Da molti secoli il simbolo più diffuso del Cristianesimo è quello della croce, con o senza la raffigurazione del crocifisso. Però chi fa visita alle catacombe di San Callisto a Roma sa che non era così nei primi tre secoli della storia cristiana. Allora i simboli di Cristo più raffigurati sulle tombe e i muri dei luoghi d'incontro dei cristiani erano
- un pesce,
- un agnello
- e un pastore.
Questi simboli sono belli e pieni di significato.
Il pesce
Quello del pesce è un acronimo in greco. In altre parole, le lettere che compongono la parola "pesce" (ichthys) corrispondono alle prime lettere di una serie di parole che, messe insieme, costituiscono una confessione di fede: "Gesù Cristo, Dio Figlio Salvatore".
Queste parole riassumono la fede cristiana secondo cui Gesù, il Cristo, profetizzato dai profeti d'Israele, è l'eterno Figlio di Dio, diventato il Salvatore del mondo (Giovanni 4:42). Gesù stesso disse che il motivo per cui era venuto nel mondo era per portare salvezza (Giovanni 12:47; Luca 19:10).
Proprio per questo motivo il simbolo del pesce è stato ripreso nei tempi moderni; ad esempio esistono degli adesivi del simbolo del pesce per attaccare alle macchine! La fede in Gesù in questi termini è ciò che portava i cristiani che frequentavano le catacombe a morire pur di non rinnegare il loro Signore e Salvatore.
Il Buon Pastore e l'agnello
L'altro simbolo molto presente nelle catacombe di San Callisto è quello di Buon Pastore, spesso raffigurato con una pecora sulle spalle. Anche questo simbolo rappresenta Gesù come il Salvatore, in questo caso che va a cercare la pecora smarrita. Spesso questo simbolo è presente negli affreschi e sulle tombe. Per cercare e salvare le pecore smarrite, noi, Gesù dovette morire al nostro posto. A questo proposito disse queste parole memorabili che portano ogni "pecora" salvata a ringraziarlo e adorarlo con dedizione totale: "Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio" (Giovanni 10:17-18).
L'orrore della morte di Cristo ci insegna quanto sia grave e concreto il problema del peccato. Senza il sacrificio del Buon Pastore, "per togliere il peccato del mondo" avrebbero avuto il meglio il peccato, la morte e il diavolo.
Ma Gesù, morendo, fece cadere su di sé tutta la pena del peccato.
Poi Gesù risuscitò, il giorno più bello in tutta la storia del mondo.
Ora il Buon Pastore promette perdono, liberazione e vita eterna a tutti coloro che credono in lui. Intanto in qualità di Buon Pastore risorto Gesù cerca le pecore perdute.
Così l'immagine del Buon Pastore con una pecora sulle spalle è quella più bella. Invito ognuno in occasione di questa Pasqua di immaginarsi quella pecora, quella che Gesù, il Buon Pastore, ha cercato e che, affidandosi a lui per fede si trova al sicuro sulle sue spalle.
Rinaldo Diprose
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