La retina dell’occhio sensibile alla luce contiene più di dieci milioni di cellule che fungono da fotorecettori. Queste cellule catturano la luce tramite le lenti e la convertono in complessi input elettrici che vengono poi inviati ad una sezione speciale del cervello dove vengono trasformati in quella sensazione che percepiamo come visione.

Per stimolare dieci millisecondi (ossia un centesimo di secondo) del processo completo di una singola cellula di un nervo della retina, ci sarebbe bisogno di circa cinquecento equazioni non lineari differenziali simultaneamente e per cento volte, elaborate da un supercomputer. Ciò richiederebbe molti minuti di lavorazione. 

Tenendo a mente che ci sono più di dieci milioni di cellule che interagiscono tra loro in modi molto complessi, un supercomputer impiegherebbe un minimo di cento anni per creare tutto quello che succede nel tuo occhio più volte al secondo. 
Se un supercomputer è ovviamente frutto di un design geniale, quanto di più lo è la struttura dell’occhio. 

Nonostante questo, gli evoluzionisti sono assolutamente convinti che l’occhio umano (e ogni altra cosa in natura) sia venuto all’esistenza per puro caso e grazie alle proprietà intrinseche della natura! Essi occasionalmente ammettono che una cosa del genere è difficile da credere persino per loro. 

Ernst Mayr, per esempio riconobbe che:
“E’ un considerevole affronto alla credulità di qualcuno presupporre che sistemi così finemente equilibrati come alcuni organi possano essere perfezionati da una mutazione casuale.”

Gli evoluzionisti sostengono che l’intera questione della probabilità sia irrilevante dal momento che l’evoluzione è assolutamente senza scopo, e quindi non tenta mai di raggiungere alcun obiettivo! Inoltre, affermano insistentemente che “la selezione naturale” rende l’impossibile possibile. Ma gli evoluzionisti sono stati vigorosamente provocati dai matematici riguardo a questa loro convinzione. 

Murray Eden, professore d’ingegneria disse:
“La casuale emersione dell’uomo è comparabile alla probabilità di copiare casualmente una significativa libreria di migliaia di volumi usando la seguente procedura: cominciare da una frase di senso compiuto, ricopiarla con qualche errore, renderla più lunga aggiungendo altre lettere; poi esaminare il risultato per controllare se la nuova frase abbia un senso. Ripetere questo processo finché l’intera libreria non sia completa”.

Insomma, negare la progettualità che c'è dietro un organo così complesso e specificato equivale a bendarsi gli occhi e affermare: "ci vedo benissimo!"

Fonte: La scienza come Dio comanda

Inviato da alex il

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