Il cammino nella santificazione non è un percorso indicato da Dio per persone speciali, ma per tutti i suoi figli. È attraverso la santificazione che possiamo preparare al meglio la nostra vita nell'eternità, anticipandone i contenuti e i valori.
Nel processo individuale di santificazione dobbiamo lasciar intervenire l'opera di Dio, ma non dobbiamo per questo tralasciare quanto viene richiesto a ciascuno di noi personalmente.
Introduzione
La nostra ottava riflessione sulle fondamenta trattava il ruolo della fede, senza la quale “è impossibile piacere a Dio” (Eb 11:6).
In particolare abbiamo riflettuto sul fatto che la salvezza eterna si ottiene soltanto per grazia mediante la fede.
La nostra nona riflessione riguardava invece un ingrediente essenziale affinché la nostra vita piaccia a Dio:l’amore che lo Spirito Santo spande nel cuore di tutti coloro che sono stati giustificati (Ro 1:1-5). Tra l’altro chi non fa fluire l’amore di Cristo attraverso la propria vita non può comunicare efficacemente il Vangelo al mondo che giace nelle tenebre spirituali (Gv 13:34-35; 17:20-23), né può fare nient’altro che risulti utile agli occhi di Dio (1 Co 13:1-3).
Nel cammino del discepolo di Cristo, ovvero del cristiano, è altrettanto importante la santificazione, intesa comela nostra collaborazione con Dio in ciò che egli sta facendo nella nostra vita. Dopo un brano su come il Padre celeste ci educa affinché la nostra vita produca “un frutto di pace e di giustizia” (Eb 12:1-11), l’autore esorta gli Ebrei che avevano posto la loro fede in Gesù in questi termini:
“Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore” (v. 14).
Quanto sia pratica tale esortazione appare chiaro dai versetti che seguono:
“...vigilando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano contagiati; che nessuno sia fornicatore, o profano, come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura” (vv. 15-16).
La chiamata alla santificazione dà direzione alla nostra vita in questo mondo e ci prepara per vivere nella presenza di Dio per l’eternità. L’uomo senza Dio si affanna a dimostrare ciò che lui può fare nel campo dello sport, degli affari e delle scienze, senza accorgersi che, se guadagna “tutto il mondo” ma perde l’anima sua, in realtà ha perso tutto. Chi invece dedica, fino al martirio, la sua vita a Gesù e al Vangelo “la salverà” (Mr 8:36-37). Questo apparente paradosso è spiegato dal fatto che la vita della persona di cui Cristo ha conquistato il cuore porta frutti non transitori, bensì a Dio, per mezzo dello Spirito Santo (Ro 7:4-6).
La parte di Dio in questo processo
L’aspetto più importante della santificazione è quello che spesso viene definito la santificazione “posizionale”.
Si tratta dell’opera che lo Spirito Santo compie quando una persona, venendo a conoscenza del Vangelo della grazia, si ravvede davanti a Dio e crede nel Signore Gesù Cristo (At 20:21). Queste persone, purificate per mezzo del sacrificio di Cristo, vengono santificate “in Cristo Gesù” ad opera dello Spirito Santo (1 Co 1:2; 1 P 1:1-2).
Le persone santificate in questo modo sono messe “in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce” in quanto “liberati dal potere delle tenebre” e “trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati” (Cl 1:12-14).
Il mondo parla di “santi” in tutt’altri termini, basando tale definizione sui presunti meriti delle persone così indicate. Ma il mondo sbaglia. Soltanto Dio può santificare e lo fa con milioni di persone, ovunque c’è chi ubbidisce al Vangelo.
La parte di Dio nella nostra santificazione non termina con l’aspetto posizionale. Dal momento che Cristo Gesù“è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione”, Dio produce in noi “il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo” (1 Co 1:30-31; Fl 2:13).
Quest’opera di Dio non prescinde dalle circostanze della nostra vita; anzi se ne serve. A questo proposito, un modo di leggere Romani 8:28 induce a pensare che tutte le cose, positive e negative, facciano parte del disegno di Dio per la nostra vita. Nella Bibbia Nuova Riveduta il versetto viene tradotto come segue:
“Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”.
Da questa traduzione si può dedurre che siano le cose stesse a cooperare al bene. Ma l’ordine delle parole nel testo greco permette di sottintendere Dio come il soggetto del verbo “cooperare”, e non “tutte le cose”. Sottintendendo Dio come colui che “[fa] cooperare” tutte le cose, e seguendo l’ordine delle parole nel testo originale, si ottiene:
“Sappiamo che, a quelli che amano Dio, egli fa cooperare tutte le cose al bene, per quelli che sono chiamati secondo il suo disegno”.
Questo modo di tradurre rende più chiaro il fatto che, qualunque cosa succeda, la provvidenza divina saprà utilizzarla per il raggiungimento del disegno di Dio per i suoi figli.
