Con una buona dose di ironia, proviamo ad immaginare che un vecchio diavolo in pensione, di nome Berlicche, si ritrovi nella situazione di dover istruire il nipote Malacoda, giovane apprendista tentatore, spiegandogli i mezzi e gli espedienti più idonei per conquistare (e per dannare) un giovane essere umano a lui “assegnato”.
Tutto ciò in una specie di gara con l’Angelo custode posto a protezione dello stesso uomo, e impegnato a fare di tutto per portare questo suo “paziente” alla salvezza. Quali suggerimenti darebbe, quali astuzie insegnerebbe per riuscire a far commettere esplicitamente all’uomo peccati che lo portino alla definitiva dannazione?
Questo è il contenuto di un libro famoso quanto bello, Le lettere di Berlicche, che abbiamo allegato qui con curiosità e divertimento, anche per conoscere meglio Clive Staples Lewis, straordinario scrittore cristiano e autore delle famose Cronache di Narnia.
Un libro che ci sentiamo di consigliare caldamente come utile e piacevole lettura per i mesi estivi. Anche per rendere più fruttuoso il periodo delle vacanze, che nella vita di un cristiano non è solo il riposo e lo svago, ma anche l’occasione di approfittare del tempo libero per riprendere e approfondire le questioni importanti per la propria vita spirituale, che durante i mesi lavorativi non sempre si riesce a curare adeguatamente.
Nelle 31 lettere di cui si compone il libro, pubblicato a Londra nel 1942, il lettore viene a conoscere le esatte parole che l’anziano diavolo, “sua Potente Abissale Sublimità il Sottosegretario Berlicche”, indirizza al giovane nipote Malacoda, per sostenerlo nel difficile compito di far cadere in tentazione l’uomo che gli è stato assegnato in custodia.
Un’opera così originale e piena di humour nacque, in realtà, per un’ispirazione improvvisa: all’uscita di una chiesa, una domenica mattina d’estate, si configurò nella mente dell’autore qualcosa che, per dirla con le sue stesse parole, «potrebbe essere sia utile sia divertente […]. L’idea sarebbe quella di mostrare tutta la psicologia della tentazione dall’altro punto di vista».
Noi non leggiamo le lettere che Malacoda inizialmente scrive a Berlicche, ma possiamo agevolmente dedurre il loro contenuto dalle risposte dello zio, il quale offre al nipote una serie di ricchi consigli per dannare le anime soprattutto degli uomini giovani, con tentazioni riguardanti l’amicizia, l’amore, l’orgoglio, il legame con i genitori, la sessualità, la gola.
Il libro si apre con la notizia allarmante, per i due tentatori, che il “paziente” si è convertito al Cristianesimo: il giovane Malacoda viene severamente rimproverato, e incaricato di minare e indebolire questa nuova fede, facendo di tutto per indurre l’uomo a commettere esplicitamente dei peccati che possano portarlo alla sua dannazione definitiva.
È importante – e illuminante – già da ora notare quale metodo venga consigliato da Berlicche a questo scopo: «il dolce scorrevole pendio dei piccoli e quasi insignificanti peccati abituali è assai meglio di qualsiasi peccato grandioso ed evidente» (come potrebbero essere omicidi, violenze, atti fortemente antisociali, guerre, ecc.).
Le lettere si susseguono come una discussione alternativa della dottrina cristiana, raccontata per antitesi. Il tono divertente permette di accostare temi molto delicati e non sempre facili da trattare. In aiuto viene la geniale trovata di mettere il lettore “nei panni” di Malacoda: un espediente che aiuta a far risaltare meglio i veri aspetti della vita cristiana, poiché le indicazioni date dal vecchio diavolo assumono la forma di indicazioni “alla rovescia”, cioè di precetti da cui è bene che gli uomini si tengano lontani. Secondo Berlicche,
Malacoda deve ad esempio instillare nella sua vittima:
- falsità,
- ipocrisia,
- approssimazione,
- pregiudizi e fedeltà a valori vaghi e a piaceri immaginari, piuttosto che a gioie derivanti dall’esperienza del concreto: solo così l’uomo resterà lontano dall’amore che il Nemico (Dio) prova nei confronti delle sue creature.
Un amore che i diavoli, infatti, non possono arrivare a comprendere: «Per noi un essere umano è innanzi tutto cibo; nostro scopo è l’assorbimento della sua volontà nella nostra, l’aumento, a sue spese, della nostra area di egoismo.
