La condizione omosessuale è diventata il cavallo di una battaglia ideologica e politica, ma questo modo di affrontare il problema non è corretto perché non tiene conto di una molteplicità di aspetti correlati. In qualità di credenti, come dobbiamo porci di fronte a questa difesa a oltranza dell’omosessualità? Essa è una devianza? Un vizio? Una malattia? Quale tipo di accoglienza ci deve essere nelle chiese per gli omosessuali?
Oggi, sembra che non si possa più parlare di omosessualità se non in termini di tolleranza e di totale apertura mentale. Chi contrasta l’ormai consolidato pensiero comune, che vede nella condizione omosessuale soltanto un modo “diverso” e legittimo per vivere la propria sessualità, viene accusato di essere un retrogrado, un integralista e un “omofobo”.
Vedremo tra poco il corretto significato di questo termine e scopriremo che viene usato quasi sempre in modo sbagliato e strumentale. Molta gente, infatti, cavalca l’onda delle affermazioni ideologiche per avvalorare soltanto le sue opinioni e il suo punto di vista.
Cerchiamo, pertanto, di fare un minimo di chiarezza riguardo a questo argomento.
In genere, per omosessualità si intende l’attrazione verso lo stesso sesso.
Il concetto, tuttavia, è molto più ampio, perché esso ha a che fare anche con lo sviluppo della personalità dell’individuo, con gli aspetti psico-affettivi, con lo stimolo erotico, con lo stile di vita e con la visione del mondo.
Questi aspetti hanno radici profonde nella mente e determinano il pensiero della persona, ma anche le sue azioni, i suoi obiettivi e le modalità di realizzazione di tali obiettivi.
A causa di questa complessità interiore, la condizione omosessuale non la si può certo considerare solo sul piano ideologico: sarebbe molto riduttivo.
Infatti, l’omosessualità è qualcosa che va a toccare l’anima di una persona e, come tale, deve essere affrontata con gli strumenti dell’anima e non con quelli della strumentalizzazione politica.
Invece di porsi di fronte al problema con tanti discorsi sui diritti civili, politici e sociali, bisognerebbe parlare un po’ più seriamente della ricostruzione e della reintegrazione dell’identità sessuale.
Questo, a ben vedere, è un processo a più ampio raggio, che riguarda non solo gli omosessuali, ma anche tutti gli eterosessuali che hanno bisogno di “ripulire” la loro mente corrotta dal peccato.
Vediamo di chiarire alcuni punti fondamentali della questione.
Dio creò l’uomo a sua immagine e conforme alla sua somiglianza (cfr. Ge 1:26). Gli esseri umani, perciò, sono un riflesso dell’immagine di Dio.
La conformità alla somiglianza di Dio implica anche una conformità all’ordine della creazione, visto che Dio non è un Dio di confusione, ma di pace e di ordine (cfr. 1Co 14:33,40).
Pertanto, qualunque forma di ambiguità esula dal progetto di Dio e ciò viene anche testimoniato dal divieto mosaico per un uomo di vestirsi da donna e per una donna di vestirsi da uomo (cfr. De 22:5).
Satana, invece, nella sua opposizione all’opera di Dio, ha sempre cercato di introdurre nella creazione dei “fattori di disturbo”, di confusione e di disordine. Un aspetto fondamentale del portare l’immagine di Dio, infatti, è il suo riflesso eterosessuale: “li creò maschio e femmina” (Ge 1:27). Perciò, dalla Sacra Scrittura si evince in modo inequivocabile che l’ordine creazionale comporta necessariamente la complementarietà sessuale.
Dio approva l’eterosessualità in quanto essa è la sua volontà per noi.
Tuttavia, dopo il peccato, l’umanità ha sperimentato sempre più intensamente sia la perdita dell’innocenza, sia la piena armonia con il Creatore.
