Davide consulta Dio
Dal massacro che ci fu a Nob, quando Saul fece uccidere i sacerdoti del Signore, Aimelec e tutta la sua famiglia, uno dei suoi figli di nome Abiatar, scampò e si rifugiò presso Davide, al che Davide, invitandolo a restare, lo rassicurò che sarebbe stato al sicuro (vedi 1 Samuele 22:20, 23).
Nella spelonca di Adullam, abbiamo lasciato Davide con quattrocento uomini; mentre per l'impresa di salvare Cheila, ne ha a sua disposizione seicento. Questo significa che ci sono stati altri duecento che si sono aggiunti a lui (23:13).
Di questi nuovi arrivati non si afferma che erano in difficoltà, indebitati e scontenti, come per il primo contingente, altrimenti il testo sacro l'avrebbe specificato; quindi, si trattava, senza dubbio, di persone normali.
Quando arrivò a Davide la notizia che i Filistei avevano attaccato Cheila e saccheggiato le aie, è interessante notare che Davide prima di prendere una qualsiasi decisione, consultò il Signore, (sicuramente a mezzo del sacerdote Abiatar, visto che aveva presso di sé l'efod) per sapere se avrebbe dovuto andare a salvare il popolo di Cheila, dalle mani dei Filistei.
La decisione di consultare Dio, non proveniva dal fatto che fosse arrivata a Davide una richiesta di aiuto da parte degli abitanti di Cheila.
Siccome, il testo non ne fa il minimo accenno, ciò significa che non c'è stata.
Alla richiesta di Davide se deve andare a sconfiggere quei Filistei, il Signore risponde: "va', sconfiggi i Filistei e salva Cheila".
Ecco un uomo pronto a fare del bene!
A questo punto gli uomini che si trovano con Davide, manifestano la loro paura (23:3).
È naturale chiedere: si tratta del primo contingente, (dato che di loro si specifica che erano persone in difficoltà, indebitate e scontenti) oppure si trovava anche dei nuovi arrivati?
Niente di strano che si trattasse dei primi uomini arrivati da Davide; questo però non esclude che ciò si trovasse anche negli altri, cioè quelli del secondo gruppo.
La riflessione che facciamo, per quanto riguarda la paura, ci fa comprendere che non ha tanta importanza sapere se si trovasse nei primi o nei secondi; l'importanza risiede nel fatto che la paura c'era.
Davide sa che non dovrà andare solo a combattere contro i Filistei; dovrà andarci assieme ai suoi seicento uomini. Ma se questi hanno paura di combattere contro i Filistei, come farà ad affrontare quel combattimento?
La risposta del Signore
Davanti a questa situazione, Davide consultò di nuovo il Signore, e, il Signore gli rispose e gli disse: «Alzati, scendi a Cheila, perché Io darò i Filistei nelle tue mani».
La risposta che Dio diede a Davide la seconda volta, non fu solamente: "Va' a combattere contro i Filistei", ma aggiunse anche, "Io darò i Filistei nelle tue mani".
Davanti a una simile risposta, Dio, in pratica, aveva risolto il problema della paura di quegli uomini.
Sono sicuro che gli uomini che avevano paura a combattere contro i Filistei, quando Dio disse a Davide che gli aveva dato nelle mani quegli invasori, furono liberati dalla paura e resi forti e coraggiosi per affrontare quei nemici e liberare gli abitanti di Cheila.
Infatti, il testo non afferma più che gli uomini di Davide avevano paura dei Filistei, ma precisa: "Davide dunque andò con la sua gente a Cheila, combatté contro i Filistei, portò via il loro bestiame e inflisse loro una grande sconfitta. Così Davide liberò gli abitanti di Cheila" (1 Samuele 23:5).
La risposta di Dio alla preghiera dei Suoi figli, ha sempre risolto i problemi in mezzo al popolo del Signore, sia per i capi, dando loro certezza e assicurazione e anche per il popolo, infondendo coraggio.
In conclusione, non saranno solamente i capi a dover combattere contro il nemico, ma avranno assieme a loro anche il popolo, sottomesso alla loro autorità e così condurranno in porto le loro imprese, a beneficio di altri.
