Secondo capitolo del libro: La Bibbia e il movimento pentecostale.
IL BATTESIMO DELLO SPIRITO SANTO
Ora che si è compreso che lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo e si riceve con Cristo, si può capire perché il battesimo dello Spirito, come viene insegnato nella Bibbia, avviene nel momento della salvezza: "Infatti noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo" (1 Corinzi 12:13).
Il battesimo dello Spirito ci rende dunque membri del corpo di Cristo e una volta che si è già membri del corpo di Cristo, a che scopo volere più questo battesimo?
Inoltre tutti i credenti sono battezzati dallo Spirito Santo. "Infatti noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito". In 1 Corinzi, Paolo scrive ai credenti in Gesù che sono in Corinto e in "ogni luogo" (1 Corinzi 1:1-2). Non scrive esclusivamente ai credenti più spirituali, dato che a quelli di Corinto dichiara: "siete ancora carnali" (1 Corinzi 3:1-3), ma si rivolge a tutti i credenti e dice: "Infatti noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo" (1 Corinzi 12:13). È chiaro che la Scrittura, qui, non dice che "alcuni", ma "tutti" i credenti avevano ricevuto il battesimo dello Spirito.
Questo passo è molto importante perché spiega che è proprio questo battesimo che ci inserisce nel corpo di Cristo: "noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo". Si entra a far parte del corpo di Cristo nel momento in cui si verifica la nuova nascita per la fede in Lui, perciò tutti i credenti sono necessariamente battezzati dallo Spirito Santo in quel momento, altrimenti non fanno parte di quel corpo; infatti "se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di Lui".
Nella Bibbia, il termine "battesimo dello Spirito", oltre che in 1 Corinzi 12:13, si trova solo nelle parole di Giovanni Battista: "Ben io vi battezzo con acqua in vista del ravvedimento; ma colui che viene dietro a me è più forte di me, e io non sono degno di portargli i calzari, Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco" (Matteo 3:11). (Queste stesse parole di Giovanni sono anche citate in Marco 1:8, Luca 3:16,
Giovanni 1:33, Atti 1:5 e 11:16). Questi passi sono usati da alcuni sostenitori della dottrina secondo la quale soltanto le persone che parlano in lingue sono battezzate dallo Spirito Santo perché non spiegano ciò che fa il battesimo dello Spirito Santo, né chi viene battezzato. È perciò chiaro che non annullano affatto la dichiarazione di Paolo, il quale precisa chiaramente che tutti i credenti sono battezzati dallo Spirito (1 Corinzi 12:13).
Qualcuno cerca di eliminare 1 Corinzi 12:13 dicendo che il versetto parla di un altro battesimo "dello" Spirito mentre quello di cui parlava Giovanni Battista era "nello" Spirito. Questa interpretazione errata ignora il fatto che la parola nella lingua originale è la stessa: èèéen
Inoltre, nella maggioranza delle traduzioni le parole di Giovanni non vengono tradotte "nello Spirito", ma "con lo Spirito".
Del resto, questo brano prosegue con una rivelazione di Dio che contraddice completamente un’altra cara tradizione formatasi nel nostro secolo, cioè l’idea secondo la quale si sa quando uno viene battezzato dallo Spirito, perché tutti coloro che ricevono il Suo battesimo parlano in lingue. In primo luogo, il passo porta l’esempio delle membra del corpo umano, ognuna delle quali ha un compito specifico, diverso dalle altre. Gli occhi, le orecchie, le mani, il naso, ecc. hanno compiti differenti, ma insieme formano il corpo. Così anche i membri del corpo di Cristo sono differenti l’uno dall’altro e quindi non v’è nessun dono che tutti devono avere in comune.
