Le assemblee dei Fratelli italiane organizzano quattro agapi nazionali (Nord Italia, Centro, Sud e Sicilia) tra settembre e ottobre, perché con i 150 anni dell'Unità d'Italia celebrano anche i loro 150 anni di passione per il Vangelo e per la nazione.
Diretta discendenza delle "chiese libere" italiane che ebbero inizio sostanzialmente con la conversione del conte fiorentino Piero Guicciardini nel 1836, le "assemblee" (così sono chiamate le chiese o congregazioni locali) dei Fratelli italiane furono subito al banco di prova dell'impegno concreto perché i protagonisti di quelle chiese furono anche pienamente coinvolti, come hanno mostrato le ricerche degli storici, a partire da Giorgio Spini e Domenico Maselli, nel processo risorgimentale. «Donne e uomini - spiega un comunicato odierno del Comitato organizzatore delle celebrazioni - i cui nomi sono un patrimonio delle assemblee dei Fratelli e di tutto l'evangelismo italiano (i coniugi Madiai, Bonaventura Mazzarella, Teodorico Pietrocola Rossetti, Luigi Desanctis, Camillo Mapei, Salvatore Ferretti e altri ancora) che sentirono, mentre professavano la fede evangelica, la chiamata a lottare per l'unità della patria italiana».
«Le assemblee dei Fratelli (i Valdesi all'epoca erano considerati francesi, mentre il grosso delle missioni protestanti arrivò in Italia solo dopo l'unità) raccolgono l'eredità dell'anelito che animava quell'esperienza, un'esperienza che si può riassumere in due momenti: l'impegno a rendere pubblica la Bibbia e la sua lettura, come strada maestra per conoscere il vangelo della grazia e il tentativo di costruire un'esperienza ecclesiale che non fosse né cattolica né protestante ma che avesse un chiaro riferimento nel Nuovo Testamento e fosse un'esperienza italiana».
All'unanimità, nel corso di un Convegno di anziani (conduttori di chiese locali) tenuto in ottobre 2010, si decise di "utilizzare" la ricorrenza dei centocinquanta anni dell'unità d'Italia (1861–2011) con questi intenti fondamentali: «esprimere al Signore la riconoscenza per la fedeltà che egli ha mostrato in quest'arco di tempo nei confronti delle nostre chiese, e non solo di esse; rinnovare la testimonianza che in questo secolo e mezzo è stata resa al vangelo; rinnovare e rafforzare i vincoli di comunione ecclesiale che hanno caratterizzato le assemblee in Italia». È per raggiungere questi scopi di ringraziamento, di testimonianza e di comunione che è nato il progetto "Fratelli d'Italia" il cui incipit è costituito dal verso di Geremia 29:7 «Cercate il bene della città … e pregate il Signore per essa; poiché dal bene di questa dipende il vostro bene» e il cui fulcro è rappresentato dalle quattro agapi nazionali. I referenti nazionali del progetto sono Guido Moretti di Firenze (studiomoretti@studiomorettiguido.it) e Giacomo Carlo Di Gaetano di Chieti (giadiga@alice.it).
Le agapi si svolgeranno secondo un programma che, seguendo la linea congregazionalista del movimento dei Fratelli, sarà gestito a livello locale, pur avendo tutte un momento unitario rappresentato dalla predicazione di Fares Marzone dell'assemblea di Piverone e dalla proiezione di un video multimediale dal titolo "Innalzate il vessill della croce", titolo che riprende un celebre inno scritto da Teodorico Pietrocola Rossetti e cantato in tutte le chiese evangeliche italiane.
Ogni agape si concluderà con concerti di cantautori o di corali, alla presenza di autorità locali, regionali e comunali.
Per informazioni: tel. 347/7445468 (Giampiero Picciani); email: pigiamp@inwind.it Il calendario del progetto "Fratelli d'Italia":
- Domenica 4 settembre - Agape delle Assemblee del Nord Spinetta Marengo (AL)
- Sabato 10 settembre - Agape delle Assemblee del Centro Firenze – Palatenda Saschall
- Domenica 18 settembre - Agape delle Assemblee del Sud San Severo (FG) – Palazzetto dello Sport
- Sabato 15 ottobre - Agape delle Assemblee della Sicilia Porto Empedocle (AG)
Durante il Risorgimento i protestanti italiani nutrirono la speranza che alla rivoluzione liberal-nazionale si accompagnasse una riforma religiosa. Come ha sottolineato lo storico Giorgio Spini, nella cultura di tanti patrioti, accanto all'idea del popolo-martire, trovò posto anche questa speranza, che assunse due differenti forme: da un lato si auspicò una moderata evoluzione del cattolicesimo in senso evangelico, dall'altro una rivoluzione volta a distruggere il papato.
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Edizione della Bibbia tradotta da Giovanni Diodati |
Sebbene i protestanti costituissero una esigua minoranza nella penisola (appena 32.684 anime, secondo il censimento del 1861), l'influenza che il protestantesimo esercitò sulla cultura risorgimentale fu notevole già dai primi decenni dell'800.
Tale influenza va valutata anzitutto nei termini delle suggestioni e degli influssi culturali che contribuirono alla diffusione, presso l'élite colta dell'epoca, delle idee liberali. In particolare, da questo punto di vista, esercitarono una profonda attrazione sia Londra sia soprattutto Ginevra, capitale del protestantesimo liberale, moralistico e filantropico.
Diversi protagonisti del Risorgimento (da Cavour a Lambruschini, da Mamiani a Ricasoli, da Cattaneo a Ferrari) ebbero contatti stretti con il mondo protestante, e non pochi erano essi stessi di fede protestante. L'influenza del protestantesimo trovò un terreno favorevole soprattutto a Firenze, tramite l'«Antologia» (1821-1833) e il gruppo di letterati che si raccolse intorno all'italo-svizzero e protestante Giovan Pietro Vieusseux.
