La parola traslitterata nell'italiano Mammona corrisponde al greco μαμωνα dell'originale che a sua volta riprende un termine aramaico che intende personificare la ricchezza. Quindi potremmo interpretare il concetto inteso con questa espressione biblica come: "voi non potete servire il Dio vero ed il dio danaro". Oppure: "voi non potete servire Dio e farvi un dio delle ricchezze".
Ma cos'è il danaro? Cosa sono i soldi?
Le più antiche tracce della cultura umana ci dicono che molto presto l'uomo inventò il vivere sedentario e di conseguenza nacquero le prime città. Ciò avvenne millenni fa in Mesopotamia. Le stesse città che vengono nominate nel libro della Genesi sono quelle che gli storici indicano come le prime della storia.
"...Cus generò Nimrod, che cominciò a essere potente sulla terra. Egli fu un potente cacciatore davanti al SIGNORE; perciò si dice: "Come Nimrod, potente cacciatore davanti al SIGNORE". Il principio del suo regno fu Babel, Erec, Accad e Calne nel paese di Scinear." (Genesi 10:8-10).
Il paese di Scinear è il termine biblico per indicare la Mesopotamia. Quest'ultima designazione per l'area dove si trova grossomodo l'odierno Iraq, a noi senz'altro più familiare, l'abbiamo ereditata dagli antichi storici greci e significa "in mezzo ai due fiumi", visto che quella zona è caratterizzata dalla presenza dei fiumi Tigri ed Eufrate, sulle rive dei quali sono nate le prime civiltà, Sumeri, Accadi, Babilonesi.
La principale conseguenza della nascita della città è la differenziazione delle attività degli individui all'interno di un tessuto sociale, dove i ruoli sono ripartiti nell'ottica più ampia delle necessità della collettività organizzata. Così nascono i mestieri, le professioni, che si affiancano alle attività fondamentali per la sopravvivenza dell'impalcatura sociale di qualsiasi insediamento sedentario dell'uomo, cioè l'agricoltura e la pastorizia. Nella città vi è chi si dedica alla costruzione di case, chi fa i mattoni, chi forgia gli utensili e le armi, chi lavora il legno, ecc.
La storia ci conferma che, con il crescere dell'insediamento urbano, di pari passo si crea inoltre un apparato amministrativo statale, con chi lo governa, chi lo amministra, chi ne difende l'esistenza.
Chi costruisce, però, ha comunque bisogno del pane, della frutta, degli ortaggi, del latte e della carne, prodotti che dovrà in qualche modo procurarsi.
Lo stesso accade al soldato o a chi lavora nell'amministratore statale, a tutti coloro non direttamente impegnati in attività connesse a quelle dell'agricoltura o della pastorizia. Questi dovranno ricevere in compenso per il loro lavoro o questi prodotti primari, indispensabili per la loro sopravvivenza, o qualcosa che essi possano con successo dare in cambio per ottenerli. Viceversa si sarebbe tutti agricoltori o pastori, o entrambi le cose, visto che nulla è più essenziale del cibo.
Avere la capacità di produrre - o il monopolio di - tali risorse, diede ad alcuni stati la capacità di controllare i suoi cittadini, impegnati nelle loro varie attività ma dipendenti da chi forniva loro i beni primari. Nella storia sono tanti i popoli che hanno sperimentato questo sistema di organizzazione centralizzata.
La III dinastia di Ur che risale agli anni intorno al 2000 a.C. L'esperimento comunista sovietico è una realtà storica molto più recente.
Nella complicate vicende dell'avventura umana vi sono vari eventi che determinano la direzione che prenderà la storia. Uno di quegli eventi è stata l'invenzione della moneta, che perfezionò il semplice istintivo ricorso al baratto.
La moneta altro non è altro che quella cosa che viene da tutti accettata in cambio della propria attività svolta, o dei prodotti ottenuti con il proprio lavoro. Per poter avere una funzione di moneta, quindi, un bene deve essere accettato da chiunque in qualsiasi momento o luogo in cambio di qualsiasi bene o prestazione.
