Questo sermone è stato pronunciato a Chungking verso la fine del 1998 dal pastore di una comunità familiare cinese, subito dopo aver passato tre settimane in prigione (per aggiornamenti sulla persecuzione contro i cristiani nel mondo, cliccare qui).
Pongo questa domanda pensando alla reazione di una giovane sorella che aveva ascoltato
la mia testimonianza sulla mia reclusione di tre settimane. Lei mi disse: "Hai
detto che soffrivi costantemente di diarrea, che avevi tanti dolori perché
ti tiravano pedate e pugni, e che hai temuto addirittura che Dio ti stesse punendo...
ma allo stesso tempo hai anche detto di aver sperimentato gioia e pace. Non capisco
come queste cose possano andare insieme".
Ciò che le risposi può essere utile anche per voi tutti, perché anche voi soffrirete in qualche modo per Gesù. Quando noi soffriamo ci accadono contemporaneamente tre esperienze spirituali:
- veniamo fortificati,
- riceviamo una capacità sovrumana di perdonare
- e allo stesso tempo soffriamo
di una umana incomprensione.
Gli angeli ci fortificano: il giardino
Il mio arresto avvenne
all'improvviso, non c'era stata alcuna avvisaglia. Stavo insegnando durante una
serie di studi per un gruppo della nostra chiesa nel nord-est della Cina quando,
a metà del pomeriggio, sei poliziotti fecero irruzione. Mi diedero un pugno
nello stomaco e mi trovai steso per terra. Uno dei poliziotti mise un piede sul
mio collo e non potei più muovermi. Poi mi permisero di alzarmi. Qualcuno
mi colpì con forza ai fianchi con uno sfollagente e caddi di nuovo, ansimando
dal dolore. Il dolore rimase acuto e grave durante tutto il tragitto verso l'ufficio
della polizia; potevo solo respirare molto debolmente. Scoprii in seguito che
la mia digestione era stata danneggiata per mesi.
L'arresto giunse inaspettato, eppure ero stato preparato a subirlo in un modo
strano. La sera precedente, verso mezzanotte, avevo pregato per gli incontri di
studio. Avevo un elenco di tutti i partecipanti e pregavo per ciascuno di loro.
Più pregavo e più mi scoraggiavo. Quegli studenti erano troppo giovani,
troppo inesperti o troppo traumatizzati. Avevo la forte impressione che non fossero
idonei per essere dei responsabili nel nostro movimento. Sospiravo perché
mi sentivo giù e molto depresso. Inoltre stavo soffrendo di una forte gastrite.
Già da parecchie settimane lo stomaco mi faceva male e la nausea era stata
la mia inseparabile compagnia.
Ad un tratto sentii che il divano si abbassava un po' come se qualcuno fosse entrato
nella stanza per sedersi a fianco a me. Aprii gli occhi ma non vidi nessuno. Eppure
il divano rimaneva un po' abbassato. Poi sentii una grande mano sulla mia schiena,
una mano calda che mi premeva sulla parte inferiore della spina dorsale per farmi
alzare. A quel punto mi tornarono le forze e la nausea sparì. Poi una voce
sommessa mi disse: "Ti sto fortificando per la battaglia. Non preoccuparti
per quei giovani. Io sono la forza di Dio e sono stato mandato da Gesù
per prendermi cura di loro e anche di te. Ti aiuterò perché Egli
ti ama." Fu un angelo, ne sono convinto. Sperimentai ciò che la Bibbia
dice di Gesù quando era nel Getsemani: "Allora Gli apparve un angelo
dal cielo per rafforzarlo" (Luca 22:43).
Quella notte avvenne la stessa cosa. Mentre ero nell'angusto furgoncino e venivo
condotto nell'ufficio della polizia pensai continuamente all'esperienza della
notte precedente. Ripetei fra me le parole che l'angelo mi aveva detto: "Io
ti aiuterò perché Egli ti ama".
Vorrei dunque spiegarlo a tutti voi: ogni volta che dovrete affrontare la sfida
di soffrire per Cristo sarete prima fortificati. Bisogna continuare
a pregare il Signore; se pregate sarete pronti, perché ci sarà
un angelo per darvi la forza di sopportare qualsiasi cosa.
Il perdono sovrumano: la croce
Ciò che mi stupì
di più fu questo: ogni volta che ero bastonato (e ciò avvenne molto
spesso in quelle tre settimane), sentivo prima un dolore lancinante, ma poi ero
invaso da un'altra sensazione che quasi cancellava il dolore. Sapete qual era
quella sensazione? La compassione. La compassione per l'uomo che mi stava bastonando.
Cominciai a vedere il mio inquisitore come un uomo alla deriva. Mi rattristai
per sua madre che senz'altro si vergognava di lui. Mi chiesi che tipo di padre
avesse avuto per diventare una persona così mostruosa. Provai dolore per
il fatto di trovarmi vicino ad una creatura di Dio capace di trattare un altro
essere umano così male e con tale ferocia.
Poi mi meravigliai di me stesso. In mezzo ai dolori pensai: "Dovrei essere
arrabbiato, ma non lo sono. Desidero soltanto che quest'uomo sia salvato".
