Dopo aver presentato, alla luce delle Scritture, la vita del cristiano al lavoro e a tavola, consideriamo ora quale deve essere il comportamento di un autentico credente nel suo andare e venire (Salmo 56:8), nel tempo cioè che trascorre fuori dal suo ambiente familiare e da quello professionale.
Che si tratti degli spostamenti quotidiani compiuti per recarsi al posto di lavoro e per ritornarne a casa o per fare delle commissioni, o che si tratti di uscite settimanali, di viaggi di piacere o di affari, dobbiamo, in ogni tempo ed in ogni circostanza, ricordarci che il nostro Padre Celeste si aspetta che la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale (2 Corinzi 4:10-11), cioè nella nostra esistenza terrena.
Che la nostra strada sia corta o lunga, che noi la compiamo a piedi, in bicicletta, in auto, in autobus, in tram, in metrò, in treno, in battello o in aeroplano, i nostri privilegi e le nostre responsabilità non cambiano (Salmo 73:23-28).
Che un cristiano si rechi ai campi o in officina, nel negozio o all’ufficio, a scuola, in chiesa, nella monotonia di una routine che è sempre la stessa, che lasci la sua città o il suo paese con nuovi itinerari per vivere temporaneamente in luoghi dove nessuno lo conosce, dappertutto dove si trova egli dimora sotto lo sguardo di Dio (2 Cronache 16:9) e non può seguire che una sola via: la strada maestra (Numeri 20:17).
Il salmista riassume in maniera ammirabile la situazione del fedele davanti a Dio quando esclama: “O Eterno, Tu mi hai investigato e mi conosci, Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, Tu intendi da lungi imiei pensieri, Tu mi sei vicino quando cammino e quando mi corico, e conosci a fondo tutte le mie vie Perché la parola non e ancora sulla mia lingua che già, o Eterno, Tu la conosci appieno Tu mi stringi di dietro e davanti e mi metti la mano addosso. Una tal conoscenza e troppo meravigliosa per me, tanto alta, che io non posso arrivarci. Dove me ne andrò lungi dal Tuo Spirito? Dove fuggirò dal Tuo cospetto? Se salgo al cielo Tu vi sei; se mi metto a giacere nel soggiorno dei morti, eccoTi qui. Se prendo le ali dell’alba e vado a dimorare all’estremità del mare, anche qui la Tua mano mi condurrà e la Tua destra mi afferrerà...” (Salmo 39 1-10).
Queste affermazioni, che all’incredulo spesso appaiono assolutamente senza senso e, più ancora, inaccettabili, portano tuttavia, all’uomo riconciliato con Dio, una pace meravigliosa ed una perfetta sicurezza (Proverbi 3:21-23). Gli ricordano che, nei suoi spostamenti, come al lavoro e a tavola, non deve mai perdere di vista la Gloria di Dio, la salvezza del suo prossimo e la sua propria santificazione (Proverbi 4:26-27).
Sotto tutti i cieli, lo Spirito di Dio rende testimonianza allo spirito nostro che noi siamo figliuoli di Dio (Romani 8:16) e che la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio (Colossesi 3:3).
Secondo la promessa del Signore, lo Spirito Santo si compiace di insegnarci ogni cosa e di ricordarci le parole di Gesù, affinché diventino in noi “Spirito e Vita” e si radichino nei nostri cuori (Giovanni 14:25-26).
Gesù non diceva ai Suoi discepoli: “Sforzatevi di essere il sale della terra” oppure: “Cercate di diventare la luce del mondo!” Al contrario Egli esclamava: “Voi siete il sale della terra!” e “Voi siete la luce del mondo!” ed aggiungeva pure che la luce non era fatta per essere messa sotto il moggio!
Nello stesso modo avvertiva che, se il sale diventava insipido, doveva essere gettato via, e calpestato dagli uomini, non essendo buono né per la terra né per concime (Matteo 5:13-15; Luca 14:34-35).
Per essere utile ed efficace la nostra testimonianza cristiana deve dunque essere manifestata davanti agli uomini.
E’ per la nostra strada che dobbiamo avere del sale in noi stessi, una fede vivente e radiosa, affinché in quei momenti in cui siamo naturalmente in contatto con il nostro prossimo, gli uomini vedano le nostre buone opere e glorifichino il nostro Padre che è nei cieli (Matteo 5:16).
Certamente non ignoriamo gli obblighi dell’uomo moderno e sappiamo bene che non siamo più ai tempi di Abramo che, a prima vista, pareva disporre liberamente del suo tempo per effettuare i suoi tragitti nel paese della promessa (Genesi 12:9).
