Se c'è mai stato un uomo con un valore esemplare per ogni tempo, è certamente Giuseppe, figlio prediletto del patriarca Giacobbe, la cui storia comincia nel capitolo 37 di Genesi. La vita di Giuseppe si è estesa nel periodo del mondo antico. Cresciuto come futuro erede del ricco patriarca giudeo, cadde in schiavitù in una lontana terra gentile, ma poi ascese a una posizione di prominenza, una posizione di comando, secondo solo al Faraone. Fu amato e odiato, favorito e abusato, tentato e creduto, esaltato e annichilito, eppure in nessun momento dei 110 anni di Giuseppe sembra che egli abbia distolto gli occhi dal Signore, o smesso di confidare in lui. L'avversità non indurì il suo carattere, così come non lo rovinò la prosperità. Era la stessa persona in pubblico come in privato, fu veramente un grande uomo.
Questo è uno dei motivi per cui Genesi ci parla così tanto di lui. La storia di Abramo è lunga e di grande importanza in Genesi, ma quella di Giuseppe la eguaglia nel numero di capitoli (14 capitoli ciascuno) e la supera nella lunghezza dei capitoli (dcl 25%). I capitoli 37-50 di Genesi sono un capolavoro di narrativa storica. Speciale e sorprendente caratteristica di questa storia di Giuseppe è che nulla di male è mai detto di lui. Certamente, come tutti gli esseri umani, aveva anch'egli una natura peccaminosa, ma a suo riguardo non è indicata alcuna manifestazione esterna di peccato, per cui viene spontaneo apprezzarlo e amarlo come forse nessun altro personaggio nella Bibbia, a parte il Signore Gesù Cristo. Eppure, sorprendentemente, Giuseppe non compare molto
nel Nuovo Testamento, come, per esempio, Abramo e Mosè.
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Meditazioni espositive su Genesi di
James Montgomery Boice
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