Oggi viviamo in un'epoca disincantata. La scienza (ma forse è meglio dire la tendenza a fare della scienza una religione - attitudine che in sé di scientifico non ha nulla) vorrebbe convincerci che l'uomo illuminato del nostro secolo deve rassegnarsi ed accettare il fatto che siamo qui per caso, che siamo frutto di un processo evolutivo spontaneo, automatico, di meccanismi originati casualmente nel nostro universo.
Riducendolo ai minimi termini, possiamo schematizzare così il pensiero cristiano:
DIO = UNIVERSO (Stelle, Pianeti, animali, ecc... , uomo)
e così quello antiteistico:
CASO = UNIVERSO (Stelle, Pianeti, animali, ecc... , uomo)
Appare evidente che in entrambi i casi la mente umana non riesce a concepire l'universo senza tentare di individuare una qualsiasi causa per la sua esistenza, sia essa Dio o il "caso".
Che gli scettici si sentano tanto entusiasmati dalle conoscenze scientifiche del nostro tempo è fuori luogo. E comunque l'uomo è da sempre eccessivamente orgoglioso dei propri risultati raggiunti: perciò non può far scalpore. In realtà nessuno ha veramente rivoluzionato i paradigmi di pensiero della mente umana, le leggi dell'universo o della logica comune, ma semplicemente sostituito uno degli elementi presenti nell'equazione giudaico-cristiana, cioè Dio, con un'entità astratta ed impersonale, empiricamente e semplicemente (persino semplicisticamente, direi) definita "caso", inteso come una serie non programmata di eventi fortuiti concorrenti alla formazione dell'universo e della vita come noi la conosciamo. Ciò è inevitabile perché finché il nostro universo esisterà, sarà sempre vera un'equazione alla base di tutto
CAUSA = EFFETTO
alla quale, allo stato attuale delle nostre conoscenze ed in ossequio ad ogni possibile parametro concepibile dal nostro intelletto, è impossibile sostituire
0 = EFFETTO
La semplicità ed efficacia della riflessione che troviamo nella Sacra Scrittura sono devastanti: "I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l'opera delle sue mani." (Salmo 19:1). L'immensa bellezza del creato e la sua perfezione sono l'evidenza dell'esistenza e della maestà del nostro Dio. Sono convinto che sia stato proprio Lui a darci la capacità e persino a farci avvertire il bisogno di cercarlo e trovarlo riconoscendolo come causa dell'esistenza del mondo.
Possiamo, quindi, ignorare il problema; ma se riflettiamo sulla questione non riusciremo a farlo evitando un ragionamento di base che preveda
CAUSA = EFFETTO
che quindi risulterà in una riflessione
? = UNIVERSO
Qui le strade si dividono.
Lo scettico dirà:
CASO = UNIVERSO
Il credente:
DIO = UNIVERSO
Personalmente, da credente, vedo l'incredulità soccombere definitivamente - nella violenza perpetrata alla nostra stessa intelligenza - quando si vuole far supporre che dal caos sia casualmente originato l'ordine, dalla confusione la perfezione, dal nulla la bellezza del creato. Insomma, la stupefacente conclusione alla quale sono giunto e che mi sento con ogni tranquillità di poter comunicare al lettore è che l'incredulo oggi deve per forza di cosa mettere in moto quei processi fideistici che tanto disprezza nel credente, e sublimarli, al punto da poter riuscire a credere l'incredibile e sostenere l'impossibile per evitare così di dover credere nel senso giudaico-cristiano del termine. Da cristiano sono convinto che chi crede in Dio è un uomo che semplicemente si arrende all'evidenza dell'esistenza di un Creatore e crede in Lui come causa del divenire di ogni cosa.
