Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica
(Filippesi 4:13)
Con questa frase l'apostolo Paolo rivela la sua crescita spirituale nella conoscenza della buona ed accettevole volontà di Dio.
Spesso il credente è portato a vivere la propria vita spirituale con i toni alti e bassi della propria fede a seconda che gli eventi attorno a lui lo esaltano o lo deprimono.
Quante volte capita che una delusione (specialmente se a causa di un fatto avvenuto nella vita comunitaria), una malattia incrini il rapporto di fiducia verso il Signore, o un peccato fatto in un momento di debolezza spirituale ci faccia abbassare il capo o, addirittura, ci impedisca la comunione con Dio!
Allora ci si sente affranti, delusi, senza forze e lontano dal Signore.
Ma la misericordia di Dio non è lontana ed il Suo Spirito ci chiama a ravvedimento per rimetterci sulla retta Via.
Allora, ricordiamoci che Egli, per mezzo del Suo Spirito e la Sua Santa Parola, ci incita a riconciliarci con i fratelli, a perdonare le offese ed a perseverare nelle afflizioni.
Ed inoltre Iddio ci induce a tornare al buon Pastore delle anime nostre: Gesù; e come è scritto: "Tutto quel che il Padre mi dà, verrà a me; e colui che viene a me, io non lo caccerò fuori ", il Signore ci riaccoglie.
Le situazioni di instabilità spirituale, anche se da ritenersi "normali" nel cammino di crescita, non sono certo delle "culle" ove adagiarsi, infatti è necessario che ciascun credente avanzi con le proprie gambe per quel che può secondo la grazia ricevuta da Dio.
Infatti, prendendo atto che ciò capita a tutti, si potrebbe cadere nella trappola di pensare che non ci si possa mettere rimedio e continuare a ripetere i propri errori ed a cadere in scoraggiamenti sempre più gravi.
Ma, è proprio questo il nostro cammino e, soprattutto, è questa la volontà di Dio verso di noi? Esaminiamola.
Certo la Parola ci insegna che la condotta del cristiano deve essere improntata alla vita del suo Capo: Gesù Cristo; e tale paragone ci impone di sostenere la Sua stessa lotta in questa vita contro il peccato (Ebrei 12:4), la carne e le sue cupidigie (Romani 7:23), il mondo (Giovanni 16:33), il diavolo (Luca 22:31 - 2ª Corinzi 2:11), gli spiriti maligni e principi delle tenebre (Efesini 6:12); e che lotta, che combattimenti!.
Ed allora? Dovendo sostenere tali combattimenti, il nostro Capo ci avrebbe mandato allo sbaraglio senza le armi necessarie? Certamente NO! Consideriamo alcune cose.
Questa lotta deve essere sostenuta sotto la guida del nostro Capo cioè Gesù Cristo (2ª Timoteo 2:3), il Duce della nostra salvezza (Ebrei 2:10).
Ora esaminiamo il seguente brano della scrittura: "Perché, sebbene camminiamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti nel cospetto di Dio a distruggere le fortezze; poiché distruggiamo i ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio, e facciamo prigione ogni pensiero traendolo all'ubbidienza di Cristo".
Ma chi ci ha fornito tali armi? Scopriamolo con la Scrittura.
Noi siamo chiamati a fortificarci nel "...Signore e nella forza della Sua possanza" (Efesini 6:10 e seguenti), ed a rivestirci della completa armatura di Dio per poter star saldi contro le insidie del diavolo, "poiché il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti" (Efesini 6:12 - conviene leggere l'intero Cap.6 -).
L'invito ad attrezzarci adeguatamente al combattimento attingendo direttamente alla possanza di Dio ci viene rivolto da Lui stesso ed allora, affrontando il male con le armi e la potenza di Dio, chi è il debole?
E' quando vogliamo affrontare il combattimento con le nostre risorse che siamo deboli e certamente sconfitti!
Ma grazie al nostro Signore Gesù che ci ha permesso di rinascere "di acqua e di spirito ", per mezzo della Sua parola e per il Suo sangue, ed ora ci ha fatti un esercito di forti e di vincitori.
Cos'altro vogliamo ancora? Ebbene, "Colui che non ha risparmiato il Suo proprio Figliolo, ma l'ha dato per tutti noi, come non ci donerà Egli tutte le cose con Lui?" (Romani 8:32).
Per queste meravigliose e certe promesse di Dio anche noi nelle lotte contro il peccato possiamo credere di vincere dicendo: "Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica".
Ed ancora, la cosa più preziosa che abbiamo ricevuto unitamente a Gesù è la Vita Eterna: "Io vi ho scritte queste cose affinché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figliolo di Dio" (1ª Giovanni 5:13).
Ci rafforziamo e ci rinfranchiamo certamente nel sapere "che se domandiamo qualcosa secondo la Sua volontà, Egli ci esaudisce; e se sappiamo che Egli ci esaudisce in quel che gli chiediamo, noi sappiamo di avere le cose che gli abbiamo domandate" (1ª Giovanni 5:14-15).
Che bella certezza sapere di avere le cose che gli domandiamo nello stesso istante che gliele chiediamo, prima ancora di averle constatate o viste!
Giona dal ventre del pesce, nella sua distretta rivolgendosi al Signore, il suo Dio, disse: "Io ho gridato al Signore dal fondo della mia distretta, ed Egli mi ha risposto".
Iddio, solo alla fine della preghiera di Giona, ordinò al pesce di rimetterlo in libertà, sull'asciutto, ma Giona antevide la sua liberazione nello stesso istante in cui si rivolse al Signore!
Possa Iddio concedere presto a ciascuno di noi la stessa fede e consapevolezza di forza in Gesù Cristo nostro Signore.
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