Saul informato che Davide si trova a Cheila
Chi ha portato la notizia a Saul che Davide si trovava a Cheila, non c'è dato di saperlo.
Sentendo che Davide era andato a Cheila, e, sapendo che la città ha porte e sbarre, Saul è convinto che Dio gli ha dato nelle mani, l'uomo che insegue con ostinata determinazione, cioè Davide (v. 8). Però ha fatto i conti senza l'oste, come si direbbe in gergo, comunemente!
Il fatto che Davide si trovi in una città che ha porte e sbarre, non significa, che già si trovi nelle mani di Saul. La sua affermazione potrebbe avere credito, se l'avesse fatta nella città di Cheila, cioè se Saul con i suoi uomini, si trovasse già sul posto. Mettere poi Dio in mezzo, come se Egli avesse voltato le spalle a Davide e avesse rivolta la Sua faccia verso Saul, era quanto meno arbitrario, se non addirittura arroganza.
Saul non vuole prendere atto che il Signore lo ha già lasciato e ha affidato l'incarico di regnare su Israele ad un altro migliore di lui; la verità è proprio questa.
Allora, com'è possibile che Dio avesse dato nelle mani di Saul, Davide, l'uomo secondo il cuore di Dio, scelto da Lui stesso per regnare sopra il Suo popolo?
Ecco, l'arroganza e la presunzione di un uomo, che non ha nessuno scrupolo a dare la caccia a Davide, perché lo vuole uccidere a qualsiasi costo!
Davide consulta Dio per una situazione particolare
Davanti alla minaccia che incombe su di lui, prima di prendere una qualsiasi decisione, Davide si rivolge al suo Dio, e gli chiede due cose:
1. Saul verrà a Cheila?
2. Gli abitanti di Cheila, mi daranno nelle sue mani?
Il Signore gli rispose che Saul effettivamente verrà a Cheila e gli abitanti di questa città lo daranno nelle sue mani.
Davanti a una simile risposta, Davide, non solo conosce in anticipo l'evolversi della situazione, ma, da persona avveduta, non può più rimanere in quel centro abitato, senza cadere nelle mani di Saul.
Se il Signore, invece, gli avesse detto che gli abitanti di Cheila, non lo avrebbero consegnato nelle mani di Saul, probabilmente Davide sarebbe rimasto in quella città con i suoi uomini, a difenderli da eventuali attacchi che Saul avrebbe potuto sferrare.
È molto importante lasciarsi guidare da Dio, se si vuole sperimentare la protezione divina in nostro favore!
La certezza che Davide ha nei riguardi degli abitanti di Cheila che lo avrebbero consegnato a Saul, e, tenuto conto del bene che la popolazione di Cheila aveva ricevuto da lui, umanamente parlando, era quasi impossibile credere che gli abitanti di quel centro abitato avessero avuto tanta sfacciataggine e manifestato tanta ingratitudine nei confronti del loro liberatore. Siccome però non fu Abiatar, il sacerdote, a far conoscere quello che sarebbe avvenuto in futuro ma Dio, Davide, senza perdere tempo in considerazioni umane, lascia la città di Cheila e si mette in salvo con i suoi uomini.
Davide non rimprovera neanche con una sola parola gli abitanti per le loro intenzioni, che egli ha conosciuto mediante l'oracolo. E anche se il Signore è il protagonista dell'azione, colui che tutto guida e governa puntando alla realizzazione dei propri piani, pure Davide appare in questo quadro lo strumento adatto che serve Dio.
Così facendo, l'allegrezza che Saul pregustava nel pensare di avere nelle sue mani l'uomo del quale andava in cerca svanì, perché avuta notizia che Davide aveva lasciato la città di Cheila, non andò più in quel luogo.
RIFLESSIONI SU ALCUNE COSE
Il racconto che abbiamo esaminato, ci induce a fare alcune riflessioni.
1. Davide con i suoi uomini, si trovava nella possibilità di poter fare del bene a persone che erano state assalite dai Filistei. Egli però, prima di ogni altra cosa, ha voluto sapere dal suo Dio, se doveva andare. Dipendere dal nostro Dio, in pratica significa dare a Lui le redini della nostra vita, dei nostri propositi, dei nostri piani e della nostra stessa volontà, essere cioè nelle Sue mani, in modo tale che Egli abbia il comando e ci diriga secondo i Suoi piani e la Sua volontà.