L’entrata del peccato nella razza umana ha gettato la sessualità nel disordine. Si può dire che ognuno di noi è, in qualche misura, sessualmente vulnerabile; le persone con orientamento eterosessuale non sono meno decadute di coloro che hanno tendenze omosessuali.
Dunque, che lo si voglia ammettere oppure no, l’omosessualità è uno dei molti disordini sessuali che hanno colpito l’umanità peccatrice.
È risaputo che, in una certa fase dello sviluppo sessuale di un individuo, cioè intorno alla pubertà, si attraversa un periodo in cui si può sperimentare una certa attrazione per persone dello stesso sesso. Questo è un normale aggiustamento della propria identità che si costruisce gradualmente durante il processo di crescita.
Non si deve, perciò, scambiare per tendenza omosessuale ciò che, nel periodo della prima adolescenza, potrebbe essere invece un atteggiamento di emulazione, nato dalla stima e dal desiderio di somigliare a quella persona, o anche una forma di cameratismo. Questi atteggiamenti scompaiono da soli nel giro di poco tempo.
Il problema è quando non si supera questa fase a causa di squilibri relazionali e affettivi. In quel caso, la persona non sarebbe in grado di elaborare i sentimenti orientandoli verso l’eterosessualità, ma potrebbe consolidare un orientamento omosessuale. Ci potrebbero essere numerosi fattori che nei bambini o nelle bambine concorrono a deviarli dalla propria identità di genere. Il bambino o la bambina che vivono in modo conflittuale il fatto di essere maschio o femmina, sono soggetti a una crisi d’identità sempre più profonda, che si esprimerà con desideri di tipo omosessuale a partire dalla preadolescenza o durante la prima adolescenza.
Alcuni eterosessuali, ad un certo punto della loro vita, potrebbero maturare un morboso interesse di tipo omosessuale, perché questo rappresenta – nel loro immaginario erotico – una trasgressione, intesa come una sorta di “novità” nella loro vita sessuale.
Non a caso ci sono sempre più uomini sposati e padri di famiglia che ricercano il sesso a pagamento con i travestiti. In questo caso, si tratta di una evidente e riprovevole degenerazione degli istinti, di una perversione del cuore e di una devianza consapevole.
Un credente, perciò, non deve trascurare l’aspetto legato al peccato, rappresentato dal vizio e dalla perversione. Tuttavia, si possono riscontrare anche alcune altre possibili cause che potrebbero determinare un orientamento omosessuale fin dall’infanzia e dall’adolescenza. Si tratta soprattutto di cause di ordine psicologico e relazionale, tra le quali:
• la difficoltà di relazionarsi con il genitore dello stesso sesso;
• una carenza d’affetto dal genitore dello stesso sesso;
• abusi subiti nell’infanzia;
• ruoli genitoriali ambigui: padre debole e madre forte;
• la percezione del rifiuto da parte del genitore dello stesso sesso.
A causa di alcune di queste problematiche di tipo affettivo, la mente dell’individuo potrebbe elaborare un meccanismo secondo il quale egli pensa che certi bisogni emotivi (guida, sicurezza, apprezzamento) possano essere soddisfatti da un punto di vista sessuale.
In questi casi, il bisogno di avere una persona che lo guidi, che lo nutra, che gli sia compagna, si potrebbe trasformare nel desiderio di avere un rapporto fisico (erotizzato) con lei.
Oggi si cerca anche una causa genetica al problema (che annullerebbe la responsabilità morale dell’individuo); tuttavia, nonostante tutti i tentativi, finora non è mai stata dimostrata l’origine genetica dell’orientamento omosessuale.
In ogni caso, qualunque sia la possibile causa, sia essa un vizio, una perversione cosciente o il risultato di un disordine psico-affettivo, la soluzione della Scrittura è quella di rinnovare la propria mente, per ricostruire la propria interiorità:
“Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Ro 12:2).
