(Salmi 34:18).
Dio parlò anche tramite il Suo profeta Isaia per esprimere il Suo amore per coloro che avevano lo spirito afflitto: "Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola." (Isaia 66:2). "Infatti così parla Colui che è l'Alto, l'eccelso, che abita l'eternità, e che si chiama il Santo. «Io dimoro nel luogo eccelso e santo, ma sto vicino a chi è oppresso e umile di spirito per ravvivare lo
spirito degli umili, per ravvivare il cuore degli oppressi." (Isaia 57:15).
Che incredibili promesse il nostro Signore ha dato a coloro che sono afflitti nello spirito. Egli si è impegnato a dimorare con tutti coloro che sono stati afflitti e di ravvivare i loro cuori.
Sia il Salmista che Isaia hanno parlato profeticamente di un'afflizione che indica la morte e la resurrezione di Gesù.
C'è un'afflizione fisica che è il risultato della disperazione umana; sto parlando di privazione, dolore emozionale, angoscia che proviene da afflizioni fisiche. Ma l'afflizione che espongono Isaia ed il Salmista si riferisce a qualcosa di diverso dalla disperazione umana. Stanno parlando di un'afflizione spirituale.
La più efficace figura di un'afflizione spirituale la troviamo in Luca 19. In questo passo Gesù sta cavalcando su un puledro verso Gerusalemme:
"Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: "Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi." (Luca 19:41-42).
Gli evangeli mostrano solo poche occasioni di Gesù che piange. Una di esse fu al sepolcro di Lazzaro; in quel passo la traduzione dice che Cristo "pianse silenziosamente". Ma qui in Luca 19, mentre Gesù cavalcava verso Gerusalemme, la traduzione greca significa: "PIANSE A VOCE ALTA".
Gesù ci dà la ragione del perché Egli pianse queste lacrime: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!" (Luca 13:34).
Questa era la fonte dell'agonia di Gesù. Ci viene detto che Cristo "venne ai suoi, ma essi non lo ricevettero". Gesù stava piangendo: "Se solo voi aveste accettato le cose che ho detto a voi! Vi avrebbe recato la mia pace, le mie benedizioni, la mia speranza ed il mio proposito per le vostre vite".
Come cristiani sappiamo che Gesù è la sola speranza per il mondo.
Ogni credente sa di avere Uno a cui rivolgersi; noi abbiamo una fonte dove andare per ricevere forza e conforto, perché crediamo che Gesù è Colui che dice di essere. Paolo parla di questa speranza quando scrive: "ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa, SENZA SPERANZA e senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. LUI, INFATTI, È LA NOSTRA PACE"
(Efesini 2:12-14, il maiuscolo è mio).
L'autore della lettera agli Ebrei aggiunge: "abbiamo cercato il nostro rifugio [in Cristo] nell'afferrare saldamente la speranza che ci era messa davanti. 19 Questa speranza la teniamo come un'àncora dell'anima, sicura e ferma" (Ebrei 6:18-19).
Questa è la differenza tra noi, che abbiamo trovato rifugio in Cristo, e le moltitudini che sono perdute: essi hanno rigettato la loro salvezza. Per molte persone oggi, la verità della morte di Gesù sulla croce e della Sua risurrezione è una favola.
Come avverte il profeta essi lo hanno udito e rigettato, tornando alle loro vie. Sono perduti senza speranza, che tragica perdita è questa.
[CONTINUA...]
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Di David Wilkerson
26 aprile 2010
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