Parliamo di anziani.
Chi scrive è sotto i sessanta, ma è quattro volte nonno e, attraversando tre generazioni, ben ha potuto constatare come sia cambiata la situazione degli anziani.
A differenza di oggi, quando molti usano parole roboanti come "l'anziano non è un peso ma una risorsa", un tempo si viveva di fatti e l'anziano una risorsa lo era per davvero! Questo era più facile, perché gli anziani vivevano in casa, con la loro famiglia, soprattutto quando uno dei nonni veniva meno.
Nella grande Milano prendevi il tram e, tu giovane, non potevi non vedere tra quelle poche pubblicità rigorosamente in bianco e nero, l'invito a cedere il posto a sedere agli anziani (e alle donne). Allora la gente, provata dalle fatiche del duro lavoro della terra o nelle fabbriche poco abituate alla sicurezza delle maestranze, non viveva molto a lungo. Era più facile incontrare anziani che per il domani avevano più fiducia nel "Padreterno" che nelle statistiche sull'aspettativa di vita, che in genere neppure sapevano che cosa fosse. C'erano anche pochi colori nel vestire, il grigio era molto di moda soprattutto tra gli uomini, ma il volto degli anziani si colorava di gioia quando si trovavano con i giovani. Davanti al caminetto, o in prossimità di una cucina economica, comprendevano di essere ancora utili quando i loro consigli largamente dispensati venivano rispettosamente ascoltati.
Quante confidenze ricevevano dai più piccoli, che sapevano di potersi fidare.
Quanti abbracci, quanto calore, quali punti di riferimento!
I ricordi si spostano tra le panche della chiesa evangelica nella quale sono cresciuto. C'era molta sobrietà, in quegli anni Sessanta e Settanta, anche nel modo di parlare. Ma c'era un non-so-che, una calamita che attraeva il giovane verso l'anziano. Non erano infrequenti i casi di chi ci apriva la casa per condividere una serata. Portavi con te non solo il ricordo del sapore dei biscotti fatti secondo le antiche sane ricette, ma anche le immagini indimenticabili degli occhi lucidi di quegli anziani credenti, così commossi dall'aver potuto trasmettere ancora una volta le loro sempre attuali esperienze di fede.
Anche nelle cose di Dio il giovane aveva bisogno dell'anziano e l'anziano del giovane: entrambi lo sapevano e si cercavano. E si trovavano.
Evidentemente il mondo è cambiato.
Il caminetto è un oggetto in via di estinzione e le sedie accanto all'anziano sono sempre più vuote. Il suo spazio, preso da schermi tv ogni giorno più grandi, ha assorbito anche gli spazi del dialogo. Sul tram nessuno si alza più davanti a nessuno. Gli adolescenti vedono già vecchi quelli sulla trentina, figuriamoci...
Quanto al modo di parlare, rischiamo di non capirci tra abitanti dello stesso quartiere, divisi da uno stress linguistico che l'attuale generazione sta subendo con la complicità di quelle due o tre ore al giorno trascorse di fronte a un video e una tastiera.
Non si parla più, si ride ma non si sorride, si corre ma non si arriva...
Ora però si vive molto più a lungo, e spesso in buona salute.
La terza età non basta più, siamo giunti alla quarta.
Una pubblicità che mi ha colpito rappresenta una felice coppia di anziani seduta su una panchina, col dito puntato sul loro interlocutore, mentre dicono in coro "vecchio sarai tu!".
Mai come in questo tempo, anche di crisi, le agenzie viaggi sfornano pacchetti per i consumatori di questa fascia di età.
A livello europeo negli ultimi vent'anni sono stati fatti ingenti investimenti in tecnologia per permettere all'anziano di vivere dignitosamente la sua autosufficienza, senza dover lasciare il calore del suo nido, e non pochi ci stanno riuscendo. Anche grazie all'efficacissima invenzione delle "badanti". Ma tantissimi, e sempre di più, sopravvivono morendo ogni giorno di solitudine in casa propria o d'inedia nelle dimore per anziani lontane fisicamente e spiritualmente dalla famiglia, con grandi vetrate ma dalla scarsa luminosità degli animi.
Si parla di parcheggio degli anziani... come di un'auto quando non serve...
Il titolo di questo articolo, però, è "Divieto di parcheggio".
Indubbiamente richiama il mal costume di abbandonare il padre o la madre o il nonno o la nonna alle cure altrui, magari limitatamente ai mesi estivi, anche quando si potrebbe fare diversamente.
Sono fatti tristi per entrambe le parti, dei "parcheggiatori" e dei "parcheggiati".
Evidentemente a farlo non sono soltanto quelli senza Dio.
Il fenomeno riguarda molti cosiddetti "cristiani".
Quanto bene farebbe riscoprire il significato delle bibliche parole "Onora tuo padre e tua madre (questo è il primo comandamento con promessa) affinché tu sia felice e abbia lunga vita sulla terra" (Efesini 6:2, 3). Così come questa legge di Dio (il testo è la ripetizione di uno dei dieci comandamenti dati da Dio ai tempi di Mosè, scritto nel Libro dell'Esodo 20:12) non è stata sufficiente a modificare d'imperio la situazione, ancor meno avverrà con un divieto a parcheggiare gli anziani.
