Per lo spazio di quaranta giorni, mattina e sera, Goliat, il Filisteo, lanciò una sfida a Saul e al suo esercito: «Perché uscite a schierarvi in battaglia? Non sono io il Filisteo e voi dei servi di Saul? Scegliete uno dei vostri e scenda contro di me. Se egli potrà lottare con me e uccidermi, noi saremo vostri servi; ma se io sarò vincitore e l’ucciderò, voi sarete nostri sudditi e ci servirete». Il Filisteo aggiunse: «Io lancio oggi questa sfida a disonore delle schiere d’Israele: Datemi un uomo e ci batteremo!» Quando Saul e tutto Israele udirono queste parole del Filisteo, rimasero sgomenti ed ebbero gran paura» (1 Samuele 17:8-11).
Davanti a questa scena minacciosa e terrificante nello stesso tempo, nessuno dell’esercito di Saul, neanche Abner, che era il grande generale dell’esercito di Saul, avevano il coraggio di levarsi per andare a combattere contro quel filisteo incirconciso, anzi tutti avevano paura e fuggivano (1 Samuele 17:24).
Chi avrebbe mai pensato che un ragazzo, dell’età di diciassette o diciotto anni, di nome Davide, che non era stato mai in campo di battaglia, non conosceva le tattiche di guerra, non aveva mai partecipato ad un conflitto e non aveva mai indossato un’armatura, sarebbe stato l’uomo che avrebbe accettato la sfida di Goliat?
La provvidenza, però volle che Davide, venisse chiamato da suo padre ad andare a trovare i suoi tre fratelli sul campo di battaglia, nel momento giusto, e che con le sue orecchie sentisse le parole arroganti e schernitrici del Filisteo, contro il popolo d’Israele.
Tutti sentirono le stesse parole, ma solamente Davide, che non era un membro dell’esercito Israelita, ma un semplice visitatore appena arrivato dal deserto, dove pascolava le poche pecore di suo padre, fu acceso da una santa gelosia per l’onore del suo Dio e di Israele suo popolo.
Infatti, quel Filisteo incirconciso, parlando in quei modo, non faceva altro di schernire Dio e il Suo popolo d’Israele.
Quando le parole di Davide, che chiedeva informazioni intorno a quello che avrebbe ottenuto da parte del re Saul, l’uomo che si sarebbe battuto con il Filisteo, arrivarono alle orecchie di Saul, Davide davanti al monarca, disse:
«Nessuno si perda d’animo a motivo di costui! Il tuo servo andrà e si batterà con quel filisteo» (1 Samuele 17:32).
Al che Saul rispose: «Tu non puoi andare a batterti con quel Filisteo, poiché tu non sei che un ragazzo, ed egli é un guerriero fin dalla sua giovinezza». Davide rispose a Saul: «Il tuo servo pascolava il gregge di suo padre e talvolta veniva un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge. Allora gli correvo dietro, la colpivo, gli strappavo dalle fauci la preda; e se quello mi si rivoltava contro, lo afferravo per le mascelle, lo ferivo e l’ammazzavo. Sì, il tuo servo ha ucciso il leone e l’orso; quest’incirconciso Filisteo, sarà come uno di quelli, perché ha coperto di vergogna le schiere del Dio Vivente». Davide soggiunse: «Il SIGNORE, che mi liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell’orso, mi libererà anche dalla mano di questo Filisteo». Saul disse a Davide: «Va’, e il SIGNORE sia con te» (1 Samuele 17:33-37).
Davanti a una simile determinazione, Saul non si sente di respingere l’iniziativa di Davide, anzi gli offre la sua armatura, pensando che equipaggiato bene, potrà affrontare Goliat, combattere contro di lui ed avere successo.
