Nel suo libro "Vivere riconciliati", A. Cencini scrive: "Per comprendere quale posto occupi il perdono nella dinamica della comunità e di qualsiasi realtà sociale bisogna prima intendersi sul concetto di comunità. Se di essa si ha un'idea perfezionista come d'un insieme di persone giuste, senza problemi relazionali perché tutte uguali o si piacciono - o s'ignorano - a vicenda, e inorridiscono scandalizzate di fronte al male altrui, allora il perdono diventa un'eccezione, una sgradita eventualità. Se invece la comunità è il luogo d'incontro di quanti, al di là del progetto di vivere insieme, constatano quotidianamente la loro debolezza e la fatica di volersi bene, allora ci sarà spesso bisogno di perdono, da dare e da ricevere.
La Chiesa è costruita sul modello della parabola del figlio prodigo. Stessi personaggi, stessa dinamica. C'è chi sbaglia e chi perdona, chi fa fatica a perdonare e chi non sa perdonare o gli secca che vi sia chi è misericordioso.
Chiariamo subito che non sono ruoli fissi: un po' tutti siamo ora il figlio prodigo, ora il fratello maggiore, ora - più raramente - il padre che perdona.
Quando c'è questa consapevolezza e quando tale coscienza si manifesta in atteggiamenti concreti, si scopre la dimensione ‘materna' della comunità, ci si sente accolti e riaccolti sempre di nuovo, molto più di quanto meriteremmo. In una comunità così configurata il perdono è il cuore della vita comunitaria e non può restare in vita senza la forza della misericordia, dalla quale scaturisce la riconciliazione.
La riconciliazione impedisce al peccato di ostacolare - rimanendo nascosto - i rapporti fraterni. Finché il male rimane nascosto, serpeggia dietro le quinte, distrugge e spezza la comunità, quando viene riconosciuto nel perdono fraterno non solo perde ogni suo potere malefico, ma può addirittura diventare occasione di crescita e di riscoperta di ciò che ci unisce. Infatti, se non poniamo dei limiti con il nostro orgoglio alla grazia di Dio, tutte le cose possono cooperare al bene di quelli che amano il Signore (Romani 8:28).
Non c'è comunità senza perdono, perché la riconciliazione è l'unica via per la comunione, per il dialogo, la creatività e la trascendenza in vista del compimento del regno di Dio.
In altre parole la comunità per il regno, ‘è il luogo in cui si scopre la profonda ferita del proprio essere e in cui si impara ad accettarla' (J. Vanier). Siamo peccatori riconciliati che hanno ritrovato se stessi e la comunione perdonandosi a vicenda, e riscoprono ogni giorno come «è bello e gioioso che i fratelli vivano insieme" (p. 91).
Lewis B. Smedes, in "Forgive and Forget: Healing the Hurts We Don't Deserve", scrive:"Il perdono è l'unico modo che abbiamo a disposizione per rendere più bello questo nostro mondo ingiusto.
È l'inaspettata rivoluzione dell'amore contro un dolore ingiusto; solo il perdono sa offrire vera speranza per la guarigione delle ferite che ingiustamente ci sono state inflitte" (p. 160).
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