La scorsa domenica, al mare, mentre galleggiavo sull'acqua a pancia in su vedevo il cielo e le nuvole sopra me mentre queste cominciavano a coprire il sole. Mi sono sentito sopraffatto dalla grandezza e bellezza della creazione, dalla gloria di Dio che pervade tutte le cose. Se è stato davvero il caso a creare tutto, una serie di circostanze fortuite, perché ogni cosa che vediamo è così bella? Non bastava che tutto funzionasse? Perché l'essere umano oltre ad essere funzionale ed intelligente è anche bello? Perché il passo di un felino è così incredibilmente elegante? Perché gli alberi sono stupendi e maestosi? Perché la luna suscita così tanta emozione e non fenomeni fisici soltanto? E' stato il caso a mettere una voce dentro di noi - che chiamiamo coscienza - che ci dice cosa è giusto e cosa è sbagliato? E ancora, è lecito chiedersi: se siamo originati da una serie di eventi fortuiti, se è il caso che regna sul nostro universo, cosa è giusto e cosa è sbagliato? Cosa lo stabilisce?
Un difetto cronico dei motivi del rifiuto dell'equazione giudaico-cristiana sta nel fatto che il negazionismo non può soddisfare i requisiti di "causa = effetto" che abbiamo invece preso come elemento imprescindibile della nostra discussione. E comunque quando alcuni ci dicono che l'uomo è giunto su questo pianeta grazie ad un processo evolutivo o che l'universo è originato da un big-bang, io non riesco a capire perché questo dovrebbe realmente scuotere la mia fede. La questione sul come l'universo sia divenuto quello che vediamo oggi e sul come l'uomo sia giunto ad essere ciò che oggi noi vediamo è una descrizione dettagliata dell'effetto, ma non mette in discussione la causa che ne è all'origine.
Schematizzando:
CAUSA (?) = EFFETTO (big bang, nascita di soli, pianeti, satelliti ed altri corpi celesti, inizio della vita e del processo evolutivo, comparsa dell'uomo)
La scienza si concentra sull'effetto, mentre sulla causa in realtà non ha nulla da dire e, quindi, in realtà nulla dice. Pronunciarsi sulla causa che ha innescato tutto questo processo che ha dato vita all'universo ed alla vita come noi la conosciamo appartiene alla fede, intesa come la capacità del nostro spirito di spingersi oltre il visibile. Discutere sull'effetto non può mettere in questione la causa. Insomma, non si può semplicisticamente risolvere il problema distogliendo l'attenzione dal primo termine dell'equazione, dilatando all'infinito la discussione sul secondo, concentrandoci sull'effetto finire per trascurare di indagare anche sulla causa.
Personalmente non credo nell'evoluzione. Ma non sono uno scienziato e, quindi, non me la sento di giudicare in prima persona cose che non conosco. Sono un religioso. Mi piace molto anche la scienza e sono un fan di fantascienza - il primo romanzo che ho letto a circa otto anni era proprio un racconto di fantascienza. So che esistono diversi scienziati contrari alla teoria evoluzionista e che molti di questi sono creazionisti. Ma tutto questo riguarda la discussione dell'effetto. Se affrontiamo la questione dal punto di vista della fede, in realtà ed oltre ogni convinzione personale e dettaglio, importa davvero poco come, in quale modo, mediante quali processi Dio abbia creato il mondo. Non potrebbe, infatti, avere Egli aver creato dal nulla la materia per poi innescare l'esplosione (appunto big bang) che ha dato vita al nostro universo? E nello stesso modo in cui Lui ha creato le leggi fisiche che governano il nostro universo (come la forza di gravità, ad esempio) non può aver creato nell'universo delle leggi che regolano il processo evolutivo della vita, ben sapendo che queste avrebbero condotto alla comparsa dell'uomo che egli intendeva creare? In questo modo si farebbe dell'uomo la tappa più alta dell'intento creativo - evolutivo - di Dio!
Sto cercando di conciliare scienza e religione? No, sto dicendo che sono due tipi di indagine diverse e che il supposto contrasto fra scienza e religione è solo nelle menti di chi concepisce l'una o l'altra per scopi che poco hanno di scientifico o di religioso.