Questo comando è rivolto a tutti, non soltanto a coloro che sono attratti dalle persone del loro stesso sesso. Si tratta di lasciarci trasformare tutti quanti dalla potenza dell’Evangelo.
Di solito, da un punto di vista morale, si tende ad affermare che l’orientamento omosessuale non è da considerarsi peccato, fino a quando non ci sia un coinvolgimento fisico con il rapporto sessuale.
Personalmente, ritengo che questo ragionamento sia vero solo fino a un certo punto.
In senso generale, l’orientamento omosessuale è la tendenza interiore a preferire le persone dello stesso sesso, per stabilire rapporti che non necessariamente siano di tipo sessuale.
La pratica omosessuale è, invece, l’attività sessuale propriamente detta, con persone dello stesso sesso, al fine di ottenere una gratificazione erotica.
Da un punto di vista morale, questa differenza può suggerire un diverso carico di responsabilità, ma la Bibbia non sembra fare una tale distinzione.
Innanzitutto, si deve ammettere che l’orientamento è l’anticamera della pratica omosessuale, perché esso non è disgiunto dall’attrazione erotica verso una persona dello stesso sesso. La pulsione sessuale negli esseri umani è molto forte ed è sostenuta anche dalla concupiscenza e, prima o poi, un forte desiderio lo si realizzerà nelle azioni.
Inoltre – esattamente come per una persona eterosessuale – anche il solo desiderare qualcosa di illecito determina un giudizio di Dio:
“Voi avete udito che fu detto: «Non commettere adulterio». Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5:27-28).
Il peccato si annida anche nei pensieri e non soltanto negli atti espliciti.
E ancora:
“La parola di Dio infatti è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore” (Eb 4:12, versione Nuova Diodati).
Un cristiano non può prescindere da questi passi biblici.
Se un eterosessuale guarda una persona (che non sia il suo coniuge) con desiderio sessuale, commette peccato. Perché, allora, se una persona con orientamento omosessuale guarda un’altra persona dello stesso sesso con desiderio sessuale, non dovrebbe commettere ugualmente peccato?
Ci sono due pesi e due misure?
Si vede molto chiaramente che, per un cristiano, il cuore del problema rimane la sua integrità davanti a Dio.
Come credenti, infatti, abbiamo a che fare con un problema di rinnovamento interiore che deve riguardare ogni ambito della vita umana, per diventare quegli uomini e quelle donne che Dio desidera che noi siamo, senza lasciarci fuorviare da pretese ideologiche o filosofiche.
Oggi si tende a opporre i due termini, ma una tale contrapposizione non è assolutamente corretta.
Il termine “omofobia” significa letteralmente “paura del simile”; invece, oggi viene utilizzato in modo improprio e con intenzioni accusatorie. Infatti, il corretto significato di “paura del simile”, diventa: “paura degli omosessuali”.
Ritengo che sia un’indebita strumentalizzazione ideologica, volta a colpire coloro che ritengono l’omosessualità una cosa sbagliata, bollandoli come intolleranti.
Vediamo due esempi, per comprendere meglio la questione.
“Venerdì 4 aprile 2008 cristiani provenienti da diverse confessioni e cammini di fede (valdesi, cattolici, veterocattolici, metodisti, battisti, etc…) saranno in veglia a Firenze e in tante altre città italiane con i gruppi di credenti omosessuali per ricordare le vittime dell’omofobia e per lanciare un segno di speranza. […] Le veglie saranno un momento di preghiera e di testimonianza cristiana, perché non possiamo stare in silenzio quando milioni di fratelli e di sorelle soffrono […] nel mondo e anche in Italia solo perché esistono, perché vogliono vivere l’affettività che il Signore ha dato loro. […] Sollecitando […] le nostre comunità cristiane a contrastare quegli atteggiamenti omofobici spesso presenti anche al loro interno”.
(Estratto di una e-mail inviata da un comitato a favore degli omosessuali, REFO, di Firenze).