Questo disegno viene definito nel seguito del brano di Romani: Dio si serve di tutte le cose affinché coloro che lo amano vengano trasformati progressivamente “all’immagine del Figlio suo” (v. 29; cfr. 2 Co 3:17-18). Scrivendo ai Filippesi Paolo espresse questa convinzione nei loro confronti:
“...che colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù”(Fl 1:6) e ai Tessalonicesi:
“Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Fedele è colui che vi chiama, ed egli farà anche questo” (1 Te 5:23-24).
In altre parole Dio fa in modo che tutte le cose cooperino a tal fine e ci stimolerà a fare la nostra parte in questo processo.
La nostra parte in questo processo
Nella stessa lettera ai Tessalonicesi da cui abbiamo appena tratto la promessa che Dio completerà l’opera della santificazione che sta portando avanti nella nostra vita, Paolo scrive: “Infatti sapete quali istruzioni vi abbiamo date nel nome del Signore Gesù. Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate …” (1 Te 4:2-3a). Seguono delle istruzioni su come bisogna comportarsi. In particolare l’apostolo si sofferma sul bisogno di prendere le distanze dai comportamenti sessuali peccaminosi e sull’obbligo di trattare gli altri fratelli con giustizia negli affari (vv. 3b-8).
Parlare della santificazione in termini pratici implica la questione di come usare il tempo, uno dei beni più preziosi che abbiamo in questa vita.
Pietro parla di quest’aspetto della santificazione ed esorta i suoi lettori a usare il tempo per fare la volontà di Dioanziché fare la volontà dei pagani:
“Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne, anche voi armatevi dello stesso pensiero, che, cioè, colui che ha sofferto nella carne rinuncia al peccato, per consacrare il tempo che gli resta da vivere nelle carne, non più alle passioni degli uomini, ma alla volontà di Dio. Basta con il tempo trascorso a soddisfare la volontà dei pagani vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle ubriachezze, nelle orge, nelle gozzoviglie, e nelle illeciti e pratiche idolatriche. Per questo trovano strano che voi non corriate con loro agli stessi eccessi di dissolutezza e parlano male di voi” (1 P 4:1-3).
Non bisogna equiparare la santificazione a una serie di rinunce. L’apostolo Paolo avverte che, in futuro, uomini che si lasciano influenzare da spiriti seduttori “vieteranno il matrimonio e ordineranno di astenersi da cibi che Dio ha creati perché quelli che credono e hanno ben conosciuto la verità ne usino con rendimento di grazie” (1 Ti 4:1-3).
L’apostolo corregge questo falso concetto di santificazione dichiarando che: “tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da respingere, se usato con rendimento di grazie; perché è santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera” (1 Ti 4:4). Dio non proibisce certi cibi bensì le gozzoviglie; non proibisce il matrimonio bensì i rapporti sessuali fuori del matrimonio; non proibisce l’uso del denaro bensì l’amore del denaro e il confidare nelle ricchezze!
“La volontà dei pagani” può variare nel tempo e a secondo del posto in cui ci troviamo a vivere, però ciò che ne resta invariato è che essa si oppone alla volontà di Dio. Se tu decidi di investire del tempo per meditare la Bibbia, comunicare il Vangelo al mondo perduto, aiutare il prossimo nel nome di Gesù o impegnarti in qualsiasi progetto il cui scopo è la sola gloria di Dio, puoi aspettarti che il sistema di vita creato dalla volontà dei pagani ti porrà davanti degli ostacoli. Molto spesso l’ostacolo si presenterà come una mancanza di tempo perché il mondo che si oppone alla volontà di Dio tenterà di riempire la tua giornata con cose da fare che, secondo la logica comune, sono essenziali.
Ma dobbiamo essere noi a scegliere come usare le ventiquattro ore contenute in ogni giorno e non sentirci costretti a seguire l’andazzo del mondo. Scegliendo di usare il tempo in conformità con la volontà di Dio dobbiamo aspettarci, da coloro che si lasciano guidare dalla volontà dei pagani, la disapprovazione e tentativi di prenderci in giro.
In definitiva, chi segue la volontà dei pagani, magari per trarre qualche vantaggio per sé stesso, alla fine, sprecherà la sua vita. Chi, invece, è stato appartato a Dio e quindi sceglierà la sua volontà, sa di non sbagliare. Per fare questo occorre rinunciare al peccato e scegliere di amare “il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” e “il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22:37, 39).
Per la riflessione personale o lo studio di gruppo
1. Perché il concetto dei santi insegnato dalla chiesa cattolica romana è inaccettabile?
2. Riassumi la parte di Dio nel processo della santificazione di coloro che vengono alla fede in Cristo.
3. Studia 1 Pietro 3:1-11 e riassumi il suo contributo alla dottrina della santificazione, nei suoi aspetti sia posizionale sia progressiva.
Fonte: ilcristiano
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