Osservare l'universo e trarne le conclusioni è campo degli studi scientifici, di fisica, astronomia, ecc... e non compito, Bibbia alla mano, di teologi e biblisti - a meno che non siano veramente scienziati e, quindi, all'altezza di farlo. Sconfinando in un campo che non era squisitamente loro i religiosi - specie del passato - hanno offerto ingenuamente il fianco ai propri "avversari", sostenitori delle varie teorie scientifiche che con grande facilità hanno via via smontato le insostenibili impalcature create da teologi che maldestramente ed improbabilmente provavano a vestire i panni di scienziati "della domenica". Ancora oggi in verità c'è chi apre dei dibattiti per capire in quanti giorni Dio ha realmente creato il mondo o chi prova a trovare un trattato scientifico nella Parola di Dio. Mi sembra così assurdo ed inutile andare a cercare verità scientifiche che la Bibbia non promette o annuncia di dare in nessuna sua pagina! Questo comportamento finisce soltanto per screditare le Scritture giudaico-cristiane e perdere di vista il loro autentico significato spirituale agli occhi dell'uomo del XX e XXI secolo, oggettivamente meno ingenuo dal punto di vista intellettuale dei simili che lo hanno preceduto.
In ogni organismo che si rispetti il buon funzionamento dello stesso dipende dal corretto funzionamento di ciascuno degli organi che lo compongono. Se le mie mani si convincessero una mattina di volere fare la parte dei piedi io sarei rovinato. Ma se ogni mio organo fa il suo lavoro e lo fa bene, io sto bene, il mio corpo funziona. Se quindi lo scienziato fa lo scienziato tutto va perfettamente bene. Se il religioso fa il religioso tutto va perfettamente bene.
Schematizzando:
CAUSA (ricerca affidata alla fede) = EFFETTO (ricerca affidata alla scienza)
Lo studio della storia antica nei testi di storia "ortodossi" mi confonde. Riflettendo sulle forme di religione degli antichi popoli della Mesopotamia e dell'Egitto, che sono le più antiche civiltà riportate alla luce dalle ricerche archeologiche, mi sono convinto che la tendenza dell'uomo - e quindi dell'umanità nel suo tragitto storico - non è quella di evolversi dal politeismo verso il monoteismo, bensì l'esatto contrario: scadere dal monoteismo nel politeismo. Mi è parso infatti che più che politeiste molte espressioni di convincimenti religiosi su questa o quella divinità del passato fossero fondamentalmente monoteiste, ma con uno spiccato senso sincretista nei confronti degli altri credo. (Spesso anche oggi molti fra i cristiani - lasciando da parte i dettagli ai teologi - riescono ad identificare il loro Dio biblico con l'Allah dei musulmani, concludendo che sia solo la stessa entità divina con un nome diverso). Che un sistema comprendente varie divinità possa essere sostanzialmente associabile ad un certo tipo di monoteismo è un'altra mia convinzione. Ritengo, infatti, che in una cultura politeista e sincretista, l'uomo metta a tacere il suo protendere verso il monoteismo, giustificando l'esistenza di più divinità, riconoscendo una particolare dignità ad uno di essi e via via una serie di divinità minori, per cultura, tradizione o rispetto verso le convinzioni di altri. E' come dire che l'uomo avverte l'importanza della monogamia e che questa è lo stato ottimale per vivere una sana vita sentimentale e sessuale, ma trova ogni giustificazione plausibile per motivare le sue scappatelle o il nascere e morire di relazioni inconsistenti. (In questo senso vale proprio la pena ricordare come la Bibbia parli dell'idolatria e del trascurare l'esclusivismo del culto richiesto da Yahweh come una forma di prostituzione, quindi di relazione extra coniugale). Non vedo grandi differenze fra gli antichi eroi e re mesopotamici che venivano col tempo ad acquisire una più o meno assoluta misura di divinità ed ai quali veniva riservata una qualche forma di culto e gli "eroi" della fede dei nostri giorni per i quali viene riservata una più o meno intensa forma di culto e devozione, sicché il cattolicesimo odierno è troppo simile al paganesimo che intendeva soppiantare, visto che, nell'assecondare la tendenza dell'uomo a scadere nel politeismo (anziché istruire adeguatamente circa il monoteismo biblico) l'ha soltanto convogliata all'interno della fede cristiana, creando un piccolo disastro religioso, un pantheon neopagano dove una divinità principale presiede su un vario numero di divinità minori alle quali vengono devolute competenze specifiche - salute, vista, protezione di questa o quella città o professione, ecc... (nota 1) Non è un fenomeno nuovo e nella Bibbia, nei libri storici dell'Antico Testamento, proprio per il nostro insegnamento ed a futura memoria, se ne parla apertamente. Infatti, nonostante i chiari moniti della Torah, della Legge mosaica, non erano rari i casi di adorazione di divinità pagane in varie forme. Lo stesso Salomone inquinò, nell'ultimo periodo della sua vita, la purezza della sua fede. Fondamentalmente dobbiamo aspettare la catastrofe dell'esilio babilonese - permessa da Dio proprio per l'infedeltà del suo popolo - perché il giudaismo prenda dei contorni definiti ed idolatria e politeismo non vengano più tollerati in nessuna forma fra il popolo di Israele.