Queste affermazioni presentano il problema solo in termini di tolleranza-intolleranza; di sofferenza degli omosessuali a causa degli eterosessuali che li discriminano; di legittimazione di un’affettività omosessuale “data dal Signore” (??), in contrasto con gli “atteggiamenti omofobici” degli eterosessuali.
In altre parole, viene presentata solo la faccia politica del problema, non quella psicologica né tanto meno quella spirituale.
Ora, leggiamo un estratto di una lettera inviata da due donne alla moderatora della Tavola valdese e pubblicata qualche tempo fa sul periodico Riforma.
“Essendo entrambe gay la nostra fede è messa a dura prova all’interno di comunità che non solo non riconoscono le relazioni omoaffettive, ma addirittura le condannano in modo aperto come devianti per lo sviluppo armonico della società. […] Quelli che hanno subìto nel corso della storia campi di concentramento, torture, stupri, violenza, incarcerazioni e decapitazioni in nome di una falsa morale. […] Chiese contrarie agli omoaffettivi…”.
Con tutto il rispetto per la situazione che queste due donne stanno vivendo, mi sembra tuttavia che esse impostino il problema in termini assolutamente dialettici, opponendo cioè in modo drastico due posizioni contrastanti, creando così due “blocchi” di pensiero, due visioni univoche e contrapposte, senza possibilità di ulteriori sfumature o approfondimenti: una è positiva, l’altra è negativa.
Ancora una volta ci troviamo di fronte a una tipica strategia politica e ideologica.
Utilizzando termini come: “omofobia”, “giudizio”, “discriminazione”, “incarcerazione”, “torture”, “persecuzione”, “falsa morale”, ecc., le autrici della lettera creano due fronti contrapposti ma, nonostante si professino credenti, non tengono conto del vero messaggio del Vangelo che è la potenza che trasforma!
Poi proseguono:
“La nostra è una battaglia di valori. È lotta per l’amore, per il reciproco aiuto, per la cura dell’altro e per la condivisione. Esistono valori cristiani più grandi di questi? In quale luogo, se non in una chiesa, dovrebbero trovare accoglienza? Sappiamo infatti quanto siano poche le chiese inclini a mostrare il volto di un Dio che difende i diritti degli omosentimentali. Quanto poche quelle decise a proporre l’alternativa di una parola in grado: «... di dare (…) un diadema invece che cenere, (…) olio di letizia invece di un abito di lutto…». Tale atteggiamento è in aperta contraddizione con l’annuncio dato da Gesù […] Ma Gesù non ha forse lottato per dare loro dignità?”
A parte le citazione biblica impropria e fuori contesto, ritengo che ciò che è scritto sia un travisamento del pensiero di Dio espresso nella Bibbia. Gesù ha dato la sua vita per la salvezza dei peccatori, per l’espiazione dei loro peccati, per reintegrarli come “nuove creature” secondo la volontà del Padre e non certo per la tutela dei loro diritti. Inoltre, nei confronti della donna adultera, il Signore è stato molto chiaro: “Va’ e non peccare più!” (Gv 8:11).
Leggiamo ancora:
“Si pretende di condannare il prossimo a una condizione di senza diritti stravolgendo il messaggio dei vangeli. […] L’alterità nell’evangelo è la capacità di comprendere l’altro, il che include da parte di chiunque lo sforzo di calarsi nella pelle di chi soffre e di sperimentarne le ferite, appropriandosi di una condizione in cui l’amare viene molto prima del giudicare. Cristo ci invita sempre ad avere occhi per vedere, orecchie per discernere, cuore per intendere sul serio chi ci sta intorno. […] Per ricordare che Dio ci libera da ogni carcere, ma che questa libertà è per tutti coloro che credono, nessuno escluso.”
Potrei anche sbagliarmi, ma mi sembra che sia invece la loro interpretazione a stravolgere il messaggio del vangelo.