Oggi, nel mito della velocità, tutto è precisato, contato e controllato. Bisogna trovarsi in orario sul posto di lavoro. In più vi sono le famose ore di punta, nelle quali la circolazione nelle città ha del mostruoso. Bisogna dunque calcolare il tempo che possiamo passare a tavola in rapporto a quello che dobbiamo impiegare per compiere il nostro tragitto.
Se siamo vincolati dall’autobus o dal tram, dal metrò o dal treno , abbiamo una vera gara contro il tempo, che si ripete ogni giorno ed anche più volte al giorno, per non perdere le coincidenze.
Con le abitudini e gli obblighi che molte persone si creano da loro stesse per adattarsi a questo sistema, è facile comprendere come migliaia di uomini e di donne vivano ad un “ritmo “assolutamente contrario alla loro natura e alla loro costituzione.
Così molti non
tardano, in questa continua tensione, a soffrire di una stanchezza cronica, che
finisce per essere una delle cause delle attuali numerose depressioni
nervose, che annunciano la fine della nostra civiltà.
Ma, direte voi, come sottrarci a questa esistenza inumana?
Come facciamo a vivere in questo mondo senza subirne le influenze?
L’autentico
cristiano non ha che una risposta: “La vittoria che ha vinto il mondo è la
nostra fede”: LA FEDE NON CI E’ DATA PER PERMETTERCI Dl EVADERE
DALLE REALTÀ PRESENTI, MA PER GUIDARCI AD ATTRAVERSARLE DA VINCITORI (1 Giovanni 5:4).
Se la fede cristiana non si manifesta nelle ore più difficili delle nostre giornate, a che cosa potrebbe servirci e che cosa potrebbero invidiarci i pagani?
Ecco perché il cristiano deve manifestare tutta la sua fede quaggiù.
L’uomo ha bisogno di essere salvato, per poter vivere in questo mondo. Un mondo spostato dal suo asse e squilibrato, in mezzo a tutti i nevrotici di questa ultima generazione!
La salvezza che Iddio ci offre non è una semplice assicurazione contro l’inferno, che ci servirà il giorno in cui lasceremo questa terra di pene e di dolori.
LA SALVEZZA E’ UNA POTENZA DI VITA CAPACE DI AIUTARCI AD ATTRAVERSARE QUESTO PRESENTE SECOLO MALVAGIO.
La grazia salutare di Dio è apparsa a tutti gli uomini e ci insegna, non solamente a rinunciare alle concupiscenze mondane, ma ci insegna come vivere quaggiù temperatamente, piamente e giustamente, aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro Signore Gesù Cristo (Tito 2:11-13).
Più che nelle nostre riunioni, è sulle nostre strade e sui marciapiedi delle nostre vie che la temperanza, la giustizia e la pietà del credente sono messe alla prova.
Dobbiamo ricordarci che la conversione a Cristo non ha, in nessun tempo, avuto per effetto la trasformazione dell’ambiente nel quale l’uomo vive, né di cambiare le nostre circostanze in modo magico. La conversione è un’opera che lo Spirito di Dio compie nel nostro essere distruttore. Noi siamo condotti per lo spirito Santo a vederci come Iddio ci vede e ci vuole.
Riconosciamo allora la nostra miseria ed il nostro peccato, la nostra incapacità totale di onorare Dio, amando il nostro prossimo come noi stessi.
Di fronte alle esigenze di Dio, constatiamo che la nostra vita è un fallimento e che moriremo nei nostri peccati senza aver realizzato sulla terra il vero scopo della nostra vita.
Inoltre, dobbiamo ammettere che siamo nemici di Dio con i nostri pensieri, le nostre parole e i nostri atti, veri figli di ribellione, dominati da una volontà più forte della nostra, quella di satana, l’avversario di Dio.
Realizziamo così che siamo perduti spiritualmente, morti nei nostri falli e nei nostri peccati (Efesini 2:1-3) e che l’ira di Dio dimora su di noi (Giovanni 3:36).
Se siamo in questo stato, viviamo in questo mondo per la potenza del principe delle tenebre, il capo della potestà dell’aria, che adopera le nostre membra per compiere i suoi disegni. Certamente molti dei piani che satana presenta all’uomo non mancano di grandezza, né di una certa bellezza...
Ah, com’è difficile non cedere agli inviti dell’angelo decaduto!... I suoi ragionamenti hanno un’apparenza di sapienza e le sue intenzioni micidiali sono abilmente camuffate. Eccita con tutto ciò che piace alla carne e vuole aiutare l’uomo ad... elevarsi, promettendogli tutti i regni della terra e la loro gloria (Matteo 4:8-9) mentre, invece, scava in coloro che lo ascoltano e che gli cedono il vuoto spaventoso dell’anima, che è l’assenza totale di Dio!