Poi, dopo l’illustrazione del corpo, il capitolo conclude con una serie di domande la cui risposta è "no". "Son tutti apostoli? Son tutti profeti? Son forse tutti dottori? Fanno tutti dei miracoli? Tutti hanno i doni delle guarigioni? Parlano tutti in lingue? Interpretano tutti? (1 Corinzi 12:29). È chiaro infatti che non tutti erano apostoli perché la Bibbia spiega che, nel senso primario, erano tali solo coloro che avevano visto Cristo e che Paolo era l’ultimo di essi. Non erano neppure tutti profeti, come viene precisato in 1 Corinzi 14:1, né "dottori" poiché nel testo originale greco (la lingua dalla quale fu tradotto il nostro Nuovo Testamento) viene usata la stessa parola sia per dottori che per maestri e la Bibbia dice: "non siate molti a fare da
maestri sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio" (Giacomo 3:1).
Inoltre, nella lingua originale, esiste a riguardo l’avverbio di negazione "non", a specificare in modo chiaro che "non tutti parlano in lingue".
Nella traduzione, benché non sia scritto, l’avverbio "non" è chiaramente sottinteso. Questo diventa più chiaro se si torna a leggere tutto il contesto, perché dopo aver detto: "Noi tutti abbiamo ricevuto il Battesimo", prosegue con l’illustrazione di come il corpo umano non sia tutto occhio, né orecchio, ma disponga di molte membra, appunto per chiarire che, come per tutte le membra del corpo umano non esiste una capacità comune, così non c’è un unico dono o una sola capacità che tutti i membri del corpo di Cristo debbano avere. Inoltre è scritto che non tutti i battezzati parlano in lingue.
C’è chi obbietta che forse non tutti hanno il dono delle lingue, ma tutti parlano in lingue quando ricevono il battesimo dello Spirito. 1 Corinzi però non chiede se tutti hanno il dono delle lingue, ma: "Parlano tutti in altre lingue?" Inoltre, nel giorno della Pentecoste e nella casa di Cornelio, dove le lingue furono date veramente come conferma del battesimo dello Spirito, vengono indicate come il dono: "Se dunque Iddio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato anche a noi che abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io da potermi opporre a Dio?" (Atti 11:17).
In questi casi il dono delle lingue serviva come conferma del battesimo dello Spirito, ma più tardi non era normalmente così.
Discepoli di chi?
Il passo che di solito viene utilizzato per dimostrare il contrario è Atti 19:17. Dal momento che quei discepoli di cui si parla non erano battezzati dallo Spirito Santo, molti insistono nel ritenere che questo brano insegni che il battesimo dello Spirito
Santo è una esperienza da chiedere dopo che si è diventati discepoli. Tutto il ragionamento è possibile soltanto facendo intendere che si tratti di discepoli di Gesù.
Il passo precisa però che Paolo parlò con i discepoli di Giovanni Battista, non di Gesù. Inizialmente erano stati scambiati per seguaci di Cristo, ma di Gesù sapevano soltanto ciò che Giovanni predicò prima che Cristo morisse per i peccati del mondo.
Infatti, oltre ad informare che erano discepoli del Battista, il passo annota che non sapevano neppure chi era lo Spirito Santo: "Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?"
Gli risposero: "Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo Spirito Santo".
Egli disse loro: "Con quale battesimo siete dunque stati battezzati?" Essi risposero: "Col battesimo di Giovanni" (Atti 19:2-3).
Particolarmente importante è la prima domanda che Paolo rivolse loro e cioè: "Riceveste voi lo Spirito Santo quando credeste?" (Atti 19:2). Non sarebbe apparsa piuttosto strana una simile domanda se non fosse stato normale ricevere lo Spirito Santo nel momento in cui si credeva in Gesù Cristo?
Questo passo fa capire, dunque, che i discepoli di Gesù, normalmente, ricevettero lo Spirito Santo quando credettero in Lui. Con la loro risposta, Paolo seppe che non erano discepoli di Gesù, ma del Battista e perciò predicò loro Cristo ed essi Lo accolsero. Non erano vecchi credenti in Cristo che più tardi, in secondo momento ricevettero lo Spirito Santo. Questa volta, come altre due volte in Atti, i nuovi credenti in Cristo parlarono anche in lingue, ma di solito non fu così.