In un certo senso, le loro affermazioni paiono confondere le carte in tavola, citando il Vangelo in modo improprio e decontestualizzato. Inoltre, sembra che le autrici della lettera, come molte altre persone, intendano la libertà dell’Evangelo come la libertà di vivere le proprie pulsioni, senza limitazioni e senza voler essere giudicate.
È la filosofia del “Va’ dove ti porta il cuore”…
In definitiva, questa lettera sembra mescolare i valori, le istanze, i princìpi e gli obiettivi del Vangelo, usando a sproposito aspetti dell’operato e della volontà di Gesù.
Con rammarico si deve constatare che essa è una delle tante lettere e opinioni fuorvianti, che spostano il centro del problema su aspetti ideologici e non spirituali, anche se non si può negare che in essa troviamo problemi veri e vissuti con sofferenza sulla propria pelle. Tuttavia, propone la totale accettazione della condizione omosessuale come soluzione, senza pensare che “coloro che chiamano bene il male” (cfr. Is 5:20) non servono la causa dell’Evangelo, ma strumentalizzano la volontà di Dio e minimizzano la potenza vivificante e trasformatrice dello Spirito Santo!
In nome della libertà personale, dei propri diritti, della tolleranza totale, si sminuisce la potenza dell’Evangelo, che invece libera, cambia, trasforma e vuole dare all’individuo nuovi pensieri, per costruire una nuova persona, rinnovata e reintegrata interiormente davanti a Dio.
Oltre a ciò, affermazioni di questo tipo creano opposti schieramenti e dividono i cristiani tra liberali e fondamentalisti, tra illuminati e retrogradi, tra progressisti e integralisti, tra coloro che pretendono di avere un “ampio respiro” e coloro che, invece, sono accusati di continuare a promuovere un “nefasto legalismo”…
In questo modo, contrapponendo arbitrariamente due interpretazioni unilaterali del problema, si impedisce un reale e sereno dibattito, che sarebbe invece molto più costruttivo se si indagasse a fondo nello spirito della Parola di Dio e se ne applicassero le straordinarie indicazioni pastorali.
Le Sacre Scritture contengono preziose indicazioni che mettono a nudo l’interiorità umana, pertanto il modo migliore per affrontare un problema legato alla propria identità e personalità è un sano e costruttivo confronto con quanto è scritto in esse. Anche per ciò che concerne la condizione omosessuale, il testo biblico offre lo spunto per importanti riflessioni e applicazioni pastorali.
Dalla Bibbia
“Il grido che sale da Sodoma e Gomorra è grande e […] il loro peccato è molto grave. […] Gli uomini della città, i Sodomiti, circondarono la casa: giovani e vecchi, la popolazione intera venuta da ogni lato. Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono venuti da te questa notte? Falli uscire, perché vogliamo abusare di loro»” (Ge 18:20 e 19:4-5).
“Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole. […] Non vi contaminate con nessuna di queste cose; poiché con tutte queste cose si sono contaminate le nazioni che io sto per cacciare davanti a voi. Il paese ne è contaminato; per questo io punirò la sua iniquità” (Le 18:22,24-25).
“Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro” (Le 20:13).
“Il levita andò e si fermò sulla piazza della città [di Ghibea] […] Un vecchio […] lo condusse in casa sua e diede del foraggio agli asini; i viandanti si lavarono i piedi, mangiarono e bevvero. Mentre stavano rallegrandosi, ecco gli uomini della città, gente perversa, circondarono la casa, picchiarono alla porta e dissero al vecchio, al padrone di casa: «Fa’ uscire quell’uomo che è entrato in casa tua, perché vogliamo abusare di lui!»” (Gc 19:15,21-22).
“L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità […] Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna […] Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami” (Ro 1:18,24-27).
“Non vi illudete; né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti […] erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi” (1Co 6:9-11): nella Nuova Diodati, al posto di effeminati troviamo il termine omosessuali.
Parole dure?