Visto che Davide non aveva mai indossato un’armatura di guerra, nè cinto una spada in vita sua, accettò in un primo momento l’offerta di Saul, ma provando a camminare con quegli arnesi di guerra, si rese conto che addirittura non poteva neanche muoversi a suo agio. Senza perdere tempo disse a Saul:«Non posso camminare con quest’armatura, non ci sono abituato». E se la tolse di dosso.
Poi prese in mano il suo bastone, si scelse nel torrente cinque pietre ben lisce, le pose nella sacchetta da pastore, che gli serviva da bisaccia, e con la fionda in mano si diresse verso il Filisteo (1 Samuele 17:39-40).
Il confronto tra Davide e Goliat
«Intanto avanzava anche il Filisteo, avvicinandosi sempre più a Davide, mentre il suo scudiero lo precedeva. Quando il Filisteo vide Davide, lo disprezzò, perché egli non era che un ragazzo, biondo e di bell’aspetto. Il Filistea disse a Davide: «Sono forse un cane, che tu vieni contro di me con il bastone?» E maledisse Davide in nome de suoi dei; poi il Filisteo disse a Davide: «veni qua, e darò la tua carne in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie dei campi». Allora Davide rispose al Filisteo: «Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di te nel Nome del SIGNORE degli eserciti, del Dio delle schiere d’Israele che tu hai insultate.
Oggi il SIGNORE ti darà nelle mie mani e io ti abbatterò; ti taglierò la testa, e darò oggi stesso i cadaveri dell’esercito dei Filistei in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie della terra; così tutta la terra riconoscerà che c’è un Dio in Israele, e tutta questa moltitudine riconoscerà che il SIGNORE non ha bisogno di spada nè di lancia per salvare; poiché l’esito della battaglia dipende dal SIGNORE ed Egli vi darà nelle nostre mani». Appena il Filisteo si mosse e si fece avanti per avvicinarsi a Davide, anche Davide corse verso la linea di battaglia contro il Filisteo; mise la mano nella sacchetta, prese una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte; la pietra gli si conficcò nella fronte ed egli cadde con la faccia a terra.
Così Davide, con una fonda e una pietra, vinse il Filisteo; lo colpì e lo uccise, senza avere spada in mano. Poi Davide corse, si gettò sul Filisteo, gli prese la spada e, sguainatala, lo uccise e gli tagliò la testa. I Filistei, vedendo che il loro eroe era morto, si diedero alla fuga. Allora gli uomini d’Israele e di Giuda si alzarono, lanciarono il grido di guerra, e inseguirono i Filistei fino all’ingresso di Gat e alle porte di Ecron. I Filistei feriti a morte caddero sulla via di Saaraim, fino a Gat e fino ad Ecron. I figli d’Israele, dopo aver dato la caccia ai Filistei, tornarono e saccheggiarono il loro accampamento, Davide prese la testa del Filisteo e la portò a Gerusalemme, ma ripose le armi di lui nella sua tenda. Quando Saul aveva visto Davide che andava contro il Filisteo, aveva chiesto ad Abner, capo dell’esercito: «Abner, di chi è figlio questo ragazzo?» Abner aveva risposto: «Com’è vero che tu vivi, o re, io non lo so». Allora il re disse: «Informati di chi sia figlio questo ragazzo». Quando Davide tornò, dopo aver ucciso il Filisteo, Abner lo prese e lo condusse da Saul; egli aveva ancora in mano la testa del Filisteo, Saul gli chiese: «Ragazzo, di chi sei figlio? Davide rispose: «Sono figlio del tuo servo Isai di Betlemme» (1 Samuele 17:41-58).
Davanti alla dettagliata descrizione che il testo biblico fa di quest’evento straordinario, non vediamo ulteriore bisogno di commenti; la cosa che rimane a fare è di concludere, e questo, naturalmente lo facciamo, con la riflessione che segue.
