Mozambico, il ciclone abbatte, ma la Chiesa è in piedi

Mozambico, il ciclone nella città di Beira ha distrutto l'edificio, ma la Chiesa è in piedi e adora Dio nella pioggia. Davvero una bella testimonianza dei fratelli africani davanti alle già ipotizzabili difficoltà di una nazione del sud Africa a cui si è aggiunta la catastrofe del ciclone. Le abitazioni e l’edificio che ospita la chiesa locale sono stati abbattuti ma la Chiesa è in piedi e loda Dio anche sotto la pioggia.

In carcere: dalla droga a Gesù Cristo!

Fu nel 2006 quando la polizia venne ad arrestarmi. Mi intercettarono per via telefonica, sia a me che ad altre ventitré persone: fummo mandati in carcere per spaccio di droga. Mio marito era già detenuto già da quattro mesi nel carcere di Salerno. Fu colto in fragrante mentre trasportava 78 kg di droga pura. La mia vita e quella di mio marito era una vita fatta di illeciti e droghe. Viaggiavamo spesso per il mondo facendo i corrieri internazionali della droga. Non ero mai stata arrestata e mai fatto un giorno di galera. Ma quando la porta della cella si chiuse alle mie spalle, precipitai in un tunnel buio e sentii che mi cadde il mondo addosso. La mia preoccupazione era mio figlio di sei anni, mi rimasero registrati nella mia mente i suoi occhi spaventati quando vide che mi portarono via.

Perdere un figlio e non perdere la fede

E' stata la notizia che più ha circolato tra le chiese evangeliche nei primi giorni del 2018. Il terribile incidente accaduto alla famiglia Ciuffreda, molte le catene di preghiera e le intercessioni, tuttora in atto, per sostenere spiritualmente i cari fratelli.
Riportiamo l'articolo di viterbonews24.it dove è intervistato il fratello Michele Ciuffreda.


''Ricorderemo sempre la bella Viterbo''

Parla Michele Ciuffreda, il papà del bimbo morto nell'incidente - 10/01/2018 - 07:06

Ero un “hooligan” - da teppista a cristiano

Olivier S. era un hooligan, un teppista. Dopo ogni partita di calcio partecipava ai tafferugli contro i tifosi avversari e la polizia. La violenza, l’alcol e l’odio sono stati i suoi compagni di gioventù. A diciassette anni, Olivier si ritrova per la prima volta in prigione. Scontata la pena, ritorna alla violenza. Col passare dei mesi, Olivier si sente sempre peggio e gli sembra di essere entrato in un vicolo cieco. Deve trascorrere un certo tempo in clinica per disintossicarsi.

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