Un credente non deve mai dimenticare che Dio non cambia (cfr. Mt 24:35 e Eb 13:8). Rispetto all’Antico Testamento, il Nuovo Testamento non cancella affatto la gravità del problema, ma porta la parola di speranza per una completa guarigione.
Tuttavia, se non si mette a fuoco che l’omosessualità è un disordine interiore che va sanato, non si potrà mai né parlare e né, tantomeno, sperimentare la potenza salvifica e trasformatrice di Cristo!
“Se si fa grazia all’empio, egli non impara la giustizia; agisce da perverso nel paese della rettitudine e non considera la maestà del Signore” (Is 26:10).
“Hai fatto queste cose, io ho taciuto, e tu hai pensato che io fossi come te; ma io ti riprenderò e ti metterò tutto davanti agli occhi. Capite questo, voi che dimenticate Dio, perché io non vi laceri […] Chi mi offre come sacrificio il ringraziamento, mi glorifica, e a chi regola bene il suo comportamento, io farò vedere la salvezza di Dio” (Sl 50:21-23).
L’aiuto non può venire dal tacere, ma dal parlare!
L’aiuto non può venire dal coprire, ma dal rivelare!
La vera solidarietà sta nell’avvertire, nel proporre la soluzione e nel camminare insieme a chi sta lottando, per confortarlo e per sostenerlo nella sua battaglia di fedeltà a Dio.
C’è da chiedersi quanti, tra coloro che si definiscono cristiani, hanno ancora in mente il concetto della sovranità di Dio o l’hanno, invece, sacrificato sull’altare della proprie ideologie umane, che proclamano la gloria dell’uomo e non quella di Dio.
La Bibbia dice:
“Non a noi, o Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria, per la tua bontà e la tua fedeltà!” (Sl 115:1).
Le ideologie umane, al contrario, acclamano i desideri dell’uomo come sacrosanti, come dei diritti inalienabili, come la conquista di una legittimazione totale delle proprie istanze.
“Dio ha fatto l’uomo retto, ma gli uomini hanno cercato molti sotterfugi” (Ec 7:29).
Da sempre, l’uomo preferisce la politica dello struzzo, quando si tratta di rendere conto a Dio di qualcosa che non va nella sua vita. Per non affrontare il problema in modo biblico, infatti, egli ha relativizzato la Parola di Dio e ha introdotto la tolleranza, in nome di ciò che deve essere “politicamente corretto”.
Ma questo tipo di tolleranza è molto pericoloso e ambiguo.
Vediamo perché:
• si tollera tutto, perciò anche il peccato, in nome dei diritti dell’individuo a vivere la sua vita senza alcuna limitazione;
• le limitazioni della Scrittura, tra le quali c’è la chiamata alla santificazione, vengono tacciate di oscurantismo e di falsa morale;
• in nome della tolleranza, però, non si tollerano coloro che la pensano diversamente, che vengono definiti retrogradi e fondamentalisti (in senso negativo);
• i paladini dell’anti-discriminazione, in realtà, discriminano chi non la pensa come loro.
“Nel Nord America e in Europa ci sono pastori che stanno perdendo autorevolezza e prestigio nelle loro chiese per il fatto di attenersi alla dottrina biblica sulla sessualità, compresa la guarigione degli omosessuali. Certi rami del corpo di Cristo sono ormai così dominati da conduttori gay o con simpatie gay, che coloro che la pensano diversamente sono ridotti al silenzio. E a coloro che osano parlare di guarigione, viene negata la possibilità di esercitare tale ministero”.1
Leggiamo ora un estratto dalla significativa testimonianza di un credente ex-omosessuale, che ora è sposato, ha quattro figli e dedica la sua vita alla consulenza biblica e spirituale degli omosessuali (maschi e femmine) che vogliono reintegrare la loro identità sessuale.