La realtà è che lontano dall'autentico monoteismo giudaico-cristiano non troviamo una forma convincente di monoteismo. Prendiamo come esempio Akhenaton, faraone egizio passato alla storia proprio come "eretico" perché fondamentalmente monoteista, o forse è meglio dire adoratore di un solo Dio, Aton, a discapito degli altri tradizionalmente adorati in Egitto. Personalmente credo che il culto di questo re non fosse meno pagano di chi adorava più divinità. Né il suo esclusivismo ne fanno un monoteista nel senso in cui lo possiamo intendere noi. Il culto del dio Aton infatti lo aveva preceduto e probabilmente il suo sentimento di devozione era preso in prestito da altre forme di monoteismo che già esistevano al di fuori dell'Egitto o da un eccessivo amore per il suo dio. (vedi nota 2) E questo ci porta ad un'ulteriore riflessione, che ho comunque già fatto in precedenza: se il monoteismo è davvero una forma "evoluta" di culto, alla quale quindi l'umanità giunge maturando ed affinando il proprio intelletto, perché non proviene dalle civiltà mesopotamiche, dai Sumeri, o dai Babilonesi, o dagli stessi Egizi o persino dai Greci, tutti popoli che raggiunsero vette nella scienza, nella matematica, nella geometria, nelle lettere, nella tecnica, tanto da porre dei modelli che ancora oggi seguiamo? Come si spiega che la forma oggettivamente più nobile e bella di monoteismo abbia avuto origine con Abramo, un ebreo nomade che viveva di pastorizia?
Vale la pena dire qualcosa di più sui greci, i quali possedevano una cultura scientifica e filosofica di tutto rispetto. Ancora oggi l'Iliade e l'Odissea vengono riconosciute come capolavori letterari. Le tragedie greche vengono ancora inscenate e le opere degli antichi filosofi sono l'incubo degli studenti e la passione di intere generazioni di studiosi. Eppure la religione greca era a dir poco ridicola - sebbene sia pure vero che anche il pantheon greco riconosceva una divinità suprema, Zeus, e poi a questa ne erano affiancate innumerevoli altre. Gli dei greci erano mossi da passioni vili, da motivazioni ignobili; erano in parole povere la proiezione nel divino della miseria dell'umanità. Il culto che si dedicava a queste divinità, quando non era addirittura crudele, culminava in comportamenti lascivi e immorali ed in ultima analisi non arricchiva la spiritualità umana in nessun senso. Filone Alessandrino - per dare il colpo di grazia alla religione dei greci - filosofo ebreo vissuto ad Alessandria d'Egitto nel I secolo d.C., sosteneva che quanto i filosofi greci dicevano di buono ed esatto su Dio, lo dovevano agli scritti di Mosè! La stessa idea greca di un logos, mediatore cosmico fra il divino e l'umano, egli lo considera patrimonio del Pentateuco, della cultura ebraica e non greca. E potremmo anche concordare con Filone, se teniamo conto che per il logos, di cui parlano gli scritti biblici di Paolo e Giovanni, è difficile che questi si siano ispirati alla cultura greca piuttosto che alla propria radice ebraica.