Mi erano stati fratturati tre costole e un polso, avevo perso due denti a causa
dei pugni, i miei reni funzionavano male, eppure desideravo soltanto che quell'uomo
che mi stava bastonando trovasse Cristo e il perdono.
Ora sono d'accordo con quella giovane sorella che mi porse quella domanda. E'
davvero strano. Sembra persino irreale. E' molto più umano arrabbiarsi
o avere paura in simili circostanze. Posso solo dire che questo mio sentimento
non veniva da me, l'autore era Cristo dentro di me. Ciò che provavo non
era umano, ma divino. E fino ad oggi quest'esperienza mi dà sicurezza e
conforto.
Anche in questo vediamo la via di Cristo. In Luca 23:34 leggiamo che Gesù disse sulla croce in mezzo a dolori laceranti: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno".
Vi assicuro che è molto commovente scoprire di avere gli stessi sentimenti di Cristo! Ecco perché le sofferenze vanno considerate una gioia e un privilegio così grandi: Esse confermano a chi soffre che lui è di Cristo, e che Cristo vive in lui. Da allora ne è sicuro non soltanto perché è scritto, ma anche perché lo sperimenta profondamente.
Incomprensione umana: la croce
Tuttavia non tutto
è un trionfo. Conosco alcuni pastori che dicono di aver soltanto sorriso
da quando sono stati arrestati, e di aver sentito una gioia ineffabile durante
tutta la loro prigionia. Suppongo che ciò sia possibile. Infatti, anche
Shadrac, Meshac e Abed-nego sembravano molto calmi fra le fiamme. Però,
non dobbiamo considerare questa calma una prova di vera spiritualità. I
salmisti erano disperati e pieni di domande nelle difficoltà. Così
anche Geremia, Giobbe e Habacuc. E persino il nostro Signore Gesù stesso
gridò sulla croce: "Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai abbandonato?"
(Marco 15:34).
Questo è il lato oscuro dell'esperienza. Ciò che rende più
difficile sopportare i tormenti sono le domande, le voci che sorgono dentro tutti
noi quando siamo pieni di dubbi, disperazione e depressione. E credo che ciò
sia logico. Come esseri umani non siamo stati creati per soffrire. L'uomo è
stato creato per far parte di un mondo perfetto senza tristezze o sospiri, di
un Eden dove ognuno è giusto e appagato. Perciò, quando soffriamo
il nostro corpo ed il nostro spirito cominciano in qualche modo a protestare dicendo:
"Questo non è naturale, questo non è ciò per cui siamo
stati creati".
Nel mio caso mi stavo chiedendo se Dio mi avesse girato le spalle, o se mi stesse
punendo per i miei peccati del passato. Sì, lo so, questo sembra illogico
dopo tutto ciò che ho appena detto sulla potenza di Dio che mi aiutava
a perdonare il mio persecutore, e sull'angelo che era venuto per fortificarmi.
Ma queste belle cose si dimenticano durante le notti oscure e insonni, quando
ti trovi stretto fra due altri prigionieri e quando tutti ti maledicono se ti
alzi per andare al gabinetto, perché allora tutti si svegliano e devono
cambiare posizione. Le notti erano i momenti peggiori.
Tuttavia, i miei dubbi più che debolezze, erano tentativi di comprendere
l'incomprensibile. Dov'è Dio in questo carcere? Che cosa può fare?
Com'è possibile che il Suo Regno si espanda così? Dov'è rimasta
la Sua gloria ora che una mia sorella è stata violentata da un inquisitore?
Infatti, quando soffriamo ci sono tante cose che non comprendiamo. Una volta ho
letto questa frase: "Bramiamo capire perché siamo umani, ma proprio
perché siamo umani non possiamo capire".
Le sofferenze ci riportano al nostro posto. E' umiliante dover riconoscere che in realtà la nostra vita non è al nostro comando. E' difficile riconoscerlo! Dio comanda, e a volte è duro discernere i Suoi scopi. Egli usa persino il peccato del mondo per farlo cooperare al bene. Spesso non vediamo come riesca a farlo, ma lo crediamo. Lo accettiamo per fede, anche se non è mai facile quando stiamo soffrendo.
Conclusione
Ecco perché
i cristiani sofferenti parlano dei due lati della medaglia. Parliamo di gioia
e di perseveranza, ma a volte ci arrabbiamo con Dio, ci sono i dolori e la desolazione
spirituale. Questi due aspetti vanno insieme, perché c'è sempre
una guerra tra sentimenti ed emozioni contrastanti.
Benché siamo fortificati dagli angeli e i beneficiari di un perdono soprannaturale,
sperimentiamo anche una sensazione di abbandono spirituale a causa della nostra
incomprensione umana.
La cosa più grande di tutte però è camminare sulla via di
Cristo. Questo è il privilegio delle sofferenze, cioè di soffrire
un po' come il nostro Signore Gesù ha sofferto. Come Lui si è identificato
con noi soffrendo i nostri dolori, così alcuni fra noi sono chiamati a
identificarsi con Lui in un modo più concreto nel Getsemani e verso la
croce.
Non dovete mai avere paura, amici, quando sarete arrestati. Riceverete forza.
A volte sarete anche spaventati. Pensate a Cristo, e seguiteLo nel giardino e
verso la croce.
dal libro "Potenza in prigione", di Porte Aperte
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