Di fronte al fenomeno Gesù non si può restare
neutrali, tanta è la forza che emana la sua figura.
Si può rifiutarlo, ma non
si può restare indifferenti. Ernest Renan, all’età di quarant’anni, nel suo
libro “Vita di Cristo”, scriveva: “Taluni vorrebbero fare di Gesù un saggio,
tal altri un filosofo, qualcuno un patriota, qualcun altro un uomo dabbene;
molti un moralista, altri un santo. Egli non fu niente di tutto questo. Fu un
incantatore”.
Ma alla fine della sua vita, Renan, contemplando il Gesù di
Nazareth del quale aveva negato in precedenza la divinità e pur criticando
l’autenticità dei miracoli come i vangeli li riportavano, prorompe in questa
invocazione: “Quale prodigio! Colui che vuole tracciare l’ideale della virtù e
del sublime non può che prendere in prestito i suoi tratti da Gesù.. . Il
razionalismo più dichiarato retrocede davanti alla sua critica e io non posso
guardarlo che in ginocchio... O Gesù illuminami, tu verità, tu vita.... Oh,
dimmi chi tu sei!”.
E ancora: “Io soffro, o Gesù, di aver sollevato il tuo
problema troppo pesante per me, poiché io non sono che un uomo e tu sei
qualcosa di più. Dimmi dunque chi sei!”.