Un pastore ebreo, Abraamo, è il padre della nostra fede e della fede monoteistica giudaico-cristiana (e fondamentalmente anche musulmana) e non Platone o qualche alto grande nome della filosofia. Questo deve far riflettere sulla possibilità che sia proprio una rivelazione personale di Dio (come quella che dice Abramo di aver ricevuto) che ci permette di completare il senso di Dio in noi e non una possibile elevazione culturale dell'individuo.
Sono convinto che la bellezza del mondo che ci circonda testimoni alla mente ed al cuore dell'uomo sincero che Dio esiste. E' questo il primo passo di fede necessario per poterlo cercare e trovarlo nella rivelazione che egli ha dato di sé nelle Sacre Scritture.
"Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono; infatti per mezzo di essa gli antichi ricevettero testimonianza. Per fede intendiamo che l'universo è stato formato per mezzo della parola di Dio, sì che le cose che si vedono non vennero all'esistenza da cose apparenti. ... Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano". (Ebrei 11:1-3, 6)
NOTE
__________________
1. Imhotep fu una figura di grande spicco durante il regno del Faraone Gioser (2670 a.C. circa). Fu architetto e costruttore della piramide a sei gradoni che si trova a Saqqara, sito oggi non lontano dal Cairo; fu uomo saggio e si rivelò consigliere importantissimo per il faraone. La sua fama gli sopravvivrà e viaggerà nei secoli, aumentando fino al punto che "Durante la XXVI dinastia, Imhotep fu elevato al rango di un dio - altri dicono un "santo" - venerato in tutto l'Egitto ... A Menfi, a sudovest del tempio di Ptah, si trovava una "città di Imhotep" e a Saqqara, non lontano dalla piramide a gradoni, era stato edificato un tempio di Imhotep di cui non si conosce l'esatta ubicazione..." Era la fine di un lento processo le cui tracce compaiono nella storia egiziana. "A partire dalla XIII dinastia, nel XVIII secolo a.C., la tradizione attribuì a Imhotep poteri di guarigione [...] divenne il patrono dei medici [...] Capace di alleviare le sofferenze, Imhotep appariva ad alcuni malati, con un libro in mano, e rivelava loro il giusto rimedio [...] La longevità di Imhotep guaritore fu notevole, poiché i greci ne fecero il loro Asclepio, signore della vita e della salute, al quale si attribuivano guarigione miracolose". Queste citazioni le ho tratte dal libro di Christian Jacq, I grandi saggi dell'antico Egitto, Collana Oscar Mondadori, I edizione febbraio 2011, pagine 11, 12, 13. C'è da meravigliarsi se gli italiani hanno a malapena atteso che "padre Pio" morisse per potergli dedicare statue, immagini e pregarlo, rendendolo oggetto di una diffusissima e popolarissima devozione? E' nella natura umana, una natura che l'apostolo Paolo condanna apertamente quando accusa: "Essi che hanno cambiato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura, al posto del Creatore che è benedetto in eterno. Amen". (Romani 1:25). Che un'accusa di questo genere possa riferirsi anche a dei cristiani ciò è davvero preoccupante!
2. Akhenaton diventa faraone con il nome di Amenhotep IV, ma lo cambia ad un certo punto in onore del suo dio Aton, al quale dedica la costruzione un'intera città, Akhetaton. Qui porta la sua residenza e vi rimane fino alla sua morte. Del suo culto esclusivo per Aton condivido questo giudizio: "Né folle né falso profeta, fu un mistico che concentrò il suo pensiero su uno degli aspetti della simbologia solare, a scapito di un universo spirituale infinitamente più ricco ereditato dai predecessori e riscoperti di successori". Christian Jacq, I grandi saggi dell'antico Egitto, pag. 110.
Fonte:
- Accedi per commentare
- 900 viste