UNA PARTICOLARE RIFLESSIONE
- La guerra con i Filistei
I Filistei si trovavano spesso in guerra con gli Israeliti, manifestando una ferrea e costante ostilità nei loro confronti, in conformità a quest’elemento che le Scritture hanno messo in risalto in diversi passaggi, concepire spesso piani di guerra contro il popolo d’Israele, era considerato per loro una strategia che rientrava nella normalità.
Nonostante che durante il regno di Saul, tramite Gionatan, suo figlio, (per citare un esempio) avessero subito pesanti perdite, (1 Samuele 14), essi apparivano indomabili e pronti ad escogitare nuovi piani di guerra.
Una delle tante strategie che seppero escogitare e che sfruttarono con estrema abilità, fu quella di rendere vano il lavoro dei fabbri, aprendo le loro officine ed offrendo ad Israele, il lavoro di «affilare” vomeri, zappe, scure, vanghe, tridenti e aggiustare pungoli, ad un prezzo veramente basso, allo scopo di non fargli fabbricare armi (1 Samuele 13:19-22).
La loro iniziativa di offrire ad Israele la loro mano d’opera per gli arnesi di lavoro ad un prezzo conveniente, poteva sembrare una disponibilità a favorire relazioni commerciali a basso costo, Però, se si tiene presente lo scopo che si prefiggevano, appariva chiaro dove volevano arrivare: portare Israele ad essere senza armi nel giorno della battaglia.
Il nemico del popolo di Dio, non si spaventa degli arnesi di lavoro; anzi a dire il vero, per quest’ultimi, è molto generoso e offre la massima disponibilità, per quanto riguarda la propria maestria e la propria esperienza. È invece la costruzione delle armi che lo preoccupa e lo spaventa; perciò fa del tutto perché le officine del popolo del Signore restino chiuse, per impedir loro di fabbricare le armi per la guerra.
- L’arroganza di Goliat
Il Filisteo Goliat, avvalendosi della sua bravura e credendo di essere superiore a qualsiasi combattente del popolo d’Israele, nella sua arroganza si spinge a disprezzare questo popolo e il loro Dio.
La sua strategia di spaventare con le parole di sfida, rassomiglia all’inviato del re di Siria, di nome Rabsaché, il quale si espresse nel seguente modo: «Così parla il re: non v’inganni Ezechia; poiché egli non potrà liberarvi dalle mie mani; né vi faccia Ezechia riporre la vostra fiducia nel SIGNORE, dicendo: «Il SIGNORE ci libererà di certo, questa città non sarà data nelle mani del re d’Assiria”. Non date retta a Ezechia, perché così dice il re d’Assiria: Fate la pace con me e arrendetevi a me, e ognuno di voi mangerà il frutto della sua vite e del suo fico, e berrà l’acqua della sua cisterna, finché io venga e vi conduca in un paese simile al vostro: paese ricco di grano e di vino, paese di pane e di vigne, d’ulivi e di miele; e voi vivrete, e non morrete. Non date dunque ascolto a Ezechia, quando cerca d’ingannarvi dicendo: “IL SIGNORE ci libererà”» (2 Re 18:29-32).
Quando il Signore diede la risposta alla preghiera del re Ezechia, tramite il profeta Isaia, gli fece arrivare il seguente messaggio: «così direte al vostro signore: “così dice il SIGNORE, non temere perle parole che hai udite, con le quali i servi del re d’Assiria mi hanno insultato. Ecco, Io metterò in lui uno spirito tale che, all’udire una certa notizia, egli tornerà nel suo paese; e Io lo farò morire di spada nel suo paese”» (2 Re 19:6-7).
Per Dio, le minacce di Rabsaché, erano solamente “parole”.
Bastò che l’angelo del Signore, uscisse e in una sola notte mettesse a morte centottantacinquemila uomini dell’esercito Assiro (2 Re 19:35).
L’ateismo materialista, è molto spietato nel suo modo di parlare; con la sua arroganza parla a voce forte contro il popolo di Dio, in tempo di calamità e di disastri, suole ripetere: dov’è il vostro Dio?
