Mi chiamo Francesco, ho 35 anni e sono di Roma. Da bambino ero timido, insicuro e poco socievole attitudini che, crescendo, sono diventate tra i miei più grandi problemi.
A 15 anni lasciai la scuola per andare a lavorare nella azienda ortofrutticola di mio padre, ma senza di lui mi sembrava di non riuscire a fare quasi nulla, anche se poi in realtà me la cavavo abbastanza bene. Infatti mio padre cominciò a darmi sempre maggiori responsabilità. Ma io continuavo a sentirmi inferiore rispetto agli altri e
a 17 anni per sentirmi al livello deimiei amici cominciai a fumare spinelli, a fare uso di ecstasy, acidi e superalcolici quando andavo in
discoteca.
Lavoravo moltissimo, dalle 14 alle 15 ore al giorno. Cominciai a notare che le droghe mi aiutavano a socializzare. Saltuariamente usavo cocaina che, piano piano sostituì tutte le altre droghe diventando per me una specie di farmaco per farmi sentire più sicuro.
In quel periodo mio padre aveva lasciato a me la gestione dell'azienda, ma con il mio agire contribuii a farla fallire. Spendevo molto, da 100
a 300 euro ogni giorno. Cominciai a isolarmi un po' da tutti, l'insoddisfazione dentro me era sempre più forte e soltanto la cocaina riusciva ad alleggerirla solo per qualche momento, senza guarirmi dal mio problema.
A 30 anni, dopo ben 13 anni di droga, un giorno mio padre scrisse una lettera dove diceva di volersi suicidare, ma una sua sorella, credente in Gesù, gli suggerì di andare in una chiesa evangelica.
Mio papà nella disperazione in cui era decise di provare, non aveva nulla da perdere.
Così cominciò a frequentarne una e, dopo qualche mese, a lui si unì mia madre e cominciai a notare in loro alcuni cambiamenti, il primo fu che mio padre non parlò più di suicidio.
Una domenica di agosto, mentre eravamo soli a casa, mio padre timidamente cominciò a parlarmi dicendomi che Gesù è vivente e che
solo Lui poteva aiutarmi. Lo contraddissi con le mie filosofie, affermando che la Bibbia è solo un libro come tanti.
Chiamai mia madre per dirle che ero preoccupato per papà, secondo me stava delirando.
Nell'ottobre 2006, pressato dai miei, feci un colloquio per entrare al Centro Kades e a novembre vi entrai. Mi aspettavo che sarebbe stata
utilizzata chissà quale terapia, e mi sembrava assurdo il consiglio secondo il quale, per risolvere i miei problemi, dovevo accettare Gesù nel mio cuore.
Pur volendolo non ebbi il coraggio di andarmene e una sera in una riunione di preghiera piansi con tutto il cuore davanti al Signore chiedendoGli perdono per i miei peccati e riconoscendo di aver bisogno di Lui.
Andai a letto con una pace interiore meravigliosa.
Il mattino seguente mi svegliai per assolvere, come sempre, i miei impegni e mi accorsi che, per la prima volta, stavo cantando con gioia.
Capii che Dio aveva risposto al mio grido e che da quel momento la mia vita non sarebbe stata più la stessa, e così è stato!
Al termine del mio programma al Centro sono tornato dalla mia famiglia a Roma, e qui ho avuto la gioia di constatare che il Signore aveva operato anche in loro. Dio mi ha dato grazia di fidanzarmi e, nel gennaio 2010, di sposarmi. Ora vivo con mia moglie ad Arezzo dove Dio ci ha provveduto una casa e un lavoro.
Ringrazio il Signore Gesù per ciò che ha fatto e che continuerà a fare nella mia vita e in quanti Lo cercano con tutto il cuore.
Francesco
Se, come questo giovane, ti trovi in un momento di grande bisogno e stai cercando una via d'uscita da una situazione per te ormai insostenibile, telefona allo 0144.41222, ti risponderà un operatore del Centro Kades a cui potrai presentare le tue domande, esporre i tuoi dubbi, ascoltare come, anche per te, c'è un futuro e una speranza nei piani del Signore per la tua vita!
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