Da un po’ di tempo penso di meditare questo passo del Vangelo, il passo a cui mi riferisco è nel libro degli Atti 15:36, lo riporto per brevità:
Qualche settimana fa ripensando alla mia conversione, ho ripensato a quel giorno e a come ho dichiarato che Gesù è il mio personale salvatore, denunciando davanti a lui i miei peccati e ravvedendomi da essi.
Intanto leggendo la Bibbia ho avuto modo di imbattermi nel versetto che ho appena citato. Cosa vuole dirmi il Signore con quelle parole?
Pensando ripensando a cosa volesse dirmi, alla fine mi sono chiesto: e se il Signore oggi mi chiedesse di guardarmi indietro e di valutare cosa ho fatto, spiritualmente, in questi ultimi tre anni da quando mi sono convertito?
Bella domanda, una di quelle domande che ti costringe a fare i conti con te stesso, con la tua vita in questo mondo e con le promesse che hai fatto al Signore in quei momenti in cui gli hai dato la tua vita, gli hai detto di consacrarti a Lui.
Cosa significa “convertirsi”?
Su un vocabolario on line ho trovato i seguenti significati:
Come è cambiata la mia vita?
Come sono cambiate le mie abitudini?
“cattivi costumi” vs. vita virtuosa?
Da una “fede” alla Fede?
È bello che ciascuno di noi possa dare la propria risposta a queste domande con la consapevolezza che il nostro Signore ci conosce veramente, conosce il nostro cuore.
Posso dire di averlo fatto veramente?
Oggi posso dire di camminare nelle orme di Cristo lungo il cammino della mia vita? Quante volte sono inciampato, quante volte ho creduto di non farcela; guardando indietro mi sono reso conto che tutte le volte che pensavo di non farcela era solo per un semplice motivo: ho distolto lo sguardo dal Signore Gesù, la mia guida, la nostra guida. La mia vita è una vita degna di essere vissuta nella sola consapevolezza di non essere solo in questo mondo, ma di essere in compagnia del nostro Signore e sopratutto di essere in sua compagnia per sempre.
Con la preghiera devo continuamente parlare con il mio Signore e gioire per tutto ciò che mi da, continuamente, sia per le grazie di cui mi ricolma sia per tutte le volte che mi riprende. Spesso mi ritrovo a non parlare con Lui per qualche giorno e subito sento quello che potrei chiamare un senso di coercizione divina che mi ‘obbliga’ a chiedere perdono a Dio ed a parlargli.
Quante volte ho promesso davanti al Signore di glorificare il suo nome, ma per troppe volte in cui il Signore mi ha offerto l’occasione non ho voluto coglierla con delle scuse infantili.
Le mie paure, i miei dubbi e come il Signore mi aiuta.
La paura più grande è quella di arrivare al suo cospetto e sentirmi dire “non ti conosco”:
La mia fede non deve essere un modo per stare insieme a delle persone, la mia fede mi deve portate ad essere, ad identificarmi, in Cristo e con i suoi insegnamenti. Non devo fare questo o quello, devo fare delle opere, devo partecipare a degli incontri di adorazione, di preghiera, di studio, di evangelizzazione, perché “si fa così” o perché lo dice l’anziano.
Se io penso di fare bene in questo modo allora mi posso solo aspettare questa risposta: “Io non ti conosco”.
Tutto quanto faccio lo devo fare principalmente per glorificare il nostro Signore Gesù Cristo, perché con la mia conversione ho avuto da parte del Signore una promessa:
Dopo diversi giorni, Paolo disse a Barnaba: “Ritorniamo ora a visitare i fratelli di tutte le città in cui abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno” - Atti 15:36
Qualche settimana fa ripensando alla mia conversione, ho ripensato a quel giorno e a come ho dichiarato che Gesù è il mio personale salvatore, denunciando davanti a lui i miei peccati e ravvedendomi da essi.
Intanto leggendo la Bibbia ho avuto modo di imbattermi nel versetto che ho appena citato. Cosa vuole dirmi il Signore con quelle parole?