Ma l’obbedienza che il Nemico chiede all’uomo è cosa del tutto diversa. Bisogna guardare in faccia al fatto che tutto quel parlare intorno al Suo amore per gli uomini, e intorno al Suo servizio come perfetta libertà, non è (come si vorrebbe allegramente credere) pura propaganda, ma una terribile verità.
Egli vuole proprio riempire l’universo di una quantità di nauseanti piccole imitazioni di Se stesso, creature la cui vita, in miniatura, sarà qualitativamente come la Sua, non perché Egli li assorbirà, ma perché le loro volontà si conformeranno liberamente alla Sua.
Noi vogliamo mandrie che finiranno per diventare cibo; Egli vuole servi che diverranno infine, figliuoli. Noi vogliamo assorbire, Egli vuoi concedere in abbondanza. Noi siamo vuoti e vorremmo riempirci; Egli possiede la pienezza e trabocca.
La nostra guerra ha per scopo un mondo nel quale il Nostro Padre Laggiù abbia attratto in sé tutti gli altri esseri; il Nemico vuole un mondo pieno di esseri uniti a Lui, ma sempre distinti».
In un’altra lettera, Berlicche consiglia astutamente al nipote di non separare troppo il suo assistito dalla sua realtà quotidiana, dalle piccole cose di ogni giorno, perché l’uomo legato alla sua ordinarietà non ha tempo per pensare alle faccende spirituali, quelle che potrebbero condurlo verso il Paradiso. «Ricordati che [l’uomo] non è, come te, un puro spirito. Non essendoti mai fatto uomo (ah! quell’abominevole vantaggio del Nemico!) tu non puoi capire come gli uomini siano schiavi dell’urgenza delle cose ordinarie». Tutta l’abilità del tentatore, insomma, ruota attorno ad un punto fondamentale: finché gli uomini si illuderanno di poter raggiungere la felicità terrena (e soprattutto, finché crederanno che sia un loro diritto), il diavolo avrà sempre speranza di farcela. Perché l’aspirazione ad essere padroni della propria vita, e la brama smodata di felicità terrena, favoriscono la crescita della paura della morte.
E questa paura, a sua volta, avvicina gli uomini all’inferno, rendendoli talmente attaccati alla propria vita da dimenticare di essere creature, mentre il timor di Dio che svanisce li illude di essere simili a Dei.
Per questo Berlicche consiglia al nipote di non rallegrarsi troppo del fatto che in Europa sia scoppiata la guerra mondiale: essa, in realtà, farà venir meno ogni tipo di dimenticanza e di distrazione tra gli uomini. Il costante e continuo richiamo alla morte, ridestato dalla guerra, ha infatti effetti disastrosi per i progetti dei tentatori, perché le anime umane sono spinte a riflettere e meditare sulla caducità della vita e a ricercare ciò per cui valga la pena davvero vivere e morire.
E in tal modo viene vanificata e resa inservibile una delle migliori armi diaboliche: la “mondanità soddisfatta”.
Sono tantissimi gli spunti di nutrimento spirituale contenuti questo piccolo libro. Lewis usa la sua grande abilità narrativa per affrontare il tema della verità, dell’amore e della salvezza dalla prospettiva di coloro che vivono nella, e per, la menzogna. Il risultato è straordinario sia per la godibilità della lettura, sia soprattutto per profondità di analisi del mistero del male e delle sue sottili – e troppo spesso dimenticate – dinamiche.
Un libro, insomma, che affronta in maniera piacevole, ma sistematica, il mistero del male, e che al tempo stesso però fa continuamente trasparire la bellezza del bene, del bello e del vero.
Grazie alle parole di Berlicche, ci rendiamo conto di tante piccole trappole – quasi irriconoscibili come tali – in cui possiamo cadere ogni giorno, persino quando crediamo di fare le cose nel modo più giusto.
Non sveliamo se, alla fine, Malacoda riuscirà a portare all’inferno il suo “paziente”. Ma non è questa la cosa importante.
Conta di più domandarci su quale strada stiamo camminando
noi stessi.
Sicuramente, si arriva alla fine del libro con una sensazione di rigetto nei confronti degli insegnamenti di Berlicche. E viene da chiedersi dove e quando, allo stesso modo, qualche giovane tentatore potrebbe essere in gara con il nostro Angelo custode.
Fonte: Notizie da Atlantide
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