L'oro e gli altri metalli preziosi sono dall'alba della storia la prima e più comune forma di moneta. Chi non avrebbe accettato oro in cambio della propria giornata di lavoro, o di parte del proprio raccolto?
Si era infatti certi che, visto il valore intrinseco di questo metallo, sarebbe stato facile darlo in cambio per ottenere qualsiasi altra cosa. Se accadeva di essere pagati con altri metalli preziosi, se ad esempio veniva offerto in cambio per prodotti o prestazioni argento anziché oro, questo era comunque bene accetto; ma visto il valore inferiore attribuito a questo metallo, a parità di corrispettivo ceduto o di servizio reso, la quantità di argento corrisposta doveva essere superiore a quella d'oro. In parole povere se occorrevano 10 grammi d'oro per dieci chili di farina o una settimana di lavoro, ne occorrevano invece 30 grammi se si pagava con argento.
Gli stati già in tempi remoti coniarono monete, nei vari metalli preziosi, che erano l'espressione della ricchezza del sistema governativo ed amministrativo centrale, e venivano utilizzate fra i cittadini come sicuro mezzo di scambio.
Le attività commerciali, gli scambi internazionali, la produzione programmata e il libero mercato sono concetti che nella Mesopotamia già di oltre tremila anni fa erano alla base del vivere quotidiano, quanto nella nostra società occidentale di oggi.
E' in questo contesto storico che Paolo scrisse che "l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali" (1 Timoteo 6:10). In quel periodo l'avaro contemplava il proprio oro accumulato e vedeva in esso il senso del suo dirsi: "sono ricco".
E' chiaro, quindi, il riferimento inteso da Gesù con le sue parole.
"Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore." (Matteo 6:21)
"Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo." (Matteo 13:44)
"Gesù gli disse: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi." (Matteo 19:21)
Poi accadde qualcosa che segnerà un altro passo in avanti (o indietro: chi può veramente dirlo?) nella storia dell'umanità. Lo stato organizzato, infatti, pensò bene di emettere in maniera sistematica dei titoli cartacei che non avessero in sé valore intrinseco di moneta, ma che garantissero la presenza di questa ricchezza nei forzieri statali con la possibilità, in qualsiasi momento, di convertire questi titoli nella quantità di oro che essi rappresentavano. Era nata la cartamoneta.
Lo Stato si assicurava la ricchezza emettendola e trattenendo l'oro nelle sue riserve statali, e i cittadini la utilizzavano come oggetto di scambio in tutte le transazioni, acquisti e vendite di ogni genere. Lo "Stato" si accorse inoltre che i cittadini non prendevano la cartamoneta ricevuta in pagamento e di corsa andavano a chiedere di tramutarla in oro, ma la trattenevano, la depositavano e la facevano circolare liberamente, come se questa magicamente avesse acquisito il valore che in realtà doveva solo rappresentare.
In parole povere se all'inizio 100 lire era solo il valore impresso dalla nazione organizzata su un foglio di carta colorato e stampato, ufficialmente ed appositamente, che garantiva un corrispettivo di oro presente nei forzieri dello stato e che con questo in qualsiasi momento si poteva chiedere di convertirlo, ad un certo punto l'apparato amministrativo statale immaginò che bastava soltanto una percentuale di vere riserve per garantire un importo di moneta circolante molto più elevato.
Quindi se lo Stato era ricco in realtà 100, abilmente metteva in circolo monete per 1000, contando sul fatto che nessuno sarebbe mai venuto a chiedere il corrispettivo in oro delle banconote emesse.
L'ironia in tutto ciò è che i cittadini lavoravano, servivano lo Stato e la sua causa, con attività pubbliche e private, ricevendo dei fogli di carta in cambio che garantivano una ricchezza che in realtà nemmeno esisteva.
Ma l'inventiva dell'uomo civile non conosce ostacoli e in tempi più recenti nasce un nuovo tipo di moneta: il credito.