“Il mio impegno [per cambiare] fu messo alla prova […] [dal] fatto che un numero crescente di cristiani stava abbracciando l’omosessualità come la volontà di Dio per la propria vita. […]
Ascoltavo testimonianze da parte di diversi che professavano una sorta di esperienza di «nuova nascita», che consisteva nell’infrangere i tabù cristiani per dichiarare apertamente la propria omosessualità. […]
Ma mi colpì qualcosa nelle loro storie, che mi sembrava intrinsecamente estraneo al Vangelo: la potenza trasformatrice di Gesù veniva messa in secondo piano. […]
Egli esige di sottomettere a lui tutto il nostro essere, in modo da poterne ri-orientare la personalità e gli scopi.
La loro omosessualità non era più sottomessa al suo esame, ma tenuta stretta come una sorta di diritto personale”.2
Vediamo molto chiaramente che, nella battaglia personale contro la sua omosessualità, questo fratello è stato ostacolato soprattutto da quei cristiani che proponevano questa devianza come una condizione da accettare e da vivere pienamente, senza alcuna restrizione di tipo morale. Credo che questo sia paradossale e scandaloso.
Indicherò per sommi capi soltanto alcuni punti fondamentali che ritengo biblicamente importanti.
• Il vero uomo e la vera donna.
L’uomo e la donna devono ristabilire in loro l’immagine di Dio nel giusto ordine creazionale.
Il vero uomo e la vera donna sono coloro che rispecchiano nel loro essere e nella loro condotta le prerogative dell’immagine divina; queste si realizzano pienamente nella sola eterosessualità.
Anche la natura stessa, per proteggere e assicurare la sua continuità, richiede che gli individui siano specificamente ed esclusivamente eterosessuali.
• La santità di Dio e l’adorazione.
Si deve recuperare il concetto della santità di Dio, ricordandosi che, alla presenza di Dio, l’essere umano si trova su un suolo sacro (cfr. Es 3:5 e Gs 5:15). Non si deve svendere la santità di Dio, perché lui è tre volte santo e come tale si presenta a noi.
La santità di Dio prevede un’adorazione in spirito e verità, che rispetti tale santità. Ci si deve perciò presentare a Dio con il desiderio di essere integri, nel cuore e nella condotta.
Si deve recuperare il senso della vera adorazione e della piena sottomissione al Dio che è un fuoco consumante e abita una luce inaccessibile.
“Offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore! Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante” (Eb 12:28-29).
“Unico sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere; a lui siano onore e potenza eterna. Amen” (1 Ti 6:15-16).
Sono entrambi passi del Nuovo Testamento!
• La sovranità di Dio e la santificazione.
Poiché Dio è sovrano, egli ha tutto il diritto di richiedere la santificazione in coloro che gli si avvicinano: “Siate santi, perché io sono santo” (1P 1:16).
La santificazione è un impegno che prevede l’astenersi dal peccato e da tutto ciò che può farci cadere. Dal punto di vista sessuale, significa bandire la fornicazione, i pensieri impuri, i desideri illeciti, l’adulterio, l’omosessualità, la perversione, ecc.
“Non v’illudete; né fornicatori […], né adulteri, né effeminati, né sodomiti […] erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio […] Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1Co 6:9-11,20).
“Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a passioni disordinate […] Chi dunque disprezza questi precetti […] disprezza quel Dio che vi fa anche dono del suo Santo Spirito” (1Te 4:4-5,8).
Purtroppo, sembra che abbiamo perso il timore di Dio; abbiamo perso il senso di riverenza e di rispetto davanti al Creatore. Oggi, anche molti credenti si nutrono di stereotipi e di surrogati di Dio: un Dio buono, tollerante, accondiscendente, che sopporta tutto e tutti, che chiude un occhio sul peccato, che fa l’occhiolino a chi l’offende… Una specie di Babbo Natale che, alla fine, accontenterà tutti.
Un Dio così non esiste!
Abbiamo bisogno di ritrovare il timore per un Dio sovrano e onnipotente, che perdona il peccatore ravveduto, ma che non tollera il peccato!
