Affanni quotidiani - Dietrich Bonhoeffer
A Eberhard Bethge [Tegel] 29 maggio 1944
Caro Eberhard, spero che tu possa gustare appieno nonostante gli allarmi la tranquillità e la bellezza di questi caldi giorni preestivi di Pentecoste. In realtà, un po’ alla volta si impara ad assumere interiormente una posizione distaccata nei confronti degli affanni della vita; cioè, “assumere una posizione distaccata” ha in effetti un suono troppo negativo, troppo formale, troppo artificioso, troppo stoico.
È senz’altro meglio dire: questi affanni quotidiani li accogliamo nel contesto della vita nel suo complesso. Qui osservo continuamente come siano pochi gli uomini capaci di albergare in se stessi molte cose contemporaneamente. Quando arrivano gli aeroplani, sono solo paura; quando c’è qualcosa di buono da mangiare, sono solo avidità; quando un loro desiderio non si realizza, sono solo disperati; quando qualcosa gli riesce, non sono più capaci di vedere nient’altro.
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