Siccome non conosciamo il futuro con le varie situazioni che si presenteranno, non è saggio seguire gli impulsi dei nostri sentimenti e delle nostre vedute e avventurarci a compiere imprese che non sappiamo cosa ci riserveranno.
Mentre, avendo nel cuore la volontà di fare del bene, e tenendo soprattutto conto della volontà divina, sarà una gioia grande muoverci in quella direzione. Con la certezza che il Signore è con noi, sarà molto più facile affrontare nemici e certe situazioni ed avere vittoria sopra di loro.
2. La paura che si manifesta, come quella degli uomini di Davide, per combattere contro i Filistei, potrebbe fare traballare la nostra fede e mettere in forse la nostra certezza. Mentre ricorrere a Dio in simili situazioni, significa superare l'ostacolo, poiché il Signore non mancherà di darci ulteriori assicurazioni.
Affrontare il nemico, con la paura in corpo, significa andare sul campo di battaglia senza armi; mentre avere la certezza che Dio è dalla nostra parte, ci rende coraggiosi e invincibili. La nostra vittoria, non è basata sui nostri muscoli, sulla nostra abilità di saper fare le cose, ma unicamente nella certezza che il Signore è con noi e che Egli stesso combatte per noi.
Quando il Signore ci assicura con la Sua Parola, leviamoci e andiamo, senza guardare il nemico né la sua strategia che potrebbe mettere in atto contro di noi, ma fissiamo fermamente il nostro sguardo su Chi è fedele alle Sue promesse, e noi le realizzeremo nella nostra vita.
3. Il bene che si fa, non è sempre ricompensato con un marcato senso di gratitudine. A volte le persone che vengono beneficiate, in secondo tempo voltano le spalle, e sarebbero disposti anche a compiere azioni indesiderate contro i benefattori.
Quando ciò avvenisse, bisogna tener presente il detto della Scrittura: "Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all'ira di Dio; poiché sta scritto: «A Me la vendetta; Io darà la retribuzione», dice il Signore. Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo». "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene" (Romani 12:19-21).
Anche se l'uomo non è sempre retribuito in questa terra, per le opere di bene che compie a favore di qualcuno, tuttavia, c'è la certezza che, nel giorno in cui ci sarà la resa dei conti, davanti a Gesù Cristo, Colui che è stato costituito giudice dei vivi e dei morti (Atti 10:42), Egli stesso avrà in mano il premio, per renderlo a ciascuno secondo che sarà l'opera sua (Apocalisse 22:12).
In vista di questo finale traguardo, è molto importante vivere la nostra vita secondo l'insegnamento della Parola del Signore: "Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo. Così dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede" (Galati 6:9-10).
4. La vita dei figli di Dio, è sotto il Suo divino controllo. Nessuno potrà toccarli, secondo l'autorevole parola di Gesù: "Io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla Mia mano. Il Padre Mio che me le ha date più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre" (Giovanni 10:28-29).
Anche se i seguaci di Gesù, potrebbero trovarsi sotto il tiro del nemico e da lui minacciati, quasi a pensare di trovarsi nelle sue mani, Dio che è Sovrano, ha promesso che neppure "un capello del loro capo perirà" (Luca 21:18).
"Perciò, vi esorto a prendere cibo, perché questo contribuirà alla vostra salvezza; e neppure un capello del vostro capo perirà" (Atti 27:34).
Con questa certezza nel cuore, "teniamo gli occhi su Gesù" (Ebrei 12:2) e continuiamo il nostro cammino di fede.
Domenico Barbera
Tutte le citazioni bibliche sono tratte (salvo diversa indicazione) dalla versione "Nuova Riveduta".
Tratto, e liberamente adattato, dal libro «FARE DEL BENE PER AMORE DI QUALCUNO» ed. Cristian Vision Literature e distribuito in Italia da C.L.C. www.clcitaly.com
- Accedi per commentare
- 662 viste