Per capire di cosa parliamo, facciamo un piccolo passo indietro. C'è chi accumulando il proprio oro si trovò nella incresciosa situazione di essere cosciente di esporsi alle mire di chi lo voleva ottenere senza alcun titolo legittimo, lo voleva, in parole povere, rubare.
Ciò creava la più grossa ansia al ricco, perché significava vivere ogni momento nella paura di rischiare di vanificare tutto il senso di ciò che egli era - visto che un ricco privato delle sue ricchezze non soltanto smette di essere ricco, ma molto spesso smette di essere qualsiasi cosa. Da qui il suggerimento di Gesù: "Vendete i vostri beni, e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nel cielo, dove ladro non si avvicina e tignola non rode." (Luca 12:33)
Mi ha sempre colpito l'incontro fra il giovane ricco e Gesù narrato nei vangeli. "Mentre Gesù usciva per la via, un tale accorse e, inginocchiatosi davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?" Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. Tu sai i comandamenti: "Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dire falsa testimonianza; non frodare nessuno; onora tuo padre e tua madre"".
Ed egli rispose: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia gioventù". Gesù, guardatolo, l'amò e gli disse: "Una cosa ti manca! Va', vendi tutto ciò che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristato da quella parola, se ne andò dolente, perché aveva molti beni." (Marco 10:17-22).
Il problema di quest'uomo non erano le sue ricchezze, bensì il suo attaccamento ad esse. Le parole di Gesù e la sua reazione mettono a nudo l'amore che egli nutre per ciò che possiede.
La ricchezza in se non è condannata nella Bibbia; tantomeno lo è il danaro. Infatti abbiamo letto che non il danaro, bensì "l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali." (1 Timoteo 6:10). Gesù ad esempio non disse nulla a Levi, Matteo, per quanto riguardava la sua ricchezza.
Abraamo era ricco. Lo era Davide, Salomone, ecc... Insomma è il cuore dell'uomo che Dio vuole correggere, non il nostro sistema economico.
Torniamo alla nostra discussione. Vogliamo pensare bene e immaginare che nell'Europa cristiana medievale, sebbene si volesse con entusiasmo seguire l'insegnamento di Gesù, ormai le ricchezze c'erano e chi le possedeva trovava comunque naturale difenderle.
Pochi seguirono l'esempio di Francesco di Assisi, sebbene sono convinto che diversi ricchi guardarono di sicuro ammirati alle sue idee, sperando che molti lo imitassero, entusiasti com'erano che qualcuno decidesse di rinunciare alle ricchezze ed invitasse altri a farlo.
Una risposta senz'altro più razionale di quella di Francesco al problema della ricchezza fu la nascita di istituzioni che, con grande spirito di carità, per venire incontro ai ricchi bisognosi, si offrirono spontaneamente di tutelare le loro ricchezze, mostrandosi pronte a difenderle ad ogni costo. Queste istituzioni sono le banche.
Le banche, da semplici custodi del danaro come potevano a prima vista apparire, si mostrarono invece subito dei veri e propri istituti benefici: non solo garantivano la sicurezza della ricchezza di chi si affidava a loro, ma addirittura cominciarono a riconoscere degli interessi su quanto depositato.
Questo perché le banche si accorsero che chi depositava il danaro presso di loro lo prelevava solo in piccole quantità, lasciando il grosso nelle loro casse. Con la certezza che una certa percentuale del danaro loro affidato non sarebbe mai stato effettivamente ritirato da chi lo aveva depositato, i banchieri cominciarono a pensare che se corrispondevano un certo interesse ai propri clienti, potevano allo stesso tempo prestarlo a chi ne aveva bisogno ad un tasso di interesse ragionevolmente (alcune malelingue direbbero eccessivamente) maggiore, lucrando sulla differenza.
Questo concetto ha aperto le porte al sistema economico nel quale oggi ci troviamo (o anneghiamo), basato sul ... CREDITO.
Con il credito il rapporto fra moneta esistente e moneta utilizzabile per gli acquisti viene a modificarsi in maniera sostanziale.