Perché non vi ha risparmiato dalla distretta e dalla morte?
Quando poi parla delle Sacre Scritture, la Bibbia, esso alza con tono rabbioso e minaccioso la sua voce per dire alla cristianità: Non è forse questo libro, la Bibbia, pieno di leggende orientali?
Perché andate dietro ai suoi insegnamenti, quando si sa che cerca di privare l’umanità moderna, della sua libertà di vivere la sua vita, come crede meglio, senza quei vincoli di moralità, che sono un tabù?
E che dire poi dei “liberali”, che sprezzano con veemenza l’ispirazione delle Sacre Scritture, con la pretesa di saperne più degli altri?
Infine, quando poi fanno riferimento a Gesù Cristo, perchè Lo descrivono come un semplice uomo del passato, spogliandolo della prerogativa della sua deità?
Il Goliat di oggi, per la cristianità, si presenta alla cristianità con questi lineamenti per spaventarla e spogliarla col terrore.
Non possiamo negare quanto sbandamento ha prodotto la teologia liberale, nella vita di tanti capi religiosi, talché si è arrivati addirittura ad affermare la “morte di Dio».
Quale altra minaccia rivolgerà alla cristianità, il Goliat della modernità?
Quella di far credere che non c’è nessuno che lo possa affrontare, e che il popolo di Dio è destinata a subire oltraggi e disprezzi.
- La determinazione di Davide
In mezzo al frastuono tempestoso ed arrogante di Goliat, arriva Davide sul campo di battaglia.
Egli è l’uomo secondo il cuore di Dio, colui che più tardi rivelerà la sua ferma volontà di voler fare del bene per amore di qualcuno (2 Samuele 9:1), arriva nel momento giusto in cui può sentire pronunciare le sprezzanti parole contro il vero Dio e contro il Suo popolo.
Non è un caso fortuito; è la risposta dell’Onnipotente, che rivolgendosi all’empio gli dice: «Perché vai elencando le Mie leggi e hai sempre sulle labbra il Mio patto,
tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le Mie parole? Se vedi un ladro, ti diletti della sua compagnia, e ti fai compagno degli adulteri. Abbandoni la tua bocca al male, e la tua lingua trama inganni, Ti siedi e parli contro tuo fratello, diffami il figlio di tua madre. Hai fatto queste cose, Io ho taciuto, e tu hai pensato che Io fossi come te; ma Io ti riprenderò, e ti metterà tutto davanti agli occhi» (Salmo 50:16-21).
E ora Davide, che non rimane passivo e indifferente davanti a quello che sente con le sue orecchie, fa arrivare a Saul, il regnante di quel tempo, le parole della sua determinazione: «il tuo servo andrà e si batterei con quel Filisteo» (17:32).
Al che il re risponde: «Tu non puoi andare a batterti con quel Filisteo; poichè tu non sei che un ragazzo, ed egli è un guerriero fin dalla sua giovinezza» (v. 33).
Sono i capi religiosi che maggiormente si oppongono al sorgere dei Davide in mezzo al popolo combattente, adducendo ragioni prettamente umane, privi del minimo discernimento spirituale. Si, sono proprio loro che scoraggiano quelli che sono determinati ad affrontare gli schernitori, con il pretesto di mettere in risalto la mancanza di una necessaria esperienza, che dia ragione a certe iniziative.
Ma coloro che sono stati scelti da Dio, per un tempo particolare e in situazioni disperate, sapranno dire, con fermezza e con determinazione, (senza contare sulle loro abilità), che sarà il loro Dio che garantirà loro la vittoria.
Non si comporteranno come se fossero meglio di quelli che li hanno preceduti, ma diranno fermamente: Non per potenza, né per forza, ma per lo spirito Mio dice il SIGNORE degli eserciti (Zaccaria 4:6).
Amen.
Domenico Barbera
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