Ben più incisivo potrà essere, invece, il richiamo alla legge dell'amore di Dio, a considerare i nostri anziani almeno al pari del prossimo, da amare come noi stessi secondo le parole di Gesù: "Onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso" (Matteo 19:19).
I divieti sono antipatici perché portano in loro stessi innanzitutto il pensiero delle sanzioni da pagare. Invece, la legge dell'amore di Dio è superlativa nella sua essenza (perché Dio stesso è amore) ed è efficace nel suo risultato. Qualsiasi cosa faremo a favore dei nostri anziani, mettendoci di mezzo l'amore di Dio, non solo farà del bene a loro (ovviamente), ma sarà un grande investimento per il nostro stesso futuro. In pratica, Dio ci ama anche quando siamo un peso per Lui, e non ci abbandona da qualche parte. Così, se ami Dio, non parcheggiare nessuno!
E ora, mi sia permessa una parola a chi è anziano oggi, in questo avviato terzo millennio: non parcheggiare te stesso! Possa invece la ricchezza della tua esperienza continuare ad essere messa a disposizione dei più giovani. Ma ancor di più, ci sia Dio nei tuoi pensieri, nei tuoi progetti, nel tuo cuore. La Sua amorevole presenza in noi non è elisir di lunga vita, ma è garanzia del vero senso della vita!
Ascolta che cosa ne pensa la Parola di Dio: "Quelli che sono piantati nella casa del Signore fioriranno nei cortili del nostro Dio. Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti, per annunciare che il Signore è giusto..." (Salmo 92:13-15).
Ma in che modo, concretamente, tutto ciò si può realizzare?
Non parcheggiare te stesso, e affida i tuoi giorni a Dio, facendo tua con tutto te stesso questa preghiera dell'anziano scrittore del Salmo 71: "O Dio, Tu mi hai istruito sin dalla mia infanzia, e io, fino a oggi, ho annunciato le Tue meraviglie. E ora che sono giunto alla vecchiaia e alla canizie, o Dio, non abbandonarmi, finché non abbia raccontato i prodigi del Tuo braccio a questa generazione e la Tua potenza a quelli che verranno".
Questo passo ti mette davanti ad una bellissima opportunità: i più giovani hanno bisogno di Dio e tu, se Lo hai conosciuto, glieLo puoi far conoscere!
Elio Varricchione
Tratto da "CRISTIANI OGGI" Luglio-Agosto 2013
Chi scrive è sotto i sessanta, ma è quattro volte nonno e, attraversando tre generazioni, ben ha potuto constatare come sia cambiata la situazione degli anziani.
A differenza di oggi, quando molti usano parole roboanti come "l'anziano non è un peso ma una risorsa", un tempo si viveva di fatti e l'anziano una risorsa lo era per davvero! Questo era più facile, perché gli anziani vivevano in casa, con la loro famiglia, soprattutto quando uno dei nonni veniva meno.
Nella grande Milano prendevi il tram e, tu giovane, non potevi non vedere tra quelle poche pubblicità rigorosamente in bianco e nero, l'invito a cedere il posto a sedere agli anziani (e alle donne). Allora la gente, provata dalle fatiche del duro lavoro della terra o nelle fabbriche poco abituate alla sicurezza delle maestranze, non viveva molto a lungo. Era più facile incontrare anziani che per il domani avevano più fiducia nel "Padreterno" che nelle statistiche sull'aspettativa di vita, che in genere neppure sapevano che cosa fosse. C'erano anche pochi colori nel vestire, il grigio era molto di moda soprattutto tra gli uomini, ma il volto degli anziani si colorava di gioia quando si trovavano con i giovani. Davanti al caminetto, o in prossimità di una cucina economica, comprendevano di essere ancora utili quando i loro consigli largamente dispensati venivano rispettosamente ascoltati.
Quante confidenze ricevevano dai più piccoli, che sapevano di potersi fidare.
Quanti abbracci, quanto calore, quali punti di riferimento!
I ricordi si spostano tra le panche della chiesa evangelica nella quale sono cresciuto. C'era molta sobrietà, in quegli anni Sessanta e Settanta, anche nel modo di parlare. Ma c'era un non-so-che, una calamita che attraeva il giovane verso l'anziano. Non erano infrequenti i casi di chi ci apriva la casa per condividere una serata. Portavi con te non solo il ricordo del sapore dei biscotti fatti secondo le antiche sane ricette, ma anche le immagini indimenticabili degli occhi lucidi di quegli anziani credenti, così commossi dall'aver potuto trasmettere ancora una volta le loro sempre attuali esperienze di fede.
Anche nelle cose di Dio il giovane aveva bisogno dell'anziano e l'anziano del giovane: entrambi lo sapevano e si cercavano. E si trovavano.
Evidentemente il mondo è cambiato.