Ma il protestantesimo esercitò un influsso sul processo risorgimentale anche attraverso l'esperienza dell'esilio cui molti patrioti furono costretti in seguito al fallimento dei moti del 1820-1821 e del 1831. L'esilio nei paesi protestanti, quando non produsse una conversione alla fede riformata, rafforzò comunque i legami tra gli ambienti anglo-elvetici e gli esuli centro-settentrionali e meridionali.
Furono però soprattutto gli avvenimenti del 1848-1849 a legare i protestanti al moto risorgimentale. Il fallimento dell'ipotesi neoguelfa (cioè di un'alleanza tra Pio IX e il movimento nazionale), la fuga del pontefice da Roma e, infine, l'esperienza della Repubblica romana accesero la speranza che fosse giunta l'ora di una riforma religiosa, da realizzare attraverso una guerra patriottica contro il papato.
Tale prospettiva sembrò sul punto di realizzarsi con la nascita della Repubblica romana, esperienza che più di ogni altra contribuì a legare la componente più impegnata del protestantesimo al Risorgimento. Dopo il 1848, infatti, il protestantesimo guadagnò proseliti soprattutto fra i reduci di quell'esperienza, ma anche fra coloro che avevano coltivato l'illusione di un Pio IX solidale con la causa nazionale.
Il 1848 fu un anno importante anche sotto il profilo del riconoscimento dei diritti politici e civili delle comunità evangeliche presenti nel Regno di Sardegna. Dopo un intenso dibattito culturale sul problema della libertà di culto, sostenuto soprattutto dal cattolico-liberale Roberto d'Azeglio, si arrivò alle Regie Patenti del 17 febbraio 1848.
Con tale provvedimento Carlo Alberto concedeva la libertà di culto alla minoranza valdese, fino a quel momento vissuta in una condizione di inferiorità giuridica. In realtà, la libertà della predicazione evangelica non era garantita: se il culto valdese era ufficialmente tollerato, non lo era il proselitismo.
Parallelamente al processo di unificazione nazionale sotto la monarchia sabauda (e dunque alla graduale estensione della legislazione piemontese sulle minoranze religiose) si registrò una ripresa dell'attività e della diffusione del culto evangelico: spuntarono nuovi nuclei di evangelici italiani, in parte collegati ai valdesi, in parte nella forma di «Chiese Libere»; furono istituite nuove scuole evangeliche per l'istruzione primaria, fra le quali vanno menzionate quelle dirette da Salvatore Ferretti a Firenze.
Tuttavia, nonostante il culto evangelico fosse ormai ufficialmente tollerato, gli atteggiamenti vessatori e le violenze ai danni dei protestanti continuarono anche dopo il 1861: era del tutto usuale (solo per fare un paio di esempi) che ai defunti evangelici venisse rifiutata da parte del clero la sepoltura nei cimiteri o che, negli ospedali, i moribondi subissero pressioni di ogni sorta affinché rinnegassero il proprio culto.
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Venditore ambulante della Claudiana ottocentesca con il suo "carro biblico" - fotografia |
Nel marzo 1866, a Barletta, la comunità evangelica subì una violenta aggressione (vi furono diversi morti e feriti) da parte di folle fanatizzate che si scagliarono contro gli «eretici», ritenuti responsabili della siccità e del colera sopraggiunti nella zona.
I protestanti parteciparono alla terza guerra di indipendenza (un migliaio di valdesi furono nell'esercito regolare; altri si trovavano con Garibaldi nei Cacciatori delle Alpi) e più tardi, il 20 settembre 1870, assistettero alla fine del potere temporale dei papi (prendendo parte alla breccia di Porta Pia).
Secondo quanto si tramanda nel piccolo mondo dei protestanti italiani, subito dopo l'ingresso dei bersaglieri a Porta Pia, fece il suo ingresso a Roma un evangelico: portava con sé un carretto di Bibbie, trainato da un grosso cane che rispondeva al nome di Pio IX. L'episodio, non del tutto certo, è tuttavia indicativo dell'illusione coltivata fino a quel momento dai protestanti italiani: che la fine del potere temporale dei papi annunciasse il crollo di quello spirituale.
Dopo il 1848, il granduca Leopoldo II attuò in Toscana una violenta repressione nei confronti del movimento evangelico: furono proibite le riunioni di culto nelle case private, si susseguirono arresti ed espulsioni. Il caso che ebbe maggiore risonanza, specie per gli effetti che determinò in ambito internazionale, fu l'arresto, nel 1851, dei coniugi Madiai. Del “caso Madiai”, come fu chiamato, riproduciamo la ricostruzione dello storico Giorgio Spini.
G. Spini, Risorgimento e protestanti, Torino, Claudiana Editrice, 1998, pp. 257-265.
Le Regie Patenti del 17 febbraio 1848
Con le Regie Patenti del 17 febbraio 1848, di cui riproduciamo il testo, Carlo Alberto concedeva ai valdesi del Regno di Sardegna gli stessi diritti civili e politici degli altri sudditi. Il provvedimento fu accompagnato da un'esplosione di entusiasmo: mentre a Torino gli studenti invitavano la folla ad acclamare il provvedimento e intonavano l'inno «Fratelli d'Italia!», le valli valdesi si illuminarono a giorno con fuochi e falò in segno di gioia.
Il Risorgimento. Storia, documenti, testimonianze, a cura di Lucio Villari, IV, La prima guerra di indipendenza 1847-1848, Roma, Biblioteca di Repubblica-L'Espresso, 2007, pp. 527-528.
Fonte: www.150anni.it
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