Ecco perché oggi potete vedere delle donne e degli uomini pur coperti di gloria e carichi di... beni, camminare con un cuore vuoto, sotto un cielo vuoto, verso un abisso nero che già li attende.
A questo punto dobbiamo e possiamo comprendere quanto l’immensa salvezza di Dio può portare all’uomo. Ma all’uomo che, avendo inteso l’Evangelo, si rivolge sinceramente verso il Signore e riceve realmente Gesù Cristo come Salvatore.
Questa è la conversione, operata dall’azione della Parola e dello Spinto di Dio, frutto di un profondo pentimento verso Dio, accompagnato da una fede vivente nel nostro Signore Gesù Cristo (Atti 20:21).
Mutando i nostri obiettivi, rinunciando a noi stessi, lasciamo che Gesù venga a popolare tutta la nostra esistenza (Filippesi 3:7, 8).
Egli è il dono gratuito di Dio, la Vita eterna (Romani 6:23).
Ma questa Vita, che noi riceviamo per la fede nel Figlio di Dio, non ci introduce subito nella beatitudine celeste. Iddio ci lascia ancora in questo mondo affinché Gli rendiamo testimonianza. E questo mondo resta quello che è, andando verso la sua fine, perché è già giudicato (Giovanni 12:31).
Tuttavia, per vivere e camminare in tale sfera d’azione ci è dato lo Spirito Santo (Atti 1:8). Egli fa la Sua dimora in noi e non domanda che di riempirci fino alla completa pienezza di Dio (Efesini 5:18; 3:19). Da quel momento, in questo mondo di odio, in mezzo a tutti coloro che non amano perché non sono amati, i frutti dello Spirito (Galati 5:22) si manifesteranno nel credente con:
- UN AMORE IMPERITURO, che perdona tutto, che crede a tutto, che spera tutto e sopporta tutto (1 Corinzi 13:7-8);
- UNA GIOIA INESAURIBILE, che scaturisce dal seno stesso della tristezza della vita e che nessuno può rapire (Giovanni 16:22);
- UNA PACE SOPRANNATURALE, che regna nei nostri cuori in tutte le inquietudini ed i turbamenti di quaggiù;
- UNA PACE CHE DONA LA PACE (Giovanni 14:27);
- UNA PAZIENZA COMUNICATIVA che mostra la sua origine nelle tribolazioni e nelle avversità, conducendoci a compiere, verso e contro tutti, la volontà di Dio, sapendo che alla Sua ora, il Padre saprà farci ottenere le cose promesse (Ebrei 10:36);
- UNA BONTA RAGGIANTE E OPERANTE nei luoghi dove dominano l’ingratitudine e la cattiveria (Proverbi 19:22);
- UNA BENEVOLENZA INVINCIBILE negli ambienti dove regnano la maldicenza ed il malvagio sospetto (Proverbi 14:9);
- UNA FEDELTA’ inalterabile (Proverbi 27:6);
- UNA DOLCEZZA che si fa conoscere da tutti gli uomini (Filippesi 4:5) ed infine
- LA TEMPERANZA in mezzo ad una generazione che si dà a tutti gli abusi e che ha ad orrore la disciplina (1 Tessalonicesi 5:6-8).
Non è difficile rendersi conto dell’influenza che la vita dello Spirito può avere sull’uomo di oggi. Questa vita, Gesù l’aveva descritta alla donna samaritana con questa bella immagine: “Colui che berrà dell’acqua che Io gli darò non avrà mai sete, e l’acqua che gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4:14).
A Gerusalemme, parlando dello Spirito che avrebbero ricevuto coloro che avessero creduto in Lui, Gesù diceva ancora: “Colui che crede in Me, come dice la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Giovanni 7:38).
La vita cristiana autentica non è dunque una semplice astensione da ogni apparenza di male ma una potenza che agisce per il bene di tutti. Tuttavia, essendo tutt’altra cosa che un’attitudine negativa, questa vita deve essere in contrasto con tutto ciò che il mondo è abituato a vedere.
Il primo segno caratteristico di un uomo veramente legato a Cristo è che non si conforma più a questo secolo (Romani 1:1-2). Benché sia nel mondo, il cristiano non è più nel mondo. E, dato che è in Cristo, ama tutto ciò che Cristo ha amato e si mette ad odiare con tutte le sue forze tutto ciò che Cristo ha detestato.