Si può infatti acquistare non solo con la moneta che si possiede ma anche con quella che si pensa che si riuscirà ad avere in futuro, a guadagnare.
La banca o altri istituti finanziari - spuntati come funghi visto che in molti hanno fiutato la potenzialità di questo settore - anticipano le somme richieste, proporzionalmente al reddito e quindi all'aspettativa di guadagno futura del richiedente, e in cambio, nel piano di restituzione delle stesse dilazionato nel tempo, percepiscono l'interesse, che altro non è che il loro compenso per aver anticipato tali somme.
Il sistema economico mondiale odierno si basa principalmente sul credito. E la grande crisi che stiamo sperimentando non è originata, come accadeva in altri tempi, per via della svalutazione monetaria (inflazione) o da crisi nazionali, bensì da errate (o, come direbbero altre malelingue, premeditatamente destabilizzanti) operazioni creditizie.
I vantaggi di questo sistema? Il credito non corrisponde alle effettive banconote emesse da uno stato, ma, magicamente, le moltiplica, aggiungendovi anche quelle del futuro. Il credito ha la capacità di rendere il futuro presente.
I punti deboli? Il nostro sistema economico si poggia sul caposaldo che i creditori delle somme depositate presso le banche non andranno mai tutti insieme a chiedere la restituzione in carta moneta di quanto depositato e che nessuno andrà mai dalle istituzioni bancarie o statali a chiedere il corrispettivo in oro garantito dall'importo stampato sulla cartamoneta - anche se, in teoria, sarebbe suo legittimo diritto farlo - ma la sicurezza della stabilità dell'economia mondiale ha dovuto derogare questo diritto.
Provate ad andare in banca e chiedere che vi diano tutto il vostro deposito in banconote. Passerete da uno sportello all'altro e da un modulo all'altro, da un funzionario all'altro e il massimo che potrete riuscire ad ottenere è un assegno circolare con scritto su l'importo dei vostri anni di sudati risparmi. Per quale motivo?
Semplice: le banche non hanno i soldi che dicono di avere, bensì un importo di credito disponibile che corrisponde solo in parte alle banconote fisicamente depositate presso le loro casse.
C'è dell'altro. Se oggi apparisse un conto con un milione di euro in una banca romena, chi se ne accorgerebbe? I pagamenti che si eseguirebbero telematicamente da quel conto a favore di altri equivarrebbero allo Stato sovrano del passato che emette carta moneta e la mette in circolo.
In Italia sono state emanate di recente delle leggi restrittive sull'uso della cartamoneta. Perché ci si potrebbe chiedere? Ma, ancora più significativo, ci rendiamo conto che tutte le operazioni che forzatamente effettuiamo con addebiti ed accrediti virtuali di somme non corrispondo ad un effettivo spostamento di danaro?
Non ci accorgiamo in quest'ottica cosa è diventato l'amore per il danaro oggi? Non c'è più il luccichio dei forzieri pieni di oro che vediamo nei films di pirati a riempire gli occhi del ricco o dell'avaro. Oggi c'è solo un triste (lo è nel caso del mio conto corrente) saldo riportato sullo schermo di un computer, o stampato sul nostro estratto conto periodico, ad attestare quanto siamo ricchi, o poveri.
E, in linea teorica, non siamo più ricchi o poveri in base ai soldi che abbiamo o non abbiamo; ciò dipende infatti di quanto credito il sistema bancario ci dice che godiamo.
Cito il commercialista dell'impresa dove lavoro: "un uomo vale non i soldi che ha, bensì il credito che riesce a suscitare." Mai questa affermazione è stata più vera di oggi.
Ora mi chiederà il lettore intelligente, se è riuscito ad arrivare fino a qui: ma che c'entra questa discussione con la Bibbia?
Il fatto è che la Bibbia ha previsto duemila anni fa che l'anticristo, l'ultimo nemico che acquisirà il potere su tutto il mondo poco prima del ritorno di Gesù, potrà imporsi proprio grazie al controllo di un sistema di credito mondiale.