Il racconto dei discepoli del Battista, in Atti 19, non insegna affatto che solo chi abbia parlato in lingue abbia ricevuto lo Spirito Santo o che i discepoli di Cristo, dopo essere stati salvati, debbano cercare il battesimo dello Spirito Santo.
Gesù Cristo e Giovanni Battista erano persone diverse e non si deve nascondere la distinzione per camuffare l’insegnamento della Bibbia. Occorre obbedire all’ammonizione, "Studiati di presentar te stesso dinanzi a Dio: operaio che non abbia ad esser confuso, che tagli rettamente la parola della verità" (2 Timoteo 2:15). Ci si deve quindi servire di Atti 19 per trasmettere solo ciò che vuole esprimere.
Dunque l’insegnamento della Bibbia è chiaro: mentre nel giorno della Pentecoste e a casa di Cornelio il dono delle lingue fu dato come conferma che quelle persone avevano ricevuto lo Spirito Santo, non è mai però affermato che le lingue dovevano accompagnare sempre il battesimo dello Spirito. Anzi, come si è già osservato, questa idea viene categoricamente negata in 1 Corinzi 12:13,30 dove la spiegazione inizia: "Noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito", e conclude domandando: "Parlan tutti in altre lingue?" Come risposta ovvia ci si aspetta "no". I credenti sono stati tutti battezzati dallo Spirito Santo, ma non tutti i battezzati parlano in lingue. Questo è un fatto chiaro, incontestabile se si accetta la Scrittura come autorità, e Atti 19 può essere usato per contraddirlo soltanto se si trasformano i discepoli di Giovanni Battista in discepoli di Gesù. Da dove è venuta, allora, l’idea che il battesimo dello Spirito si riceva non al momento della nuova nascita, ma in un secondo momento, e che soltanto chi parli in "lingue" l’abbia ricevuto?
L’inizio di un movimento
Lo storico pentecostale Claude Kendricks, spiega che l’origine del moderno movimento delle "lingue" risale all’esperienza di una ragazza americana e racconta:
"Sebbene Agnes Osmond non fosse la prima a parlare in lingue in tempi moderni, fu nondimeno la prima persona conosciuta che ebbe questa esperienza dopo aver ricercato il battesimo dello Spirito Santo con la speranza di parlare in lingue
L’evento ebbe luogo il 1 Gennaio del 1901 e fu da quel momento che un gruppo evangelico cominciò ad insegnare la necessità di ricercare il battesimo dello Spirito, che si sarebbe ricevuto con la manifestazione delle lingue". ("The promise fulfilled, the history of the modern pentecostal movement").
Un parlare estatico simile a quello che oggi viene chiamato "lingue" esisteva già in altre religioni, ecco perché lo storico, pur dicendo che Agnes Osmond non è stata la prima persona a parlare in lingue in tempi moderni, afferma che l’odierna dottrina del battesimo dello Spirito, sempre accompagnato dalle lingue, ebbe la sua origine nell’esperienza di questa donna americana vissuta all’inizio del nostro secolo.
In seguito estesosi da un gruppo all’altro, divenne il carattere distintivo prima delle denominazioni pentecostali, poi del movimento carismatico evangelico e, infine, dei gruppi carismatici cattolici. Si dovrebbe conoscere bene la storia per poter giudicare quanto di ciò che si crede sia fondato sulla Bibbia, e quanto su fatti di cronaca, che pian piano sono diventati tradizione.
Qualcuno, quando impara dalla storia da dove sono venute certe dottrine che egli segue, si schermisce: "Ma io non sapevo nulla dell’esistenza di Agnes Osmond, di conseguenza, non sono stato influenzato da questa tradizione". La maggioranza dei cattolici potrebbe usare lo stesso argomento per quasi tutte le sue dottrine antibibliche; ma chiaramente non è neces
Anche il commento di Richard Quebedeaux, altro storico pentecostale, non si discosta dall’interpretazione del Kendricks. Egli, commentando la stessa esperienza della signorina Osmond, rende molto chiara l’origine della tradizione secondo la quale soltanto chi parla in "lingue" è stato battezzato dallo Spirito: "Il significato di questa manifestazione non era semplicemente di glossolalia, cioè di parlare in lingue (ciò era capitato anche prima), ma che, per la prima volta, l’idea di essere battezzato o riempito dallo Spirito Santo era associata ad un segno esterno: il parlare in lingue".