Certamente, vivendo in questo mondo, il credente usa le cose del mondo, ma non si ferma e non si identifica con esso, perché la figura di questo mondo passa (1 Giovanni 2:17). Non avendo posto il suo cuore per nessuna cosa che è del mondo, l’uomo in Cristo può ammirare senza riserve la natura e rallegrarsi di tutte le sue opere, senza lasciarsi rendere schiavo da ciò che viene da Dio, ma che non è di Dio stesso.
Cosi, nei suoi spostamenti quotidiani, il cristiano che effettua il suo tragitto a piedi, dato che egli rimette tutto in Dio, troverà belle tutte le stagioni.
Nei giorni di neve o di pioggia, non si lamenterà del tempo, ma ringrazierà sempre il suo Padre nei cieli per il vestito che lo copre e per la casa che lo ripara. Penserà pure che ciò che per lui è una noia passeggera concorre tuttavia al suo bene: la pioggia, infatti, fa fruttificare la terra che ci nutre (Ebrei capp. 6-7).
Il caldo, il freddo,
l’estate, l’inverno, la primavera e l’autunno saranno per lui tutte occasioni
per fare il bene e glorificare Iddio e per rinnovare le sue lodi all’Eterno,
considerando i vari aspetti della Creazione di cui le diverse forme, i
suoni, i profumi, parlano a tutti i sensi donati all’uomo per servirgli e non
per asservirlo.
Ma, recandosi a
compiere il suo dovere e ricordandosi del suo Creatore, il riscattato del
Signore non potrà dimenticare il suo prossimo, questa gente che gli sta a fianco
e che incontra. Penserà a tutte quelle anime che Iddio ha creato (Isaia 57:16) e si ricorderà della sua posizione in
Cristo.
Avrà dunque verso tutti una posizione degna della sua vocazione celeste.
Non facendo eccezione per nessuno, saprà rispettare i passanti. Anche se ha fretta, eviterà di urtarli e starà attento al modo col quale risponderà (Salmo 141:3), se per caso egli stesso sarà vittima di una sgarbatezza, saprà scusare e scusarsi riconfortando con un sorriso o uno sguardo di simpatia colui che, nella calca, involontariamente gli avesse pestato un piede. Questa gente anonima, questo mondo sconosciuto che trascina le sue pene e le sue gioie, le sue virtù ed i suoi vizi, egli la amerà dello stesso amore di Colui che ha dato il Suo Figliuolo Unigenito, affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16).
Allora, sulla
strada, il suo pensiero diventerà una preghiera: “Signore, rivela loro il tuo
Figliuolo in ciascuna delle nostre vite, affinché invochino Colui del quale
hanno
udito parlare, ma nel quale molti non credono più, perché da troppo
tempo non hanno visto gli effetti della Tua Vita in coloro che dicono di essere
Tuoi”.
Se il cristiano circola su di un veicolo a due o a quattro ruote, innanzitutto vigilerà per rispettare il Codice della strada. Anche se è cosciente di vivere sotto la grazia da Dio, il cristiano autentico ha imparato che nessuno può ignorare la legge.
Così, se vuole beneficiare della protezione di Dio davanti a lui, dietro a lui, alla sua destra ed alla sua sinistra, saprà che non basta raccomandarsi alle cure del Signore prima di partire, ma anche nel tragitto deve vivere con Lui, essendo per gli altri un modello di condotta. Osserverà quindi scrupolosamente la segnaletica stradale, guidando un qualsiasi mezzo e cercherà di non correre rischi inutili e di non farne correre ad altri.
Anche questa disciplina nella guida fa parte della nostra santificazione. Così, nelle ore di punta, invece di lasciare che i suoi nervi si esasperino per la lentezza del traffico o per il modo di guidare degli altri, il credente converserà col suo Dio e vigilerà per non nuocere al suo prossimo.
Accetterà questo esercizio di pazienza da parte del suo Padre e, facendo tesoro sempre di più delle esperienze fatte per la strada, cercherà di partire per tempo, sapendo che è difficile ricuperare il tempo perduto senza creare nuovi pericoli. Se poi constaterà di non poter arrivare ad un appuntamento all’ora fissata, cercherà gentilmente di avvertire del suo ritardo coloro che lo aspettano.
Una vita vissuta veramente con Dio ci condurrà sempre a pensare al nostro prossimo ed a metterci nei panni degli altri.
Tuttavia può avvenire che anche il cristiano più prudente possa essere vittima di un incidente. In tale circostanza, sapendo di essere un figlio di Dio, si confiderà nel suo Padre premuroso e buono, rammentandosi che nulla può accadergli senza che Lui lo permetta (Lamentazioni 3:37).