Leggiamo cosa scrive Giovanni nell'Apocalisse: "Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia (l'anticristo) o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei." (Apocalisse 13:16-18)
Chi legge penserà che io sono contro il sistema economico occidentale così come lo stiamo vivendo noi nei nostri giorni. Non è così. Potenzialmente, a mio avviso almeno, siamo all'apice dell'evoluzione nella gestione del fenomeno economico nella storia dell'umanità.
La triste verità è che non sono le invenzioni del genio umano ad essere cattive, ma l'uomo che utilizza ogni cosa per il male. Il ferro è stata un'invenzione molto importante, eppure la prima cosa che s'è pensato di farne sono state spade.
L'esplosivo, il fuoco, la stessa moneta ... la storia ci fornisce innumerevoli esempi di invenzioni bellissime che alla fine sono state utilizzate solo per la fame di potere di chi le gestiva.
La Bibbia sembra dirci nell'Apocalisse che anche il sistema economico mondiale - creato per dare stabilità economica a tutte le nazioni del mondo, per favorire l'economia e distribuire meglio la ricchezza - verrà utilizzato dall'anticristo per bloccare la vita economica di chi si opporrà al suo potere e favorire la ricchezza di chi lo asseconderà.
Sono convinto che il sistema di credito e il potere delle banche, insieme alla informatizzazione dei rapporti di deposito e la gestione virtuale del credito che stiamo sperimentando oggi, se non credo si possa ritenere che sia effettivamente capace di favorire una tale tirannide mondiale, allo stesso tempo non è irrealistico pensare che possa preludere alle circostanze che renderanno possibile quanto descritto nell'Apocalisse.
So cosa prova la gente quando parlo di queste cose. Non voglio spaventare nessuno. Ma allo stesso tempo la Parola di Dio non mi autorizza a tacere del ritorno di Cristo e degli eventi che lo precederanno, che sono davvero parte fondamentale dell'insegnamento della Chiesa.
Nelle due epistole ai Tessalonicesi l'apostolo Paolo parla degli eventi che precederanno il ritorno di Gesù di come in quel periodo "... sarà manifestato l'empio, che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca, e annienterà con l'apparizione della sua venuta." (2 Tessalonicesi 2:8).
La Parola di Dio non ci dice quando tornerà Gesù. Da indizi come quello che ho considerato in questo articolo possiamo dedurre che quell'evento è imminente - ed è comunque facile e persino ovvio affermare che oggi è più vicino di ieri.
Ma torniamo al nostro discorso iniziale.
Vale davvero la pena investire nelle ricchezze di questo mondo? Oggi più che mai, visto che parliamo solo di numeri su un estratto conto, quello che leggiamo nella Parola di Dio corrisponde a verità.
Disse Gesù:
"Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua?" (Matteo 16:26)
"E disse loro questa parabola: "La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; egli ragionava così, fra sé: "Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?" E disse: "Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all'anima mia: "Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti"". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?" Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio". (Luca 12:16-21)
"Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno." (1 Giovanni 2:15-17)
Spero che il lettore si renda conto quanto sia importante badare alle ricchezze vere e non porre fiducia in quelle che offre questo mondo malvagio in cui viviamo. Personalmente ho aperto due conti corrente, uno presso una banca italiana, l'altro in cielo.
Consiglio al lettore di fare altrettanto, perché mentre sono convinto che le banche mi stiano dissanguando con commissioni, interessi, assicurazioni, ecc... il nostro Signore è invece un banchiere più amorevole che onesto. Io preferisco affidare a lui i miei risparmi ed investire nella sua affidabilità. So che non me ne pentirò.
E tu che leggi, dov'è il tuo tesoro? Dov'è la tua ricchezza, dove la stai accumulando? Qual è il senso di ciò che fai in questo mondo? Conta solo quanti soldi hai in banca?
L'intento di questo mio articolo è spingerti a riflettere - se non l'hai fatto già - su dove sta veramente andando il mondo e dove stai andando tu.
Prego Dio che la tua sia la direzione giusta.
Fonte: http://www.studibiblici.eu/
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