Riporto interessante studio sulla deità di Cristo, questo per gli amici TdG che frequentano il blog ma anche per chiarire in maniera biblicamente palese a quanti anche non essendo Testimoni di Geova non comprendono questa verità scritturale, ovvero che Gesù, per quanto ci è impossibile capire, sia Dio.
Tra i conflitti dottrinali che normalmente insorgono con i tdg, uno dei cavalli di battaglia è la questione relativa al primo versetto del vangelo di Giovanni. Trattiamo separatamente la questione, sia per la sua rilevanza sia per inquadrarla meglio nel panorama complessivo della cristologia del NT: esamineremo, quindi, il testo greco di Gv 1:1 e daremo uno sguardo al monoteismo ebraico e cristiano, per poi dedicarci al vocabolario ed alla grammatica del passo al nostro esame
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1. Il testo greco di Gv 1:1 e le sue traduzioni
Cominciamo la nostra analisi con il menzionare il testo greco del nostro versetto e le sue due traduzioni che interessano maggiormente gli scopi del nostro lavoro, ovvero quella evangelica della Riveduta e quella del Nuovo Mondo.
· Testo greco: “En archè en o lògos kai o lògos en pros ton theòn kai theòs en o lògos”.
E’ di tutto rilievo sottolineare che nessuna variante compare nei manoscritti antichi con riferimento a questo versetto. Non è, pertanto, possibile avanzare alcun dubbio o proporre alcuna discussione per quanto concerne il testo greco di Gv 1:1, che presenta un’assoluta uniformità in tutti i manoscritti del NT
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· Traduzione della Revisione: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”.
E’ interessante notare la sostanziale conformità delle altre traduzioni evangeliche: se la Nuova Riveduta riporta esattamente la versione di Luzzi, la Nuova Diodati sostituisce soltanto la particella “con” e scrive “presso”, forse memore di Diodati che anticamente rendeva “appo”.
· Traduzione della TNM del 1967: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con il Dio, e la Parola era un dio”.
Non esiste una sola versione della TNM con riferimento a Gv 1:1, ed anche quest’aspetto non milita a favore della serietà delle traduzioni dei tdg: per esempio, nel 1987 la TNM leggeva l’ultima parte del nostro versetto con “era dio”, omettendo l’improbabile articolo indeterminativo che avevano maldestramente aggiunto vent’anni prima… in ogni caso, ad un attento studio ed in entrambe le varianti citate, la TNM risulta falsa ed errata almeno sotto tre diversi profili che ora ci accingiamo ad esaminare.
2. Il monoteismo ebraico e cristiano
L’apostolo Giovanni era un ebreo convertito a Cristo e pertanto, potremmo dire, doppiamente monoteista: non avrebbe mai potuto considerare l’inciso theòs come un sostantivo preceduto da un articolo indeterminativo (“un dio”), senza cadere in stridente contraddizione con la sua fede e senza scandalizzare i suoi confratelli.
I tdg affermano, talvolta, che la Bibbia parli di “dèi minori”, per cui non c’è da scandalizzarsi se Gesù sia uno di loro. Ciò è parzialmente vero: sia l’AT (es. Sal 96:4-5) che il NT (es. 1 Co 8:5-6; 2 Co 4:4) riconoscono l’esistenza di altri dèi, ma lo fanno in senso metaforico, affermando cioè che dèi essi sono solo nell’immaginazione del pagano e dell’incredulo, mentre in realtà vi è un solo vero Dio, creatore dei cieli e della terra. L’apostolo Paolo, per esempio, nel primo passo appena citato afferma che “per noi c’è un solo Dio, il Padre” (1 Co 8:6; TNM conforme), perché gli altri sono soltanto “cosiddetti dèi, tanto in cielo quanto in terra” (v. 5, con TNM sostanzialmente conforme) e altrove, lo stesso apostolo dei Gentili dirà che essi “per natura non sono dèi” (Ga 4:8; TNM conforme).
In realtà, allora, il cristiano è veramente monoteista, perché non nasconde che altri credano in supposti dèi diversi dal Dio della Bibbia, ma allo stesso tempo li considera delle falsità e delle nullità. Il tdg, invece, pur proclamandosi monoteista, dimostra di credere in una pluralità di dèi quando afferma che a fianco di Javè, unico vero Dio, vi siano anche altri dèi e fra questi pure Gesù Cristo, un “dio minore” e meno importante del loro “Geova”, ma pur sempre “un dio”.
Oltre a ciò, bisogna considerare che la parola greca theòs è usata circa 1.200 volte nel NT e quasi sempre con riferimento all’unico vero Dio: solo in 4 casi, nei versetti sopra menzionati, questo vocabolo viene usato in relazione a falsi dèi. Se questi, dunque, sono gli unici due usi della parola theòs nel NT, potremmo chiedere a un tdg se per lui Gesù è il vero Dio (visto che per quasi 1.200 volte theòs designa Javè) oppure un falso dio. Ed è significativo che, per loro, Gesù non sia né l’uno né l’altro ma solo “un dio minore”…
Infine, si può considerare la seconda affermazione di Gv 1:1, che la TNM rende: “e la parola era con [il] Dio”. Questa può essere messa a confronto con Dt 32:39, dove lo stesso YHWH afferma solennemente: “Io solo sono Dio e non v’è alcun dio accanto a Me!”. Ecco, allora, che per l’AT affianco all’unico vero Dio non poteva esservi alcun altro dio minore, come i tdg sostengono per Gesù: di conseguenza, alla luce dell’AT, il Cristo ha completa e perfetta natura divina e non è un dio di grado inferiore ma è Javè stesso fattosi uomo!
