Caro Pio, in questi giorni ho potuto vedere la tua salma, anche se il volto era ricostruito con un maschera di silicone, presumo sia divenuto polvere o vi sia rimasto solo il teschio, com'è per ognuno di noi.
Certo lo spettacolo esigeva una maschera, cos'è la tv se non una maschera? O questo mondo che l'uomo ha edificato?
Ho potuto leggere della tua vita e, anche se non condivido alcune tue scelte, ti stimo e sei per me, per molti aspetti, un esempio.
Ma meditando su quello che si è costruito intorno a te non posso che fare a meno di rattristarmi, e chiedermi se lo avresti condiviso.
Scrivo ma non puoi leggermi, scrivo per i miei parenti, per quelli che hanno affidato le loro speranze a te......
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La venerazione è una forma di omaggio religioso verso una divinità, oppure verso una persona (defunta o, più raramente, vivente) o verso un oggetto sacro (ad esempio una reliquia). Filologicamente, venerare deriva dal verbo latino venerari, che significa offrire reverenza e rispetto. Questa parola deriva dalla stessa radice del nome Venus, la dea dell'amore dell'antico pantheon romano.
Nel Cristianesimo tradizionale (Cattolicesimo e Cristianesimo ortodosso in particolare), la venerazione dei santi è l'onore reso a coloro che, dopo una vita secondo la volontà divina, sarebbero giunti in paradiso, e attraverso loro onorare Dio che li fece e nella cui immagine essi furono fatti.
Nella teologia cattolica e in quella ortodossa, la venerazione è un tipo di onore distinto dall'adorazione, che è dovuta solo a Dio. I teologi della chiesa cattolica hanno da tempo adottato il termine latria per l'adorazione dovuta solo a Dio e dulia per la venerazione offerta ai santi e alle icone. La teologia cattolica include anche il termine iperdulia per il tipo di venerazione specificatamente offerta a Maria, la madre di Gesù. Questa distinzione è chiarita nelle conclusioni dogmatiche del Settimo Concilio Ecumenico (anno 787), che decretò anche che l'iconoclastia (proibizione delle icone e della loro venerazione) è un'eresia che equivale alla negazione dell'incarnazione di Gesù Cristo. La venerazione può mostrarsi esteriormente con un rispettoso inchino o dal farsi il segno della croce davanti all'icona o immagine di un santo o alle sue reliquie o alla sua statua. Questi oggetti sono spesso anche baciati.
In alcune altre tradizioni religiose la venerazione è considerata equivalente all'eresia di idolatria, e la relativa pratica di canonizzazione equivale all'eresia di apoteosi. La teologia protestante generalmente nega che si possa fare una reale distinzione tra venerazione e adorazione e afferma che la pratica della venerazione distrae l'anima cristiana dal suo vero obiettivo, che è l'adorazione di Dio. Nelle sue Istituzioni della religione cristiana Giovanni Calvino scrive che È anzi a questo scopo che si è inventata la distinzione tra latria e dulia: per poter trasferire, senza peccare, l'onore di Dio agli angeli e ai morti.
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Questa la definizione data dall'enciclopedia Wikipedia sul termine venerazione. In buona sostanza, per il pensiero protestante, non altro che un cavillo semantico per dimostrare l'esistenza di una differenza, appunto tra venerazione e adorazione.
Differenza che, se presente nella mente dei teologi, in realtà non esiste nella "pratica" popolare.
E' di questi giorni la notiza dell'esposizione della salma di Pio, si è potuto constatare, nuovamente, come il cuore di molte persone sia legata a questi eventi, a questi rituali, ad altre persone, defunte e indicate come intercessori e/o cointercessori verso Dio.
Questo messaggio è biblicamente errato. Ferisce osservare come molte persone, amici, parenti, conoscenti e sconosciuti, affida la propria anima, le proprie speranze, le proprie preghiere a Padre Pio o ad altri uomini e donne. Certo non è possibile distinguere l'adorazione dalla venerazione in loro, se mai possa esistere nella pratica tale differenza.
Uomini che si recano in pellegrinaggio, compiono sforzi, spendono soldi, impegnano la propria vita, la prorpia vita spirituale, affidano i loro sogni, le loro speranze, le loro preghiere, la loro anima. Si rendono devoti ad altri uomini. Questa è la realtà della venerazione, questa è adorazione.
Adorazione che Dio vuole per se. Uomini dai nobili principi, dalla vita umile spesa per gli altri devono essere esempio. Ma l'adorazione, l'amore, il cuore va donato esclusivamente a Cristo. E questo è bene e sopratutto possibile.
Infatti Gesù, il Cristo, è sceso sulla Terra, morto sulla croce, risorto, affinche ognuno di noi, ogni cuore che Lo accetta, ogni persona che lo riceve, possa presentarsi direttamente al Padre e, per mezzo di Cristo, fare ogni richiesta, ogni preghiera, ogni ringraziamento, ogni adorazione, avendo la certezza di essere ascoltati e di essere alla Sua presenza, poichè Lui viene ad abitare in questi cuori.
Dio ci ama e ci brama fino alla gelosia. Rispettiamo chi è stato un esempio ma amiamo, nella pratica nella realtà piuttosto che nella teoria, coLui al quale possiamo e dobbiamo presentarci.
Questo è il vangelo, la buona notizia. Possiamo rivolgerci a Lui, avendo la certezza, se facciamo Cristo nostro intercessore, di essere visti attraverso il sangue di Gesù, e quindi graditi e quindi figli.
Adoriamo il Figlio, l'unico nome che ci è stato dato e attraverso il quale abbiamo accesso al Padre.
E' difficile abbandonare certe idee in cui si è radicati, in cui si è cresciuti.
Quello che ti invito a fare è abbracciare Cristo, completamente, morendo con Lui, per rinascere con Lui. Puoi farlo, te lo Chiede Lui. Gesù che non è una statua, un crocifisso freddo. Gesù è la Parola, è vivo. Gesù ti parla, Gesù bussa al cuore. Gesù vuole vivere nel tuo cuore.
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Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo; e tutte le nazioni verranno e adoreranno davanti a te, perché i tuoi giudizi sono stati manifestati». - Apocalisse 15:4
Lodino il nome del SIGNORE perché solo il suo nome è esaltato; la sua maestà è al di sopra della terra e del cielo. - Salmi 148:13
Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome - Filippesi 2:3-9
Oppure pensate che la Scrittura dichiari invano che: «Lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia»? - Giacomo 4:5
Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi - Romani 8:34
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