• La potenza di Dio e la rigenerazione.
Le considerazioni dei tempi attuali sulla condizione omosessuale sembra che non contemplino affatto la potenza vivificatrice e rigeneratrice di Dio. Al contrario, questo è un aspetto irrinunciabile e insostituibile della fede cristiana.
“Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo” (Tt 3:5). “Perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio” (1P 1:23).
La Parola di Dio, infatti, ci guida e ci illumina nella vera introspezione e mette a fuoco i nostri veri problemi.
“La parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4:12).
• La volontà di Dio e la trasformazione.
È necessario che tutti – eterosessuali e omosessuali – vengano trasformati dall’azione dello Spirito Santo. In particolare, chi ha tendenze omosessuali deve riordinare i suoi pensieri e ri-orientare la propria identità, mediante i princìpi della Scrittura e con la potenza dello Spirito.
Dio vuole che tutti i suoi figli siano trasformati dalla potenza della sua Parola, per reintegrare l’immagine che abbiamo perduto a causa del peccato.
Dio vuole che le nuove creature possano sperimentare la vera libertà, che procede dalla verità,
“Avete imparato, per quanto concerne la vostra condotta di prima, a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità” (Ef 4:22-24).
“[Perciò] non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Ro 12:2).
“E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio” (1Co 6:11).
• Relativismo e tolleranza?
Come abbiamo visto, il relativismo e la tolleranza non affrontano il problema in modo biblico e non offrono alcuna soluzione. Si limitano a proporre un’interpretazione unilaterale (e molto riduttiva!) e una risposta ideologica e politica, senza considerare affatto la possibilità di cambiare.
“Nessun fornicatore, o impuro […] ha eredità nel regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli. Non siate dunque loro compagni” (Ef 5:5-7).
• Chiusura e discriminazione?
Dalla parte opposta, nemmeno la discriminazione e la chiusura a ogni possibilità di accoglienza e di recupero sono espressioni fedeli allo spirito dell'Evangelo.
“Accogliete colui che è debole nella fede, ma non per sentenziare sui suoi scrupoli […] Smettiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri” (Ro 14:1,13).
• Accoglienza per la guarigione?
Le chiese cristiane, allora, devono accogliere l’omosessuale, ma per proclamare la Buona Novella, per istruirlo sulla volontà di Dio, per esortarlo a impegnarsi nell’ubbidienza dando a Dio l’onore che gli spetta, per illustrargli i princìpi della guarigione e della potenza di Gesù Cristo e per seguirlo con amore e con fermezza nel cammino di guarigione della sua identità ferita, “affinché presentiamo ogni uomo perfetto in Cristo Gesù. A questo fine mi affatico, combattendo con la sua forza, che agisce in me con potenza” (Cl 1:28-29).
Questa è la vera accoglienza cristiana.
È sicuramente una delle più grandi sfide che la Chiesa del ventunesimo secolo si trova a dover affrontare. Chi vorrà operare in questa direzione, troverà nemici e oppositori sia all’esterno, ma – ahimé – anche all’interno di tante chiese.
Che cosa faremo? La raccoglieremo, o ci conformeremo alle ideologie di questo mondo, seguendo la corrente per paura di essere considerati “fondamentalisti”?
L’apostolo Paolo non avrebbe dubbi:
“Vado forse cercando il favore degli uomini, o quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo” (Ga 1:10).
Marco Distort
(Assemblea di Arezzo)
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Un'altra perla tratta da "Il Cristiano". L'argomento, quanto mai spinoso, politicizzato, strumentalizzato, è trattato, dal fratello Marco DISTORT, in maniera equilibrata, scritturalmenta fondata e sopratutto, con amore.
Buona lettura.
Studio pubblicato su Il Cristiano di maggio e giugno 2008
Il sito web del mensile ormai centenario:
www.ilcristiano.it
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