3. Il vocabolario di Gv 1:1
Nel commentare Gv 1:1, spesso i tdg affermano che anche alcuni traduttori cristiani leggono la terza dichiarazione con: “la parola era divina”, e in tal modo convaliderebbero la versione della TNM secondo cui “la Parola era un dio”.
Per ribattere a quest’assunto, occorre innanzitutto ricordare che qualsiasi traduzione della Bibbia, per quanto autorevole, non potrà mai sostituirsi all’autorità della Parola di Dio stessa. Ogni versione della Scrittura va raffrontata al testo sacro e solo alla luce di quest’ultimo può essere valutata la sua fedeltà al Vero. Detto ciò, va subito aggiunto che i “traduttori cristiani” di cui astutamente parlano i tdg, non sono altro che alcuni commentatori liberali e modernisti
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che purtroppo negano l’ispirazione divina della Bibbia e traducono anche molti altri passi della Scrittura in modo incerto e parafrasato.
Oltre a ciò, non va sottaciuto che sia un grave errore tradurre il sostantivo theòs con l’aggettivo “divino” o altro simile, per il quale sarebbe stato necessario l’aggettivo greco theiòs. Solo un traduttore inesperto o poco rispettoso del testo sacro potrebbe confondere i due vocaboli: theòstheotès (es. Col 2:9); dal canto suo, theiòs significa invece “divino” ed è aggettivo per rendere le qualità di Dio, che la Bibbia riferisce anche ai credenti (es. 2 Pt 1:4) e dal quale deriva l’altro sostantivo theiotès che significa “divinità” (es. Rm 1:20)
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. significa esclusivamente “Dio” nel senso di “Essere con natura divina”, e viene usato per Gesù insieme al sostantivo astratto
4. La grammatica di Gv 1:1
Dal punto di vista grammaticale, i tdg fondano le loro teorie relative a Gv 1:1 basandosi soprattutto su due presupposti: (a) essendo stato omesso l’articolo determinativo davanti a theòs nel terzo inciso, quest’ultimo va tradotto in forma indefinita (“un dio” oppure “dio”) e non “Dio”; (b) c’è differenza fra il theòn della seconda proposizione, perché preceduto dall’articolo ton, e il theòs della terza proposizione perché è senza articolo: nel primo caso saremmo dinanzi all’unico vero Dio, nel secondo a “un dio minore”.
Nel rispondere a queste obiezioni, possiamo delineare almeno tre argomentazioni fondamentali:
· In primo luogo, dal testo originale notiamo che la terza frase di Gv 1:1 presenta il complemento predicativo theòs prima del verbo en e non dopo di esso, mentre invece il soggetto o lògos viene dopo il verbo e non prima di esso.
Questa costruzione sintattica è di fondamentale importanza per la corretta traduzione del nostro versetto, distinguendolo da quasi tutti gli altri 36 brani biblici che talvolta i tdg citano a sostegno della loro tesi, nei quali il soggetto precede il verbo e questo precede il complemento predicativo.
Ora, vi è una regola di grammatica greca
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per la quale il complemento predicativo prende l’articolo quando segue il verbo, mentre invece non deve prenderlo quando lo precede. Ciò significa che, per com’è scritto Gv 1:1, la parola theòs non ha bisogno di articolo e ciò non comporta in alcun modo che essa debba diventare indeterminata (“un dio”) oppure che debba assumere una certa qualità (“divina”). Se la traduzione della TNM fosse corretta, nell’originale avremmo dovuto trovare l’articolo davanti al complemento predicativo, perché solo così theòstheòs manifesta l’essenza stessa di o lògos, che è quella di essere Dio : in altre parole, Gv 1:1 conferma stabilmente che la Parola era ed è Dio, ovvero che Gesù Cristo ha natura divina ed è la seconda Persona della Trinità. avrebbe potuto avere un’accezione aggettivale per definire una qualità del soggetto. Senza articolo, invece,
· In secondo luogo, si può evidenziare che parecchie volte gli stessi tdg, nella loro traduzione della Bibbia, seguono la regola grammaticale appena esposta.
In Gv 19:21, per esempio, la TNM correttamente traduce: “I capi dei sacerdoti dei Giudei dicevano a Pilato: - Non scrivere: ‘Re (greco: o basilèus) dei Giudei’, ma che Egli ha detto: ‘Io sono Re dei Giudei’ - (greco: basilèus eimì ton Iudàion)“. Se i tdg avessero tradotto qui come hanno fatto in Gv 1:1, avremmo dovuto leggere: ‘Io sono un re dei Giudei’, visto che davanti al complemento predicativo basilèus non vi è alcun articolo…
In almeno altri undici passi del NT troviamo theòs in funzione di complemento predicativo ed in posizione di precedenza rispetto al verbo, proprio come in Gv 1:1. In tutti questi casi, sempre la TNM traduce correttamente “Dio” e mai “un dio” oppure anche “dio”.
· In terzo luogo non possiamo sottacere quale sia il vero motivo dell’errata traduzione dei tdg: in realtà essi non riescono a trovare “ragionevole” che la Parola era presso Dio e che allo stesso tempo Essa fosse Dio. Analogamente, essi trovano “irragionevole” che l’uomo Gesù Cristo fosse anche Dio… ma è certo non si può fondare né giustificare una “ragionevole” teoria che scavalchi i dati testuali della Parola ispirata da Dio stesso…
Fonte: https://www.evangelici.info/files/TestimoniGeova.htm
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