Questo di seguito è un brano che mi ha colpito.
(Gesù) Diceva ancora: "così è il regno di Dio: come quando un uomo getta un seme in terra. Egli dorme di notte, si alza di giorno, senza sapere come accade che il seme germogli e cresca, perché è la terra da sé che porta frutto: prima compare l'erba, poi la spiga ed, infine, nella spiga, il grano. Quando il frutto è maturo, l'uomo prende la falce, perché è giunto il momento della mietitura". Marco 4:26-29
E' da tanto tempo oramai che gestisco questo sito internet (http://www.studibiblici.eu/). Non è facile lavorare senza vedere in viso le persone per cui fai le cose. Grazie a Dio una certa percentuale dei miei lettori mi scrive. Con alcuni sono diventato amico (ciao Fabio, ciao Viviana). Ma so che ce ne sono molti dei quali non so nulla, sicuramente più di quanti sono quelli che mi scrivono più o meno regolarmente.
A volte vengono i momenti in cui mi scoraggio - sono un essere umano! Il tanto studio, le ore sul pc, a scrivere, riscrivere, correggere e ricorreggere e poi il lavoro alla grafica del sito.
Un tempo mi chiedevo spesso: perché lo faccio? E' una mia vanità? Ne vale davvero la pena? Mi ponevo spesso domande di questo genere. Domande che ormai non mi pongo più perché Dio ha già risposto troppe volte e se le riproponessi insulterei il senso del compito che ormai capisco che Egli mi ha dato.
Una volta mi sono chiesto: Perché Signore continuo a studiare storia antica, che senso hanno quegli studi di storia? Forse è meglio che li tolga dal sito, non servono a nulla. E, nemmeno a dirlo, mi arriva una lettera di una sorella che aveva trovato il sito facendo delle ricerche in chiesa e si era imbattuta nelle parti che parlavano di storia.
Passa un po' di tempo e rinascono i dubbi. Una ragazza (ciao Stefania) trova il mio sito perché archeologa in cerca di mappe e legge i miei studi e mi dice via mail che la stanno benedicendo. E io dico: Signore perdona la mia poca fede!
Quanti esempi ancora posso raccontare. Un altro soltanto, permettetemi. Un giorno ero davvero scoraggiato, stanco. Davvero. Apro la posta elettronica e trovo la mail di un fratello che mi scrive e mi dice apertamente in due righe di lettera: "non ti scoraggiare fratello, vai avanti col tuo lavoro."
Dubitare ancora di quello che il Signore vuole che io faccia, del dono che devo utilizzare per la sua Gloria significherebbe davvero mettere a dura prova la Sua pazienza.
Questa piccola parabola nel vangelo di Marco è davvero profonda. Ha persino dei significati escatologici davvero importanti, ma se ne parlassi qui uscirei fuori da quello che è il messaggio che voglio invece evidenziare adesso. Quello che mi ha colpito infatti è che l'uomo esce e semina, anzi getta il seme in terra. Il seme, ci dice il vangelo di Marco nello stesso capitolo al v.14 è la Parola, ovviamente la Parola di Dio.
L'uomo che semina la Parola parla di Gesù che ha predicato la Parola di Dio durante il suo ministero, annunciando appunto il regno di Dio. Ma parla anche di noi che proseguiamo quello che ha cominciato lui. E cosa accade? Seminiamo. Seminiamo la Parola quando diciamo della nostra fede ad un amico o ad un conoscente. Quando regaliamo una Bibbia. Quando scriviamo delle cose di Dio. Quando cantiamo un canto al Signore.
L'uomo della parabola si addormenta la sera, si sveglia il mattino e non sa nemmeno cosa sta succedendo ai semi che ha buttato sulla terra. Io non so cosa accade quando scrivo delle cose di Dio. E credo lo stesso sia per chi predica la Parola, per chi manda in onda un programma in radio dove si parla delle meraviglie del Signore. Non sono solo a seminare senza sapere cosa accade al seme gettato. So, però, per certo che il Signore ci chiama a seminare, non a capire come il seme diverrà frutto: "senza sapere come accade che il seme germogli e cresca, perché è la terra da sé che porta frutto."
Non ci dobbiamo quindi stancare e non dobbiamo nemmeno pensare troppo all'utilità immediata di quello che facciamo. Regaliamo una Bibbia, parliamo delle cose che Dio ha fatto per noi, invitiamo le persone in chiesa, parliamo di Dio, lasciamo una pagina di un calendario cristiano sul tavolino di una sala d'aspetto, ecc... Non vediamo cosa accade al seme, ma importa poco, il nostro compito è seminare. A questo Dio ci ha chiamato, questo dobbiamo fare. Penserà lui al resto.
La parte finale della parabola è escatologica, parla della fine della nostra era, del giudizio che vi sarà al ritorno di Gesù. E' questo il senso vero del lavoro della semina: la certezza che vi sarà un raccolto.
La Bibbia è la Parola di Dio? Brani della Scrittura come questo mi tolgono ogni dubbio.
Giuseppe Guarino
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