Il caminetto è un oggetto in via di estinzione e le sedie accanto all'anziano sono sempre più vuote. Il suo spazio, preso da schermi tv ogni giorno più grandi, ha assorbito anche gli spazi del dialogo. Sul tram nessuno si alza più davanti a nessuno. Gli adolescenti vedono già vecchi quelli sulla trentina, figuriamoci...
Quanto al modo di parlare, rischiamo di non capirci tra abitanti dello stesso quartiere, divisi da uno stress linguistico che l'attuale generazione sta subendo con la complicità di quelle due o tre ore al giorno trascorse di fronte a un video e una tastiera.
Non si parla più, si ride ma non si sorride, si corre ma non si arriva...
Ora però si vive molto più a lungo, e spesso in buona salute.
La terza età non basta più, siamo giunti alla quarta.
Una pubblicità che mi ha colpito rappresenta una felice coppia di anziani seduta su una panchina, col dito puntato sul loro interlocutore, mentre dicono in coro "vecchio sarai tu!".
Mai come in questo tempo, anche di crisi, le agenzie viaggi sfornano pacchetti per i consumatori di questa fascia di età.
A livello europeo negli ultimi vent'anni sono stati fatti ingenti investimenti in tecnologia per permettere all'anziano di vivere dignitosamente la sua autosufficienza, senza dover lasciare il calore del suo nido, e non pochi ci stanno riuscendo. Anche grazie all'efficacissima invenzione delle "badanti". Ma tantissimi, e sempre di più, sopravvivono morendo ogni giorno di solitudine in casa propria o d'inedia nelle dimore per anziani lontane fisicamente e spiritualmente dalla famiglia, con grandi vetrate ma dalla scarsa luminosità degli animi.
Si parla di parcheggio degli anziani... come di un'auto quando non serve...
Il titolo di questo articolo, però, è "Divieto di parcheggio".
Indubbiamente richiama il mal costume di abbandonare il padre o la madre o il nonno o la nonna alle cure altrui, magari limitatamente ai mesi estivi, anche quando si potrebbe fare diversamente.
Sono fatti tristi per entrambe le parti, dei "parcheggiatori" e dei "parcheggiati".
Evidentemente a farlo non sono soltanto quelli senza Dio.
Il fenomeno riguarda molti cosiddetti "cristiani".
Quanto bene farebbe riscoprire il significato delle bibliche parole "Onora tuo padre e tua madre (questo è il primo comandamento con promessa) affinché tu sia felice e abbia lunga vita sulla terra" (Efesini 6:2, 3). Così come questa legge di Dio (il testo è la ripetizione di uno dei dieci comandamenti dati da Dio ai tempi di Mosè, scritto nel Libro dell'Esodo 20:12) non è stata sufficiente a modificare d'imperio la situazione, ancor meno avverrà con un divieto a parcheggiare gli anziani.
Ben più incisivo potrà essere, invece, il richiamo alla legge dell'amore di Dio, a considerare i nostri anziani almeno al pari del prossimo, da amare come noi stessi secondo le parole di Gesù: "Onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso" (Matteo 19:19).
I divieti sono antipatici perché portano in loro stessi innanzitutto il pensiero delle sanzioni da pagare. Invece, la legge dell'amore di Dio è superlativa nella sua essenza (perché Dio stesso è amore) ed è efficace nel suo risultato. Qualsiasi cosa faremo a favore dei nostri anziani, mettendoci di mezzo l'amore di Dio, non solo farà del bene a loro (ovviamente), ma sarà un grande investimento per il nostro stesso futuro. In pratica, Dio ci ama anche quando siamo un peso per Lui, e non ci abbandona da qualche parte. Così, se ami Dio, non parcheggiare nessuno!
E ora, mi sia permessa una parola a chi è anziano oggi, in questo avviato terzo millennio: non parcheggiare te stesso! Possa invece la ricchezza della tua esperienza continuare ad essere messa a disposizione dei più giovani. Ma ancor di più, ci sia Dio nei tuoi pensieri, nei tuoi progetti, nel tuo cuore. La Sua amorevole presenza in noi non è elisir di lunga vita, ma è garanzia del vero senso della vita!
Ascolta che cosa ne pensa la Parola di Dio: "Quelli che sono piantati nella casa del Signore fioriranno nei cortili del nostro Dio. Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti, per annunciare che il Signore è giusto..." (Salmo 92:13-15).
Ma in che modo, concretamente, tutto ciò si può realizzare?
Non parcheggiare te stesso, e affida i tuoi giorni a Dio, facendo tua con tutto te stesso questa preghiera dell'anziano scrittore del Salmo 71: "O Dio, Tu mi hai istruito sin dalla mia infanzia, e io, fino a oggi, ho annunciato le Tue meraviglie. E ora che sono giunto alla vecchiaia e alla canizie, o Dio, non abbandonarmi, finché non abbia raccontato i prodigi del Tuo braccio a questa generazione e la Tua potenza a quelli che verranno".
Questo passo ti mette davanti ad una bellissima opportunità: i più giovani hanno bisogno di Dio e tu, se Lo hai conosciuto, glieLo puoi far conoscere!
Elio Varricchione
Tratto da "CRISTIANI OGGI" Luglio-Agosto 2013
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