Pensando ripensando a cosa volesse dirmi, alla fine mi sono chiesto: e se il Signore oggi mi chiedesse di guardarmi indietro e di valutare cosa ho fatto, spiritualmente, in questi ultimi tre anni da quando mi sono convertito?
Bella domanda, una di quelle domande che ti costringe a fare i conti con te stesso, con la tua vita in questo mondo e con le promesse che hai fatto al Signore in quei momenti in cui gli hai dato la tua vita, gli hai detto di consacrarti a Lui.
Cosa significa “convertirsi”?
Su un vocabolario on line ho trovato i seguenti significati:
- mutamento di vita e di abitudini, specialmente il passare da cattivi costumi a una vita virtuosa oppure da una fede a un’altra
- trasformazione
- mutamento di direzione
Come è cambiata la mia vita?
Come sono cambiate le mie abitudini?
“cattivi costumi” vs. vita virtuosa?
Da una “fede” alla Fede?
È bello che ciascuno di noi possa dare la propria risposta a queste domande con la consapevolezza che il nostro Signore ci conosce veramente, conosce il nostro cuore.
Posso dire di averlo fatto veramente?
Oggi posso dire di camminare nelle orme di Cristo lungo il cammino della mia vita? Quante volte sono inciampato, quante volte ho creduto di non farcela; guardando indietro mi sono reso conto che tutte le volte che pensavo di non farcela era solo per un semplice motivo: ho distolto lo sguardo dal Signore Gesù, la mia guida, la nostra guida. La mia vita è una vita degna di essere vissuta nella sola consapevolezza di non essere solo in questo mondo, ma di essere in compagnia del nostro Signore e sopratutto di essere in sua compagnia per sempre.
Con la preghiera devo continuamente parlare con il mio Signore e gioire per tutto ciò che mi da, continuamente, sia per le grazie di cui mi ricolma sia per tutte le volte che mi riprende. Spesso mi ritrovo a non parlare con Lui per qualche giorno e subito sento quello che potrei chiamare un senso di coercizione divina che mi ‘obbliga’ a chiedere perdono a Dio ed a parlargli.
Quante volte ho promesso davanti al Signore di glorificare il suo nome, ma per troppe volte in cui il Signore mi ha offerto l’occasione non ho voluto coglierla con delle scuse infantili.
Le mie paure, i miei dubbi e come il Signore mi aiuta.
La paura più grande è quella di arrivare al suo cospetto e sentirmi dire “non ti conosco”:
Ma egli, rispondendo, disse: “Io vi dico in verità: Non vi conosco”
Matteo 25:12
La mia fede non deve essere un modo per stare insieme a delle persone, la mia fede mi deve portate ad essere, ad identificarmi, in Cristo e con i suoi insegnamenti. Non devo fare questo o quello, devo fare delle opere, devo partecipare a degli incontri di adorazione, di preghiera, di studio, di evangelizzazione, perché “si fa così” o perché lo dice l’anziano.
Se io penso di fare bene in questo modo allora mi posso solo aspettare questa risposta: “Io non ti conosco”.
Tutto quanto faccio lo devo fare principalmente per glorificare il nostro Signore Gesù Cristo, perché con la mia conversione ho avuto da parte del Signore una promessa:
Ravvedetevi dunque e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati
Atti 3:19
per aprir loro gli occhi, onde si convertano dalle tenebre alla luce e dalla podestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte d’eredità fra i santificati
Atti 26:18
Il Signore mi aiuta perché attraverso la sua parola io capisco ed ho fede nella sua promessa di una passaggio dalle tenebre del peccato, dell’idolatria e dal dominio di satana, all’adorazione ed alla sottomissione del vero Dio ed a suo figlio Gesù Cristo. E sottomettersi al vero Dio a suo figlio Gesù Cristo vuol dire mettere in pratica la sua Parola ed i suoi insegnamenti senza tentare di piegarli ad un proprio tornaconto.
È bellissimo pensare alla conversione come l’unione del ravvedimento e della fede; infatti il ravvedimento è un cambiamento di mente e di cuore nei confronti di Dio e la fede invece è accettazione della sua Parola e fiducia nel Cristo.
Dio vi benedica.
Dio vi benedica.
Argomenti
- Accedi per commentare
- 962 viste