira.
Altri membri di questa prima comunità cristiana a Gerusalemme diedero tutti i loro averi a Cristo.
Anania e sua moglie vendettero la loro proprietà, tennero per sé parte del prezzo e l'altra parte la consegnarono, deponendola ai piedi degli apostoli.
Pietro chiamò questo comportamento mentire allo Spirito Santo (Atti 5:3).
Vi è un abbandono insufficiente perché è di natura superficiale, effimera.
Questa parola vuoi dire letteralmente «per un giorno».
Un giorno decidiamo di far regnare Gesù Cristo, subito dopo un giorno oppure una settimana o un mese, glieLo neghiamo.
Abbandono determinato
Il nostro testo ci porta a fare un importante passo in avanti.
Abbiamo riconosciuto il problema dei due padroni ed anche la nostra dedica incompleta: «SIGNORE, nostro Dio, altri signori fuori di Te, hanno dominato su di noi».
Cosa ne segue?
Nient'altro che una dedizione totale: «...ma, grazie a Te solo, noi possiamo lodare il Tuo Nome» o in altre parole: «Noi ci sottomettiamo oggi solo alla Tua autorità».
Florence Nightingale (1820-1910; pioniere nella cura dei feriti di guerra), scrisse all'età di trent'anni un diario. «Ho trent‘anni. A quest'età Cristo iniziò la Sua missione. Ora non voglio più fare nulla che sia inutile. SIGNORE fai che io possa pensare, da ora in poi, solo al Tuo volere.. Anni dopo, poco prima della fine della sua vita benedetta, le chiesero il segreto della sua vita. Ella rispose: "Bene, posso dare solo la seguente spiegazione: non ho nascosto nulla davanti a Dio».
Lasciatemi fare un riassunto con la frase di C.T. Studd, il famoso giocatore di Cricket a Cambridge, che divenne più tardi missionario: «Se Gesù Cristo è Dio e mori per me, nessun sacrificio mi può sembrare troppo grande se devo offrirlo a Lui».
Oggi questa PERSONA UNICA si trova nel nostro mezzo e non desidera altro che noi stessi (Romani 12:1).
Il Suo desiderio non è minimo, anzi si può intuire quanto Egli aspira a noi se consideriamo la Sua croce.
Ciò esige una decisione da parte nostra.
Possiamo continuare a vivere con una consacrazione incompleta e tiepida, servendo due padroni, indeboliti dalle nostre riserve e allo stesso tempo aspettarci un futuro benedetto?
Il Suo occhio penetra ogni compromesso e corregge ogni autocompiacimento.
Il Suo amore combatte le nostre titubanze e le vince.
L'unica risposta accettabile che noi possiamo dare con piena determinazione e umiltà è: «SIGNORE Gesù Cristo, a Te ho donato la mia vita. Tu sei il Signore della mia vita. Essa appartiene a Te pienamente, senza riserve e per sempre. Guarda, questo è il Tuo trono! SIGNORE, regna TU! ».
Paul S. Rees
Tratto da «L'ARALDO DELLA SUA VENUTA»
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