("The new charismatics", pag. 28"). Ancora un altro storico, rende più chiaro questo punto. "L’importanza di questi avvenimenti di Topeka è che per la prima volta il concetto di essere battezzato (o riempito) di Spirito Santo era associato con un segno esterno, il parlare in lingue" ("Penticostalism Nickel" p. 28).
Più avanti, nel libro di Quebedeaux troviamo: "I neopentecostali ritengono che l’autorità della Bibbia (la parola scritta) debba essere sempre sottomessa alla parola vivente di Dio, manifestata dall’attività odierna dello Spirito Santo stesso".
Con ciò egli insegna che, in casi come questo del battesimo dello Spirito, dove esiste un evidente equivoco nei confronti della Bibbia, storicamente, i neopentecostali, quando si convincevano che una esperienza veniva dallo Spirito Santo,
la consideravano più autorevole della Scrittura. Ma se la Bibbia dovesse "essere sempre sottomessa" a qualche altra autorità, come si potrebbe scegliere quale? Ogni religione ne offre qualcuna.
Il problema dell’autorità
Lasciando da parte però le molte "autorità" delle altre religioni, se si dovesse sottomettere la Bibbia alle rivelazioni carismatiche, quali di esse si dovrebbero preferire? Qualche esempio dimostrerà quanto sia pericoloso lasciare la solida base della Bibbia per appoggiarsi ad altre fonti di autorità.
Una cara sorella, rispettata come un’autorità fra i credenti della sua zona di Italia insegnò riguardo agli occhiali: "Gesù mi ha rivelato che è peccato portare gli occhiali da sole, ma è lecito portare occhiali da vista".
Un altro gruppo vicino, anche pentecostale, nello stesso tempo, insegnava precisamente il contrario e cioè che portare occhiali da vista era mancanza di fede in Dio che guarisce. Così se li toglievano e, a volte, li bruciavano per scoprire poi che, nonostante tutto, non vedevano bene.
Allora, quale autorità si dovrà accettare, quella che afferma: "È lecito portare occhiali da vista" o quella che dichiara che sia mancanza di fede?" Le regole contrastanti, come il portare o meno gli occhiali da vista, mettono in rilievo ancora un altro problema, vale a dire il moltiplicarsi delle regole che sfociano spesso in una specie di legalismo. Troppe volte la libertà di cui gode chi cammina per lo Spirito è sostituita da una moltitudine di nuovi comandamenti. Tutto ciò è in viva contraddizione con lo spirito del consiglio di Gerusalemme che decise di non caricare di regole i credenti Gentili, se non con quelle poche più necessarie (Atti 15:19-21, 27-29).
Ci si trova di fronte al problema di come distinguere, tra il gran numero di rivelazioni extrabibliche, quelle che si debbano seguire se non si vuole sottoporsi alla Parola di Dio. Non tutto ciò che è bello, anche se soprannaturale, viene da Dio. I pagani camminano sui carboni ardenti senza bruciarsi; i maghi guariscono; gli spiritisti assumono le tonalità delle voci dei morti. "Satana si traveste da angelo di luce, non è dunque gran che se anche i suoi ministri si travestono da ministri di giustizia" (2 Corinzi 11:14-15).
Sono soprattutto i credenti che il diavolo vuole ingannare. Perciò la Bibbia dice:
"Sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti e faranno gran segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti" (Matteo 24:24). Il fatto che un’esperienza sia spirituale non garantisce che sia da Dio e la Bibbia avvisa che il diavolo potrebbe usare e conferire anche poteri soprannaturali. Ci sono molti che pur non cadendo quando sono tentati di rubare o fornicare, possono però essere ingannati e sviati da un’esperienza spirituale. Non ci si deve lasciar sviare dalla Parola sicuramente ispirata da Dio, la Bibbia.
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