(Daniele 9:25,27 pp,26,24sp).
Questo testo del VI secolo a.C. è la pietra angolare della profezia messianica. Per questo motivo il libro di Daniele era il più letto, consultato e studiato nel primo secolo avanti e dopo Cristo. Il brano citato indica il momento della "pienezza dei tempi" (Galati 4:4), in cui si sarebbe presentato colui che, fin dal giardino dell'Eden, era stato annunciato come la persona che avrebbe stritolato la testa del serpente sotto il proprio piede e avrebbe subito la ferita che lo avrebbe fatto morire (Genesi 3:15).
Nel 457 a.C. l'imperatore persiano Artaserse promulgò l'editto, "la parola", con la quale si autorizzava il popolo di Giuda, che era ritornato in Palestina al tempo di Ciro, a ricostruire la propria città, conferendogli l'autorità di eleggere dei magistrati con potere legislativo, giuridico ed esecutivo (Esdra 7:25). Contando 483 anni (7+62 settimane di anni) dal 457 a.C., si giunge nel XV anno di regno dell'imperatore di Roma Tiberio Cesare (Luca 3:1), che è l'anno 27 dell'era volgare. In quella data Gesù di Nazaret è dichiarato Figlio di Dio e unto dall'Eterno in occasione del suo battesimo (Luca 3:20-22; Atti 10:38).
Da quel momento, autunno del 27 d.C., Gesù inizia il suo ministero pubblico e, dopo tre anni e mezzo, nella primavera del 31 d.C., durante la sua ultima cena, conferma il patto (Ezechiele 16:60) iscrivendo la legge di Dio nei cuori di coloro che lo accettano come Salvatore (Geremia 31:31-33). Il giorno dopo, fuori dalle mura delle città di Gerusalemme, egli viene crocifisso, soppresso; nessuno prenderà le sue difese. Il suo sacrificio realizza e mette fine al cerimoniale che nel santuario annunciava la sua offerta di grazia e di amore.
Tutta la saggezza umana non sarebbe stata in grado di inventare una storia come quella di Gesù; la "pazzia" di Dio ne è stata capace e ha accettato l'indifferenza, la derisione, lo scherno, gli sputi, la croce e la morte, pur di dare la vita
Fonte: Avventisti.it
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