Essendo inoltre
figlio di un Dio d’ordine e sottomesso alle autorità stabilite dal Suo Padre
celeste, il cristiano sarà sempre trovato con i documenti in regola
(Romani 13:1-7).
Rimettendosi in Colui che giudica giustamente si sforzerà di essere per il magistrato e gli agenti dell’ordine un collaboratore pieno di comprensione per il compito sovente ingrato ma tuttavia utile e necessario dei poliziotti.
E se, per una ragione o per l’altra, il cristiano si sarà lasciato sorprendere in qualche fallo (perché nessuno è infallibile), accetterà il rimprovero che si merita, non cercando scusanti o una giustificazione impossibile. Riconoscerà lealmente ed apertamente il suo errore ed i suoi torti e pagherà ciò che la legge esige, imparando ad essere più vigilante per l’avvenire.
Se, infine, come la maggior parte della gente, il cristiano si avvale quotidianamente dei servizi dell’autobus, del tram, dei metrò o del treno, anche qui si sottometterà alla disciplina dello Spirito Santo ed agirà secondo i suoi privilegi divini e non secondo la carne.
Il viaggiatore cristiano vivrà sempre nel rispetto dei diritti del prossimoGalati 5:13-16). (
Avrà riguardo per gli altri, per quelli che lo precedono come per quelli che lo seguono.
Non sfrutterà la sua prestanza fisica per passare dinnanzi agli altri, Saprà attendere il suo turno ed osserverà le forme della civile educazione, essendo sempre pronto ad essere gli occhi dei ciechi, le orecchie del sordo, il braccio dell’infermo o del vecchio.
Si conformerà ai regolamenti vigenti e resterà sempre padrone di se stesso di fronte ad un impiegato scortese o ad un viaggiatore insopportabile.
La sua divisa sarà sempre quella del grande apostolo: “Non essere vinto dal male ma vinci il male con il bene” (Romani 12:21).
Allora forse qualcuno scoprirà in lui, più che il frutto di una buona educazione o di un buon carattere, l’invisibile Presenza di Gesù nella sua carne mortale.
Se riflettiamo un istante, riconosceremo molto presto che tutto nel nostro comportamento quaggiù, dipende dalla sorgente che alimenta i nostri pensieri. Se Iddio è in noi e se noi abbiamo preso l’abitudine di parlare con Lui, anche in mezzo ad una folla, lo Spirito Santo condurrà sempre i nostri pensieri all’ubbidienza di Cristo (2 Corinzi 10:5) e manterrà nei nostri cuori i sentimenti che erano in Gesù (Filippesi 2:5).
Avremo del continuo sotto i nostri occhi l’immagine del Grande Viaggiatore che andava di luogo in luogo facendo dei bene (Atti 18:38).Sia a piedi che in una barca presa in prestito per attraversare il mare agitato o su un puledro d’asina, in tutte le situazioni ed in ogni occasione.
Gesù seppe
glorificare Iddio, manifestare il suo Nome agli uomini e dimenticare Se Stesso.
Così noi Lo sentiremo, nella verde e ridente Galilea, attirare gli sguardi
dei Suoi discepoli sugli uccelli del cielo, sui gigli dei campi, per insegnare
loro la fiducia nel Padre celeste (Matteo
6:26-34). In un altro momento, camminando in mezzo ad una folla che Lo
pressava da tutte le parti, Lo vediamo scoprire un’anima disperata che ha
veramente bisogno di Lui (Marco 5:24-34).
E quando attraverserà l’ostile Samaria, Lo ascolteranno rimproverare lo spirito vendicativo dei Suoi discepoli (Luca 9:52-56) e rivelare la Sua grazia ad una donna perduta e assetata di felicità (Giovanni 4:4-26).
Infine, se Lo seguiamo sulla strada che sale a Gerusalemme, la capitale dell’orgogliosa Giudea, impareremo quello che Gesù poté fare di un viaggio che Lo conduceva alle sofferenze e alla morte (Luca da 9:51 a 23:49).
Contemplando la vita del Signore Gesù e di tutti coloro che sperarono in Lui e che furono i grandi viaggiatori della Bibbia, noi sapremo oggi ancora, come “seguire con i nostri piedi le vie diritte” (Ebrei 12:13) e fare, del nostro andare e venire, un’occasione per testimoniare di Dio, per amare il nostro prossimo e per ricercare la santificazione, senza la quale nessuno vedrà il Signore (Ebrei 12:14).
Gaston Racine
Tratto dal libro “IL CRISTIANO NELLA VITA PRATICA”
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